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Eggardo Beltrametti, il curatore

Umberto Berlenghini

Nel maggio del 1965 Beltrametti è uno dei promotori e curatori del convegno dell’Istituto Alberto Pollio, all’hotel Parco dei Principi di Roma

Quanto poco ci vuole affinché il proprio nome finisca legato per sempre alle trame nere e alla cosiddetta strategia della tensione? A Eggardo Beltrametti bastano un paio di convegni e un libro, tutti curati da lui. Nato a Cuneo nel 1911, perseguitato dal refuso commesso da molti che gli cambiano il nome in Edgardo, Beltrametti si laurea in Lettere e Filosofia e dopo una breve parentesi come insegnante si dedica alla sua vera passione: il giornalismo. Negli anni Sessanta, è autore di saggi sulla cucina italiana, attività questa che, molti anni dopo, Federico Umberto D’Amato, alto dirigente del Ministero dell’Interno e capo dell’ufficio Affari Riservati, farà con maggior successo.

IL CONVEGNO ALL’ISTITUTO ALBERTO POLLIO

Con il bizzarro pseudonimo di Edgar P. Allan, Beltrametti pubblica con Urania interessanti racconti di fantascienza. Invalido di guerra, grazie alla sua diretta esperienza nella triplice veste di partecipante, osservatore e inviato sui luoghi delle più importanti rivoluzioni postbelliche di tutto il mondo, si specializza in materie strategico militari e affari internazionali, scrivendo articoli per varie riviste del settore. Diventa redattore di Europa Nazione, scrive in Rassegna Militare e in Il Carabiniere: successivamente collabora a Mondo d’Oggi, un settimanale che vede l’esordio nel giornalismo di Mino Pecorelli, e insieme a Filippo de Jorio dirige Politica e Strategia.

Nel maggio del 1965 Beltrametti è uno dei promotori e curatori del famigerato convegno dell’Istituto Alberto Pollio, all’hotel Parco dei Principi di Roma, considerato da molti come l’avvio della strategia della tensione; sua è la relazione «La guerra rivoluzionaria: filosofia, linguaggio e procedimenti» in cui si pone il seguente quesito: come deve rispondere il mondo libero al minacciato attacco del comunismo mondiale? Insieme a lui ci sono fra gli altri Pino Rauti, che pontifica sulla penetrazione comunista in Italia, Guido Giannettini, che espone le tecniche per fronteggiare la «valanga rossa», Giano Accame, che stando a granitiche certezze a tutt’oggi dure a morire, mostrerebbe di saperla troppo lunga su quello che avverrà in Grecia di lì a due anni, cioè il golpe militare. Per l’editore Giovanni Volpe, Beltrametti cura la pubblicazione degli atti del convegno con il sottotitolo «La terza guerra mondiale è già cominciata».

Durante l’estate dell’anno successivo scoppia una guerra a suon di inchieste e scoop fra le due più alte cariche militari del Paese cioè i capi di stato maggiore della Difesa e dell’Esercito Giuseppe Aloia e Giovanni De Lorenzo; fra «i due Aiaci», definiti così da Ferruccio Parri, c’è semplicemente un classico conflitto di potere.

IL PAMPHLET «LE MANI ROSSE SULLE FORZE ARMATE»

Aloia critica ferocemente il collega per la sua decisione di sospendere i corsi di ardimento, iniziativa questa che indebolirebbe l’efficienza dell’Esercito; dal canto proprio De Lorenzo, sostenuto dagli organi di stampa di sinistra grazie al suo passato nella Resistenza, attacca il filo atlantista Aloia facendo rivelazioni sui suoi presunti illeciti amministrativi: dall’acquisto di carri armati M60 all’utilizzo di fondi pubblici per il corredo da sposa della figlia.

Constatata l’indifferenza dei giornali, compresi quelli più moderati, a organizzare la difesa di Aloia ci pensa Beltrametti, da tempo suo stretto collaboratore, il quale incarica Giannettini e Rauti di scrivere un libro. I due vengono scelti perché il primo è un noto esperto di forze corazzate, quindi in grado di parlare della questione degli M60, il secondo perché bravo e navigato giornalista. Con lo pseudonimo di Flavio Messalla viene pubblicato «Le mani rosse sulle forze armate» nel quale gli autori chiariscono la faccenda degli M60 scagliandosi contro De Lorenzo che starebbe spalancando le porte dell’Esercito ai comunisti.

Finanziato da Aloia con due milioni e mezzo di lire e uscito in diecimila copie, il libello ha vita breve a causa di un improvviso e inaspettato incontro chiarificatore fra i due generali antagonisti che li porta a un accordo talmente avversato da Beltrametti da diventare causa della rottura dei suoi rapporti con Aloia. Quest’ultimo però ha ormai deciso e chiede all’ammiraglio Eugenio Henke, capo del SID, di far ritirare il libro dalla circolazione.

Ciò non impedisce alla controinformazione militante di ritenere Le mani rosse sulle forze armate come una prova dell’asse fra il mondo neofascista e quello militare. L’episodio genera anche sospetti e prese di distanza verso Beltrametti da parte di alcuni importanti esponenti di Avanguardia Nazionale che lo giudicano uomo legato ai servizi segreti, tanto da diffidarne quanto e più di quello che faranno in seguito con Giannettini.

Incurante delle feroci polemiche che lo hanno visto coinvolto, nel giugno 1971 Beltrametti cura a Roma la conferenza «Guerra non ortodossa e difesa» e invita alcuni dei relatori già presenti al convegno del Parco dei Principi di sei anni prima: il dibattito è aperto con la lettura di un telegramma di saluti da parte del Ministro della Difesa Mario Tanassi. La platea è composta da civili e militari di vari orientamenti politici a eccezione di quello comunista: durante i lavori si ribadisce che «la difesa deve adeguarsi al tipo di offesa moderna, soprattutto all’attacco rivoluzionario».

Nello stesso anno Beltrametti è autore del saggio «Contestazione e megatoni» dove accenna a «uno stato maggiore parallelo composto di militari e civili il quale, agendo nella clandestinità, provveda a mobilitare l’apparato clandestino formato da cittadini di sicura fede politica». Che stia parlando di Gladio senza saperlo?

FONTI: Eggardo Beltrametti Contestazione e megatoni, Giovanni Volpe, Roma 1971, Eggardo Beltrametti Il colpo di stato militare in Italia, Giovanni Volpe, Roma 1975, Guido Giannettini e Pino Rauti Le mani rosse sulle forze armate, Savelli, Roma 1975 (riedizione), Gianni Flamini Il partito del golpe (vol. 3°, tomo 1°), Italo Bovolenta, Bologna 1983, Virgilio Iliari Il generale col monocolo, Nuove Ricerche, Ancona 1994, Franco Ferraresi Minacce alla democrazia, Feltrinelli, Milano 1995, Giuseppe De Lutiis I servizi segreti in Italia, Editori Riuniti, Roma 1998