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L’omicidio di Walter Rossi

Redazione Spazio70

I responsabili, Alessandro Alibrandi e Cristiano Fioravanti, saranno poi parte integrante dei «Nar»

Roma, 30 settembre 1977. La capitale è perenne terreno di scontri tra opposte fazioni di giovani e giovanissimi militanti. Appena ventiquattro ore prima, nel quartiere Monteverde, la sede di un’associazione culturale di sinistra è stata presa di mira da un gruppo di neofascisti armati di spranghe e catene. Dopo essere entrati nei locali nel corso di una riunione, gli aggressori hanno percosso e ferito alcuni degli attivisti lì presenti.

Secondo quanto riportato dal quotidiano «Lotta Continua», uno dei responsabili dell’incursione sarebbe Alessandro Alibrandi, figlio del noto giudice missino Antonio Alibrandi. Poche ore più tardi, nel quartiere Monte Mario, da una Mini Minor di colore beige con a bordo quattro giovani sono partiti dei colpi di pistola diretti verso tre ragazzi di sinistra intenti a chiacchierare nei pressi di Piazza Igea. Il diciassettenne Claudio Pirona si è salvato grazie alla sua borsa a tracolla che ha miracolosamente deviato il proiettile. La giovane Elena Paccinelli, invece, è rimasta ferita.

Il clima di tensione che si vive tra «rossi» e «neri» diventa sempre più preoccupante. Alcuni membri della sinistra romana hanno indetto una manifestazione di protesta. Partito da via Pomponazzi, un gruppo di autonomi sfila distribuendo volantini antifascisti lungo via Medaglie d’oro, non distante dalla sezione MSI della Balduina, una delle sedi politiche più «calde» di Roma. Secondo i manifestanti, i responsabili degli spari in piazza Igea si troverebbero proprio in quella base missina. I giovani di destra, tuttavia, non si sono fatti trovare impreparati e giunti anche da altri quartieri si schierano in strada a difesa della sezione. Tra loro vi sono anche Cristiano Fioravanti e il già citato Alessandro Alibrandi, due diciassettenni di Monteverde, membri fondatori dei Nuclei Armati Rivoluzionari, una sigla eversiva ancora inesistente che farà la propria comparsa pochi mesi più tardi.

TIANO, ROSSI E CRESCENZIO

Walter Rossi

Una camionetta della polizia separa i due schieramenti. L’atmosfera che si respira è pesantissima. Pochi mesi prima, il responsabile di quella stessa sezione del MSI, Enrico Tiano, è stato vittima di un attentato. Due giovani a volto coperto hanno esploso contro di lui cinque colpi calibro 22, colpendolo alla testa. Dopo una serie di delicati interventi, Tiano è sopravvisuto miracolosamente. Tra i missini a guardia della sezione vi sono ora dei giovani armati.

Ore 20:00. Il blindato scende lentamente lungo via Medaglie d’oro. Dietro al veicolo si incammina un gruppo di giovani neofascisti, muovendosi in riga come in un piccolo corteo. Parte una sassaiola tra le fazioni nemiche. Fioravanti e Alibrandi si staccano dal gruppo. Hanno con loro una pistola. Sparano entrambi. Walter Rossi, ventenne di Lotta Continua, cade a terra ferito alla testa.

Posa della lapide in ricordo di Walter Rossi, viale delle Medaglie d’Oro 107

Il proiettile prosegue la traiettoria colpendo anche un benzinaio poco distante. Si scatena il panico e la polizia inizia a caricare i manifestanti di sinistra. Quando giungeranno i soccorsi, il giovane Rossi sarà ormai privo di vita.

L’indomani, in tutte le città d’Italia, le reazioni dei gruppi di sinistra saranno estremamente violente, talvolta con esiti drammatici, come la morte di Roberto Crescenzio, studente estraneo alla militanza politica, rimasto intrappolato tra le fiamme del bar «Angelo Azzurro» di Torino, assaltato a colpi di bottiglie molotov poiché considerato un luogo di ritrovo dei fascisti.