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Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
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La rapina Nar nella casa di Fred Bongusto

Redazione Spazio70

Un bottino da diverse centinaia di milioni di lire tra soldi e gioielli

Roma, 26 aprile 1979. Ore 12:00. Al civico 30 di via Vincenzo Tiberio suona il citofono di un lussuoso appartamento. È la residenza del cantante Fred Bongusto, al momento fuori casa per lavoro. Ad aprire la porta è la governante che accoglie la richiesta di due sedicenti fattorini che affermano di avere un mazzo di fiori per la padrona di casa, la signora Gaby Palazzolo, moglie di Bongusto. L’imprudenza della donna lascia libero accesso a due terroristi armati, si tratta dei neofascisti Cristiano Fioravanti e Alessandro Alibrandi, militanti dei Nuclei Armati Rivoluzionari. Ad attendere i due in macchina c’è Valerio, fratello di Cristiano e leader del gruppo, pronto ad intervenire in caso di necessità. Le donne vengono colpite a pugni poi legate ed imbavagliate.

La signora Palazzolo, diversi anni dopo, ricorderà così quei momenti di terrore:

«Sembrava un commando. Si muovevano decisi. Portavano armi da guerra. Il più cattivo era il piccolo [Cristiano, ndA]. Con una mano impugnava la pistola. Un pistolone enorme».

«MIA FIGLIA LI CONOSCEVA»

Gaby Palazzolo

«Con l’altra», continua la signora, «mi sferrò un pugno in faccia. M’è rimasta la cicatrice sotto il labbro. Il cazzotto me lo diede al mento. Non svenni neanche per la paura. Ero terrorizzata. Mi curarono alla clinica Paideia. Uno dei due mi disse: “Tu sei una brava donna”. E ci credo, pensai. Con tutto quello che si portarono via. Una borsa di gioielli, persino il disco d’oro di Fred che stava esposto all’ingresso. Cristiano, durante il processo, disse che con quei soldi si comprarono un peschereccio per andare non so dove. Era un giro di ragazzi che conosceva mia figlia. Sembravano tutti per bene. Prima hanno fatto il baciamani e poi…»*

Dopo aver svaligiato la cassaforte i terroristi vanno via con un bottino di diverse centinaia di milioni tra soldi e gioielli.


* (Intervista tratta da: Mario Caprara, Gianluca Semprini, «Destra estrema e criminale» Newton Compton Editori, Roma 2014)

Roma, 26 aprile 1979. Ore 12:00. Al civico 30 di via Vincenzo Tiberio suona il citofono di un lussuoso appartamento. È la residenza del cantante Fred Bongusto, al momento fuori casa per lavoro. Ad aprire la porta è la governante che accoglie la richiesta di due sedicenti fattorini che affermano di avere un mazzo di fiori per la padrona di casa, la signora Gaby Palazzolo, moglie di Bongusto. L’imprudenza della donna lascia libero accesso a due terroristi armati, si tratta dei neofascisti Cristiano Fioravanti e Alessandro Alibrandi, militanti dei Nuclei Armati Rivoluzionari. Ad attendere i due in macchina c’è Valerio, fratello di Cristiano e leader del gruppo, pronto ad intervenire in caso di necessità. Le donne vengono colpite a pugni poi legate ed imbavagliate.

La signora Palazzolo, diversi anni dopo, ricorderà così quei momenti di terrore:

«Sembrava un commando. Si muovevano decisi. Portavano armi da guerra. Il più cattivo era il piccolo [Cristiano, ndA]. Con una mano impugnava la pistola. Un pistolone enorme».

«MIA FIGLIA LI CONOSCEVA»

Gaby Palazzolo

«Con l’altra», continua la signora, «mi sferrò un pugno in faccia. M’è rimasta la cicatrice sotto il labbro. Il cazzotto me lo diede al mento. Non svenni neanche per la paura. Ero terrorizzata. Mi curarono alla clinica Paideia. Uno dei due mi disse: “Tu sei una brava donna”. E ci credo, pensai. Con tutto quello che si portarono via. Una borsa di gioielli, persino il disco d’oro di Fred che stava esposto all’ingresso. Cristiano, durante il processo, disse che con quei soldi si comprarono un peschereccio per andare non so dove. Era un giro di ragazzi che conosceva mia figlia. Sembravano tutti per bene. Prima hanno fatto il baciamani e poi…»*

Dopo aver svaligiato la cassaforte i terroristi vanno via con un bottino di diverse centinaia di milioni tra soldi e gioielli.


* (Intervista tratta da: Mario Caprara, Gianluca Semprini, «Destra estrema e criminale» Newton Compton Editori, Roma 2014)