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Giovanni Senzani, l’ambiguo

Redazione Spazio70

«Senzani? Dalla fine del 1980 al suo arresto, ha dimostrato di essere uno dei pochi cervelli delle Brigate rosse»

Giovanni Senzani nasce a Forlì il 21 novembre 1942. Criminologo ed esponente di primo piano delle Brigate rosse è ricordato soprattutto per la barbara esecuzione ai danni di Roberto Peci, fratello di Patrizio uno dei primi «pentiti» delle Br. Senzani entra per la prima volta in una indagine sul brigatismo rosso nel 1978, a seguito di una sua telefonata (intercettata) nella quale chiede notizie di un br ferito. Viene quindi arrestato, ma subito rilasciato: appena libero, entra in clandestinità e ci rimane fino al gennaio del 1982 quando verrà definitivamente arrestato. Da clandestino progetta, con l’altro leader storico delle Br Mario Moretti, il sequestro di Giovanni D’Urso, della Direzione generale degli Istituti di prevenzione e pena. Dopo l’arresto di Moretti si determina una scissione nelle Br: da una parte l’ala militarista (a guida Savasta) dall’altra quella movimentista (a guida Senzani). Molto spiccata l’attenzione al mondo carcerario dell’ala senzaniana. Altra caratteristica peculiare del Partito Guerriglia di Senzani è l’interessamento per quegli strati proletari ai limiti della legalità: in questo contesto si sviluppa il rapimento dell’assessore democristiano Ciro Cirillo. Sotto la sua gestione avviene il già citato rapimento di Roberto Peci, ucciso dopo lunga detenzione e «processo proletario». L’esecuzione (undici colpi di arma da fuoco) viene filmata, così come l’interrogatorio dello sfortunato operaio. Senzani subisce l’arresto il 9 gennaio del 1982. Nel 1999 ottiene la semilibertà. Tornato a Firenze, cura il coordinamento editoriale di una casa editrice. E’ definitivamente libero dal febbraio 2010. «I giudici hanno potuto constatare che sono una persona cambiata», dice, «e infatti hanno sentenziato l’estinzione della pena. Sono stato in galera ventitré anni. Ho riconosciuto i miei errori davanti al Tribunale di sorveglianza. Ora sono un uomo libero. La politica l’ho abbandonata da un pezzo, ma non le mie idee di sinistra». A marzo e giugno del 2000 la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi presieduta da Giovanni Pellegrino ascolta due magistrati fiorentini secondo i quali Senzani sarebbe stato brigatista già nel secondo semestre del 1977 (prima del rapimento Moro). Strana convinzione dato che tutti, «pentiti» compresi, giuravano che Senzani fosse entrato nella organizzazione solo dopo il sequestro dello statista democristiano. Ma i sospetti sono andati via via crescendo quando qualcuno ha rivelato a Pellegrino una possibile consulenza di Senzani col ministero dell’Interno. Il «professore» avrebbe fornito consulenze a qualcuno del Viminale che in cambio avrebbe girato notizie sui progressi investigativi in Toscana. Il sospetto è insomma che, durante il sequestro Moro, qualcuno all’interno delle Br fosse tenuto informato sulle indagini svolte contro i terroristi stessi.

Ai tempi della disarticolazione della colonna toscana delle Br, un funzionario DIGOS avrebbe riconosciuto in Giovanni Ciucci il brigatista che si incontrava con Senzani durante il periodo del sequestro Moro. Questi incontri si sarebbero svolti, quindi, nel cosiddetto periodo «insospettabile» nel quale lo stesso Senzani faceva ancora il consulente per le istituzioni. A Pellegrino è quindi balenato il sospetto che per qualche motivo si sia postdatata l’appartenenza di Sensani alle Br: d’altronde in molti hanno definito «sospetta» la fulminea carriera del criminologo in seno all’organizzazione. Lo stesso presidente della Commissione stragi, dopo tanti anni di indagini, è giunto alla conclusione che «nulla è emerso su una simile ipotesi».

SENZANI E IL CASO CIRILLO


«Senzani mi apparve con un maglione rosso addosso, si accovacciò a terra ed entrò subito in argomento: tu c’hai i soldi?» (Cirillo nel maggio 2008 a Giovanni Minoli ricordando il suo sequestro, la trattativa e la liberazione in cambio di un riscatto di un miliardo e 450 milioni).

«Per me Senzani potrebbe essere chiunque. Un pazzo. Un estremista della peggior specie. Qualcuno ha parlato anche di servizi segreti. Non so davvero come definire Senzani. Sicuramente in una certa fase, direi dalla fine del 1980 al suo arresto, ha dimostrato di essere uno dei pochi cervelli delle Brigate rosse» (Alberto Franceschini).

A distanza di anni, ormai da tempo fuori dal carcere, Giovanni Senzani resta il brigatista più anomalo, forse l’unico a non aver mostrato per intero il suo volto. A oltre un quarto di secolo dalla sua cattura, è proprio Senzani l’unico br di rilievo che non abbia mai accettato interviste e che si sia sempre sottratto a qualsiasi dichiarazione.

Senzani ottiene una laurea in legge a Bologna, sul finire degli anni Sessanta, e in più una borsa di studio CNR per una ricerca sulla condizione del carcere minorile di Ancona. E’ proprio il risultato di questa ricerca pubblicata dal settimanale L’Espresso nel maggio 1969 a spingere la commissione d’inchiesta sulla condizione minorile a convocarlo in qualità di consulente. E’ qui che il futuro brigatista comincia a entrare in un’ottica di collaborazione istituzionale. Partecipa in qualità di criminologo a numerosi convegni nazionali e internazionali ai quali sono presenti uomini delle istituzioni a vario livello.

NEI PIANI DI SENZANI IL LANCIO DI MISSILI CONTRO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA 15 agosto 1984

ROMA – Le Brigate rosse progettarono di lanciare un missile contro il ministero di Grazia e Giustizia, in via Arenula. L’ ordigno, sparato da un veicolo, doveva penetrare attraverso una finestra nel salone occupato dal ministro, che all’ epoca era Clelio Darida. E’ questo uno dei piani «inediti» delle Br resi noti ora dalla sentenza-ordinanza con la quale il giudice istruttore Rosario Priore ha chiuso l’ istruttoria “Moro-ter”, depositata lunedì in cancelleria. L’ ideazione dell’ attentato al Guardasigilli risale alla fine del 1981 e fa parte di un progetto che avrebbe dovuto segnare il rilancio del terrorismo brigatista. Sono di quell’ epoca la rivolta nel carcere di Trani, l’ assassinio del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, il sequestro del magistrato Giovanni D’ Urso. L’ offensiva delle Br doveva completarsi con una strage da compiersi a palazzo Don Sturzo, all’ Eur, la sede della Dc, in occasione della riunione del consiglio nazionale, e con l’ attentato contro il ministero di Grazia e Giustizia. Del primo fatto se ne parlò a lungo, dopo la scoperta di due missili del tipo «terra-aria» trovati nel covo di via Nespoli a Centocelle, l’ 11 gennaio del 1982. Ideatore del piano sarebbe stato il professor Giovanni Senzani, leader dell’ ala movimentista delle Br, che fu arrestato proprio nella base di Centocelle. Per mettere in pratica le sanguinose imprese, avrebbe chiesto l’ aiuto di un esperto, il giornalista francese Jean Louis Baudet, il cui nome figura tra i pochi imputati per i quali è stato chiesto lo stralcio. Il francese era pratico di armi, avendo combattuto in Libano nelle fine palestinesi. Baudet avrebbe costruito, per i missili in possesso delle Br, delle leggere rampe di lancio che potevano essere sistemate su camioncini. Per l’ attentato contro il ministero, il missile sarebbe stato lanciato da via San Bartolomeo De’ Vaccinari, una stradina trasversale a via Arenula, che sbocca proprio dinnanzi all’ edificio. Per la strage a palazzo Sturzo erano state studiate due ipotesi: la prima prevedeva per l’ appunto il lancio dell’ ordigno da un veicolo, la seconda, invece, fissava come base il “Fungo” dell’ Eur, l’ alta costruzione che domina la zona e che fino a qualche anno fa ospitò un ristorante alla moda. Oltre alla “consulenza balistica” Baudet avrebbe studiato con Senzani un piano per aiutare finanziariamente la lotta armata nel Terzo mondo. Le Br si sarebbero procurate il denaro con i sequestri di persona. (Fonte: Archivio La repubblica)

Circa i rapporti tra BR, Senzani, Baudet e la scuola di lingue Hyperion segnaliamo il libro «Chi manovrava le Brigate rosse. Storia e misteri dell’Hyperion di Parigi, scuola di lingue e centrale del terrorismo internazionale», di Silvano De Prospo e Rosario Priore.