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Droga, sesso e soldi. I sanbabilini nella seconda metà dei ’70

Redazione Spazio70

Dal «Corriere della sera», 30 marzo 1976

«Quelli che si raccolgono in San Babila, nei bar del centro, quelli tra i 15 e i 20 anni che mantengono i connotati esteriori dei sanbabilini, sono oggi assai diversi dai loro coetanei di qualche anno fa. Dietro la definizione, dietro il “nome” che li rappresenta, c’è un gruppo molto cambiato. Ieri erano un’isola di violenza, maturata in una dimensione politica: erano fascisti operanti; assalivano, picchiavano. Ora sono invece passivi: sono gli eredi stanchi di Nardi, Loi, Murelli ed Esposti. Le tragiche esperienze dei capi hanno lasciato un segno di insicurezza e paura. E oggi, perciò, i sanbabilini sono un gruppo chiuso che vive degli echi della politica, ma che sostiene i consumi della moda più che il peso delle proprie idee. E perciò i sanbabilini hanno ripiegato su stimoli più concreti e quotidiani: il sesso, la droga e i soldi.

ARMI, DROGA E SCAMBI DI… CHIAVI

C’è poi il capitolo delle armi, che sembra fornire un filo di continuità con il passato della violenza politica. Ma ciò è solo apparente; pistole (per i più ricchi) e coltelli (da otto mila lire, a serramanico) per i più poveri sono ormai strumenti di lavoro. Perché tutta l’attenzione è concentrata sul denaro e sui modi per procurarselo, le armi sono molto importanti. I soldi, la “grana”, rappresentano un’ossessione. Molti di loro sono ricchi, ma i denari non bastano mai. Se c’è il vizio dell’eroina (e c’è), un grammo della “roba” costa ottantamila lire; e ogni giorno ci vuole un grammo. Questo treno di vita richiede entrate enormi. E allora ecco i traffici, gli affari. Centomila lire si rimediano così. C’è qualcuno della banda di viale Ungheria, quella dei sottoproletari che in comune con i sanbabilini ha soltanto la divisa e che è pronta a tutto, il quale è disponibile a compiere un furto. Bene: gli si vengono le chiavi di casa propria per una sera. Il giorno dopo ci sarà un appartamento svaligiato facile-facile: e un ragazzo che avrà in tasca il centone per farsi iniettare l’eroina. Gli scambi di chiavi avvengono anche fra ricchi: chi le acquista e non ha il “centone” sottomano, per ottenerlo si vende il motorino. Poi al padre dirà “me l’hanno rubato”. Accanto alle droghe pesanti (eroina e cocaina) viaggiano anche quelle leggere. C’è lo “spinello”, la pipa artigianale che contiene hashish; c’è lo “scudo”, una tavoletta di canapa indiana avvolta nella stagnola, che viene fumata con cannucce da tre o quattro persone: ogni pezzo dura per tre volte. Questo smercio assai diffuso di stupefacenti tra i giovani di San Babila è noto alla polizia che cerca fra loro anche il grande spacciatore: ma secondo altre fonti, invece, fra i sanbabilini il grosso spacciatore non esiste. I passaggi avvengono dall’uno all’altro; c’è chi si presta a spacciare la droga per conquistare un pezzettino di “scudo”.

LA LOTTA PER I SOLDI

La lotta per i soldi è l’unico passatempo del gruppo. Una volta la polizia si insospettì perché un signore continuava a passare in piazza San Babila sempre con lussuose auto diverse e ogni volta caricava qualche ragazzino con la sua compagna. Il signore è stato seguito: si è arrivati a un grande appartamento; dentro c’erano la moquette, gli oggetti lussuosi; poi un falso specchio e lì dietro il signore convocava i suoi ospiti per fotografarli mentre si accoppiavano. Ogni seduta, quaranta mila lire. E’ un esempio fra i più candidi per la conquista dei “deca”. L’altra fonte è l’accoppiamento con omosessuali che avviene per lo più dopo gli incontri nei locali notturni dove i giovanissimi scendono. Poi ci sono gli scippi in centro, i furti sulle auto. Per le armi, le cose vanno così. Nei bar della malavita a Baggio, a Porta Genova, al Ticinese e nei caffè di periferia, i sanbabilini s’incontrano con i loro amici e acquistano i “pezzi”. Spesso comprano roba vecchia e poi la passano ai loro tecnici che spostano, manipolano e rimettono in sesto le pistole che rivenderanno sul loro mercato interno. Anche qui è finita l’epoca in cui Esposti e Nardi maneggiavano esplosivi e splendide pistole; tutto è diventato più artigianale, più sottotono. Una volta Esposti aveva un vero e proprio deposito da cui distribuiva tutto quello che voleva; non c’erano problemi. Solo l’immagine esterna perciò è inalterata. La divisa è la stessa; i consumi minuti (i maglioncini, le scarpe a punta lucide) sono rimasti. Tutto il resto è mutato; e anche il sequestro è entrato, in una occasione, nella vita dei sanbabilini. E’ accaduto quando un commerciante che li frequentava è stato rapito: ma i tre giovani furono beccati subito».