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Nar. La fine degli agenti Buonantuono e Tumminello

Redazione Spazio70

Un terzo agente, Franco Epifanio, riuscirà a mettersi in salvo

Milano, 19 ottobre 1981. Un commando dei NAR è giunto da Roma per regolare un «conto in sospeso» nel capoluogo lombardo. Al volante di una BMW rubata c’è Alessandro Alibrandi, 21 anni, reduce dalla guerriglia in Libano al fianco delle milizie cristiano-maronite. A fornire indicazioni stradali accanto al posto di guida c’è il milanese del gruppo, Gilberto Cavallini, 29 anni, esecutore materiale dell’omicidio del giudice Amato, mentre ai sedili posteriori siede Walter Sordi, 20 anni, anch’egli di ritorno dall’esperienza di formazione militare in Medio Oriente. I ragazzi sono armati fino ai denti e pronti ad un’azione punitiva. L’obiettivo è un neofascista milanese di nome Giorgio Muggiani; il gruppo di fuoco lo considera «l’infame» responsabile dell’arresto di Cavallini di qualche anno prima.

UNA IMPRESSIONANTE SPARATORIA

Giunti nei pressi dell’abitazione di Muggiani, accade un imprevisto. Un’auto della Digos intima ai terroristi di fermarsi. Alibrandi schiaccia il pedale dell’acceleratore e ha inizio un breve inseguimento. Dopo poche centinaia di metri il militante dei NAR frena di colpo la vettura e apre lo sportello prendendo i poliziotti alla sprovvista. Lanciatosi fuori dall’automobile, Alibrandi impugna due pistole di grosso calibro e inizia a sparare all’impazzata contro gli agenti.

Raggiunto da quattro proiettili, l’agente Carlo Buonantuono (di anni 27) si accascia sul volante mentre i due colleghi, Vincenzo Tumminello e Franco Epifanio, rispondono al fuoco. Nel frattempo si sono uniti alla sparatoria anche Sordi e Cavallini. In via Vallazze, all’angolo con via Teodosio, si è appena scatenato l’inferno. L’agente Epifanio (di anni 22) rimane ferito e una volta sceso dalla vettura riesce a darsi alla fuga mentre per l’agente Tumminello (di anni 27) ormai non c’è più nulla da fare. Walter Sordi si impossessa della mitraglietta M12 del poliziotto ucciso e spara un’ultima letale raffica alla testa di Buonantuono.

I tre neofascisti rinunciano alla vendetta in programma e scappano sul primo treno Milano, 19 ottobre 1981.