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«Manifestammo una chiara condanna». Marco Donat-Cattin sul sequestro Moro (1981)

Redazione Spazio70

Dal verbale delle dichiarazioni rese in data 11 marzo 1981 da Marco Donat-Cattin dinnanzi ai giudici istruttori Imposimato e Priore

Mi si chiede di riferire tutto ciò di mia conoscenza in ordine al sequestro Moro del quale avrei parlato con Viscardi e Sandalo. Ricevo lettura delle dichiarazioni rese da Michele Viscardi e Roberto Sandalo. Per la parte che mi riguarda devo innanzitutto affermare che io non ho partecipato ad alcun incontro con esponenti delle Brigate Rosse durante il sequestro Moro. All’epoca facevo parte, insieme ad Alunni, Solimano, Sebregondi, del comando unificato Prima Linea e Formazioni Combattenti Comuniste. Subito dopo la notizia del sequestro noi di PL-FCC ci siamo meravigliati dell’impresa e cercammo di prendere contatti con gli esponenti delle BR per conoscere le motivazioni dell’operazione Moro e le finalità che questa operazione intendeva raggiungere.

«CI FURONO DUE RIUNIONI FORMALI TRA BR E PL»

Come si riuscirono a stabilire i contatti non sono in grado di dire, posso dire che ci furono due riunioni formali tra gli esponenti delle Brigate Rosse ed esponenti di Prima Linea. Per quanto riguarda quest’ultima organizzazione gli incaricati del contatto furono Alunni e Solimano. Non sono in grado di dire chi erano gli esponenti delle Brigate Rosse. Dalla descrizione delle caratteristiche somatiche fatte da Alunni e Solimano ritenemmo che uno dei due BR si identificasse in Azzolini e che quell’altro potesse essere il Bonisoli. I successivi arresti di Azzolini e Bonisoli, nell’ottobre del 1978, nella base di via Monte Nevoso confermarono la supposizione. Preciso che solo l’individuazione di Azzolini, sia pure in via di probabilità, avvenne attraverso la descrizione delle caratteristiche somatiche, mentre l’individuazione di Bonisoli fu fatta per deduzione dopo il suo arresto insieme ad Azzolini. Entrambi gli incontri avvennero a Milano e non a Roma.

Nel primo incontro, che avvenne se non ricordo male verso la fine di Marzo del 1978, gli esponenti delle Brigate Rosse spiegarono che il sequestro Moro si proponeva di promuovere una fase insurrezionale che segnasse il passaggio dalla fase della propaganda armata alla fase della lotta armata reale. Neppure nella seconda riunione i due BR avevano riferito notizie sulle dichiarazioni rese da Moro durante la prigionia. Alunni e Solimano dissero ai due interlocutori delle Brigate Rosse che Prima Linea e le Formazioni Combattenti Comuniste avrebbero continuato nel progetto politico senza appoggiare in alcun modo l’operazione Moro, rispetto la quale noi di Prima Linea avevamo manifestato una chiara condanna mentre quelli delle Formazioni Combattenti Comuniste avevano espresso un certo consenso. Il Paolo Sebregondi diede la sua adesione al sequestro Moro. Fu proprio per effetto di questo dissidio che si spaccò il comando unificato PL-FCC e che si dissolse il progetto di unificazione.

«A NOI INTERESSAVA LA COLONNA ROMANA»

Mi si chiede se sia vero che nel corso di uno dei due incontri i due brigatisti avrebbero fornito notizie per l’individuazione di un ufficiale della Nato appartenente alla CIA che avrebbe avuto contatti con esponenti del mondo politico italiano, notizie che sarebbero state fornite da Moro durante la sua prigionia. Rispondo che la circostanza non mi risulta. Ricordo che, indipendentemente dai contatti con i due brigatisti, alcuni compagni di Napoli appartenenti a Prima Linea avevano individuato non so come un ufficiale della Nato che abitava nei quartieri eleganti di Napoli. Si discusse la possibilità di eseguire un attentato nei confronti di tale ufficiale americano. Il progetto fu abbandonato per timore di reazioni che non avremmo potuto sopportare e che avrebbero potuto colpire anche persone non appartenenti all’organizzazione.

Nel corso delle due riunioni in due BR non fecero trapelare alcun sintomo di spaccatura all’interno della loro organizzazione in relazione alla gestione del sequestro Moro. Fu solo in seguito alla notizia dell’uscita del Morucci e della Faranda dall’organizzazione che venni a conoscenza di questo dissidio. Subito dopo l’arresto di Morucci e Faranda noi di Prima Linea manifestammo il desiderio di conoscere quale fosse la situazione delle Brigate Rosse romane. A noi interessava da vicino la situazione della colonna romana perché la stimavamo la più vicina, nel senso la più movimentista, alla nostra situazione. Il contatto, con ogni probabilità, fu preso da uno degli arrestati da ultimo del gruppo dei Castelli. Mi sembra che foose la persona che lavorava presso un’assicurazione.

L’incontro avvenne a Roma, vi partecipammo da parte nostra io e il Solimano. Da parte delle BR si presentò una persona che diede come suo nome di battaglia Claudio. Nell’immediatezza collegai questo Claudio a un certo “Sorcio”, per via delle fattezze fisiche, ben conosciuto nell’ambito del movimento romano e che mi risultava essere confluito nelle BR al seguito di Morucci. Solo dopo l’arresto, nel maggio 1980, vedendo le foto sui giornali l’ho identificato in Seghetti. L’incontro fu di breve durata, circa due ore e si svolse all’interno di una trattoria nella zona di San Giovanni. Non so in quale strada di preciso, ricordo soltanto che il Seghetti scelse questa trattoria dopo averne scartate altre due o tre. Egli ci diede la versione ufficiale della colonna delle BR sull’uscita di Morucci dall’organizzazione. Ci riferì in particolare che costui aveva tentato di egemonizzare la colonna romana e di esportare ad altre colonne la sua linea. L’organizzazione aveva inviato dei commissari politici, i quali hanno fatto una sorta di processo alla colonna romana.

«UN’ENORME DISTANZA TRA LE DUE POSIZIONI»

Il Seghetti ricordò anche che il Morucci si era dimostrato contrario all’esecuzione di Moro, ribadì che Morucci era sempre rimasto in contatto, secondo loro, con Piperno, Scalzone, Pace, ovvero i vecchi dirigenti di Potere Operaio e che di sicuro era stato da loro pilotato sin da prima del sequestro Moro, cioè da sempre. Nel senso che il Morucci non aveva mai interrotto i suoi rapporti personali con i grandi capi. Preciò che le azioni compiute da ultimo a Roma, omicidio Schettini a piazza Nicosia, erano opera della Colonna e non della frazione Morucci. Aggiunse da ultimo che il programma immediato della colonna romana era una campagna sul sociale in modo da riprendere i contatti con gli organismi di base. Un secondo incontro si tenne quindici, venti giorni dopo, sempre a Roma. Io non vi partecipai. Erano presenti per PL Solimano e Rosso, per le BR Seghetti ed un secondo che abbiamo identificato per le fattezze fisiche e per l’accento emiliano in Gallinari. Questo incontro si tenne in una casa delle Brigate Rosse. Non ricordo con precisione il luogo, mi sembra che la casa si trovasse nella zona di San Giovanni o nella zona dei Castelli.

Nel corso di questo incontro furono esposte le rispettive visioni politiche e si riscontrò nuovamente l’enorme distanza tra le due posizioni con difficoltà di comprensione delle terminologie, essendo quella di Gallinari tipicamente proto-comunista con abbondanti citazioni di Mao ed invece quella nostra proveniente da tutt’altra esperienza operaista e dalle BR qualificata come soggettivista.