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Buio Omega, di Joe D’Amato (1979)

Redazione Spazio70

Nonostante le critiche negative, per gli amanti del genere la pellicola di Massaccesi diventa presto un autentico «cult-movie» internazionale

Il 1979 è l’anno che sancisce l’ingresso del cinema italiano nel mondo del gore più estremo. Dopo «Zombi 2» di Lucio Fulci, che con gli effetti artigianali di Giannetto De Rossi ha reso i morti viventi ben più spaventosi degli omologhi d’oltreoceano, Joe D’Amato si accoda alla scia di sangue con un remake in chiave splatter del thriller gotico «Il terzo occhio», diretto da Mino Guerrini nel 1966. Il protagonista della storia è Francesco (Kieran Canter), un giovane imbalsamatore che non accetta la morte della fidanzata Anna (Cinzia Monreale): dopo averla dissepolta dal cimitero decide di avvalersi delle proprie competenze per tenere il corpo della ragazza in grande segreto accanto a sé. Orfano di entrambi i ricchi genitori, Francesco abita in una villa assieme alla perfida Iris (Franca Stoppi), la governante, ignorando che quella donna si è resa responsabile della morte di Anna mediante maleficio. Iris ha infatti intenzione di sposare il giovane e lo copre anche nel corso degli efferati omicidi che Francesco compie ai danni di due ragazze che, a turno, hanno la sventura di imbattersi nel corpo senza vita di Anna. Nel frattempo qualcuno sta indagando attorno alla villa.

UN TRIPUDIO DI CARNI CRUDE E SANGUE DI MAIALE

Se nel decennio precedente il tema della necrofilia era stato già velatamente affrontato da raffinati esteti del terrore come Riccardo Freda e Mario Bava, o anche dallo stesso Guerrini, qui è invece l’occhio dello spettatore a subire la dissacrazione finale di un percorso che da questo momento in poi non avrà più limiti. In Buio Omega si respira la stessa aria malsana dei fumetti horror-erotici italiani di quegli anni (Oltretomba, Terror, Storie nere, ecc.) ma con lo «shock estetico» prodotto da una macchina da presa che osa infrangere gli ultimi tabù rimasti ancora in piedi nel nostro cinema. Un tripudio di carni crude e sangue di maiale sostituisce con orrenda efficacia le materie plastiche degli effetti artigianali, mentre la violenza è scandita dai ritmi elettronici dei Goblin.

Girato in due settimane in Trentino Alto Adige (tra Bressanone e Campo Tures), il film esce nelle sale il 15 novembre 1979, ricevendo recensioni non proprio amorevoli, come quella del quotidiano La Stampa che riportiamo di seguito: «Il regista di questa pellicoletta (che con le generalità sue, Aristide Massacesi, firma la fotografia) imita alla casalinga i film dell’orrore, sia ricalcandone gli effettacci sanguinolenti di bassa macelleria, sia sfogandosi nella scimmiottatura di quanto di più repellente, in fatto di situazioni atte a produrre ribrezzo, si è visto nei film del genere. Le atrocità incalzano, allineate in tutta la loro crudezza. Il protagonista è un giovane imbalsamatore dilettante che conserva la cara salma, dissepolta e imbalsamata, della sua morosa e le si corica macabramente accanto per eccitarsi ogni qualvolta fa l’amore con altre donne prima di diventare il folle loro assassino. Quello che viene dopo ripugna anche soltanto a riassumerlo. In tema di “spaghetti-horror”, vale a dire di contraffazioni spudorate di prodotti, forestieri o nazionali non privi come modelli di un’allucinante loro attrattiva, qui si tocca decisamente il fondo. Al dilettantismo della regia corrisponde, in condizione di parità, quello degli interpreti».

Il Corriere della sera non si mostra più generoso e parlando di «indigesto guazzabuglio» descrive la pellicola affermando che «i cadaveri, ora imbalsamati, ora squartati con cura, ora cremati ora disintegrati con acidi nella vasca da bagno, sono i veri protagonisti di questa storia disgustosa fino alla noia, ambientata (chissà mai perché) in un villaggio alpino dell’Austria».

Nonostante le critiche negative, per gli amanti del genere la pellicola di Massaccesi diventa presto un autentico «cult-movie» internazionale, distribuito negli Stati Uniti come Beyond the Darkness, in Francia come Blue Holocaust e in Germania Ovest come Sado – Stoß das Tor zur Hölle auf.