logo Spazio70

Benvenuto sul nuovo sito di Spazio 70

Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
Buona lettura e non dimenticare di iscriverti sulla «newsletter» posta alla base del sito. Lasciando un tuo recapito mail avrai la possibilità di essere costantemente informato sulle novità di questo sito e i progetti editoriali di Spazio 70.

Buona Navigazione!

«Tutto ciò che è estremo, li seduce». Il fenomeno punk visto dalla «Voce della fogna»

Redazione Spazio70

da: «La voce della fogna» n° 17 (aprile 1978)

«Il gran bugiardo ve l’aveva promesso, nel numero scorso, un marxiarticolo sul punk, catalizzatore di speranze e isteria, sogni e problemi. Poi è sceso il silenzio, e del popmaniaco più nessuna nuova. Peggio per lui: noi ci arrabattiamo comunque e vi rifiliamo un primo approccio all’argomento, anch’esso di origini transalpine. Al critico ufficiale, nel n°18, la gioia della replica. OK? Nato sullo sfondo di officine gigantesche e del consumismo più sfrenato in una città sviluppatasi al ritmo delle catene di montaggio: Detroit. Simbolo della coesione fra uomini e merci, giunta rapidamente però a un tasso di insopportabilità. Gli individui, condotti qui dalla speranza di elevarsi in fretta nelle gerarchie sociali “aperte” degli anni ’60 si sono rapidamente trasformati in anticorpi, perché la città è polarizzata solo sulla merce e questa ha finito per invadere la vita di ogni giorno».

COME DISTINGUERSI DALLA MASSA?

«Gli uomini letteralmente parcheggiati in periferie lontane e sinistre, si sono chiusi nel consumismo sfrenato. I loro figli, privi di relazioni diverse da quelle coi televisori, con le auto, con le cucine elettriche, soccombono — per sfuggire all’ambiente familiare annegato nel nuovo Eden della materia — alla febbre dell’integrazione forsennata. Occorre sempre più assomigliare agli altri, qualunque ne sia il sacrificio, specie in ambiente operaio. Poi il crac. Crisi energetica, blocco, fallimenti e disoccupazione. Finite le speranze di integrarsi. E qui, nessuna reazione gauchiste in stile ’68, intellettualismo remunerati da quelli stessi a cui i solisti pisciano in testa. No. Disperazione e senso di esclusione dal grande miraggio anni ’60: vivere nei consumi, facendosi martellare il cranio al punto di veder la propria vita in prospettiva rassomigliare agli slogans pubblicitari, solo ornamento delle periferie tutte uguali: strade lunghezza standard, gli stessi magazzini, il grande puzzle multicolore di Andy Wahrol.

Nuova questione: come distinguersi dalla massa standardizzata dei grigi e dalla loro suggestionante mancanza di ideali? I caffè nei quali sbandati d’ogni risma portano un po’ della fratellanza perduta in famiglia, le uscite in banda con gli istinti violenti, riescono a provargli che essi esistono. E infine la musica, un rock duro, come quello di Morrison, di Iggy e degli Stooges, evoca la vita dura e angosciante che hanno un tempo conosciuto e rende loro il piacere e l’energia allo stadio più selvaggio. Lei moine del flower power e delle sfilate antivietnam sono ben lontane!»

LA MANICA È STRETTA…

«Cambia lo scenario. Siamo ora in Inghilterra e tutto traspira tradizione vittoriana, con le sue concessioni gentili, presto riassorbite dalla vecchia società: capelli lunghi, minigonne, Beatles, Rolling Stones, miliardari della prima contestazione. Tutto va meglio nel regno di sua Maestà Elisabetta II, ma Rotten il putrefatto e la sua banda di Sex Pistols nel 1976 precipitano con la crisi economica che non ha mancato di attanagliare Albione, la decadenza morale di quest’ultima che riprende — di fronte alla nuova aggressione delle giovani generazioni — l’aria della vecchia puttana vittoriana indignata. Altri gruppi come Eddie and the Hot Rocks, Damned e Stranglers (tradurre per credere!) prendono immediatamente la cadenza, e non pochi fans cominciano ad autodefinirsi punks (corrotti) svelando a un’Inghilterra che non crede ai suoi occhi tutto il loro universale disgusto.

Essi non temono il ridicolo e si caricano di mucchi di accessori, in primis spille da balia da piantarsi un po’ dappertutto, sul viso e sigli abiti. Nichilisti, anarchici, ammiratori estetici del III Reich, nazionalisti esacerbati, tutto quello che è estremo li seduce, a disperazione dei gauchistes che tentano di impiantare sui giovani il loro monopolio ideologico. Duro per costoro di pretendersi rivoluzionari e farsi trattare da vecchi incartapecoriti quando ci si crede ancora giovani!

La Manica è stretta, e l’ondata trabocca in Francia, stile marea nera in Bretagna, nel 1977. Si formano gruppi come Asphalt Jungle, Metal Urbain, Stiky Toks, Guilty Razors, Mama’s Low ed altri ancora, i cui componenti si agghindano alla maniera inglese, di orpelli e accessori diversi. Ma, anche se come oltremanica riesce a aggrapparsi un po’ ovunque, il Punk in Francia appare piuttosto come una semplice moda. Taluni tentano di dargli contenuto ideologico, di farne una contestazione della contestazione in tutti i campi: crudo destino di minoritari. È bello aspettare che il movimento definisca le proprie intenzioni reali; ma già dall’alba ci appare estetico-elitistico».

«QUELLI DI PERIFERIA» COME FORZA MOTRICE DEL PUNK

«L’Inghilterra, da par suo, sviluppa altri cammini: il movimento punk si amplifica ogni giorno di più, mentre sul vecchio continente i seguaci scivolano verso tante appiccicose Sanremo. Oltremanica, gli strati popolari, “quelli di periferia”, ne sono la forza motrice, gli intellettuali e i figli di famiglia sono in sconcertante minoranza — all’opposto dell’iter del movimento nelle sue terre di colonizzazione — da cui un aspetto di insieme più duro, meno infantile che non si trastulla e che, per la sincerità degli impegni richiesti, convince rocker, disoccupati, teddy-boys. Insomma, un fenomeno ultramusicale, sociologico, che attrae e coinvolge giorno per giorno ricercatori e politici.

È la nascita di una new wave, nuova generazione e, forse, ci sarà ancora qualche parola da dire quanto all’avvenire dell’Inghilterra. Conservatori e laburisti insieme ne subiscono i primi effetti. Ma se le idee del National Front sembrano trovare di nuovo un largo margine di interesse, non meno del nihilismo, si può credere a un remake della storia, 1978 come un nuovo 1929?

Il rischio del moralismo è sempre forte: inutile sclerotizzarsi nella difesa dei vecchi valori fasulli, che finiranno pure col crollare nello scricchiolare delle giunture di un sistema irrisolto nelle contraddizioni. Ma al di là di giacche troppo larghe, strette cravatte, spilloni infilati, guance rosse e nere di trucco, sarà il guaito punk a annunciare più saldo e lontano un grido di rivolta?

Gruppo Viancre

P.S. Jack, sei sistemato. Se le budella ti rodono e l’incazzamento sale, detronizzato cantore dell’estetismo musicale alternativo, sai come fare…»