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Concutelli e le armi

Redazione Spazio70

Le dichiarazioni del «comandante» in un'udienza del processo a Ordine Nuovo

«Metà di coloro che affermano di essere contrabbandieri di armi sono agenti dei servizi segreti. L’altra metà sono confidenti. Io avevo dato una certa somma in caparra ad un contrabbandiere francese che era colui che abitualmente riforniva di armi i corsi e gli estremisti ispano-francesi sul confine pirenaico, diciamo gli uomini dell’ETA o gli uomini della analoga organizzazione franco-basca. Quest’uomo mi aveva dimostrato in altre circostanze di essere affidabile. Io gli avevo dato 70 milioni, non si sta parlando di un “pourparler”.

Pierluigi Concutelli

Come tutti i commercianti di armi sicuramente o lavorava per l’Omnipol, che è la branca statale cecoslovacca che provvede allo smistamento per i Paesi dell’Est, oppure lavorava per i francesi. Sono tutte spie questi, ve lo dice un vecchio agitatore. Sono tutte spie! quindi vanno trattati cum grano salis e vanno trattati con estrema cautela. Con me si è dimostrato affidabile e mi rifornì, tanto che Sergio Calore, che se ne intende di esplosivi, si meravigliò altamente.

Io avevo armi abbastanza sofisticate e di diversa provenienza, tra cui le famose mitragliette Ingram che non è vero che mi furono date dai servizi segreti spagnoli ma furono da me rubate a mano armata, e questo è risultato in vari procedimenti per ammissione degli stessi avanguardisti e per ammissione sia dei pentiti che degli irriducibili.

Furono da me catturate quando disarmai dei nuclei di Avanguardia Nazionale situati in due appartamenti distanti tra loro, al ritorno da operazioni pazzesche di cui mi rifiuto di parlare, pieno di sentimento di astio e di rivincita nei confronti di Delle Chiaie.

Cercai di sorprendere Delle Chiaie a Madrid e non lo trovai perché Delle Chiaie si trovava in quel momento a Saragozza. Trovai però i suoi accoliti e quando un gruppo clandestino ritiene di non fidarsi più di un altro gruppo, e ne ha la facoltà, lo disarma. Li disarmammo e prelevammo anche la cassa.

Io prelevai in quell’occasione delle mitragliette Ingram, le pistole mitragliatrici Ingram modello 10. Avevo anche delle altre armi che poi in parte lasciai in Francia. Avevo dei Kalashnikov di tipo cinese: il cosiddetto tipo 56, avevo delle Colt 45 e in quell’occasione levai a costoro una pistola Bayard funzionante ma non usabile perché di difficile munizionamento e complicata. Bellissima per un collezionista ma assolutamente priva di valore logistico.

Tenni una Colt 45, non militare, civile, ma identica al modello militare.

LE ARMI CIVILI «TRATTENUTE»

Come esplosivi avevo del plastico alla pentrite, della miccia detonata alla pentrite, delle cariche cave taglianti da demolitore che mi erano state fornite dal gruppo veneto, delle cariche cave perforanti che non erano altro che la carica cava del Bazooka da 66, il vecchio modello da 66, smontate da noi e usate come cariche cave adatte ad altro impiego.

Poi avevo un fucile da caccia dalle canne raccorciate, un moschetto automatico Beretta modello 41 da paracadutista, un moschetto automatico Beretta modello 38 per uso di fanteria che diedi a Calore per poter essere adattato alla calciatura da machine pistol essendo un’arma estremamente ingombrante. Poi avevo delle pistole P38 in parte mandatemi dagli altri gruppi distribuiti sul territorio nazionale e in parte portate da Calore. Poi un paio di pistole Radom, delle Beretta e una mitraglietta Ingram. C’erano parecchie armi.

Queste armi furono catturate al momento del mio arresto assieme ad altre armi di provenienza civile che però non furono dichiarate al momento dell’arresto perché è una legge tacita che tutti conosciamo però non viene mai menzionata. Adesso lo voglio dire poi fate delle mie dichiarazioni l’uso che volete. Quando la polizia trova grossi quantitativi di armi, menziona le armi militari perché la legislazione prevede diverse sanzioni per l’arma di uso civile e l’arma di uso militare. Le armi civili, se in buono stato, vengono trattenute e non menzionate tra i corpi di reato e così successe in quell’occasione»