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L’occupazione del Pio Istituto Artigianelli da parte del «Gynnasio Nichilista»

Redazione Spazio70

I giovani che daranno vita all'occupazione si autodefiniranno sulle pagine di «A-rivista anarchica» dei «dissociati, emarginati, devianti, tossicomani, culi, ladri, detenuti». A Reggio Emilia saranno noti anche per le loro proteste contro la psichiatrizzazione

Il 22 ottobre 1977 un gruppo di anarchici sfonda il portone di un ex istituto per orfani, occupandolo. Si tratta di una sede del Pio Istituto Artigianelli, un vasto complesso della curia di Reggio Emilia. Gli occupanti sono i ragazzi del «Gynnasio Nihilista», un eterogeneo gruppo di giovani che si autodefiniscono nelle pagine di «A-rivista anarchica» dei «dissociati, emarginati, devianti, tossicomani, culi, ladri, detenuti», e che a Reggio Emilia saranno noti anche per le loro proteste contro la psichiatrizzazione. Diciotto giorni dopo le forze dell’ordine intervengono per cercare di sgomberare il complesso.

«SOLO IL CONFLITTO TOTALE E PERMANENTE CON IL SISTEMA PUÒ LIBERARCI»

I «nihilisti» parlano dell’evento nel «Bollettino d’agitazione numero 0 – Gynnasio Nihilista dall’interno del collegio occupato»:

«Di primo mattino, alle livide luci dell’alba, blindati, P.S. e carabinieri corazzati, in numero tale come da anni nella “reggio tranquilla” non si vedevano, hanno infatti invaso l’area liberata scacciando brutalmente i sonnolenti compagni, inchiodati e letteralmente allibiti di fronte a tale esibizione di inutile forza, contemporaneamente divertiti però da tanta palese stupidità. Nessun panico tuttavia, nessuna paranoia ci ha attanagliato la gola e ci ha fatto abbassare la testa. Tranquilli, sereni, sicuri della nostra pratica distruttivo/creatrice, sapevamo con certezza che il coltello dalla parte del manico, l’avevamo avuto sempre ben saldo. Tra tanti dubbi, interrogativi, momenti d’impasse o di slancio, una consapevolezza però, fin dalla nascita del Gynnasio, ci ha sempre guidato: solo il conflitto totale e permanente con l’autorità in qualunque modo mostri il suo volto, può liberarci dalle pastoie in cui sempre più il consenso sociale cerca d’invischiarci o di sommergerci: da quest’atavica, quanto esaltante certezza è nato il nostro reciso NO! a qualsiasi patteggiamento con il sistema, il nostro rifiuto, prima etico che politico, a qualsiasi tentativo, per quanto suadente e mellifluo, di farci uscire dall’ex-lager Artigianelli, cercando poi di sciacquare la coscienza di tutti in un progetto di Svedesizzazione che mira a trasformare le barricate comunarde in lindi e quadrati giardini più consono ad una Stoccolma social-democratica…»

UNO SPAZIO ANTI-ISTITUZIONALE, LIBERO E LIBERTARIO


Sempre sulle pagine di «A», si chiarisce che lo scopo di «Gynnasio Nihilista» è quello di creare uno spazio anti-istituzionale, libero e libertario, da costruirsi insieme attraverso il dibattito e le attività comunitarie come studio e lavoro. La sera dell’occupazione viene verniciata una grande scritta sul muro di accesso agli ex Artigiannelli: «Da oggi 22 Ott.1977 agli ex-Artigianelli lo Stato è abolito».

Nella proprietà del collegio, prima e dopo l’occupazione, si incrociano storie particolari, come quella di Giovanni Lindo Ferretti che ne è stato studente: viene profondamente colpito dalla figura di Don Giuseppe Dossetti, che nel collegio è una istituzione, ex partigiano, teologo e filosofo dal forte pensiero politico. Nell’estate del 2001 il leader dei «CCCP» tiene un concerto in suo onore vicino Marzabotto.