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Storie di droga al «Chiamate Roma 31 31». La testimonianza di Carla

Redazione Spazio70

«Stai parlando un po' troppo. Sono preoccupato per te»

Una pubblicità con Franco Moccagatta

Milano, luglio 1973. Via Fiori Chiari, zona Brera. Il dottor Filippi, della squadra narcotici della questura, soccorre una ragazza che si è accasciata poco prima dietro un’automobile. La giovane viene immediatamente ricoverata al Fatebenefratelli, in rianimazione. Saranno sufficienti alcune ore di cure per riprendersi, ma nella tasca della gonna viene trovata una bustina contenente mezzo grammo di droga, precisamente eroina. Carla – la chiameremo così – viene giudicata presto fuori pericolo, ma le autorità sono interessate a sapere qualcosa di più sul suo conto. Emerge che non è di Milano, ma di Genova: ha da poco compiuto diciotto anni ed è figlia di un funzionario Sip, la compagnia dei telefoni. Qualcuno evidentemente dotato di buona memoria ricollega il suo nome a quella voce femminile che qualche mese prima, nel dicembre 1972, era stata udita da centinaia di migliaia di italiani grazie alle onde radio della popolare trasmissione «Chiamate Roma 31 31».

Quella della ragazza era stata una testimonianza scioccante, poi più volte ripresa e approfondita all’indomani degli avvicendamenti nella conduzione della stessa trasmissione: il grande Franco Moccagatta aveva infatti dovuto lasciare spazio alla coppia composta da Paolo Cavallina e Luca Liguori. Se la storia di Carla era venuta alla ribalta proprio grazie al fiuto di Moccagatta, Cavallina e Liguori avevano continuato a occuparsi del caso intervistando telefonicamente i genitori della ragazza che avevano poi deciso di affidare all’etere un appello all’indomani dell’ennesimo allontanamento della figlia da casa.

«ORA TI TROVI IN CATTIVE ACQUE»

«Ho fatto tutto quello che era possibile fare», aveva detto il signor Maurizio alla radio, «sono in contatto giorno e notte con le questure di Milano, Roma, Torino e Genova e ricevo segnalazioni. Sto spendendo un mucchio di soldi. Ho pagato, per giorni, i capelloni di piazza De Ferrari affinché mi fornissero qualche particolare. Una traccia, insomma. E’ stato tutto inutile».

Quando Carla aveva deciso di prendere la cornetta e comporre il numero della popolare trasmissione, il padre Maurizio era in ufficio con la radio sintonizzata proprio sulle frequenze di «3131». «Ho sentito la voce di mia figlia e mi è venuto un colpo. Carla, la mia Carla, stava raccontando storie di droga, storie che avevano per teatro Genova. In quel momento ho temuto per lei». Un profluvio di dichiarazioni che effettivamente avevano portato lo stesso conduttore Moccagatta a consigliare prudenza: «Carla, stai parlando un po’ troppo. Sono preoccupato per te», aveva detto il giornalista alla giovane durante il filo diretto. Di positivo c’era stato però il ritorno a casa della ragazza poco dopo la chiamata. Le sue fughe – «peraltro brevi», come ricorda il padre – si concludevano sempre così. E’ però da quel giorno che cominciano ad arrivare al domicilio dei genitori di Carla numerose missive, tra cui quella di un detenuto che rimprovera la giovane per le parole usate in trasmissione. «Ora ti trovi in cattive acque», era stato l’inquietante senso del messaggio.

«GLI ISTITUTI DI DISINTOSSICAZIONE? LA DROGA ARRIVA PURE LÌ»

Luca Liguori e Paolo Cavallina (fonte: Amolaradio.it, il sito sulla radio di Raffaele Vincenti)

Che cosa aveva detto Carla di così pericoloso? Raccontando la propria esperienza nel mondo della droga, aveva descritto gli effetti degli stupefacenti e svelato molti particolari sui metodi di spaccio che riguardavano la «piazza» di Genova. Aveva fatto anche dei nomi e questa era stata la principale ragione per la quale le erano state recapitate minacce di morte. Senza contare, poi, le accuse rivolte all’amministrazione penitenziaria di Marassi, agli ospedali e perfino ai responsabili degli istituti di disintossicazione. «Perché gli stupefacenti arrivano pure lì», aveva detto, «e quando uno entra nel giro, non lo lasciano più vivere. Se lo riprendono comunque, con le buone o con le cattive».

Nel marzo 1974, quasi due anni dopo l’inattesa notorietà giornalistica e radiofonica, Carla si sposa. Il fidanzato si chiama Luciano ed è un 24 enne originario di Taranto. Anche lui ha avuto una adolescenza tormentata, senza però avere a che fare con i cosiddetti «paradisi artificiali». Luciano ha promesso a Carla di portarla dalla sua famiglia in Puglia e di garantirle una esistenza serena. Forse un piccolo raggio di sole per due ragazzi sfortunati.