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La colonna genovese delle Br. L’omicidio Rossa

Redazione Spazio70

Francesco Berardi, l'operaio denunciato, verrà ritrovato impiccato nella propria cella nel carcere di massima sicurezza di Cuneo

Genova, 24 gennaio 1979. Sono le 6:30 di un mattino cupo e uggioso. Lungo via Ischia, nel quartiere popolare di Oregina, Guido Rossa si accinge ad uscire di casa per raggiungere, come di consueto, l’autovettura che dovrà condurlo in fabbrica: una vecchia Fiat 850 di colore rosso.

I VOLANTINI DELLE BRIGATE ROSSE

Quarantaquattro anni, alto, robusto, stempiato, barba nera, il signor Rossa è noto in città come «quello che ha scalato l’Himalaya». L’alpinismo è una delle sue grandi passioni, come la politica. Comunista, sindacalista, iscritto al PCI e alla CGIL, l’operaio che ama le scalate è membro del consiglio di fabbrica dell’Italsider. Sposato e padre di una figlia di sedici anni, dal 1961 lavora come aggiustatore elettrico nello stabilimento Oscar Sinigaglia di Cornigliano.

Ma in quella fabbrica, recentemente, è successo qualcosa. Negli ultimi mesi Guido Rossa è divenuto noto anche per un’altra attività rischiosa, un’«arrampicata» molto diversa da quelle su roccia e neve. Nell’autunno del 1978, durante la pausa pranzo, il Rossa ha scoperto un impiegato, tale Francesco Berardi, intento a distribuire in fabbrica dei volantini di propaganda inneggianti alla lotta armata: «Risoluzione della direzione strategica numero 2» a firma «Brigate Rosse».

LA TESTIMONIANZA IN CORTE D’ASSISE

Il Berardi, quarantacinque anni, sposato e padre di due figli, era dunque un «postino» delle BR. A differenza dei propri colleghi Rossa ha deciso di denunciare l’uomo, mandandolo incontro a quattro anni e mezzo di carcere per appartenenza a banda armata e apologia di reato. Il sindacalista ha testimoniato in Corte d’Assise e si è dunque esposto al rischio di possibili rappresaglie da parte dei brigatisti.

Solo e senza alcuna scorta, l’operaio è giunto allo sportello della 850, all’angolo con via Fracchia. È ancora buio e la zona è semi-deserta. Ad attendere l’uomo c’è un commando della colonna genovese delle BR. Poco prima di mettere in moto, Guido Rossa viene raggiunto da sei colpi di pistola che attraversano il finestrino della vettura. Le pallottole, calibro 7,65 e 9 lungo, lo colpiscono al cuore e alle gambe. Il corpo senza vita dell’operaio viene rinvenuto alle 7:30 da due netturbini.

Le reazioni del mondo sindacale sono immediate. Dalla segreteria federale CGIL-CISL-UIL viene indetto uno sciopero generale e tra le circa 250.000 persone che partecipano ai funerali di Rossa vi sono esponenti di rilievo del mondo politico, dei sindacati e delle istituzioni, come Enrico Berlinguer, Bettino Craxi, Luciano Lama e Sandro Pertini.

Francesco Berardi verrà invece ritrovato senza vita in data 24 ottobre 1979, impiccato nella propria cella nel carcere di massima sicurezza di Cuneo.