logo Spazio70

Benvenuto sul nuovo sito di Spazio 70

Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
Buona lettura e non dimenticare di iscriverti sulla «newsletter» posta alla base del sito. Lasciando un tuo recapito mail avrai la possibilità di essere costantemente informato sulle novità di questo sito e i progetti editoriali di Spazio 70.

Buona Navigazione!

«L’imperatrice del sesso», Adelina Tattilo secondo OP (1978)

Redazione Spazio70

Da un numero di OP — Osservatore politico (14 novembre 1978)

Adelina Tattilo, presidente della Tattilo Editrice Spa, non è un personaggio molto noto, occupando marginalmente l’attenzione dei mass media, ma è a capo di un impero di carta e di sesso, rappresentato dalle famose testate Playmen, Men e SuperMen, con il quale ha potuto accumulare, nel giro di pochi anni, un’immensa fortuna sulla quale, probabilmente, lo scandaglio del fisco o non ha voluto o non ha potuto penetrare. Emblematicamente, Il Messaggero nel pubblicare, recentemente, le denunce dei romani più noti, relative al ’75, non ha inserito nel lungo elenco il nome della Tattilo che, probabilmente, è in grado di competere con gli Aloisi, i Caltagirone, i Carenza, nomi tra i più noti a Roma, elencati dal quotidiano, insieme ad altri minori, la cui risonanza è, senza dubbio, inferiore a quella della editrice di riviste sessuate.

«UNA GRANDE FEDE NEL SESSO»

La Tattilo ha vissuto sempre a Roma, ha la residenza romana ed abita in quella che fu, una volta, definita la collina dei miliardari (via Fleming), perché vi s’insediarono personaggi come Bernabei, Nordio, Stefanini che occuparono larghe fette di appartamenti il cui valore oggi è altissimo, data anche la felice ubicazione della collina, che domina Roma.

Adelina, detta Pupi per gli intimi, vi si stabilì con il marito Saro Balsamo, detto di San Felice per concessione di una agenzia araldica, negli anni ’60. Presero in affitto due appartamenti, un attico é il piano sottostante, che ammobiliarono con gusto piuttosto dozzinale, ma, comunque, efficace per gli ambienti che frequentavano. Erano agli inizi della loro attività, quando il momento per il settore della stampa pornografica era difficile, perché incontrava ancora duri ostacoli da parte di una vigile e severa magistratura. Il settore potenzialmente tirava in modo eccezionale, ma sequestri delle pubblicazioni nelle edicole e condanne dei direttori responsabili rendevano il lavoro incerto e problematica la gestione.

Per non rimanere schiacciati ed essere costretti a cedere le testate già avviate, che mostravano chiaramente di avere un futuro e che certamente si sarebbero tramutate in tante galline dalle uova d’oro, Saro Balsamo si avventurò in alcune speculazioni finanziarie dalle quali uscì con le ossa rotte. La cronaca si occupò di lui e delle sue iniziative, che alla magistratura non dovevano essere apparse ortodosse, intorno al ’63. Nei giorni della grande crisi, Balsamo girava per Roma con un un paio di vistosi occhiali scuri, con abiti dimessi e la barba lunga. Gli ufficiali giudiziari gli avevano portato via le auto e i mobili, i redattori non ricevevano gli stipendi, la tipografia minacciava di non stampare più le riviste. Improvvisamente Saro sparì dalla circolazione. Qualcuno disse che se ne era andato in Svizzera, perché era ricercato dalla magistratura, ma erano voci incontrollate.

A Roma rimase Pupi, sola. Prese in mano la situazione, estromise il marito dalla società editrice, riuscì in qualche modo a pubblicare, indebitandosi fino al collo, ma sorretta da una grande fede nel sesso. Saro, evidentemente avvertito da qualche amico delle manovre della moglie, piombò una sera a Roma e affrontò l’Adelina nel disadorno appartamento che ancora abitava, nonostante l’esoso affitto preteso dal proprietario. Ne venne fuori una lite spaventosa che svegliò l’intero caseggiato. La cosa rimbalzò sui giornali. Si disse e si scrisse che Saro, quella sera, avesse minacciato la moglie che, a suo avviso, lo aveva lasciato per strada; senza una lira. Volarono schiaffi e Pupi subì qualche ecchimosi. Quindi Saro si dileguò approdando a Milano dove fondò quasi subito, non si sa con il denaro di chi, una nuova casa editrice, la Saro Balsamo Editore e un settimanale di sesso, rivolto soprattutto a consumatori di bocca buona, Le Ore, raggiungendo rapidamente un incasso settimanale, al netto delle spese, di circa 20 milioni di lire.

Di colpo la situazione era, infatti, cambiata. La magistratura aveva allentato la sorveglianza, essendosi allargate le prospettive sull’immoralità del sesso, argomento ritenuto anzi educativo, le riviste non erano più sequestrate con virulenza ossessiva, gli edicolanti avevano avuto garanzie sul piano penale per la vendita della stampa pornografica, e già si stava studiando la normativa per la sua regolamentazione, il gusto e l’interesse tra il pubblico per gli organi sessuali e le tematiche che susseguivano agli spericolati editori, erano aumentati vertiginosamente ad un tasso d’incremento così insospettato, simile a quello che si sta verificando oggi in Spagna, da far gridare dalla gioia.

«L’ASCESA ECONOMICA INIZIA CON GLI ANNI ’70»

Circostanza incresciosa è che gli editori si arricchivano a spese dei direttori responsabili delle testate. «Una cosa è certa — dichiarò Stefano Surace pioniere di riviste erotiche al Corriere della Sera qualche tempo fa — che la persecuzione dei direttori di questi giornali condotta per anni senza intervenire nei confronti di chi su questi prodotti lucrava (una quindicina de editori d’altronde ben noti alla giustizia), fa nascere il sospetto che invece di ridurre o contenere la portata del fenomeno abbia favorito la moltiplicazione delle riviste, dei numeri unici, delle dispense. Forse questo modo di applicare la legge fino a ieri è stato un incoraggiamento più che uno svantaggio per i veri pornografi, a cui basta cambiare direttori e testate per continuare a sopravvivere, molte volte a prosperare».

Per Adelina Tattilo, l’ascesa economica inizia con gli anni ’70. Compra l’appartamento che aveva in affitto, lo allarga e lo arreda facendone una residenza-modernissima, spendendo senza ritegno. Amplia talmente il suo appartamento, oltre i limiti consentiti dalla legge, che subisce una denuncia e una ingiunzione di demolizione che, però, riesce a non far eseguire. Compra auto costosissime, munite di radiotelefono, Rolls Royce, Jaguar, BMW, FIAT. Acquista una grandissima villa in via del Casal Piombino 80 dove trasferisce la redazione e l’amministrazione delle sue riviste. Il suo ufficio è arredato da favola, gli ambienti di lavoro sono come degli studi cinematografici. I tempi bui del passato sono completamente cancellati. Le riviste diventano dei gioielli editoriali, i collaboratori sono selezionati.

Nell’euforia del momento, la Tattilo lancia una nuova pubblicazione. E settimanale, formato quotidiano, che si chiama Menelik, il giornale del Venerdik, fatto esclusivamente di fumetti pornografici, quasi laidi. A scanso di equivoci ha come emblema un «gattazzo», così è stato battezzato dalla redazione, ossia un gatto stilizzato a forma di cazzo. E’ un successo enorme: 42 milioni di incasso netto alla settimana. Il giornale va a ruba e gli edicolanti impazziscono. Poi, improvvisamente, il giornale non esce più. Qualcuno deve aver detto alla Tattilo che correva il rischio di finire dentro. E’ quello anche il momento dei primi contatti con il partito socialista e il «gattazzo» può, forse, diventare un argomento di conversazione imbarazzante.