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«Non serviamo fascisti». Lo sciopero dei dipendenti del Mottagril Cantagallo contro Almirante

Redazione Spazio70

Negli anni Novanta le parole di un pentito arriveranno a ipotizzare perfino la progettazione di un attentato da parte di Ordine nuovo contro il punto ristoro

Almirante con una copia del Secolo d’Italia in occasione del buon risultato ottenuto al Movimento Sociale Italiano alle elezioni siciliane del 1971

Casalecchio di Reno (Bologna), 18 giugno 1973. Ore 12:30. Di ritorno da una manifestazione politica, l’onorevole Giorgio Almirante, leader del Movimento Sociale Italiano, fa tappa con alcuni amici di partito presso il «Mottagrill Cantagallo» sull’autostrada del Sole a circa quattro chilometri dal casello di Bologna Sud. Accomodatisi al tavolo dell’area ristorante, i clienti ordinano le pietanze da loro scelte e le prime portate vengono regolarmente servite. Il clima cambia drasticamente quando il segretario missino viene riconosciuto da uno dei camerieri. La notizia della presenza di Almirante si sparge rapidamente in tutto il locale. Dopo una breve consultazione gli uomini del personale decidono di incrociare le braccia e dichiarandosi in sciopero allertano telefonicamente il sindacato. «Noi qui non serviamo i fascisti e non serviremo nessun altro fino a quando costoro non saranno andati via!»

La reazione di disappunto del segretario del MSI è pacata e composta. Meno sobria quella di un uomo seduto accanto a lui che ha più di un alterco con alcuni camerieri. Nel ristorante iniziano a volare parole offensive e minacciose. Giungono nel locale anche i rappresentanti sindacali. Con estremo imbarazzo il direttore dell’autogrill porge le proprie scuse al parlamentare. Costretti a recarsi in un’altra stazione di servizio, i missini escono dall’edificio e chiedono ai benzinai di fare il pieno alla vettura. Quando gli addetti al carburante si rifiutano di servirli dichiarandosi antifascisti, si verificano gli ultimi momenti di tensione con alcuni scontri verbali. Allontanatisi dal Cantagallo, Almirante ed i suoi camerati si dirigono spazientiti verso un autogrill di Roncobilaccio.

LA RAPPRESAGLIA MISSINA

Casalecchio di Reno (Bologna), 21 giugno 1973. Ore 12:30. Due ragazzi sulla ventina entrano nel Mottagrill Cantagallo sparpagliando per tutto il locale volantini del MSI. Pochi minuti più tardi irrompono altri trenta giovani che gridano in coro slogan anti-comunisti facendo il saluto romano ai camerieri. Il gruppo è in cerca della rissa e istiga con ogni mezzo il personale mentre il direttore, intento ad allertare la polizia, invita i suoi dipendenti a non cedere in alcun modo alle provocazioni. Non riuscendosi a trattenere, un cameriere appallottola un volantino e dopo averlo lanciato via con disprezzo viene preso a schiaffi da uno degli incursori mentre altri gridano slogan e parole di disprezzo all’indirizzo degli altri uomini del personale. L’atmosfera è molto tesa. Nel locale ci sono una cinquantina di clienti che osservano la scena intimoriti.

Quando i fascisti decidono di andar via, alcuni di essi si scontrano con un barista che viene tempestato di pugni all’ingresso del locale. Finiscono malmenati anche due dei quattro poliziotti intervenuti per sedare i disordini. A quel punto il gruppo si dilegua rapidamente. Gli agenti riescono a trattenere uno degli aggressori, un ventenne originario di Casalecchio. Altri sei verranno denunciati a piede libero. Alcuni camerieri si tolgono la giacca e si mettono a lavoro al fianco delle forze dell’ordine, prendendo i numeri di targa dei fascisti e aiutando gli agenti ad identificare altri membri del gruppo. Ore 14:45. Una telefonata anonima al Mottagrill Cantagallo comunica la presenza di un ordigno esplosivo all’interno del locale. I clienti vengono fatti uscire in preda al panico e la zona è evacuata alla svelta. Gli artificieri accorsi sul posto, tuttavia, non rilevano nulla. Si tratta di uno scherzo.

Milano, 20 giugno 1997. Il neofascista pentito Martino Siciliano rivela ai giudici che un ordigno al Mottagrill in origine sarebbe stata un’idea realmente pianificata da Delfo Zorzi. Pur essendo ordinovista (e quindi anti-almirantiano) Zorzi avrebbe voluto dare ugualmente una lezione al personale comunista del Cantagallo con un attentato esplosivo che avrebbe danneggiato drasticamente l’intero locale. L’idea, sempre secondo Siciliano, sarebbe poi sfumata non appena si ebbe la notizia della spedizione punitiva organizzata da alcuni missini.