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David Kreiselburd e l’uccisione del pensiero liberale in Argentina

Michele Riccardi Dal Soglio

Kreiselburd e il suo giornale avevano esposto le contraddizioni del governo di transizione di Lanusse, inimicandosi definitivamente le forze armate. Tuttavia avevano iniziato a dirigere i propri strali anche contro il peronismo e la sua più che probabile affermazione nell'imminente ritorno alla democrazia elettorale

I primi giorni di luglio del 1974 non sono certo tranquilli per l’Argentina. Il primo giorno del mese è venuto a mancare il Presidente della Repubblica Juan Domingo Perón, rientrato in carica pochi mesi prima dopo un esilio durato diciotto anni. Al cordoglio genuino dei peronisti della prima ora, e a quello delle correnti giovanili della Tendencia Revolucionaria, si accompagna il senso di sgomento di una larghissima maggioranza della nazione che aveva appoggiato il caudillo alle ultime elezioni nella speranza che potesse e sapesse metter fine al crescendo di violenza politica nel Paese.

Speranza vana perché il vecchio generale, ormai stanco e debilitato, invece di placare gli animi, aveva voltato faccia alla gioventù peronista favorevole alla rivoluzione e quindi autorizzato la creazione della Triple A che, con i suoi squadroni della morte, già al momento del decesso di Perón, aveva seminato terrore e morte fra tutti i cosiddetti nemici della patria.

L’OMICIDIO DELL’EX MINISTRO ARTURO MOR ROIG

Arturo Mor Roig in una foto di metà anni Sessanta

Arturo Mor Roig in una foto di metà anni Sessanta

Con la successiva assunzione della presidenza da parte della debole e incompetente vedova del generale, ogni speranza di normalizzazione democratica del Paese sudamericano sembra svanire del tutto, per non parlare di un approccio liberale alla politica. La prima quindicina di luglio vede infatti l’assassinio a sangue freddo di due esponenti del pensiero liberaldemocratico argentino.

Il 15 luglio, data in cui Isabelita assume il mandato presidenziale, un commando di Montoneros entra in una tranquilla griglieria della periferia porteña e senza proferir parola massacra con una scarica di mitra uno dei commensali. Si tratta di Arturo Mor Roig, politico radicale di lungo corso ed ex ministro degli Interni del governo de facto di Alejandro Lanusse, che lo aveva nominato in questa carica nel quadro del GAN (Gran Acuerdo Nacional), proprio perché di area radicale, in qualità di garante della corretta transizione verso la piena democrazia e le libere elezioni del 1973 —alle quali il partito di Perón (ma non lui stesso) avrebbe potuto finalmente partecipare dopo anni di proscrizione e di democrazia menomata.

Quello di garante liberale in un governo non costituzionale, agli occhi di Montoneros, è di per sé un crimine che Mor Roig dovrà pagare con la vita per scoraggiare qualsiasi esempio di collaborazione con i militari e in genere ogni aspirazione a una patria popolare che non contempli esclusivamente l’opzione peronista.

GLI ATTENTATI CONTRO SALLUSTRO E KREISELBURD

Nemmeno due giorni più tardi, il 17 luglio, a cadere sotto il fuoco dei proiettili è David Kreiselburd, celebre avvocato e giornalista. Sequestrato da una cellula di Montoneros tre settimane prima, è stato da allora tenuto ostaggio in condizioni inumane all’interno di una tenda da campeggio, circondata da filo spinato, posizionata all’interno di una stanza di una villetta della località di Manuel Gonnet, comune dell’hinterland porteño.

Kreiselburd viene freddato con diversi colpi di arma da fuoco. I suoi sequestratori gli sparano in faccia, nel tentativo di coprirsi la fuga, dopo essere stati scoperti e accerchiati dalla Policia Federal. Un sequestro le cui modalità e l’epilogo ricordano molto da vicino quello dell’industriale italo-paraguaiano Oberdan Sallustro, direttore generale di Fiat Concord, rapito ed ed assassinato da ERP due anni prima.

Se tuttavia sequestro e l’uccisione di Sallustro, pur nella sua atroce barbarie, trova una collocazione nell’apparato ideologico e valoriale della guerriglia marxista leninista, l’assassinio di Kreiseburd non solo indigna l’opinione pubblica, ma la sorprende. Coloro che da anni seguivano il direttore del quotidiano El Dia, terzo giornale più importante della nazione, così come i suoi collaboratori più stretti, si aspettavano da tempo un attentato alla sua vita, ma proveniente da tutt’altra direzione.

David Kreiselburd, infatti, da diverso tempo, era stato fatto oggetto di ripetute minacce da parte della Triple A, che già in un’occasione aveva attentato alla sua incolumità a causa delle posizioni apertamente antiperoniste e anti-autoritarie in genere.

UNA VISIONE LIBERALSOCIALISTA

La pagina di un quotidiano argentino recante la notizia dell'omicidio di David Kreiselburd (fonte: pagina Facebook dedicata a Héctor Oscar Saraspe)

La pagina di un quotidiano argentino recante la notizia dell’omicidio di David Kreiselburd (fonte: pagina Facebook dedicata a Héctor Oscar Saraspe)

Kreiselburd, nato in seno a una umile famiglia di artigiani ebrei ucraini emigrati in Sudamerica —come i genitori di un’altra giornalista, Clarice Lispector— aveva da sempre combattuto qualsiasi espressione di autoritarismo, sia locale che internazionale. Ancora studente di giurisprudenza presso l’ateneo della città di La Plata, aveva organizzato uno sciopero in appoggio agli italoamericani Sacco e Vanzetti e questo in un periodo nel quale, come dimostrato dalla tristemente nota Semana tragica, in Argentina manifestare e scioperare poteva arrecare conseguenze gravissime.

Pochi anni più tardi, David Kreiselburd si fa inviare in qualità di corrispondente del suo giornale presso il teatro bellico apertosi con la guerra civile spagnola —finendo per combattere a fianco dei repubblicani di cui aveva perorato la causa sin dagli inizi nelle pagine delle sue cronache.

Se non fossero sufficienti queste esperienze giovanili a dimostrare la sua visione liberal-socialista, giova ricordare come all’indomani del colpo di Stato, che nel giugno 1966 aveva rovesciato il presidente costituzionale Arturo Umberto Illia, Kreiselburd e il suo giornale siano stati l’unica voce apertamente avversa alla autoproclamata Revolucion Argentina del generale Ongania. La maggior parte dei media nazionali avevano infatti osservato un atteggiamento ossequioso verso la dittatura, anche quelli che non avevano già da prima screditato e logorato, con una iniqua campagna stampa, la figura del presidente appena deposto.

Kraiselburd, liberale e umanista, era stato una spina nel fianco anche per il successivo presidente, Alejandro Agustìn Lanusse, il quale purtuttavia aveva iniziato un graduale processo di ritorno alla democrazia, ritenendo che il ruolo dell’esercito non fosse quello di detenere e amministrare il potere nazionale se non in condizioni di totale eccezionalità.

LA DENUNCIA DEL PENSIERO AUTORITARIO INSITO NEL PERONISMO

David Kreiselburd e il suo giornale avevano al contrario esposto continuamente le contraddizioni e le fragilità del governo di transizione di Lanusse, inimicandosi definitivamente le forze armate: tuttavia, con evidente lungimiranza, avevano iniziato a dirigere i propri strali contro il peronismo e la sua più che probabile affermazione nell’imminente ritorno alla democrazia elettorale.

Nella visione di Kreiselburd, peronismo e democrazia liberale non solo si erano dimostrati incompatibili durante i primi due mandati del caudillo (1946-1951 e 1951-1955), ma, nella fase storica che si presentava, il peronismo poteva solo proporsi come autentico rischio autoritario, indipendentemente da quale delle due anime in conflitto all’interno del movimento sarebbe riuscita a imporsi.

È questa strenua denuncia del pensiero autoritario e antiliberale a far guadagnare a Kreiselburd l’accusa di nemico della patria da parte della neocostituita Triple A. Il direttore di El Dia non solo non si piega alle minacce, ma dà anche un incredibile esempio storico di resistenza civile dinanzi alla deriva autoritaria e populista della neocostituita presidenza peronista. Durante il mandato interino di Raul Lastiri —Presidente provvisorio della Nazione, genero di Lopez Rega e, come molti altri dell’entourage di Perón, membro della Loggia P2— viene emesso un decreto che impone a tutte le testate giornalistiche presenti nel Paese di far riferimento esclusivo all’agenzia di stampa governativa Telam, proibendo di fatto le pubblicazioni di lanci d’agenzia forniti da agenzie straniere quali AP, Reuters, ANSA e altre.

UNA FIGURA POCO RICORDATA NELL’ARGENTINA ODIERNA

Il logo di Noticias Argentinas

Il logo dell’agenzia di stampa Noticias Argentinas, attiva ancora oggi in Sudamerica

L’intento di controllo e censura da parte del nuovo governo costituzionale è insomma più che evidente. Kreiselburd agisce riunendo attorno a sé i direttori dei maggiori quotidiani nazionali per finanziare e fondare una nuova agenzia di stampa —sempre nazionale sì, ma privata, indipendente e pluralista, che prende il nome di Noticias Argentinas— capace di rompere il monopolio sull’informazione giornalistica auspicato dal governo Perón (e di rimando dalla Loggia P2).

Come sottolineato dai suoi collaboratori di El Dia, l’intento di Kreiselburd fu anche quello di non screditare mai i giornali concorrenti per non provocare un ulteriore indebolimento dell’autorevolezza della stampa nell’esercizio della sua funzione di garante della libertà e della democrazia. Un ruolo che non doveva piacere troppo alla Triple A e alla tendenza rivoluzionaria peronista, perché fonte di autonomia e critica nei confronti di un potere che anche i Montoneros, sempre più militarizzati, intendevano ottenere e gestire senza garantire spazi al dissenso e al pluralismo politico, al pari dei loro antagonisti dell’estrema destra peronista.

Rogelio Alanis, collaboratore di Kreiselburd, evidenzia come l’omicidio, nell’ottica di Montoneros, sia spesso rientrato nella loro strategia di interlocuzione con il potere centrale, quella di «gettare un cadavere sul tavolo per negoziare». È quantomeno sintomatico che, nel caso di Kreiselburd, il corpo gettato non sia stato quello di un rappresentante della cosiddetta burocracia sindical, come successo con Timoteo Vandor o José Ignacio Rucci, ma quello di un nemico della patria comune a Triple A e Montoneros. Un fatto capace di sconfessare la retorica postuma, oggi così tanto in auge in Argentina e all’estero, sui giovani idealisti che avrebbero imbracciato le armi per combattere la dittatura.

A profilarsi invece, ancora una volta e in modo chiaro, è la natura illiberale del pensiero peronista, in tutte le sue derivazioni e ramificazioni, incluse quelle odierne, orientate a una manipolazione strumentale della memoria storica recente. Non è un caso che David Kreiselburd, pur insignito postumo del premio internazionale Maria Moors Cabot per il giornalismo, sia oggi poco o nulla ricordato in Argentina e che pure la pagina Wikipedia in lingua spagnola che lo cita indichi Montoneros come organizzazione marxista e leninista.

Evidentemente l’omicidio a sangue freddo di un giornalista liberaldemocratico è un ricordo scomodo e non funzionale a una narrativa del potere che oggi si professa progressista e popolare, nonostante sia erede di una visione populista e illiberale che, come tale, non ha mai amato né dimostrato di tollerare l’esercizio di un democratico diritto di critica.