logo Spazio70

Benvenuto sul nuovo sito di Spazio 70

Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
Buona lettura e non dimenticare di iscriverti sulla «newsletter» posta alla base del sito. Lasciando un tuo recapito mail avrai la possibilità di essere costantemente informato sulle novità di questo sito e i progetti editoriali di Spazio 70.

Buona Navigazione!

Prima di Videla. Biografia dello «stregone» López Rega, capo della famigerata «Triple A»

Michele Riccardi Dal Soglio

La storia di José López Rega, senza Perón, sarebbe stata quella di un uomo che nel migliore dei casi avrebbe coronato il proprio desiderio di notorietà come mediocre cantante di tango oppure astrologo di provincia

Il primo attentato della «Triple» al senatore Yrigoyen

Ancora oggi, dopo quasi cinquant’anni, l’ex senatore della Unión Civica Radical, Hipólito Solari Yrigoyen, ringrazia di aver acquistato a suo tempo, come auto personale, una Renault 6. Secondo lui, infatti, fu proprio la struttura fragile e leggera della popolare utilitaria francese a salvargli la vita: diversamente — dice — con un’autovettura più solida e compatta forse oggi non potrebbe raccontare quanto gli accadde il 21 novembre del 1973.

Quel mattino il senatore, come tutti i fine settimana d’estate, si apprestava a iniziare il lungo viaggio verso la sua città di residenza, Puerto Madryn, sulla costa atlantica del Chubut. Caricato il bagaglio sulla vettura, Solari Yrigoyen si era seduto e aveva girato la chiave nel quadro, innescando così l’esplosione dell’ordigno collegato all’accensione. Proprio grazie alla struttura leggera della R6, l’esplosione si era dissipata disintegrando il vano motore e proiettando l’auto contro la parete opposta del garage. Nonostante le gravissime ferite alle gambe, Solari Yrigoyen era riuscito ad allontanarsi dalla carcassa della vettura in fiamme, prima di crollare per il dolore.

Pochi giorni dopo, ancora intontito dai postumi delle anestesie, si erano presentati in visita ufficiale la vicepresidente argentina, Isabelita Perón — al secolo María Estela Martínez Cartas — e il ministro degli Affari sociali José López Rega. Mentre la vicepresidente si era lanciata in un’improvvida tirata contro le sinistre filo-marxiste, alle quali aveva attribuito l’attentato, il ministro si era limitato a proferire auguri di pronta guarigione. Due cose il senatore Yrigoyen non poteva ancora sapere: era stato la prima vittima della famigerata Triple A e il mandante dell’attentato lo aveva proprio lì, di fronte al suo capezzale.

I PRIMI ANNI. L’INCONTRO CON VILLONE E MARIA ESTELA MARTINEZ

Uno dei tomi a carattere «esoterico» scritti dati alle stampe, in gioventù, da Lòpez Rega

La storia di José López Rega, senza Perón, sarebbe stata quella di un uomo che nel migliore dei casi avrebbe coronato il proprio desiderio di notorietà come men che mediocre cantante di tango. In alternativa sarebbe stata quella di un astrologo di provincia: il canto e l’esoterismo avevano fin lì rappresentato, sin dai primi anni, le due principali passioni di López Rega — coltivate sfidando tanto l’ostilità paterna quanto il pubblico ludibrio — nel bel mezzo di una carriera da oscuro agente nella Policía Federal argentina.

La convinzione del giovane José López — il cognome Rega è quello della madre che egli aggiunge in un secondo tempo per distinguersi dalla massa di omonimi — è stata però quella di essere predestinato a una grande missione. Questo giustificherà un arrivismo utile a mascherare una evidente mancanza di qualità; sfruttando l’uniforme — non soltanto per arrotondare il salario con piccoli extra e ricevere qualche regalo dai negozianti del quartiere — López Rega riuscirà a entrare facilmente in contatto con una moltitudine di persone che potranno tornargli utili per le sue ambizioni.

Uno di questi è José María Villone, direttore di una radio locale, con il quale Rega entra in contatto durante i suoi tentativi di sfondare nella discografia. Massone e appassionato di esoterismo, con lui il futuro Lopecito stringe un legame di amicizia che durerà anni fino a quando Villone diventerà il capo dell’ufficio stampa di Maria Estela Martìnez, moglie e vice-presidente di Perón. In quei lontani primi anni Villone è però soprattutto l’uomo che mette in contatto López Rega con la famosa spiritista Victoria Montero, dal quale il futuro capo della Triple A cercherà di imparare in modo famelico e disordinato ogni segreto iniziatico del mondo degli spiriti dai quali spera di ottenere chissà quali poteri e rivelazioni. La Montero ha sentore della natura dell’allievo: non lo stima affatto e cerca di dissuaderlo dal dedicarsi alla scrittura per diffondere le proprie idee e visioni spirituali, adducendo il fatto che in quell’ambiente la sola forma per tramandare il sapere è il mezzo dell’insegnamento diretto. López Rega non le dà ascolto e, nella ricerca di qualcuno disponibile a stampare le sue deliranti pagine, viene a contatto con il mondo dell’editoria che pochi anni più tardi sarà cruciale nel consentirgli il suo accesso al potere.

L’ESILIO DI PERON E IL CONGEDO DALLA POLIZIA

María Eva «Evita» Duarte e Juan Domingo Perón

Nel frattempo una svolta professionale, invero di basso livello, sembra dimostrare a López Rega l’efficacia delle sue preghiere nel momento in cui viene destinato ai turni di guardia dell’elegantissimo Palacio Unzué — storica magione patrizia, sita nel quartiere di Recoleta, designata da Perón e dalla seconda moglie Eva Duarte come loro residenza personale. Destinato a sorvegliare gli accessi al giardino della sontuosa villa, meta di curiosi e visitatori che cercano di ottenere udienza dal presidente o dalla Primera Dama, López Rega entra in contatto con un’infinità di persone alle quali promette di intercedere presso i due millantando una vicinanza che in realtà non ha. Gli unici momenti in cui si può dire con certezza che sia stato vicino alla coppia è quando in un’occasione viene chiamato a far parte della scorta presidenziale, viaggiando in piedi sul predellino della limousine scoperta di Perón. Successivamente, tramite i suoi giri di conoscenze, López Rega chiede e ottiene di poter essere condotto dinanzi alla porta della camera in cui giace Eva Duarte, ormai già malata terminale di cancro, al fine di poter recitare alcune formule che avrebbero dovuto restituire la salute alla Abanderada del los humildes.

Evidentemente le sue invocazioni non devono aver sortito alcun effetto perché pochi giorni più tardi Evita Perón muore, dando inizio alla fase declinante della seconda presidenza peronista. Tutto questo è comunque sufficiente per convincere López Rega a millantare pubblicamente un’affinità spirituale con lo statista argentino, portando anche come esempio della predestinazione al servizio di Perón la propria nascita che cade giusto il 17 ottobre, data cardine nella liturgia laica del peronismo ortodosso.

Esiliato Perón nel 1955 e proscritto il partito assieme a ogni possibile riferimento allo stesso, non si intravedono per López Rega molte opportunità di concretizzare la sua aspirazione di lavorare al servizio del generale: inoltre durante gli anni della proscrizione, le sue note simpatie per il caudillo e per lo spiritismo umbanda non gli rendono certo facile la carriera all’interno della Policía Federal. Da qui il congedo nel 1962 e l’impegno a tempo pieno nella scrittura e pubblicazione di opere proprie — e altrui — di stampo esoterico, dopo aver trovato un nuovo lavoro presso la stamperia Suministros Gráficos.

LA LOGGIA MASSONICA ANAEL

Isabelita e Lòpez Rega a metà anni Sessanta

Questa stamperia, che funge anche da piccola casa editrice, ha forti legami con i sindacati e l’ambiente
politico della destra peronista: nel 1962, in occasione della campagna elettorale per i governi provinciali, essa cura la stampa dei manifesti del candidato peronista la cui partecipazione è consentita dal presidente Arturo Frondizi nonostante la proscrizione ancora vigente — fatto che costerà a quest’ultimo il rovesciamento manu militari. È negli uffici della Suministros Gráficos che López Rega viene presentato a Julio César Urien, capo della loggia massonica ANAEL: costui aveva ereditato la titolarità dell’organizzazione da un operaio argentino, Hector Caviglia, il quale, ben introdotto nel mondo massonico e spiritista umbanda brasiliano, assieme a Menotti Carnicelli aveva già cercato un approccio con Perón durante l’ultima fase della sua seconda presidenza, nel tentativo di convincerlo a promuovere un’alleanza con l’allora presidente brasiliano Getùlio Vargas.

I due statisti, secondo la loro visione mistica, sarebbero stati i nuovi liberatori dell’umanità propugnando l’unione di Paesi non allineati contro gli imperialismi americano e sovietico. Perón non aveva dato granché peso alle farneticazioni dei due mistici, impegnato com’era nel rivitalizzare le relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Vargas, invece, si sarebbe suicidato poco dopo. Tuttavia, la visione mistica di un Perón equiparato nel delirio esoterico di questa loggia a Cristo, Buddha e Krishna — destinato a condurre il progresso materiale e spirituale dei popoli di America, Africa e Asia per garantirne la liberazione in chiave antimperialista — viene ancora condivisa da Urien e seduce López Rega, il quale ritiene questa rivelazione la conferma della sua predestinazione a servire la causa peronista. Non a caso l’acronimo dei tre continenti citati è AAA, come la sigla della nefasta associazione paramilitare che López Rega creerà pochi anni più tardi.

Altro membro della Logia ANAEL è Bernando Alberte, ex militare e fedelissimo di Perón. È attraverso costui che López Rega riesce a incontrare personalmente Isabelita, la terza moglie del caudillo. Isabel è stata inviata in Argentina dal marito per la sua primissima missione politica, quella di ristabilire le consegne di Perón nella scelta dei candidati alle elezioni dei governi provinciali indette dal presidente Arturo Umberto Illia, il quale aveva rimosso nuovamente la proscrizione al movimento peronista. È in casa di Alberte che López Rega riesce a conoscere Isabelita, parlandole per qualche ora. Non è dato sapere che cosa si siano detti, ma quando pochi giorni dopo l’inviata speciale termina la propria missione, sullo stesso DC-8 di Iberia che la riporta a Madrid viaggia anche López Rega.

IL «PORTINAIO PIÙ POTENTE D’ARGENTINA»

Ancora un’immagine di José Lopez Rega e Isabelita. La presidente sarà a lui totalmente succube

È stato facile convincere Isabel Perón. Nonostante la delicata missione affidatale, resta una donna priva di carisma, senza alcuna esperienza politica e dalle capacità intellettuali non certo brillanti. Ma soprattutto è sin dall’adolescenza dedita allo spiritismo e all’esoterismo, eredità della famiglia che l’ha accolta e cresciuta quando viveva a Buenos Aires. L’affinità con López Rega è così forte che Isabelita lo chiama «fratello Daniel», considerandolo l’incarnazione dell’omonimo profeta biblico.

Molto meno facile è invece convincere Perón, che da principio fa buttar fuori di casa il nuovo arrivato dopo averne ascoltato i deliranti vaneggiamenti. López Rega, imperterrito, inizia allora una estenuante lotta di resistenza presentandosi ogni giorno, per settimane, dinanzi a Puerta de Hierro, chiedendo di essere ricevuto, mentre dall’interno Isabelita si impone al marito con la sua cocciutaggine e le minacce di abbandonarlo. Le pressioni finiscono per convincere l’anziano leader ad accogliere l’uomo in casa. Qui López Rega svolge le più umili mansioni di maggiordomo, con maniacale dedizione ed estremo servilismo, sopportando stoicamente anche le sfuriate e la derisione di cui Perón lo fa spesso oggetto in pubblico.

La salute del caudillo è già molto delicata. Forse proprio la sollecitudine e l’abnegazione con cui lo stesso López Rega inizia ad accudire anche ai compiti più sgradevoli di bassa infermeria riescono a guadagnargli la fiducia del vecchio generale, che ora lo fa assistere a ogni suo incontro con la pletora di personalità e personaggi — politici, ex presidenti, sindacalisti, guerriglieri di Montoneros, religiosi — che fanno pellegrinaggio a Puerta de Hierro sperando di ottenere udienza dal leader che, ancorché esiliato e distante,
resta una figura molto influente nel suo Paese.

Lopecito, nomignolo con cui Perón chiama López Rega, inizia a imporre la propria influenza arrivando a decidere autonomamente chi abbia diritto o meno di entrare nella residenza per parlare con il vecchio generale: questo gli fa ottenere da un giornale satirico dell’epoca la definizione di «portinaio più potente dell’Argentina», ma crea malumori e rotture anche con coloro che sono stati sempre, o si considerano, vicini a Perón — come il fedelissimo industriale Jorge Antonio che per anni ha finanziato l’esilio del «tiranno profugo» a Madrid e ha fatto da ponte con l’imprenditoria e il sindacalismo peronisti in patria.

IL RUOLO DELLA P2 NEL «RITORNO» DI PERON

Peròn decora Licio Gelli con il Collare di San Martìn, la più alta onoreficenza della Nazione Argentina

Questo amaro desencuentro — per citare un famoso tango — favorisce però altri interlocutori come per esempio Giancarlo Elia Valori, fratello di quel Leo presidente dell’ENI argentina, già amico di Perón da prima del suo esilio. Sono estremamente utili al generale le connessioni di Valori con gli ambienti del Vaticano, dell’imprenditoria di Roma e Buenos Aires, ma soprattutto i legami garantiti dalla antica appartenenza dell’italiano alla Loggia P2. A López Rega, Valori non piace: il sentimento è ricambiato, ma il manager è giocoforza l’anello di congiunzione con il gran maestro Licio Gelli. L’incontro tra López Rega e Gelli, avvenuto prima nel celebre Hotel Excelsior di Roma e poi a Villa Wanda, rappresenta per il maggiordomo e ora segretario personale del vecchio leader argentino, più che una sorta di epifania, il vero e proprio coronamento delle proprie aspirazioni politico-esoteriche. López Rega capisce che adesso ha davanti a sé un interlocutore molto più preparato, potente e autorevole di chiunque abbia incontrato in precedenza e che soprattutto può concretamente realizzare il sogno di restituire a Perón il potere e con esso il ruolo di leader e liberatore delle masse di quei continenti oppressi dai due imperialismi.

Il ritorno del generale inizia a essere preparato nel 1971 quando il presidente de facto Lanusse vara il cosiddetto Gran Acuerdo Nacional per riportare l’Argentina a libere elezioni, rimuovendo per sempre la proscrizione al partito peronista. Dal punto di vista di López Rega ciò richiede non solo i buoni servigi di Valori e Gelli, per organizzare e finanziare il rientro del generale, ma anche una buona dote di rituali esoterici propiziatori. L’episodio più noto avviene subito dopo la restituzione, come gesto di pacificazione nei confronti del vecchio leader, della salma di Eva Duarte, trafugata e occultata a Milano per anni. Per diverse notti López Rega convince Isabelita a dormire nella stanza sopra a quella in cui si trova il corpo mummificato della defunta Primera Dama, mentre egli officia lunghi rituali finalizzati a trasferirne il carisma, le qualità intellettuali e l’eccezionale vis oratoria, nell’attuale moglie e discepola del leader.

È superfluo aggiungere come gli spiriti non abbiano prestato il minimo ascolto alle richieste del fratello Daniel. Il progettato rientro in patria di Perón, però, non viene accantonato. Anzi, si realizza in due fasi: la prima, nel novembre 1972, quando il DC-8 di Alitalia, noleggiato come volo speciale, riporta trionfalmente il generale nel suo Paese dopo 17 anni di esilio insieme a una schiera di personaggi della politica, dell’industria e della cultura suoi sostenitori. Il finanziamento di questa impresa, che vede Perón soggiornare in Argentina per oltre un mese, è garantito da Valori e Gelli, il quale ha già ottenuto dai suoi interlocutori — tra cui il Dipartimento di Stato USA e il Vaticano — il riconoscimento e le garanzie per rappresentare gli interessi italiani e occidentali in Argentina promuovendo una politica tesa a eliminare il rischio di deriva marxista nel Paese e nel Continente.

È in quest’ottica che López Rega diventa braccio destro di Gelli nella sua opera di condizionamento politico. Insieme a lui anche altri membri del futuro gabinetto di governo vengono arruolati strategicamente nella P2, come ad esempio il cancelliere Juan Alberto Vignes, il già menzionato José María Villone e svariati altri. Lo stesso Gelli sarà nominato rappresentante diplomatico degli interessi commerciali italiani in Argentina e a sua volta console onorario della Repubblica Argentina a Firenze.

«QUI C’È BISOGNO DI UN SOMATÉN»

Un’auto della «Triple A». Al lato passeggero si nota Rodolfo Almiròn, capo della scorta di Isabelita Peròn, uno dei massimi esponenti della cosiddetta Triple A. L’uomo seduto alle sue spelle ha in mano un’arma di grosso calibro che spunta dal bordo del finestrino

La seconda fase, che coincide con il ritorno definitivo del generale in Argentina, ha luogo il 20 giugno 1973: Perón viene acclamato da una folla oceanica presso l’aeroporto di Ezeiza. Questa data resta marchiata a fuoco nella memoria storica argentina per via dell’omonima strage che si verifica nei minuti che precedono l’atterraggio del 707 di Aerolineas Argentinas sul quale il presidente Héctor J. Cámpora sta riaccompagnando in patria il generale e la moglie. Il massacro — conseguente allo scontro a fuoco scoppiato tra le due correnti opposte del peronismo — è in realtà un’imboscata nei confronti delle frange più a sinistra del movimento come Juventud Perónista e Montoneros, organizzata dallo stesso López Rega con la collaborazione di membri della Policía Federal e della cosiddetta burocracia sindical, la fascia più destrorsa dei leader sindacali fedelissimi a Perón e forse, ancor di più, a Lopecito. Insomma, una chiara dimostrazione di chi comanda, con il consenso del generale.

Da questo punto di vista sembra avere qualche fondamento la cosiddetta teoria dell’assedio con cui i giovani militanti peronisti cercano di giustificare la presa di distanza del generale e la sua radicalizzazione in favore di una politica sempre più repressiva nei confronti dei movimenti armati rivoluzionari e della stessa Juventud Peronista. Secondo varie testimonianze Perón, anziano e gravemente infermo, non avrebbe infatti voluto farsi carico di una terza presidenza; molto probabilmente, la persuasione e le spinte di López Rega e del suo entourage lo avevano infine convinto ad accettare. Lo stesso López Rega aveva in più occasioni dichiarato che in realtà il generale sarebbe deceduto nel 1966 e che solo lui, grazie al suo intervento spirituale e a complicati rituali necromantici, era riuscito a riportare in vita il leader affinché terminasse la sua missione per l’umanità.

Tuttavia, questa teoria che vede Perón come un vecchio malato e stanco, isolato dalla realtà politica del Paese, in balìa del suo segretario-stregone e della giovane moglie, ora vicepresidente, sembra più un’elaborazione freudiana di giovani militanti che devono in qualche modo reagire al pubblico
disconoscimento che il loro padre spirituale attua nei loro confronti. L’episodio è noto: durante la celebrazione del 1° maggio 1974, Perón li insulta definendoli «stupidi» e «imberbi» a favore di quella classe di sindacalisti mafiosi e corrotti che ormai formano la leadership politica peronista.

Il disconoscimento è ancora più doloroso dal momento che già dall’anno prima — a partire dall’attentato al
deputato radicale Solari Yrigoyen — si era presentata sulla scena la Triple A (AAA), acronimo di Alianza Anticomunista Argentina (che richiama anche quella triade continentale che secondo la Logia ANAEL Perón dovrebbe liberare). È un segreto sempre meno segreto che a capo di questa organizzazione di squadroni della morte, che minaccia e uccide ogni giorno i cosiddetti sovversivi di ogni grado e genere, ci sia lo stesso López Rega ora ministro degli Affari sociali e segretario della Presidenza.

È stato lo stesso Perón, secondo le testimonianze, a dare il suo beneplacito a questa organizzazione con una allusione — «qui c’è bisogno di un “somatén”» — alle formazioni di ultradestra che in Catalogna assassinavano gli oppositori al regime di Primo de Rivera.

DAL DISASTROSO GOVERNO DI «ISABELITA» ALLA GIUNTA MILITARE

Lòpez Rega con Gheddafi durante la missione diplomatica in Libia

Gli squadroni della Triple A hanno la sede logistica all’interno del seminterrato del ministero degli Affari sociali, situato proprio accanto alla Casa Rosada, dal quale escono, a bordo delle loro Ika Torino, in cerca dei propri bersagli. Ovvero intellettuali come Silvio Frondizi, fratello dell’ex presidente Arturo, e l’avvocato dei guerriglieri Rodolfo Ortega Peña. Assieme a loro anche deputati, giornalisti, cantanti e attori, tutti oggetto di minacce. In oltre un migliaio abbandonano l’Argentina, ma almeno altrettanti, se non il doppio, cadono vittime di bombe e proiettili oppure vengono sequestrati e torturati nelle dipendenze del ministero per poi essere ritrovati cadaveri.

La morte di Perón — accelerata anche dallo sciagurato tour de force di impegni pubblici cui López Rega aveva sottoposto il generale, impedendo l’assistenza dei suoi medici di fiducia — viene vissuta come un evento terribile per la nazione, ma finisce per arridere allo stregone. Diventata, per mandato costituzionale, presidente della repubblica argentina l’inetta Isabelita — incapace di organizzare anche solo una canasta di beneficenza — López Rega ha finalmente campo libero nella designazione in ogni carica dei suoi fedelissimi e nella gestione della politica economica, sindacale e financo estera, attribuendosi spesso prerogative che costituzionalmente non gli corrispondono. L’ex Lopecito, per esempio, capeggia delegazioni diplomatiche e sottoscrive accordi commerciali con quei Paesi — come Algeria e Libia — che strategicamente ritiene far parte del proprio disegno di alleanza antimperialista.

Mentre la spirale di violenza in Argentina aumenta a dismisura, con decine di attentati e omicidi ogni
settimana, sia per mano della Triple A che della guerriglia armata, Isabelita è sempre più debole mentre la figura di López Rega sempre più ingombrante e sinistra. La situazione economica, gestita male sin dagli inizi della presidenza Perón, peggiora significativamente dopo lo shock energetico del 1973-’74, nonostante le intese che López Rega sottoscrive con il colonnello Gheddafi. A metà del 1975 la contromisura è imporre, come nuovo ministro dell’Economia, l’oscuro Celestino Rodrigo — fino ad allora docente universitario e consulente aziendale, senza alcuna traiettoria politica — chiamato al governo dallo stesso Rega.

La ricetta shock per l’economia argentina — passata alla storia come El Rodrigazo, con una svalutazione drastica della moneta, il congelamento dei salari e il calmieramento dei beni di prima necessità — ha l’effetto di una bomba atomica sul Paese che, improvvisamente e per la prima volta, sperimenta gli effetti della povertà e della carenza di beni essenziali, con supermercati vuoti e il cibo venduto a prezzi reali, ma difficilmente accessibili, solo sul mercato nero. Sempre per la prima volta, l’intera nazione sperimenta uno sciopero generale di ogni settore, trasversale a tutte le firme sindacali, anche quelle fedelissime alla burocracia sindical della destra Perónista. Lo sciopero durerà compatto, paralizzando l’Argentina, per ben 48 ore, contro le misure del Rodrigazo e dello «stregone», come ormai iniziava a esser chiamato López Rega anche dalla gente comune.

La pressione dell’opinione pubblica nei confronti di María Estela Martínez, insieme a quella degli ambienti militari, diventerà presto insostenibile e Isabelita sarà costretta a una mossa di promoveatur ut amoveatur nei confronti del suo ministro e maestro spirituale. Nel luglio 1975 López Rega viene infatti nominato Ambasciatore plenipotenziario della nazione argentina e inviato fuori dal Paese in una missione diplomatica itinerante che in realtà non ha né capo né coda. Questo incarico decadrà quando, pochi mesi più tardi, il colpo di Stato della Junta militar composta da Jorge Rafael Videla, Orlando Ramon Agosti ed Emilio Eduardo Massera — quest’ultimo uomo della P2 sin dagli esordi — rovescerà, tra l’iniziale sollievo generale, il breve e disastroso governo di Isabel Perón.

Emessi dalla Junta i mandati di cattura per vari reati nei confronti dei membri del governo appena
decaduto, López Rega si rifugia sotto falso nome in Svizzera dove viene però scoperto nel 1982 da un fotografo. Messo sotto processo dalle autorità elvetiche per falsificazione d’identità, si rifugia prima nelle Bahamas e poi a Miami dove, accompagnato dalla fedele seconda moglie, viene rintracciato dalle autorità internazionali nel 1986. Il mandato di cattura questa volta è quello emesso dal nuovo governo
democratico del presidente Raùl Alfonsin che ha incriminato e portato in tribunale i responsabili dei delitti avvenuti negli anni precedenti, sia per mano della giunta militare che delle formazioni di guerriglia e paramilitari tra cui la Triple A.

Estradato e incarcerato in Argentina, López Rega morirà nel 1989, in attesa della sentenza, a causa di una grave forma di diabete. Rimane ancora oggi il dubbio se vivendo più a lungo avrebbe potuto fornire preziose informazioni sugli avvenimenti degli anni Settanta o se, semplicemente, «lo stregone» avrebbe continuato a mescolare la realtà dei fatti con i suoi deliri esoterici rendendo inestricabile il rapporto tra la verità storica e quella narrazione da realismo magico che compenetra da anni le vicende dell’Argentina del XX secolo.