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Spettacolo di solidarietà: Gian Maria Volonté, Paolo Villaggio e gli operai in lotta (1972)

Redazione Spazio70

Dal quotidiano l'Unità del 23 gennaio 1972

Sabato sera al Palazzo dello Sport, attori e cantanti, insieme ai lavoratori, hanno dato vita ad una entusiasmante manifestazione. Una vasta mobilitazione e impegno politico in sostegno della battaglia per l’occupazione. «Non stiamo facendo la copia di Canzonissima… I cantanti, gli attori, la gente dello spettacolo presente, è qui di certo per cantare, recitare, suonare, ecc. Ma così facendo porta la propria specifica testimonianza di solidarietà o il proprio attivo sostegno». Queste parole pronunciate da un sindacalista fra il fragore assordante della banda di Monterotondo che intona «Bella ciao» vengono poi ripetute, sul palco, da una delle cantanti folk che ha voluto sottolineare, prima di eseguire il suo numero, i motivi che l’hanno indotta a partecipare. E il significato forse più importante dell’entusiasmante spettacolo svoltosi sabato sera al Palazzo dello Sport di Roma in sostegno delle fabbriche occupate, è proprio questo: un diverso, nuovo rapporto instauratosi tra lavoratori in lotta e mondo dello spettacolo; intellettuali, registi, attori, non si rivolgono più ad un pubblico indistinto, apparentemente privo di connotati di classe, ma ai lavoratori, alle loro famiglie, e a tutti coloro che riconoscono nelle lotte della classe operaia il vero fattore di progresso; gli operai a loro volta non sono più gli indistinti e passivi spettatori di uno show televisivo o di un film, ma diventano realmente i protagonisti sulla scena.

«VEGUASTAMPA OCCUPATA DA 27 MESI»

La loro condizione infatti è stato il vero contenuto dello spettacolo, al quale ciascuno ha contribuito in modo diverso. E per sottolineare questa partecipazione nuova, gli operai che occupano le fabbriche non si sono limitati a sedere in platea; sono saliti sul palco, raccontando uno alla volta la propria esperienza di lotta: lo sfruttamento in fabbrica, poi la truffa dei vari padroni, i quali, intascati i profitti, hanno chiuso gli stabilimenti. Bastava anche dare un’occhiata alla scenografia del Palasport per comprendere il valore politico della manifestazione: al centro, lungo l’asse dell’ampia cupola illuminata, un enorme striscione: “Veguastampa occupata da 27 mesi”, e poi tutt’attorno, sulle gradinate più alte, le scritte di tutte le altre fabbriche: Metalfer, Cagli, Coca Cola, Pantanella, Cartiere Tiburtine, Luciani, Filodont, Lord Brummell, Aerostatica, Sorelle Fontana.

La platea e le tribune del grande Palazzo dello Sport si erano cominciate a riempire già un’ora prima che lo spettacolo iniziasse; verso le 21 era traboccante di folla: il pienone, come poche volte era successo (solo nelle grandissime occasioni sportive) con circa 18 mila lavoratori, giovani, democratici. Già questo può considerarsi un successo della vasta, intensa mobilitazione che aveva impegnato tutte le strutture dell’organizzazione sindacale fin dai giorni di Natale, quando, dopo la brutale aggressione poliziesca alla tenda di solidarietà issata in Piazza di Spagna, era sorta l’idea di organizzare lo spettacolo. La grande partecipazione popolare inoltre ha rappresentato la conferma del grande movimento di solidarietà attiva, militante, che si è stretto attorno alle aziende occupate, attorno a duemila operai che si battono non solo per salvare il proprio posto di lavoro, ma per impedire la smobilitazione del tessuto produttivo romano.

Ma certamente ancor più significativo è stato il clima di grande entusiasmo e di grande tensione politica: canti del lavoro, slogan antifascisti ed antimperialisti, canzoni partigiane e rivoluzionarie salivano continuamente da ogni ordine di posti e rendevano particolarmente eccitante l’atmosfera. Applausi caldi e commossi, insieme a una vera e propria selva di pugni chiusi, hanno così salutato il poeta Raphael Alberti, esule antifascista dalla Spagna e la moglie Maria Teresa Leon, così come hanno accolto la testimonianza del compagno Lucio Lobato, perseguitato dal regime franchista, letta da Gian Maria Volontè (che insieme a Paolo Villaggio ha presentato l’intero spettacolo), ancora la testimonianza di un democratico condannato a morte dai colonnelli letta da Antonio Salinas e Flavio Bucci, o infine la canzone di Theodorakis, il quale ha anche inviato un messaggio di solidarietà. cantata da Edmonda Aldini e dedicata ad uno studente assassinato dai fascisti greci.

Commozione, indignazione antifascista scandita da tutto il Palasport (“Franco boia” o “Grecia libera”), rabbia contro le vergognose speculazioni padronali, pervadevano di volta in volta la sala e venivano sottolineate con applausi, o con slogan, o con canti intonati spontaneamente, a mano a mano che sul palcoscenico si avvicendavano canzoni ispirate alla realtà del lavoro come “Ama chi ti ama”, cantata da Giovanna Marini o alla lotta partigiana, come quelle eseguite dal gruppo diretto da Castagnino, comandante partigiano genovese, conosciuto sotto il nome di “Saetta”, o alla lotta antimperialista come “Che Guevara” del Canzoniere internazionale diretto da Leoncarlo Settimelli; o infine alla rivoluzione sovietica cantate da Wladimiro Waima.

La sequenza di artisti (vagliamo ancora ricordare i due cantanti sudamericani Raoul Cabrerà e Dakar, Paolo Pietrangelo, Fausto Amodei, Massimo Foschi, Elena Morandi, Gianni Nebbiosi, Giacomo Piperno, Duilio Del Prete, Clara Murtas, Vittorio Gassman, che ha recitato un sonetto del Belli e una poesia di Trilussa e tutti gli altri componenti dei gruppi folk o dei gruppi teatrali), è stata interrotta dalle testimonianze dei lavoratori e delle giovani operaie delle aziende occupate, che uno alla volta si sono avvicendati ai microfoni, salutati da fragorosi applausi e dall’intervento del segretario camerale Bensi.

A nome delle tre organizzazioni provinciali egli ha sottolineato il significato politico della manifestazione, ha ricordato in quale occasione era nata l’idea di realizzarla come grande momento di solidarietà e di impegno e ha annunciato lo sciopero generale che il 3 febbraio prossimo bloccherà tutte le attività lavorative, per l’occupazione e in particolare la riapertura delle fabbriche occupate, i diritti sindacali, un diverso sviluppo economico