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Rodolfo Walsh tra giornalismo, intelligence e lotta armata

Redazione Spazio70

In Argentina sono state scritte numerose biografie su Walsh, tutte ampiamente omissive sul suo passato nei Montoneros, preferendo concentrarsi sugli indiscutibili meriti come scrittore e giornalista

di Ceferino Reato

Rodolfo Walsh è il giornalista, scrittore e guerrigliero che detiene il maggior numero di onorificenze e riconoscimenti nella città di Buenos Aires. Gli sono stati dedicati quartieri, strade, viuzze, piazze e piazzette, scuole, centri di insegnamento, aule, sedi locali del peronismo, case popolari dei partiti di sinistra, monumenti, targhe, auditorium, cattedre, giornate accademiche e premi, oltre a libri, documentari e film. Molto più di quanto tributato a Ernesto Guevara, il Che. Persino una stazione della metropolitana nella capitale argentina porta il suo nome, proprio a una decina di isolati dalla mensa della Polizia federale che i Montoneros fecero saltare in aria il 2 luglio 1976 con una bomba posizionata proprio da uno dei sottoposti di Walsh. Fu il peggiore attentato degli anni ’70 e della storia argentina fino all’esplosione dell’edificio dell’Associazione mutua israelita argentina (AMIA), nel luglio 1994.

I Montoneros si erano specializzati nelle bombe vietnamite; oltre all’esplosivo includevano biglie d’acciaio che, al momento della deflagrazione, partivano come una raffica di morte riducendo a brandelli tutto ciò che incontravano sulla loro traiettoria, inclusi i corpi umani. A livello globale, l’attacco del 1976 è ancora oggi considerato come il più grave compiuto contro una sede di polizia.

LA TRANSIZIONE DALLA DESTRA FILONAZISTA ALLA SINISTRA RIVOLUZIONARIA

La copertina del libro Operación Masacre (1957) di Rodolfo Walsh

La fucilazione del 3 maggio 1808, dipinto a olio su tela di Francisco Goya, utilizzato come copertina del libro Operación Masacre di Rodolfo Walsh

In quel momento Rodolfo Walsh aveva quasi cinquant’anni ed era preceduto da un prestigio letterario ben meritato, iniziato con Operacion Masacre, il suo libro più conosciuto, formidabile resoconto della fucilazione di prigionieri del 1956 — agli esordi della cosiddetta Resistenza Peronista contro la proscrizione dell’ex presidente Juan Perón — ma anche modello di indagine giornalistica capace di anticipare un nuovo genere, a livello mondiale, che avrebbe arricchito il giornalismo con il ricorso alla letteratura. Oltre a questo, Walsh avrebbe in seguito scritto altre opere magistrali, come Quién Matò a Rosendo e Il caso Satanowsy. Questi libri lo resero popolare, tanto che durante i pranzi televisivi di Mirtha Legrand — che in Argentina è ancora oggi la nostra diva a quasi cento anni — le modelle affermavano di leggere alcuni dei suoi libri per darsi un tono intellettuale.

Oltre a essere uno scrittore, Walsh era un giornalista e un notevole cronista. Con il tempo radicalizzò il suo impegno politico diventando un guerrigliero specializzato in operazioni di intelligence, un ambito oscuro in cui era in grado di sfruttare i suoi molteplici contatti con militari, poliziotti, diplomatici, intellettuali e artisti. All’epoca dell’esplosione della mensa della polizia, aveva già completato un percorso comune tra i rivoluzionari argentini passando dalla destra filonazista e antiperonista alla sinistra rivoluzionaria e peronista.

«LA GUERRA COME L’AVEVAMO IMMAGINATA NEL 1975-76? A LIVELLO MILITARE È PERSA»

José María Salgado

José María Salgado

Prima del massacro nella mensa della polizia, Walsh aveva partecipato ad altre operazioni molto rilevanti dei Montoneros come il rapimento dei fratelli Born — due magnati argentini per i quali erano stati sborsati sessanta milioni di dollari dell’epoca, la cifra più alta pagata nel mondo per un riscatto — e l’esplosione della barca del capo della Polizia federale, il commissario generale Alberto Villar.

Quando l’agente infiltrato José Maria Salgado lasciò la bomba su una delle sedie della mensa, i militari avevano già portato a termine il colpo di Stato e stavano eseguendo il loro sinistro piano di repressione che avrebbe lasciato un saldo di migliaia di prigionieri desaparecidos. I Montoneros erano convinti che la gente avrebbe accolto bene la notizia di questo attentato, ma così non fu; anzi, fu considerato come un atto di terrorismo che peraltro aveva ucciso agenti di polizia di grado molto basso oltre a una civile — dato che in quella mensa potevano pranzare anche le persone del quartiere di Monserrat, nel centro di Buenos Aires.

Rodolfo Walsh era ovviamente d’accordo con l’attacco, ma pochi mesi dopo cambiò posizione quando si rese conto che, come scrisse ai vertici della dirigenza di Montoneros guidata da Mario Firmenich, «la guerra come l’avevamo immaginata nel 1975-76 è persa sul piano militare». Questo avvenne il 2 gennaio 1977.

L’ABBANDONO DELLE AZIONI ARMATE INDIFFERENZIATE

Una immagine stilizzata di Rodolfo Walsh utilizzata per la creazione di un monumento ai giornalisti scomparsi durante la dittatura civico-militare argentina (1976-1983)

Una immagine stilizzata di Rodolfo Walsh utilizzata per la creazione di un monumento ai giornalisti scomparsi durante la dittatura civico-militare argentina (1976-1983)

Il rapporto della cellula di Walsh recava un titolo in linea con quegli anni di piombo: «Contributo a un’ipotesi di resistenza». La sua maestria giornalistica e letteraria gli permise di sintetizzare così: «Se le armi della guerra che abbiamo perso erano il FAL (fucile) e l’Enarga (granata), le armi della resistenza che dobbiamo brandire sono il ciclostile e le bombe fatte in casa».

La frase incorporava i principi che Rodolfo Walsh e il suo team proponevano per la nuova, assai creativa, linea militare che, secondo loro, doveva essere adottata rapidamente dai Montoneros per ripresentarsi come un’alternativa di potere socialista. Tra questi principi, ce n’erano due fondamentali: «L’abbandono del terrorismo individuale, che “scompiglia più le proprie forze che quelle del nemico (Lenin)”» e l’astensione dal compimento «di qualsiasi azione militare indiscriminata che impedisca di fare politica in seno al nemico o ci sottragga il vessillo fondamentale dei diritti umani».

In altre parole, fu il primo a rendersi conto che i Montoneros avevano perso la guerra e dovevano cambiare indossando la casacca dei difensori dei diritti umani; fu questo il suo lascito più rilevante. Walsh sarebbe stato ucciso poco dopo, il 25 marzo 1977, da un grupo de tareas della marina militare che voleva condurlo vivo in un nascondiglio della ESMA per estorcergli tutte le informazioni di cui era in possesso. I suoi resti, a oggi, risultano ancora dispersi.

UN UOMO CHIAVE NEI SERVIZI DI INTELLIGENCE DEI MONTONEROS

Il libro di Ceferino Reato sulla strage del 2 luglio 1976 nella mensa della Superintendencia Federal de Seguridad

Il libro di Ceferino Reato sulla strage del 2 luglio 1976 nella mensa della Superintendencia Federal de Seguridad

In Argentina sono state scritte numerose biografie su Rodolfo Walsh; tutte omettono o nascondono il suo passato da guerrigliero, in particolare la sua partecipazione determinante nelle operazioni più rilevanti decise dai vertici Montoneros. Preferiscono focalizzarsi sui suoi incontestabili meriti come scrittore e giornalista e menzionare solo di passaggio che fu un «intellettuale impegnato» nella rivoluzione socialista.

Secondo la figlia Patricia, Esteban — questo era il nome di battaglia scelto da Walsh in onore di suo padre, Miguel Esteban — «era orgoglioso di essere diventato un combattente. E proprio a lui, che si è tanto battuto per sostenere una versione rigorosa della verità, non possiamo certo cercare di correggere la biografia. Come possiamo pensare di volerla riscrivere?»

Walsh era l’uomo chiave del servizio di intelligence e informazioni dei Montoneros all’interno del quale svolgeva molteplici compiti, anche con diversi nomi di battaglia. Il settore dipendeva direttamente dalla segreteria militare della Conduzione nazionale e dall’esercito montonero. Non è che Esteban e i suoi collaboratori si incontrassero per giocare a scacchi e risolvere enigmi e indovinelli. Probabilmente lo facevano nel loro tempo libero, perché erano due delle molte passioni di Walsh, ma la sua intensa attività di intelligence aveva tre obiettivi: 1) raccogliere informazioni utili per la lotta guerrigliera; 2) diffonderle in modo selettivo per eludere la censura della stampa e influenzare l’opinione pubblica; 3) confondere il nemico.

AL SERVIZIO DELLA NASCENTE RIVOLUZIONE CUBANA. LA FONDAZIONE DI ANCLA

Documento declassificato CIA: l'organizzazione di comando delle operazioni nella Baia dei Porci

Declassificato CIA: l’organizzazione di comando delle operazioni nella Baia dei Porci

Una delle sue specializzazioni era decifrare messaggi criptati provenienti dalle forze militari e di polizia. Anche qui lo precedeva la sua fama. Nel novembre del 1960, mentre lavorava per l’agenzia di stampa Prensa Latina, al servizio della nascente rivoluzione cubana e del regime di Fidel Castro e Che Guevara, decifrò un rotolo di carta di mezzo metro di lunghezza pieno di lettere e numeri, che risultò essere un dettagliato rapporto del capo della Central Intelligence Agency (CIA) inviato dal Guatemala alla sede di Washington sui preparativi di uno sbarco a Cuba.

Il Premio Nobel per la Letteratura Gabriel García Márquez era uno dei compagni di lavoro di Walsh e scrisse questa storia che ebbe un finale adeguato: Prensa Latina non poté pubblicare nulla del ritrovamento, che fu invece molto ben impiegato dal governo cubano per sventare l’invasione degli esiliati cubani sostenuti dagli Stati Uniti a Playa Girón, baia dei Porci, nel 1961. Un successo sotto ogni aspetto che aumentò il prestigio della rivoluzione socialista.

Ma Walsh non si dedicava soltanto all’intercettazione. Ha anche fondato la Agencia de Noticias Clandestina (ANCLA). Il particolare acronimo confondeva i militari che certamente si domandarono chi si nascondesse dietro a questa particolare agenzia di stampa caratterizzata da un linguaggio giornalistico neutro, sobrio e preciso, capace di diffondere durante la dittatura informazioni di prima mano su argomenti scottanti, come le lotte interne tra l’Esercito, la Marina e l’Aeronautica.

L’agenzia di Walsh — in quel contesto operante con un altro «alias»: Basualdo — raggiunse il suo obiettivo originario: il primo comunicato fu diffuso nel giugno 1976 e la dittatura impiegò ben dieci mesi per arrivare ai Montoneros, complici anche i sospetti di esercito e marina che continuavano a sospettarsi reciprocamente responsabili dell’origine di quelle informazioni.

INFILTRARE L’ESERCITO, LA MARINA E LA POLIZIA FEDERALE. IL RUOLO GIOCATO DA WALSH

Un’altra delle sue creazioni, Cadena Informativa, fu realizzata solo da lui, a partire da dicembre 1976, quando gli venne in mente di diffondere brevi informazioni, di taglio militante, per denunciare la dittatura. Walsh pensava che uno dei modi per combattere il timore paralizzante fosse coinvolgere più gente possibile nella circolazione di queste notizie, evitando riunioni rischiose, lontano dai luoghi pubblici. «Riproduci queste informazioni, falle circolare attraverso i mezzi a tua disposizione: a mano, a macchina da scrivere, a ciclostile. Manda copie ai tuoi amici: nove su dieci le stanno già aspettando». Fu questo il lancio di marketing rivoluzionario che accompagnava la diffusione dei testi.

Molto importante per i Montoneros fu il ruolo di Walsh come coordinatore di tutti gli infiltrati del gruppo guerrigliero nell’esercito, nella marina e nella polizia federale. Come il peronismo, questa organizzazione politico-militare attraversò tutti i settori sociali; molti figli di militari e poliziotti divennero attivi collaboratori all’interno delle forze armate e di sicurezza.

Lo stesso Salgado, il ragazzo di 21 anni che posizionò la bomba nella mensa della polizia, era figlio di un avvocato e nipote di un generale, oltre che il protetto di un commissario generale della polizia.

*Giornalista e scrittore, il suo ultimo libro è Masacre en el comedor: La bomba de Montoneros en la Policía Federal. El atentado más sangriento de los 70. Per leggere l’articolo in lingua originale, clicca qui.