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Milano, 27 giugno 1980. Il concerto di Bob Marley

Redazione Spazio70

Prima dell'attesissimo Marley, si esibiscono Roberto Ciotti e il suo complesso, Pino Daniele con James Senese e Toni Esposito e gli Average White Band. Il pubblico non si mostrerà gentile con i gruppi di apertura

Milano, 27 giugno 1980. Lo Stadio San Siro si prepara ad ospitare un evento musicale senza precedenti. Quasi centomila persone sono accorse da tutta Italia, e anche dall’estero, per assistere al concerto di Bob Marley in programma per le ore 21:00. Prezzo del biglietto: lire 4.000. Cancelli aperti dalle ore 11:00.

Appena giunto all’aeroporto di Linate, il cantautore giamaicano concede qualche minuto ai microfoni del TG2 per una rapida intervista:

— Oggi la musica reggae sta diventando una moda culturale. Gruppi rock come i Police, i Clash o anche Bob Dylan suonano il ritmo reggae. Che cosa pensi di questa tendenza?

«Sì, ce n’è di gente che suona reggae, che si serve del reggae, ma non mi importa molto. L’importante è che alla fine la musica reggae e la filosofia Rasta si diffondano sempre più nel mondo, che tutti i fratelli si riconoscano in ogni parte del mondo nella religione Rasta».

— Nella tua canzone Babylon System…

«Babylon System è una delle mie canzoni più forti, è contro il sistema, contro Babilonia!»

«I SOLDI? SONO IMPORTANTI SOLTANTO PER L’UOMO BIANCO»

— Sì ma nella canzone Babylon System tu critichi Babilonia, il mondo occidentale, spingi la tua gente alla rivolta. Tu che sei una super star prendi però un sacco di soldi da Babilonia, guadagni molto da questo sistema, non c’è una contraddizione?

«Ma i soldi non sono importanti, sono importanti per l’uomo bianco! L’uomo bianco prende i soldi, se ne impadronisce, ha fatto una religione dei soldi».

— Sì, ma i soldi sono importanti per chi non li ha!

«I soldi non sono importanti. Quello che è importante è Dio, il cielo, la Terra, il sole, la natura. I soldi non contano nulla, sono solo dei pezzi di carta che non devono condizionare la vita. Non devono renderci schiavi. Devi essere libero. La cosa più importante è che devi essere più libero che puoi».

— Voi vedete in Hailé Selassié la vostra guida…

«Hailé Selassié è vivo, è Dio! I giovani non hanno altro simbolo più importante di lui. Hailé Selassié è il nostro Re dei Re, il Rastafari. Il Dio vivente, personificazione dell’onnipotente, come è scritto nella Bibbia. Hailé Selassié è l’Africa. Per noi rappresenta il ritorno all’Africa. Senza Hailé Selassié noi non abbiamo patria».

— Uno degli aspetti più importanti della filosofia Rasta è il ritorno in Africa. Che cosa significa per te questo ritorno? E’ un’utopia oppure è possibile che si realizzi?

«No, non è un’utopia! Per la mia gente che è stata espropriata per tanto tempo di ricchezze, di cultura e di lavoro, non resta che la speranza di tornare in Africa. Non ci rimane che questa speranza, quella di credere che un giorno, questa è anche la nostra religione, che un giorno potremmo tornare tutti in Africa. Noi siamo per la pace, del resto provate a pensare voi bianchi che avete come riferimento l’Europa, che per noi non c’è che l’Africa. Capisci?»

«L’IMPAZIENZA DEGLI SPETTATORI»

In serata, prima dell’attesissimo Marley, si esibiscono Roberto Ciotti e il suo complesso, Pino Daniele con James Senese e Toni Esposito e gli Average White Band.

Il pubblico non si mostra gentile con i gruppi di apertura. La band napoletana è quella che sembra riscuotere maggior successo. Si ode invece un gran numero di fischi (accompagnati dal lancio di bottiglie di plastica) per il gruppo funk scozzese. «Il pubblico italiano può andare a farsi fottere!» commenta stizzito il frontman del complesso, quasi costretto ad abbandonare il palco.

L’impazienza degli spettatori è molto forte e culmina con un boato non appena Marley compare sulla scena assieme ai suoi Wailers.

Di seguito la scaletta dei brani:

01. Marley Chant
02. Natural Mystic
03. Positive Vibration
04. Revolution
05. I Shot The Sheriff
06. War
07. No More Trouble
08. Zimbabwe
09. Zion Train
10. No Woman, No Cry
11. Jammin’
12. Exodus
13. Redemption Song
14. Natty Dread
15. Work
16. Kaya
17. Roots, Rock, Reggae
18. Is This Love
19. Could You Be Loved
20. Kinky Reggae
21. Get Up, Stand Up