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Quando Jimi Hendrix mandò in delirio i ragazzi di Milano (1968)

Redazione Spazio70

Una snervante attesa prima dell'evento storico

Milano, 23 maggio 1968. Nel tardo pomeriggio c’è gran confusione in via Alemagna. Una folla impressionante di studenti sta assediando dall’interno e dall’esterno i locali del Palazzo dell’Arte. Gli animi sono piuttosto «caldi» ma nonostante la visibile agitazione, quei giovani scalmanati non si trovano lì per prendere parte ad una delle tante manifestazioni politiche che ormai infiammano quotidianamente la città meneghina. All’interno della struttura che ospita la celebre Triennale, un night-club di nome Piper (omonimo del locale romano) gestito dal noto impresario Leo Wächter, sta per essere teatro dell’evento musicale dell’anno. Già, perché con un volo proveniente da Miami, all’aeroporto di Malpensa è atterrato in mattinata uno dei più importanti chitarristi al mondo: il venticinquenne americano James Marshall Hendrix, detto Jimi, psichedelico pioniere di nuove sonorità e influente innovatore del Rock e del Blues.

«DON’T WORRY GUYS!»

Assieme al bassista Noel Redding e al batterista Mitch Mitchell (il trio musicale The Jimi Hendrix Experience) Hendrix avrebbe dovuto dare inizio già da un paio d’ore al primo dei due spettacoli musicali in programma all’interno del locale. Qualcosa però è andato storto: non ci sono gli strumenti, dicono i responsabili. Per via di un problema relativo ai controlli doganali le apparecchiature sarebbero ancora bloccate in aeroporto. I giovani che hanno pagato il biglietto minacciano di sfasciare tutto. Per tamponare la situazione di ordine pubblico gli organizzatori dell’evento chiamano in soccorso proprio lui, Jimi in persona, svegliandolo in hotel nel bel mezzo della sua profonda «pennichella». Per placare gli animi e tranquillizzare i suoi fans, l’atteso chitarrista si mostra alla folla dopo le 19:00: inconfondibile con il suo look eccentrico. «Don’t worry, guys!», esclama. La tanto attesa rock-star fa sapere a tutti che c’è e che suonerà senza alcun dubbio, bisogna solo pazientare un altro po’. Jimi rimane in vista per una mezz’oretta almeno, firmando autografi, stringendo mani e lasciandosi fotografare sorridente accanto ai suoi ammiratori, poi d’improvviso scompare.

Si esibiscono i gruppi spalla: Bo-Bo’s band e i Wess & The Airedales ma tutti quei ragazzi ammassati continuano ad invocare il loro idolo a gran voce e pian piano cominciano ad innervosirsi sul serio, anche perché adesso c’è un altro grande problema: il pubblico del primo spettacolo (che in realtà non ha mai avuto luogo) dovrebbe uscire per lasciare spazio a quelli che hanno pagato il biglietto per il concerto delle 21:00. I fans più sfegatati, ovviamente, non sono disposti neppure ad accettare il rimborso: Jimi ha promesso che avrebbe suonato anche per loro: «Noi da qui non ce ne andiamo!» esclamano i rockettari più accaniti all’indirizzo degli uomini della security. Tra fischi, grida di protesta, spintoni e continue minacce, i fans di Hendrix del primo spettacolo si mescolano a quelli del secondo.

«UN VORTICE DI SUONI»

Contro ogni norma di sicurezza, migliaia di persone sono stipate all’interno di un locale che al massimo potrebbe contenere la metà di quel pubblico. Sono le 22:00 e Jimi ancora non c’è. Ormai tutti appaiono esausti oltre ogni limite ma dopo un’ultima snervante attesa, quei ragazzi accampati lì da un’intera giornata a bivaccare riescono finalmente ad assistere allo storico evento: la prima tappa italiana della leggenda vivente del Rock, sul palco con la sua Fender Stratocaster bianca. Tra i brani in scaletta: Hey Joe, The wind cries Mary, Burning of the Midnight lamp, Are you experienced?, Purple Haze, Foxy Lady, Fire, Red House, Maniac Depression, Killing Floor. Un concerto leggendario del quale non esistono testimonianze video né audio. Soltanto qualche scatto fotografico fa da sfondo ai racconti di quei fortunatissimi ragazzi del ’68 milanese, talmente ostinati da sfidare anche le leggi della fisica pur di ritrovarsi al cospetto di un mostro sacro della musica. Nei giorni successivi, le tappe italiane di Hendrix saranno Roma (24 e 25 maggio, Teatro Brancaccio) e Bologna (26 maggio, Palasport).

La mattina del 24, il Corriere d’informazione descrive così la serata milanese:

«Un vortice di suoni: è quello di Jimi Hendrix, il nuovo idolo musicale, che ieri si è esibito a Milano

Ecco il nuovo idolo musicale, si chiama Jimi Hendrix, ha un aspetto lanoso, caprino. Si veste di fiori, ama gli anelli, le fibbie, i medaglioni, con civetteria inattesa ha le mèches bionde nei capelli. Ieri è stato a Milano, al Piper, il locale dei rumorosi riti giovanili. Doveva fare due concerti, uno lo ha saltato perché non erano arrivati gli strumenti e lui senza la sua chitarra non suona. In realtà, la musica di Hendrix trae i suoi effetti dagli impulsi elettrici, dalle manipolazioni, e lui stesso la definisce “elettronica”. Con più proprietà, Time ha scritto che la musica di Jimi Hendrix è un vortice sonoro nel quale, tumultuosamente, confluiscono il blues e i suoni psichedelici. Certo, è un ritmo che prende, che trascina; vi si avverte sotto un’eco jazzistica e soprattutto ha una vitalità eccezionale. Hendrix ha appena ventun anni¹, ha cominciato da ragazzo, senza un cent, ha raggiunto il primo traguardo con cinquanta dollari a sera; adesso viaggia a milioni (la sua tournée italiana costa dieci milioni, più la quota che spetta alla casa discografica). Hendrix ha soltanto due compagni (i suoi successi si intitolano “Hey Joe”, “Are you experienced?”, eccetera) e il trio ha una dignità sconosciuta a molti, troppi altri complessi. Con lui la musica pop si nobilita».

LA VERA CAUSA DEL RITARDO: JIMI O L’AEROPORTO?

La questione appare subito controversa e le differenti versioni si contraddicono. Come confermano i quotidiani dell’epoca, fin dall’inizio si parla di strumenti musicali bloccati all’aeroporto da un problema doganale, tuttavia, esistono testimonianze tra i dipendenti del Piper riguardo un sound-check effettuato da Hendrix con la propria chitarra nel primissimo pomeriggio. Successivamente si è sparsa la voce di un presunto controllo anti-droga in aeroporto. Gli amplificatori della band sarebbero stati bloccati dalla polizia di Malpensa, smontati e accuratamente ispezionati. Tutta l’operazione avrebbe quindi richiesto alcune ore. Un’altra versione, invece, riguarda lo stato di coscienza del chitarrista. Appena sceso dall’aereo, alle ore 10:00 circa, Hendrix appare  infatti particolarmente stanco e chiede di recarsi subito in hotel a dormire. Alla visibile stanchezza di Jimi seguono rapidamente alcune prevedibili supposizioni, del resto, che il giovane musicista faccia uso smodato di alcolici e stupefacenti (morirà per questo a 27 anni) non è certo un mistero. A confermare quest’ultima versione, diversi anni più tardi, è una fonte piuttosto attendibile: l’impresario teatrale Leo Wächter, l’organizzatore del grande evento, l’uomo che ha portato in Italia i Beatles, i Rolling Stones, gli Who e tantissimi altri artisti all’apice della scena internazionale.

Nel corso di un’intervista per il Corriere della sera, nel 1994 Wächter fa riferimento anche a quella giornata di maggio del 1968:

«I ricordi s’affollano, ecco Jimi Hendrix al Piper, sale in pedana alle 14 per provare la chitarra, crolla di schianto per terra e s’addormenta. “Era pieno fin qui…” Ammicca Leo. Si svegliò alle 19, chiese d’urgenza una bistecca, mangiò e poi suonò fino a notte²»

Più recentemente anche la figlia del noto impresario ha confermato la circostanza. In un’intervista pubblicata dal giornalista Francesco Musolino, Patrizia Wächter afferma:

«Jimi Hendrix doveva fare un concerto il pomeriggio ma non stava affatto bene, non si reggeva in piedi. E ovviamente nacquero mille leggende metropolitane su quale fosse l’origine del suo malanno… Ma la sera, i giornali raccontano, fece un concerto meraviglioso³»

Note

¹ Errore del giornalista del Corriere: nel maggio del 1968 Jimi Hendrix ha 25 anni, non 21.

² Dino Tedesco, «Leo, il protagonista dietro le quinte», Corriere della sera, 27 maggio 1994, p. 51

³ https://francescomusolino.com/2010/10/14/wachter-leo-bompiani/