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Ravenna 1976. Violenze e arresti al «concertone» organizzato da Massimo D’Alema

Redazione Spazio70

Critiche all'organizzazione del raduno erano giunte fin dai primi giorni da Lotta Continua e Democrazia Proletaria, principalmente per i prezzi considerati troppo alti

Ravenna, estate 1976. La FGCI organizza un evento musicale che coinvolge alcune tra le più note personalità della scena discografica italiana. Dal 24 luglio al 1° agosto il palco dell’ippodromo Darsena diviene teatro di un’esibizione storica il cui programma vanta nomi eccellenti come Rino Gaetano, gli Area, i Napoli Centrale, Enzo Jannacci, Il Banco del Mutuo Soccorso, Angelo Branduardi, Eugenio Finardi, Leo Ferré, La Premiata Forneria Marconi, Lucio Dalla, La Nuova Compagnia di Canto Popolare, Francesco Guccini, Giorgio Gaslini, Edoardo Bennato, Claudio Rocchi, Toni Esposito, Gino Paoli e tanti altri. Sono presenti anche grandi esponenti del jazz come Don Cherry e Cecil Taylor. Il prezzo del biglietto giornaliero è di lire 700 (3000 l’abbonamento per tutte le giornate).

MASSIMO D’ALEMA ORGANIZZA L’EVENTO

Dal Nord al Sud del Paese l’eccitazione dei giovani amanti della musica è fortissima. L’evento è atteso con grande gioia ma per alcuni è anche fonte di prevedibili preoccupazioni. Dopo gli spiacevoli incidenti del Festival del Parco Lambro, che tra aggressioni, «espropri proletari» e spaccio di droga ha chiuso per sempre i battenti, c’è chi teme una «seconda edizione» dei disordini.

Organizzatore dell’evento è un giovane Massimo D’Alema, segretario della federazione giovanile comunista che alla vigilia dell’evento sottolinea in un’intervista la grande differenza tra questo festival ed il Parco Lambro: «Al parco Lambro i fenomeni della droga e della violenza, segni di disgregazione della nostra società, sono esplosi incontrollati. Noi pretendiamo di affrontare questi problemi attraverso un dibattito approfondito, per inserirli in una battaglia generale di rinnovamento». (Corriere della Sera, 24 luglio 1976)

Il raduno, tuttavia, prenderà una piega molto diversa da quella auspicata. Un preoccupante campanello d’allarme suona nel pomeriggio del giorno 29, quando un gruppo di giovani inneggianti al proletariato saccheggia un negozio nei pressi dell’area del concerto. L’«esproprio» allerta le forze dell’ordine ed alza notevolmente il livello di tensione. Poco più tardi una pattuglia della polizia sorprende alcuni ragazzi intenti a fumare marijuana. Al rifiuto di esibire un documento di riconoscimento una diciannovenne viene tratta in arresto scatenando veementi proteste da parte di decine di coetanei. Proteste che, man mano, si fanno sempre più minacciose.

LE VIOLENZE E LE ACCUSE DEL PCI AD AUTONOMIA OPERAIA

Mentre tentano di effettuare una perquisizione anti droga, due agenti vengono accerchiati e aggrediti da un folto gruppo di ragazzi. Uno dei due uomini in divisa si lascia prendere dal panico, estrae la pistola e preme il grilletto. Un proiettile raggiunge all’addome Giovanni Soro, 37 anni, di Nuoro. Un altro colpisce al ginocchio il diciassettenne romano Giuseppe Palombelli. I due sono feriti ma si sparge subito la voce di un ragazzo ucciso dalle guardie. A quel punto si scatena l’inferno.

Alcuni gruppi di giovani a volto coperto si organizzano ergendo barricate per la città e sollevando fitte sassaiole contro le forze dell’ordine. Lo scenario è da guerriglia urbana: vetrine infrante, cariche della celere, cartelli stradali divelti. Un autobus viene assaltato e messo di traverso in strada con le ruote forate. Il parabrezza di una camionetta dei carabinieri finisce in frantumi e una scheggia di vetro schizza nell’occhio di un militare. Feriti anche due colleghi che si ritrovano con il volto sanguinante. Il vice-questore Minerva viene colpito da un sasso riportando un trauma cranico.

Il PCI condanna le violenze e alcuni esponenti della FGCI accusano esplicitamente Autonomia Operaia di aver condotto i facinorosi all’evento al solo scopo di creare disordine per boicottare il festival. Critiche all’organizzazione del raduno erano giunte fin dai primi giorni da Lotta Continua e Democrazia Proletaria, principalmente per i prezzi considerati troppo alti, specie nel settore pasti. Alcuni extraparlamentari di sinistra hanno invece definito il campeggio «un lager» con troppi controlli all’entrata.

Secondo le forze dell’ordine i tafferugli erano premeditati e gli autori molto ben organizzati. «Con ogni probabilità – riferiscono gli agenti – si tratta degli stessi esecutori degli atti di vandalismo che hanno caratterizzato altri raduni musicali nei mesi precedenti».