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Lo strano caso del colonnello Varisco

Redazione Spazio70

Varisco è stato insignito della medaglia d’oro al valor civile alla memoria

Antonio Varisco nasce a Zara il 29 maggio 1927. Tenente-colonnello dei Carabinieri è comandante del nucleo traduzione e scorte del tribunale di Roma. Muore nel 1979 a seguito di un attentato terroristico attribuito alle Brigate rosse. E’ insignito della medaglia d’oro al valor civile alla memoria. Simpatico, allegro, affabile, il colonnello Varisco è particolarmente apprezzato dai cronisti romani. Il suo ruolo lo porta sovente ad avere contatti con loro. Un gentiluomo per tutti, ma un torturatore per i brigatisti che lo crivellano con diciotto colpi di fucile a canne mozze. Varisco viene ucciso alle 8,25 del 13 luglio mentre con la sua Bmw percorre il lungotevere Arnaldo Da Brescia. Attentato pianificato e realizzato in fretta ai danni di un uomo che si apprestava a lasciare l’Arma per dedicarsi alla sicurezza di Farmitalia. Il nome di Varisco è in una lista di possibili obiettivi trovata nel covo di viale Giulio Cesare dove vengono catturati Adriana Faranda e Valerio Morucci. Il colonnello è presente a molti processi contro le Br e i Nap ed è lui che si occupa delle traduzioni e della sicurezza in tribunale. E’ sempre Varisco che arresta Vito Miceli, capo del Sid.

VARISCO E ALCUNI IMPORTANTI CASI ITALIANI

Quando i brigatisti uccidono l’ufficiale, rivendicano più volte l’azione usando un frasario particolarmente macabro. Ma il condizionale è d’obbligo per una vicenda che rimane avvolta da non poche ombre. Prima di tutto sono le armi usate a essere particolarmente inusuali. Pallettoni e fucile a canne mozze paiono essere più adatti a un commando mafioso che a uno brigatista. Così come l’uso di motociclette/auto (le fonti divergono in tal senso) e di bombe fumogene marca Energa per coprire la fuga. Antonio Savasta, capo della colonna romana, si prende comunque la responsabilità dell’omicidio così come Rita Algranati [clicca] che dichiarerà di aver partecipato al delitto. Le indagini della procura romana, accreditando la versione di Savasta e compagni, riterranno le Br romane responsabili dell’omicidio sia come mandanti che come esecutori.

L’attività professionale porterà Varisco a imbattersi in alcuni importanti casi: lo scandalo Lockheed, quello dell’ItalcasseLa Rosa dei Venti e quello relativo ad una loggia massonica segreta poi comunemente denominata P2 (indagine che porterà il colonnello a indagare alcuni superiori, per esempio il generale Santovito, capo del SISMI, il servizio segreto militare). A incaricare Varisco di questi accertamenti sarà il giudice Vittorio Occorsio poi ucciso da Pierluigi Concutelli ex esponente di Ordine Nuovo (movimento neofascista sciolto nel 1973 dal ministro degli interni Paolo Emilio Taviani). Il nome di Varsico ricorre naturalmente anche nell’affaire Moro. Il colonnello, con un ufficio presso Piazza delle Cinque Lune, si incontrava con un altro ufficiale dei carabinieri (forse Dalla Chiesa) e con Mino Pecorelli: quest’ultimo proprio in quei giorni pubblicava sul suo giornale Op parti inedite del memoriale Moro ripromettendosi di fare ulteriori rivelazioni nelle settimane successive (non farà a tempo: sarà ucciso da un commando i cui componenti non sono mai stati identificati). Pecorelli e Varisco si conoscevano e avevano modo di incontrarsi più volte nei giorni del sequestro dello statista democristiano. Strana coincidenza che i tre protagonisti di questa storia siano morti tutti in modo violento: Pecorelli e Varisco nel 1979 a Roma, Dalla Chiesa nel 1982 a Palermo.