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Felona e Sorona, il concept album che trasportò Le Orme in Inghilterra (1973)

Redazione Spazio70

Quinto album in studio della band, da molti considerato un pezzo di storia del prog internazionale

Nello spazio intergalattico due forze contrapposte generano la tensione che è alla base dell’equilibrio. Il giorno e la notte, la luce e le tenebre, energie complementari. Siamo agli albori del 1973 e negli Studi Fonorama di Milano Aldo Tagliapietra, Tony Pagliuca e Michi Dei Rossi incidono un LP destinato ad entrare nella storia del prog italiano (e non solo). Nove tracce per un ambizioso concept album dal sapore filosofico, incentrato sull’allegoria di misteriosi corpi celesti: due pianeti immaginari, “gemelli opposti” che si ignorano a vicenda: Felona e Sorona. Il primo avvolto dai raggi del Sole, il secondo immerso nell’oscurità, il primo abitato da gente felice e serena, il secondo terra di angoscia e dolore, tuttavia, sono gli abitanti di Sorona, quelli avvolti dalle tenebre, ad avere speranza e a pregare la divinità che sorregge l’universo, mentre il popolo di Felona, inebriato dalla gioia, ha quasi dimenticato il proprio Creatore, il cui sguardo lucente inizierà a sovrastare anche Sorona, determinando così, dopo un istante di perfetto equilibrio tra i due, la distruzione di entrambi i pianeti con il «ritorno al nulla».

«IN INGHILTERRA LA MUSICA È COME L’ARIA»

Con Felona e Sorona, quinto disco in studio della band (prodotto da Gian Piero Reverberi), Le Orme oltrepassano i confini nazionali avvalendosi della collaborazione di Peter Hammill per una versione destinata al mercato estero pubblicata dalla Charisma Records, casa discografica che vanta nomi illustri come Genesis e Van der Graaf Generator. La band viene infatti contattata per il tour in Inghilterra proprio dalla Charisma e Le Orme hanno l’onore di esibirsi al Marquee Club, storico locale londinese che ha ospitato esibizioni di artisti come i Pink Floyd, The Who, Buddy Guy, Led Zeppelin, Rolling Stones e tanti altri grandi nomi del rock, del jazz e del blues.

«Dopo tanti anni di “muffa” italiana — afferma Tony Pagliuca — in cui la radio trasmetteva solo nuove canzoni italiane e solo successi stranieri tradotti, arrivare di colpo a contatto col mondo in cui nasceva il “fiore” della musica, costituiva veramente una grossa novità. Sembrava un sogno, perché in Inghilterra la musica è come l’aria e si respira dappertutto: nei negozi, nei supermercati, nei negozi di abbigliamento, nei ristoranti. Senza contare l’imbarazzo della scelta che Londra offre, ogni sera, per i concerti rock. Diciamo che l’inglese è molto più predisposto a divertirsi a dei concerti che non l’italiano; è disposto ad accettare qualsiasi tipo di discorso musicale, a divertirsi, a lasciarsi andare. Questo in Italia, allora, non succedeva. L’italiano è ancora in fase critica, è ancora alla ricerca di un settore musicale nel quale potersi adagiare senza problemi d’ascolto. In definitiva diciamo che gli inglesi sanno quello che vogliono, musicalmente parlando, e sanno anche dove andare ad ascoltarlo. Non vanno ad ascoltare i Pooh, ad esempio, pretendendo che facciano la musica della “Premiata Forneria”… E poi non se la prendono “politicamente” con quello che amano moltissimo, cioè la musica»¹.

«Le Orme pubblicano Felona e Sorona e noi ci imbarchiamo in un tour del Regno Unito — ricorda Michi De Rossi — Una sera siamo in cartellone al Marquee Club di Londra, entriamo nei camerini e io sui muri vedo tutti questi autografi dei grandi del rock: Beatles, Rolling Stones, Who, Eric Clapton, Keith Emerson. E poi, lassù in alto, la sua firma: quella di Jimi Hendrix…»².

I PIANETI DEL SOGNO E DELLA SPERANZA

Al rientro in patria il gruppo realizza una tournée di due mesi che si conclude, nel gennaio del 1974, con un attesissimo concerto al Teatro Brancaccio di Roma, esibizione che resterà impressa nel disco In concerto, uno dei primi “live” pubblicati in Italia.

La suggestiva immagine di copertina di Felona e Sorona è un dipinto a olio dal titolo “I Pianeti del Sogno e della Speranza”, realizzato da Lanfranco Frigeri, classe 1920, pittore e scultore originario della provincia di Mantova (allievo del noto Manzù). Artista poliedrico e dal talento visionario, Frigeri è sempre stato ispirato dal flusso di coscienza dell’automatismo psichico e dalla tecnica surrealista dello spostamento del senso (risale ai primi anni Sessanta il suo incontro a Parigi con André Breton). Con quest’opera enigmatica e dalla forte carica evocativa, l’artista traduce visivamente la profondità arcana di Felona e Sorona.

Il disco, un suggestivo connubio di padronanza tecnica ed emotività artistica, esordisce con il memorabile “Sospesi nell’incredibile”, brano più lungo (8:43) e per certi versi anche più interessante dell’intera opera, poiché ha il prezioso compito di introdurre pian piano l’ascoltatore (per poi immergerlo totalmente) all’interno di questo fantastico universo planetario, teatro della narrazione e dell’introspezione, un firmamento costellato da brillanti sonorità cosmiche e cupe dissonanze magnetiche che si alternano armoniosamente, con momenti di rassicurante luminescenza, per poi intrecciarsi in un’atmosfera scandita dal sapiente utilizzo di tastiere (vere protagoniste dell’album), vocalism (qualitativamente superiori nella versione italiana) e variazioni ritmiche della batteria.

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Note

1 Intervista di Renato Colombo a Le Orme, da «Il Monello» (1976).

2 Intervista di Simone Sacco a Michi De Rossi.