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Un dominio durato quattro decenni. Tra Marsiglia e New York, tutti i legami della mafia corsa

Redazione Spazio70

L’Unione Corsa non era caratterizzata da una struttura verticistica, ma da un milieu in comune con la componente marsigliese rivelatosi decisivo nell’ambito della cosiddetta French Connection. Le capacità logistiche e di raffinazione dell’eroina resero i criminali corsi una componente imprescindibile per i boss italo-americani e quelli siciliani

di Tommaso Minotti

Per comprendere cosa sia la mafia corsa e quanta influenza abbia avuto sull’isola mediterranea potrebbe essere utile leggere un articolo risalente al 26 maggio 2017 firmato da Edmond Simeoni. Quest’ultimo è il padre nobile del movimento autonomista, protagonista fin dagli anni Sessanta della lotta per il riconoscimento dei diritti del popolo corso. In quel suo scritto, intitolato “Il sistema clanista corso”, si fa una sorta di conta dei danni causati dai gruppi criminali corsi che, secondo Simeoni, hanno anche approfittato della protezione e della connivenza della Francia. Simeoni scrive: “…hanno affossato la democrazia in ogni campo. Sono stati ostili alle lotte sociali e culturali”. Poi prosegue: “Ma i danni maggiori sono quelli che i clan hanno fatto a livello etico: hanno diffuso la corruzione, hanno spezzato legami sociali secolari, hanno rubato la speranza alle giovani generazioni”. La condanna di Simeoni è dura, senza appello e con fortissime venature morali, tipiche del movimento autonomista di cui è espressione.

Ma chi sono i clan? Simeoni non entra nel dettaglio, ma il riferimento è a una galassia composita di famiglie dedite al banditismo sull’isola e al narcotraffico all’esterno. Il centro principale dello sviluppo di quella che viene comunemente chiamata “Unione Corsa” era, infatti, fuori dall’Ile de Beauté e precisamente a Marsiglia. È dunque necessario fare dei distinguo. Sull’isola esistevano forme di brigantaggio simili a quelle che si potevano trovare anche nell’Italia meridionale sia all’epoca dei Borbone sia subito dopo l’unità d’Italia così come erano presenti organizzazioni criminali legate alla terra, come la mafia siciliana degli albori. Ma la Corsica assistette, a inizio Novecento, a una massiccia emigrazione diretta, anche e soprattutto, a Marsiglia dove si sviluppò un nuovo tipo di criminalità corsa, figlia di un evidente salto di qualità.

LE ORIGINI

Joseph Cesari, detto “Monsieur 98%”

La Marsiglia degli anni Trenta era già dominata dalle famiglie criminali corse o italo-francesi. Tra i più famosi gangster ci fu Paul Carbone, originario proprio dell’Isola della bellezza. Prostituzione, racket e traffico di droga, morfina e oppio soprattutto, erano controllati per una grande parte da Carbone e dai suoi sodali. Decisivi risultavano i suoi contatti con il mondo politico marsigliese, una copertura necessaria per proteggere i vari commerci illegali. Paul Carbone era, infatti, un grande amico di Simon Sabiani, futuro sindaco di Marsiglia. Ma i legami del gangster corso non si limitavano alla città provenzale e si estendevano anche a Parigi. Il prefetto della capitale francese Jean Chiappe, architrave del governo della città, aveva un ottimo rapporto con Carbone. Proprio questo sistema di connivenze permise al “milieu” corso di prosperare. Gli anni subito precedenti al secondo conflitto mondiale servirono per gettare le fondamenta di quel sistema criminale che prese il nome di French Connection. L’oppio arrivava da Egitto, Turchia o Indocina e veniva trasformato in eroina grazie ad un laboratorio situato a Bandol, nelle vicinanze di Marsiglia. Da lì, dopo la raffinazione, veniva spedito negli Stati Uniti e in Canada dove era smerciato dalla mafia italo-americana, dominata da Lucky Luciano. Fu proprio il celeberrimo boss siculo, ma trapiantato a New York, a decidere di appoggiarsi ai clan corsi per raffinare l’eroina.

Dopo il 1950 la rotta “commerciale” Turchia-Marsiglia-New York si sviluppò a dismisura. Era il risultato di una stretta collaborazione tra mafia italiana, clan corsi trapiantati a Marsiglia e boss italo-americani. Questo patto tra tre soggetti diversissimi tra loro permise guadagni immensi. Il mercato dell’eroina statunitense e canadese era molto fiorente e servivano fornitori che fossero in grado di soddisfare una domanda in costante crescita. I lucrosi affari decollarono definitivamente quando il governo italiano, negli anni Cinquanta, rese illegale la produzione dell’eroina. Alcune industrie farmaceutiche del nord Italia la producevano, rispettando la legge. Tuttavia, sempre più spesso, le partite venivano intercettate dalla Camorra e inviate ai boss italo-americani. Così lo Stato decise di troncare la produzione legale. E di conseguenza entrarono in gioco i clan corsi. L’oppio, infatti, doveva essere raffinato per essere trasformato in eroina. Emersero varie famiglie dedite a questo compito. Tra i clan più importanti c’era quello della famiglia Guerini, i Venturi e la famiglia Orsini oltre al clan legato a Ranucci, poi sostituito da Mondoloni e Francisci. Una galassia di figure e bande poco collegate tra loro, ma tenute in equilibrio dai lauti guadagni dovuti al traffico di droga.

I corsi si erano di fatto specializzati nella raffinazione dell’eroina e nel suo invio negli USA o in Canada. Fenomeni della logistica, riuscivano a tenere nascosti efficienti laboratori e a spedire tonnellate di droga oltreoceano. Nel frattempo le autorità francesi chiudevano più di un occhio mentre quelle statunitensi non riuscivano a combattere efficacemente un’organizzazione non unitaria che, come vedremo, faticavano anche a comprendere. Il primo colpo inferto all’Unione corsa fu l’arresto, nel 1964, di Joseph Cesari, detto “Monsieur 98%” in riferimento al grado di purezza dell’eroina che riusciva a ottenere. Cesari era di gran lunga il miglior chimico della French Connection. Di conseguenza il fatto che fosse finito in carcere rappresentò un problema non di poco conto per il sistema mafioso messo in piedi dai gangster corsi, italiani e italo-americani. L’Unione Corsa, nome giornalistico con cui si identificavano tutte le famiglie che formavano il milieu marsigliese, perse definitivamente il suo eccezionale uomo di laboratorio nel 1972 quando Cesari si suicidò in carcere. Un evento che segnò uno spartiacque tra l’epoca dorata dei gangster corsi e il loro declino. Ma cos’è l’Unione Corsa?

UNIONE CORSA E FRENCH CONNECTION

Il giudice Pierre Michel

Il 4 settembre del 1972 il Time dedicò un lungo pezzo al panorama criminale corso. Il titolo era: “The Milieu of the Corsican Godfathers”. L’articolo cominciava con una citazione di Ian Fleming. Il celeberrimo inventore di James Bond, nel libro “Al servizio di sua Maestà”, uscito nel 1963, citava proprio l’Unione Corsa. Al comando di questa organizzazione criminale Fleming metteva Marc-Ange Draco. Era l’inizio di un falso mito. Negli Stati Uniti, come dimostra anche il già citato articolo del Time, si sedimentò l’idea che l’Unione Corsa fosse del tutto simile alla mafia siciliana, trapiantata negli USA. Si cominciò a pensare che anche i corsi si erano strutturati gerarchicamente, creando la stessa commissione che comandava il mondo criminale italo-americano. Ciò sicuramente non aiutò la lotta contro la French Connection perché si ricercava qualcosa che non esisteva. L’articolo del Time è, tuttavia, davvero molto interessante. Nel pezzo si tracciava un parallelo tra l’Unione Corsa e la mafia siciliana. Si diceva che la prima fosse forse più antica e sicuramente più ermetica. I corsi difficilmente si tradivano tra di loro e ancora più difficilmente permettevano agli estranei di avvicinarsi. Sul Time si facevano anche i nomi dei più importanti gangster: Marcel Francisci, i fratelli Dominique e Jean Venturi, Barthelemy e Antoine Guerini, Paul Mondoloni, Auguste Joseph Ricord, Xavier e Jean Francisci. Il giornale statunitense commise, tuttavia, l’errore di definirli “Godfathers” cioè padrini. In realtà i corsi si erano sostanzialmente organizzati attraverso clan che, però, non avevano una struttura verticistica come i corrispettivi italiani. Il Time parlò anche della penetrazione corsa all’interno delle istituzioni francesi.

Polizia, esercito, servizi segreti erano pesantemente condizionati dall’Unione Corsa. Probabilmente il giornale statunitense esagerava la potenza dei clan corso-marsigliese, ma un certo grado di influenza c’era. Anche perché connessioni con il governo centrale sono testimoniate. La stessa Unione Corsa aveva collaborato sia con i nazisti sia con i partigiani francesi durante la Seconda guerra mondiale e nella Francia di De Gaulle i clan aiutavano le autorità a reprimere gli scioperi, sia attraverso la violenza sia con l’assunzione di crumiri. Erano, insomma, un utile strumento contro i comunisti. Ma anche gli statunitensi avevano motivi validi per tenere in considerazione i clan corsi. Le truppe statunitensi di stanza nel Vietnam del Sud utilizzavano proprio l’eroina raffinata dai veterani isolani rimasti in Indocina a seguito della guerra coloniale del 1954. Le loro basi erano in Laos e Thailandia e utilizzavano aerei di piccole dimensioni per muoversi con più efficienza e rapidità.

Tuttavia, negli anni Settanta si assistette al declino dei clan corso-marsigliesi. La decadenza venne accelerata dalle azioni del duo Nixon-Pompidou. Il presidente statunitense decise di iniziare una vera e propria guerra alla droga che avrebbe coinvolto anche Marsiglia, una città fondamentale per la raffinazione e lo smercio dell’eroina. Ciò spinse le autorità francesi, e in primis il presidente, ad aumentare le risorse per combattere il narcotraffico. Nel 1972 Joseph Cesari, già arrestato nel 1964, venne nuovamente condotto in carcere dove si tolse la vita. Un anno dopo, nel 1973, toccò ad altri esponenti di primo piano del milieu corso-marsigliese. Auguste Joseph Ricord, Lucien Sarti e Christian David vennero arrestati dalle forze di sicurezza francesi.

Il corpo di Pierre Michel. Alle ore 12,30 del 21 ottobre 1981, il giudice lasciava il suo ufficio marsigliese per tornare a casa con la moto. Poco più tardi, raggiunto a un incrocio da un’altra motocicletta con due killer a bordo, venne colpito a morte da alcuni colpi di pistola

I clan corsi che avevano prosperato dagli anni Trenta fino agli anni Sessanta vennero messi in crisi anche da altri due fattori. Oltre alla repressione e agli arresti, anche l’azione del giudice Pierre Michel e l’ascesa del clan italo-marsigliese Zampa contribuirono al quasi totale dissolvimento dell’Unione Corsa. Michel fu primo giudice istruttore presso il tribunale di grande istanza di Marsiglia. Il suo obiettivo era quello di evitare la rinascita della French Connection, messa in difficoltà dagli arresti nella prima metà degli anni Settanta, ma non ancora definitivamente sconfitta. Per fare ciò, Michel visitò anche la Sicilia dove si erano trasferiti i laboratori di raffinazione dell’eroina. Qui incontrò vari giudici impegnati nella lotta contro le organizzazioni mafiose, tra cui Giovanni Falcone con il quale condivise un destino tragico. Pierre Michel venne assassinato il 21 ottobre 1981. Gaetan Zampa, potente boss emergente, venne accusato di essere il mandante dell’omicidio del giudice. Colui che aveva contribuito a disgregare il milieu corso-marsigliese era anche accusato di aver ucciso la persona con il quale, inconsapevolmente, aveva messo fine all’epopea sanguinaria dell’Unione Corsa. Zampa era figlio di un immigrato campano e divenne famoso per i suoi metodi violenti. Fu lui il dominatore della Marsiglia dei tardi anni Settanta e primi Ottanta. Ma il panorama criminale della città era definitivamente cambiato perdendo le sue caratteristiche di globalità. Marsiglia non era più un hub fondamentale per il traffico di droga e anche il mondo criminale si era ripiegato su sé stesso.

Esponenti dell’Unione Corsa sopravvissero soprattutto grazie ai legami con la mafia siciliana, la cui ombra si estende anche sull’omicidio di Michel. Tra gli ultimi boss del milieu corso-marsigliese ci fu Laurent Fiocconi, morto qualche giorno fa e protagonista di una vita avventurosa. Arrestato ad Atlanta nel 1971, evaso un anno dopo grazie ad alcuni complici esterni che utilizzarono dei bazooka per farlo fuggire. Fiocconi lavorò anche per Pablo Escobar in Colombia. Qui, gli indigeni lo soprannominarono “El Mago” per la sua capacità di ottenere quantità incredibili di cocaina. Arrestato più volte, Fiocconi nel 2000 tornò in Corsica dove si dichiarò oramai in pensione. Nonostante ciò, anche nel nuovo millennio, venne arrestato ripetutamente per questioni di droga.

ULTERIORI SVILUPPI

L’epoca d’oro dell’Unione Corsa finì con gli anni Settanta. Nei decenni successivi i gruppi criminali si ritirarono in Corsica. Fu una sorta di ritorno alle origini dovuto alla repressione delle autorità, all’azione del giudice Michel e all’emergere di nuovi soggetti, meglio organizzati. Il traffico di droga rimase un’attività importante per i clan corsi, ma fu affiancato dal racket e, soprattutto, dalla speculazione edilizia. Il ritiro definitivo avvenne dopo l’uccisione di Marcel Francisci nel 1982 e di Paul Mondoloni nel 1985. Erano gli ultimi esponenti di quell’associazione a metà tra l’invenzione letteraria e la realtà che prese il nome di Unione Corsa. Il ritiro nell’isola mediterranea fu sancito dalla nascita in Corsica di svariati gruppi criminali. Tra di essi c’era la Brise de Mer, un’organizzazione criminale nativa di Bastia e diffusa in tutta l’Alta Corsica. A sud invece il milieu era più composito e ruotava attorno alle città di Ajaccio e Porto Vecchio. Per almeno vent’anni c’è stata una relativa calma, costruita faticosamente attorno alla figura di Jean-Baptiste Jerome Colonna, detto “Jean Jé”. La sua morte nel 2006 ha significato il ritorno a uno stato di tensione, sia ad Ajaccio sia in altre zone dell’isola. Le turbolenze continuano perché il patto tra Jean-Jé e la Brise de Mer si è estinto insieme a uno dei suoi contraenti. Ora quindi cosa accadrà? Difficile dirlo perché il panorama criminale rimane estremamente sfaccettato e la presenza di altre organizzazioni, come la Gang du Petit Bar, presumibilmente fondata da uno dei luogotenenti di Colonna, Ange-Marie Michelosi, rende il quadro generale di difficile lettura. Fatto sta che omicidi e incendi dolosi continuano a scuotere l’isola ancora oggi.

L’Unione Corsa, per come era intesa dall’immaginario statunitense, non esisteva. Non esisteva nessuna “Commissione” e non c’era nessun “capo dei capi” come credeva Fleming. C’era, però, un milieu corso-marsigliese decisivo nell’ambito della French Connection. Le capacità logistiche e di raffinazione dell’eroina resero i criminali corsi una componente imprescindibile per i boss italo-americani e quelli siciliani. Ma questi ultimi furono gli stessi che condannarono l’Unione Corsa a ritirarsi nell’isola. Ciò fu dovuto anche alle azioni congiunte delle autorità franco-statunitensi, con cui l’Unione Corsa aveva convissuto per decenni in relativa tranquillità, che non erano più disposte a tollerare il lassismo di molti uomini politici parigini e marsigliesi.

Resta il dato storico dell’estrema disaggregazione del panorama criminale corso sia sull’Ile de Beauté sia a Marsiglia. Proprio l’estrema divisione del milieu corso-marsigliese fu la causa, nello stesso momento, della forza e della debolezza del mondo criminale corso. L’elasticità permise affari per tutti e quindi ricchezza più diffusa nel mondo criminale, ma la mancanza di un centro decisionale inficiò di molto le capacità organizzative dei corsi. Questi ultimi non potevano reggere l’urto delle forze di sicurezza francesi. Sull’isola la questione è diversa perché la tradizione di malgoverno e la necessità di reprimere le spinte autonomiste ha indotto Parigi a una politica di laissez faire nei confronti dei gruppi criminali. Le conseguenze di questo approccio si possono vedere ancora oggi.