logo Spazio70

Benvenuto sul nuovo sito di Spazio 70

Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
Buona lettura e non dimenticare di iscriverti sulla «newsletter» posta alla base del sito. Lasciando un tuo recapito mail avrai la possibilità di essere costantemente informato sulle novità di questo sito e i progetti editoriali di Spazio 70.

Buona Navigazione!

Lo chiamavano «il killer dagli occhi di ghiaccio». Michele Viscardi, il «super pentito» di Prima Linea

Redazione Spazio70

«Ho sollecitato questo interrogatorio perché intendo formalizzare la mia netta dissociazione dalla pratica della lotta armata che, a parte ogni considerazione di carattere morale, si è comunque rivelata fallimentare sul piano politico»

Sorrento (NA), 13 ottobre 1980. Gli uomini dell’antiterrorismo di Bergamo, in collaborazione con i colleghi di Napoli e Milano, sono impegnati da oltre una settimana nella ricerca di un pericoloso latitante. Secondo fonti affidabili il ricercato Michele Viscardi, 24 anni, militante bergamasco di Prima Linea, si troverebbe in un covo nell’area della costiera sorrentina con una falsa identità. L’operazione si colloca nel quadro delle indagini sugli omicidi dei giudici Galli e Alessandrini.

Posizionata in un territorio turisticamente strategico, la tranquilla cittadina di Sorrento permette di raggiungere in breve tempo Capri, Pompei e i comuni della Costiera amalfitana, vantando così una copiosa presenza di turisti anche a ottobre inoltrato. È proprio tra quei vacanzieri che «il killer dagli occhi di ghiaccio», come lo hanno ribattezzato alcuni giornalisti, sta cercando di confondersi. Non è solo, con lui c’è una donna: Maria Teresa Conti, anche lei ricercata da tempo con un mandato di cattura per banda armata e associazione sovversiva. Il segnale decisivo scatta alle 12.30 quando un commissario di polizia riconosce in un giovane claudicante, adagiato sulle stampelle, il temibile ricercato. La coppia di terroristi è sorvegliata a distanza. Alle ore 14.00 i due si trovano in Piazza Tasso e ignorando di essere circondati accedono con estrema tranquillità al ristorante La Pentolaccia, uno dei locali più noti della città. Non sospettano nulla, ordinano cannelloni, filetto e contorno.

Il pasto dura circa un’ora poi la coppia si alza, paga e si avvia all’uscita. «Non hanno nemmeno lasciato la mancia», dirà il cameriere ai giornalisti, qualche ora più tardi. Ad attendere i ricercati oltre la porta d’ingresso c’è un imponente schieramento di forze di polizia ad armi spianate. «Non sparate! non sparate! siamo disarmati!» grida Viscardi a gran voce, aprendo la giacca per dare conferma alle sue parole. In pochi istanti i due vengono immobilizzati e condotti al più vicino posto di polizia.

VERBALI DI INTERROGATORIO DI MICHELE VISCARDI

Oggi 13 ottobre 1980, ore 22.30 in Sorrento (NA) Comm/to di P.S. avanti il Giudice Istruttore dott. Palestra è comparso l’imputato sottoindicato, il quale viene avvertito in ordine ai propri obblighi e alle proprie facoltà, ai sensi degli articoli 78 e 171 c.p.p.

L’imputato risponde: Sono e mi chiamo VISCARDI Michele, nato a Bergamo il 20 maggio 1956, residente a Bergamo in via S. Tomaso n°34. Professione: operaio. Studi fatti: licenza media. Già condannato.

Alle domande rivoltegli, l’imputato risponde:

A.D.R. Non intendo rispondere ad alcuna domanda che mi viene posta in quanto mi dichiaro prigioniero politico e combattente comunista. Nomino mio difensore di fiducia l’avvocato Giuliano Spazzali del foro di Milano e mi riservo la nomina di eventuali altri difensori, in quanto allo stato non ricordo i nomi di un difensore che vorrei nominare e che è del foro di Firenze.

Oggi 17 ottobre 1980 nella Casa Circondariale di Bergamo avanti il Giudice Istruttore dott. Ottavio ROBERTO alla presenza del P.M. in persona del Sost. Proc. rep. dr. Avella è comparso l’imputato sottoindicato, il quale viene avvertito in ordine ai propri obblighi ed alle proprie facoltà, ai sensi degli artt. 78 e 171 c.p.p.-

L’imputato dichiara: Sono e mi chiamo VISCARDI Michele […] Confermo la nomina del mio difensore di fiducia nella persona dell’avv. Nicola ANGELO, qui presente, il quale accetta l’incarico limitatamente ai fatti per cui è competente il Tribunale di Bergamo e con riserva di valutare in prosieguo eventuali incompatibilità.

L’ Ufficio fa presente all’imputato che si procede a suo carico a seguito dei provvedimenti sottoindicati, già notificatigli dalla p.g. al momento dell’arresto.

– ordini di cattura nn, 44 e 45 emessi in data 8 e 9/5/1980 dalla Procura della Repubblica di Bergamo (il primo per i reati di associazione sovversiva – banda armata – possesso e fabbricazione di esplosivi; il secondo per l’assalto alla Caserma CC. di Dalmine 18/10/77 – con armi ed esplosivi);

– mandati di cattura nn. -60 e 69 emessi in data 13/10/1980 dall’Ufficio Istruzione del Tribunale di Bergamo (il primo in relazione all’attentato alla falegnameria Marconi in Ponte S.Pietro 24/2/1979, per il mancato attentato all’ing. Botti, con uso di armi e furti di auto, per il mancato attentato al dir. Trimboli; il secondo per l’attentato al deposito COMMIT di Zingonia 10/1/78 e reati connessi).

Si fa presente inoltre all’imputato che questo Ufficio si riserva di contestare in prosieguo altri reati che emergeranno e sono emersi dalle indagini, con speciale riferimento alla sigla delle “Squadre Armate Operaie”.

L’imputato dichiara: Mi dichiaro prigioniero politico. Mi assumo la responsabilità politica e militare di tutte le operazioni firmate Squadre Armate Operaie e Prima Linea nella bergamasca. Per il resto mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Chiedo che mi venga concesso di avere colloquio con il mio difensore Avv.to ANGELO, nonché con mio fratello MANZOTTI Giacomo e con la mia ragazza Anna BIONDA nel caso di sua scarcerazione. Chiedo, inoltre, che in quanto possibile io possa rimanere detenuto in questo Carcere per poter godere dell’assistenza dei miei parenti e della mia ragazza, nonché per continuare le cure già iniziate per la ferita da me riportata alla gamba destra.

– omissis –

Oggi 19 novembre 1980 in Bergamo, avanti di noi dott. Palestra Giudice Istruttore è comparso l’imputato sottoindicato che, avvisato delle facoltà che gli competono ai sensi dell’art. 78 c.p.p. ed alla presenza del dott, Avella e dott. De Siervo, nonché dei difensori di fiducia avv. Nicola Angelo e avv. Riccardo Olivati, che nomina con il presente atto, dichiara:

Sono e mi chiamo VISCARDI MICHELE […] Ho sollecitato questo interrogatorio perché intendo formalizzare la mia netta dissociazione dalla pratica della lotta armata che, a parte ogni considerazione di carattere morale, si è rivelata comunque fallimentare sul piano politico.

– omissis –

Oggi 20 novembre 1980 alle ore 14,30 viene ripreso l’interrogatorio dell’imputato alla presenza del G.I, dr. B. Melchionna, dei P.M. dr Avella e De Siervo, dell’avv. Nicola Angelo, anche in sostituzione dell’avv. Olivati, nonché del verbalizzante Tandoi Sabino, Brig. di P,S,

– omissis –

Per quanto riguarda ROMA voglio altresì precisare la presenza di un elemento non primario e cioè una infermiera grassotta, bassa e brutta che conobbi in occasione di un sopralluogo anzi della ricerca del posto vicino Tivoli dove avremmo seppellito le armi di cui ho parlato. In questa occasione fu proprio questa ragazza a portare le armi da Tivoli al posto di cui si tratta con la sua Renault 4 targata FR… di colore rosso, sulla quale fece salire anche noi, e cioè io, la BORELLI ed il SEGIO dei PAC, che avevamo portato le stesse armi da Roma a Tivoli con l’autobus di linea, Ciò avvenne nella primavera del corrente anno, dopo l’omicidio Galli e prima della rapina di Martinafranca, Il Bazooka seppellito a Tivoli fu trasportato in Italia, nei pressi di Venezia, via mare dalla Palestina, con la nota partita di armi (Kalashnikov ed altro ormai noto agli inquirenti).

– omissis –

Ho sollecitato questo interrogatorio perché intendo formalizzare la mia netta dissociazione dalla pratica della lotta armata che, a parte ogni considerazione di carattere morale, si è comunque rivelata fallimentare sul
piano politico. Preciso anzi che questa dissociazione aveva iniziato a maturare dopo l’omicidio GALLI, ed i fatti successivi nei quali sono rimasto coinvolto nascono infatti e si sviluppano in una logica diversa. In questa prospettiva, intendo dire tutta la verità, senza alcuna omissione o reticenza, su tutti i fatti criminosi nei quali sono stato coinvolto direttamente in questi ultimi anni o dei quali sono comunque venuto a conoscenza. Per opportuna schematicità, e a richiesta specifica del Magistrato, inizierò con i fatti più gravi, di cui esporrò le linee essenziali con riserva di approfondimento sui dettagli in sede di prossimi interrogatori, ai quali rinvio per tutti i fatti “Minori” (intesi cioè come quelli che non ebbero come fine o come conseguenza attacchi alla persona fisica), nonché i fatti specifici accaduti a Bergamo. Fermo restando che non ho mai personalmente sparato ad alcuno, ho preso parte ai seguenti fatti:

FATTI OMICIDIARI CON LA MIA RESPONSABILITÀ MATERIALE:

OMICIDIO ALESSANDRINI
Ho partecipato con Sergio Segio, Marco Donat-Cattin (che hanno sparato) Segio con una 38 Special, tre colpi, e Donat-Cattin con una Ruger 357 Magnum, quattro colpi di cui l’ultimo perforante, Bruno Palombi Russo (con funzione di autista della Fiat 128 bianca utilizzata per l’occasione) ed un giovane milanese, di cui non ricordo in questo momento il nome e di cui, dopo che potrò avere un po’ di concentramento mentale, credo di essere in grado di poter fornire alcuni indicazioni utili alla identificazione. Io e questo milanese avendo compito di copertura; io lanciai il fumogeno da marina. Per quanto riguarda la decisione organizzativa, essa è da ricondursi a Donat-Cattin, Segio, La Ronga, Solemano, Rosso (auto, in questo caso, come quasi sempre, del comunicato di rivendica) e forse Baglioni Enrico: dico forse perché non sono certo che a quella data quest’ultimo facesse parte del comando Nazionale.

OMICIDIO CIVITATE
Ho partecipato con Bignami Donat-Cattin, Sandalo (con funzione di autista) e Fabrizio Giai; quest’ultimo ed io avevamo funzioni di copertura; a sparare fu Bignami, con sei colpi di un Revolver Smit Wesson calibro 357. Per la decisione organizzativa è responsabile il Comando Nazionale indicato per Alessandrini, con l’escussione forse di Solemano arrestato.

OMICIO PAOLETTI
Ho partecipato con Bruno la Ronga, Giulia Borelli e Diego Forastieri. A sparare fu la Borelli con tre colpi di un Revolver 38, io ero in parte a lei e Forastieri fungeva da autista. Furono utilizzate per l’occasione numerose auto rubate anche da elementi bergamaschi, nessuno dei quali era comunque a conoscenza del progetto omicidiario. La decisione, come sempre, fu presa dal Comando Nazionale che allora era costituito da: LA RONGA, SEGIO,
ROSSO, ESPOSITO, GIAI, COSTAMAURIZIO e BIGNAMI,

OMICIO GALLI
Ho partecipato con Segio, Bignami, Albesano e un’altra persona, incaricata della custodia delle biciclette, di cui mi riservo di fornire qualche elemento utile per una possibile identificazione, che in questo momento non
sono in grado di ricordare. Io, Segio e Bignami eravamo nel corridoio, mentre Albesano era appena fuori. Io lanciai il candelotto fumogeno, mentre a sparare fu Segio con tre colpi di 38 Special, Comando Nazionale come per Paoletti.

RAPINA CON DUPLICE OMICIDIO DI CARABINIERI A VITERBO
Ho partecipato con Bignami, Segio e un romano di cui non conosco il nome che dopo questo fatto si è dato alla clandestinità. Di questo fatto voglio rievocare brevemente la dinamica: dopo la rapina e il primo defilamento ci trovavamo in un bar in attesa del pullman di linea per andare a Roma. Poco prima dell’arrivo di quest’ultimo giunse una pattuglia di carabinieri, che controllò il Bignami: questi mostrò dei documenti francesi, parlando francese e i carabinieri, che nel frattempo avevano fatto fermare il pullman, non ebbero niente da obiettare. “Passato” BIGNAMI, uscimmo anche noi tre dal bar diretti al pullman: a questo punto i carabinieri ci chiesero i documenti, nonché di vedere il contenuto della borsa del “romano”. Tirammo fuori le armi, e ci trovammo così Segio ed il romano sul carabiniere ed io sull’altro carabiniere (Bignami era praticamente sul pullman): intimammo l’alt ai Carabinieri, non si arresero. Ci fu una colluttazione con il carabiniere, nel corso della quale partì un colpo e mi ferì la gamba. Spararono poi un po’ tutti, e fuggimmo verso il casolare (noto anche alle cronache) sequestrando l’autovettura di una persona presente. Preciso che non fu usata nessuna delle armi trovate poi a Sorrento, o meglio preciso che a Viterbo fu usata la Beretta 925 trovata a Sorrento e che non è quella sottratta ai Carabinieri in quella occasione. Ci portammo poi nel casolare isolato, scelto casualmente, dove trovammo dapprima padre madre e due bambini e dove poi sequestrammo in casa altre dodici, tredici persone, man mano che arrivavano sul posto.

La Banca rapinata fu scelta da noi personalmente, dopo un lavoro di ricerca durato una settimana. In altre parole non vi fu nessun basista locale tanto che alla sera rientravamo regolarmente a Roma in autobus. Non mi
risulta che nel Viterbese vi fossero elementi, anche solo di appoggio, di Prima Linea.

FATTI LESIVI CON LA MIA PARTECIPAZIONE MATERIALE:

SCUOLA DI AMMINISTRAZIONE AZIENDALE – TORINO
Ho partecipato con Segio, Bignami, Maria Teresa Conti, Zambianchi, Biai, D’Ursi, Albesano, Ronconi, Rosso, Palmero e una bolognese di cui non ricordo il nome, anzi Liviana Tosi (lettrice del comunicato in aula). Eravamo armati tutti e tutti con giubbotti antiproiettile: personalmente avevo un Kalashnikov, passato ad un altro nel corso dell’azione. L’azione aveva esclusivamente finalità di gambizzazione. La decisione fu del Comando Nazionale, identico a quello del caso Galli.

FATTI LESIVI CON MIA RESPONSABILITA’ ORGANIZZATIVA:

TENTATO OMICIDIO ARCHITETTO LENCI – ROMA PRIMAVERA ’80
L’azione fu discussa e organizzata nel “Comando Sud”, del quale facevo parte con Segio, Ronconi, Bignami, Borelli, Rosso ed Esposito. L’azione fu materialmente condotta da Bignami (con ruolo di copertura), Borelli, Ciro Esposito (che sparò con una due pollici Astra 38 Special, dotata di un rudimentale dispositivo silenziatore che finì col deviare il colpo), e “Sergio” (N.D.B.), di cui mi sfugge il nome e che so colpito da mandato di cattura per l’omicidio Torreggiani.

FATTI OMICIDIARI DA ME CONOSCIUTI:

LORUSSO – TORINO 1977
Ho saputo da Bignami che vi parteciparono, quantomeno, lo stesso Bignami (che sparò) e Silveria Russo.

OMICIDIO IURILLI – TORINO
Posso affermare con certezza che vi parteciparono, con altri, Sandalo, Bignami e Donat-Cattin.

OMICIGIO GHIGLIENO
Posso affermare con certezza che vi parteciparono Bignami (che sparò per primo), Hiai, Zambianchi, Sandalo e forse un altro.

OMICIDIO PEDENOVI
Posso affermare con certezza (fonte Segio) che vi parteciparono Segio stesso, Bruno Laronga e “l’Avvocato” (che sparò). Non so dire se vi possa essere coinvolto o meno Enrico Galmozzi.

OMICIDIO CALABRESI
Ho sempre sentito dire nell’ambiente della sinistra extraparlamentare della sua riconducibilità al servizio d’ordine di Lotta Continua.

OMICIDIO VACCHER
Posso affermare con certezza che è stato commesso da Bignami (con ruolo di copertura), Segio (con ruolo di autista), Roberto Rosso e Susanna Ronconi, che spararono. La decisione organizzativa è riconducibile agli stessi autori materiali, nonché a Laronga, Esposito ed un altro che non ricordo.

OMICIDIO PAOLELLA
Posso affermare con certezza che vi parteciparono (fonte Maresca) Maresca stesso, Solimano, Laronga, una ragazza condannata a Teramo per una rapina nel corso della quale erano stati sequestrati due carabinieri ed infine un’altra persona che non so dire se maschio o femmina.

ADR. Il “Paolo” autore della rapina del 30.4.1980 alla Cassa di risparmio di Torre Boldone, si identifica in DURSI Francesco.

ADR. Per quanto riguarda la gambizzazione dell’ing. ERKER posso affermare con certezza che vi parteciparono Sergio Segio (che sparò con un mitra un colpo solo, dopo che si inceppò la pistola con il silenziatore) e “GIANLUCA” di Sesto S. Giovanni. Può essere, come mi si dice, che vi abbia partecipato anche LARONGA. Per quanto riguarda, peraltro, la decisione organizzativa, è da ricondursi al bergamasco ed in particolare all’ambiente dei CPA.

ADR. Per quel che riguarda i tentativi di omicidio del Dr. TRIMBOLI, posso confermare che il piano entrò in azione tre volte: l’ultima volta (quella per intendersi, in cui l’azione fu sospesa per un equivoco sulla autovettura della vittima) registrò certamente la presenza, con altri che non ricordo, di Sergio Segio e Donat-Cattin.