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«Siamo noi a reggere le sorti del cinema italiano». Parlano i gestori dei cinema porno di Milano (1981)

Redazione Spazio70

Da un articolo di Michele Focarete per il Corriere d'informazione del 14 agosto 1981

A Milano ogni giorno circa 20 sale proiettano film pornografici. Questo genere sembra non accusare crisi e ogni anno trova nuovi accaniti sostenitori. Quello del film “porno” è un mercato imponente e i titoli parlano chiaro, non dando adito a equivoci: “La grande ammucchiata”, “Sogni proibiti di una coppia particolare”, “I porno incontri” e via discorrendo. E non ci sono trucchi. Quello che i titoli promettono le pellicole mantengono, senza finzioni. “A poco costo molti guadagni”. Ecco lo slogan dei distributori. Abbiamo voluto sentire i pareri di alcuni addetti ai lavori per saperne di più. Per scoprire se questo genere di film è in crisi o in continua ascesa. Al cinema Meravigli risponde l’operatore: «Sono la persona più vicina al direttore — esordisce — dite pure a me».

«LA GENTE ERA ASSETATA DI SESSO»

— Come mai sempre pellicole erotiche?

«Fu una scelta di qualche anno fa. Era un genere che andava parecchio. Le pellicole costavano poco e si guadagnava bene. Poi c’erano solo poche sale che proiettavano film di questo genere. Mi ricordo che si lavorava dalle 10:30 del mattino fino a mezzanotte. La gente era assetata di sesso. Ora rimaniamo aperti solo la mattina. Ci sono rimasti solo gli habitué, fedeli fino alla morte».

— Ma in agosto c’è più gente?

«Poca di più. Ci sono meno prime visioni, la moglie è al mare e molti alla mattina non sanno cosa fare. Ecco che ricorrono al film porno, al cinema Meravigli».

Non è dello stesso parere il signor Marcoaldi, direttore e proprietario del Golden e del Roxy.

«Siamo noi — ci dice con tono orgoglioso — a reggere le sorti del cinema italiano.In agosto poi sono gli unici film che vanno».

— E la crisi di cui molti parlano?

«Fesserie. Non per vantarmi, ma i miei locali sono un po’ la créme in questo campo. Chi viene a vedere questo genere di film trova anche un ambiente fine, discreto, che offre garanzia di serietà in tutti i sensi. Non dimentichiamo il lancio pubblicitario che facemmo: profumi, cappellini, regali di ogni sorta. Nei miei locali la gente continua a venire. Non c’è crisi».

«IN ITALIA IL PORNO STA FACENDO ALTISSIMI INCASSI»

— E il pubblico è sempre lo stesso?

«Anche su questo punto devo far notare un certo cambiamento di costumi. Moltissimi film hanno registrato un buon 40% di pubblico femminile. Le donne hanno cominciato ad apprezzare certe pellicole. Sarà curiosità o forse è una cosa naturale: doveva essere così».

— Ma sono film volgari e senza senso. A lungo andare non stancano?

«C’è film e film. Le pellicole scelte da me sono un gradino al di sopra delle solite sporcacciate. Cerco nel film non solo la pornografia ma la trama, i colori, le musiche. Dal giorno 21 metteremo in programmazione “Supersexy star”, una pellicola che negli Stati Uniti ha incassato fior di miliardi».

— E le polemiche con chi vuol far chiudere questi locali?

«Io dico che in Italia il “porno” sta facendo altissimi incassi. E poi, in un Paese democratico come si definisce, ognuno è libero di vedersi il film che meglio gli aggrada. Vuole il film di guerra? Benissimo. Vuole il film giallo? Non ci sono problemi. Ma se vuole vedere il film porno perché impedirglielo? E poi non è affatto vero che chiudendo questi locali la gente frequenta di più “le prime” cosiddette impegnate: è tutto da provare».

— Ma le tv private non vi fanno concorrenza?

«È tutta un’altra cosa. Proiettano spezzoni pseudo-porno senza capo né coda e poi generalmente vengono trasmessi in orari alquanto tardini: l’una, le due di notte. No, mi creda nessuna concorrenza».

Amazon.com: Deep Throat Movie Poster 24x36: Prints: Posters & PrintsA rompere il ghiaccio fu “Helga” che aprì la strada al filone sessuologico. Era il ’68. La pellicola venne comprata in Germania per 10 milioni e rese a chi l’acquistò circa un miliardo. Trattava in chiave documentaristica della sessualità del parto. La censura approvò e così non potè più negare il visto alle volgari e sconce imitazioni che ne seguirono. Si arrivò a “Gola profonda II”. E’ bastato programmare per sole 21 ore in città italiane questo film, per racimolare la ragguardevole somma di 130 milioni di lire. Si trattava di una imitazione, una contraffazione. Il vero “Gola profonda” (storia di una ragazza che ha il clitoride in gola), nel 1972 incassò in America 50 milioni di dollari e trasformò la rozza texana Linda Borman, nella spregiudicata porno-star Linda Lovelace. Questo film in Italia non è mai arrivato.

Le posizioni che generalmente assumono i protagonisti, sono tra le più complesse e spericolate che un normale mortale possa compiere per fare la cosa più naturale di questo mondo. La mercificazione del sesso è divenuta una moda più o meno lucrosa. Anche i “maschi” tengono banco ormai in maniera onorevole. Appaiono sempre più frequentemente sullo schermo come mamma li ha fatti. La voce più ottimista è quella del critico Andrew Parks che disse tempo fa: “Il sesso verrà presto considerato un fatto qualsiasi della vita. E’ accaduto così anche per i film di violenza. Dai tempi di “Gimme Shelter” il primo e unico film nel quale si vede un vero omicidio sullo schermo, la violenza è stata ricondotta gradualmente nei limiti della normalità. Presto sarà considerato normale anche lo spettacolo offerto da due o più individui che vanno a letto insieme». Mai profezia fu più vera! Consoliamoci col pensare anche anche nel sesso o in un nudo possiamo riscontrare l’arte di fare del cinema. Autori come Bergman insegnano.