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I sanguinari anni ’70 dell’Armata Rossa Giapponese

Redazione Spazio70

Nel Duemila la leader del gruppo, Fusako Shigenobu, viene arrestata in Giappone mentre l'intelligence la dava in Libano. Attualmente sconta venti anni nell'ospedale di un carcere della prefettura di Tokyo

Contemporaneamente allo scenario italiano con le Brigate Rosse e a quello tedesco con la RAF, anche l’Estremo Oriente affronta negli anni Settanta una escalation di terrorismo legato all’estrema sinistra. Siamo in Giappone e nel 1972 due gruppi estremamente violenti accomunati dall’ideologia marxista si fondono nella JRA, la Japanese Red Army, chiamata in patria Rengo Sekigun (la fusione avviene tra il nucleo originario della JRA e quello del Keihin Ampo Kyoto). Leader indiscusso dell’Armata Rossa Giapponese è una donna, Fusako Shigenobu.

Fusako Shigenobu

L’escalation della JRA è rapida e spettacolare: dirottamenti, rapine in banca per finanziarsi, attentati dinamitardi alle stazioni di polizia e nei luoghi del governo. Il gruppo vanta circa quattrocento membri, tutti militanti accuratamente selezionati. Tutti tranne quattordici individui, tra uomini e donne, che, a poco tempo dalla fusione dei due gruppi di estrema sinistra, vengono puniti con la tortura e la morte per la loro inadeguatezza alla causa.

L’evento innesca una violenta risposta di polizia con le forze dell’ordine, ormai sulle tracce del gruppo, che fanno irruzione nel rifugio dove sono avvenute le torture. Cinque militanti, di cui uno minorenne, scappano e prendono in ostaggio una donna. La fuga viene seguita in diretta dai media giapponesi e i fatti diventano noti come «l’incidente del Monte Asama». Tutti i terroristi vengono presi vivi, mentre due poliziotti e un civile muoiono.

Nel frattempo, un’ala della JRA persegue quello che è il fine ideologico su cui si fonda il gruppo: la rivoluzione globale, un intento diffuso ufficialmente nella Dichiarazione di Guerra Mondiale ai media. Fusako Shigenobu è molto interessata al terrorismo rivoluzionario del Medio Oriente, tanto da creare stretti legami con il Fronte di Liberazione della Palestina attraverso contatti iracheni in Giappone. Il suo è un legame politico e militare, concorda con i palestinesi l’addestramento tattico per i suoi membri.

IL SANGUINOSO ATTENTATO AL LOD AIRPORT DI TEL AVIV

Fusako Shigenobu e la figlia May, oggi giornalista

La Shigenobu, che è nata poche settimane dopo la devastazione di Hiroshima, è figlia di un militante dell’estrema destra. Cresce da ragazza in un ambiente di grande povertà e forte spinta ideologica: l’odio per i corrotti coltivato da suo padre si trasforma nell’odio per il capitalismo e la porta a diventare la più conosciuta terrorista del Giappone. Ha un carattere estremamente forte ed è molto intelligente: a lei si rivolge persino Wadi Haddad, personalità palestinese di spicco nella lotta armata.

La Shigenobu vuole mettere in atto una azione dimostrativa contro gli israeliani dopo un fallito dirottamento aereo e organizza con cura il sanguinoso attentato al Lod Airport di Tel Aviv. Tre membri della JRA riescono a portare all’interno, nonostante le misure di sicurezza, alcune valigie piene di armi. C’è folla, è pieno di pellegrini e l’attacco di stampo suicida è improvviso e feroce: vengono usati fucili d’assalto VZ.58, si lanciano granate. Muoiono ventiquattro pellegrini portoricani, ottanta persone restano ferite: due i terroristi morti, un terzo viene catturato. Tra i due kamikaze c’è il marito di Fusako, addestrato insieme agli altri per settimane nei campi palestinesi; il sopravvissuto, Kozo Okamoto, viene condannato all’ergastolo in Israele ma nel 1985 viene estradato in Giappone. Da questo momento la terrorista più ricercata del mondo diventa un fantasma ma il gruppo continua la sua lotta al capitalismo sul fronte globale fino agli anni Duemila: nei primi anni Ottanta l’Armata Rossa Giapponese sbarca anche in Italia, compiendo un attentato a Roma contro l’ambasciata inglese e americana, poi a Napoli contro lo United Service Organizations, uccidendo cinque persone.

Nel Duemila la Shigenobu viene arrestata in Giappone, mentre l’intelligence la dava certamente in Libano. Ha una figlia avuta durante la latitanza con un guerrigliero palestinese. Attualmente sconta venti anni nell’ospedale di un carcere della prefettura di Tokyo, affetta da cancro al colon. La stampa italiana ha diffusamente coperto le vicende dell’Armata Rossa Giapponese e la giustizia italiana si è pronunciata nell’accusa per l’attentato di Napoli. Fusako Shigenobu non si è mai pentita.