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«Dura? Gli avevo fatto i funghi, ma è morto». Caterina Picasso, la «nonna» delle Br

Redazione Spazio70

«La vita è cattiva, ecco perché sono diventata una brigatista rossa»

Caterina Picasso, nasce nel 1907 a Bargagli da una famiglia contadina. Nota alla stampa italiana come «la nonnina delle Brigate rosse», la signora balza all’attenzione delle cronache nell’ottobre del 1980 quando gli agenti dell’anti-terrorismo fanno una singolare scoperta. Nell’armadio del suo appartamento di Rivarolo (Genova) l’anziana donna custodisce un fucile mitragliatore, quattro pistole, quattro bombe a mano di tipo «ananas», due bombe anticarro e un fucile di precisione. Nell’abitazione, tra le altre cose, vengono rinvenuti anche un ciclostile, una macchina per fabbricare targhe automobilistiche, una macchina per scrivere IBM a testina rotante, apparecchi radio ricetrasmittenti (uno dei quali sintonizzato sulle frequenze della polizia), alcuni documenti falsi e circa tre milioni di lire in contanti. Un vero e proprio covo terroristico ad uso della colonna genovese delle Br.

«DURA? SAPEVO CHE AMMAZZAVA. MI DICEVA CHE LO FACEVA PER MIGLIORARE IL MONDO»

Caterina Picasso


La «nonnina» non esita a definirsi un prigioniero politico e mostra agli agenti il suo pugno chiuso. Per anni quell’appartamento ha ospitato alcuni noti brigatisti tra cui Riccardo Dura, l’intransigente capo della colonna genovese, descritto dalla Picasso come un ragazzo affettuoso e simpatico che le regalava i cioccolatini e le teneva compagnia. Condannata a quattro anni di reclusione, sconterà trentotto mesi nel carcere di Marassi.

«Io ho fatto la seconda elementare. Non so scrivere. Non sono cattiva, amo gli animali, la natura… ma gli uomini nella stragrande maggioranza sono cattivi. La vita è cattiva, ecco perché sono diventata una brigatista rossa».

Per anni al capezzale del suo uomo malato, poi deceduto per tubercolosi, la signora Picasso non ha mai avuto figli. L’unico per lei è stato il terrorista Riccardo Dura e lo ricorda con queste parole: «Ci siamo conosciuti grazie a un’inserzione sul giornale. Volevo affittare questa casa e lui mi offrì più di tutti. Ogni tanto mi faceva ballare, così, per gioco. Mi teneva soprattutto compagnia e io ero contenta. Stavo sempre così sola…».

Degli omicidi compiuti da Dura, tuttavia, la donna era consapevole. «Lo leggevo sui giornali. Mi diceva che lo faceva per migliorare il mondo». La signora Picasso, poche ore prima della strage di via Fracchia aveva invitato Dura a cena da lei. «Gli avevo preparato i funghi, lui non è venuto… ed è morto».

Fino all’ultimo giorno di vita la Picasso ha considerato le Brigate Rosse «i suoi ragazzi». La donna è morta in una casa di riposo nell’agosto del 1996. Al funerale erano presenti soltanto in tre oltre al prete: due anziane amiche e un lontano cugino.