logo Spazio70

Benvenuto sul nuovo sito di Spazio 70

Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
Buona lettura e non dimenticare di iscriverti sulla «newsletter» posta alla base del sito. Lasciando un tuo recapito mail avrai la possibilità di essere costantemente informato sulle novità di questo sito e i progetti editoriali di Spazio 70.

Buona Navigazione!

Mirella Gregori e l’ultima fantasia: la pista dei coetanei

Tommaso Nelli

Le illazioni nei confronti di Alessandro De Luca e degli altri ragazzi, descritti come provenienti da un contesto alto-borghese ed equiparati ai pariolini del massacro del Circeo, sono sinonimi di gravi lacune nella conoscenza della vicenda Gregori

Mirella Gregori e la pista che non c’è. Sono numerose le fantasie che per quarant’anni hanno intossicato la ricerca della verità sulla quindicenne scomparsa a Roma, a due passi da casa, il 7 maggio 1983. Tra le principali, l’accostamento «arbitrario, e quindi strumentale» con la sparizione di Emanuela Orlandi nel nome di un ricatto internazionale mai provato, come sentenziò nel 1997 il provvedimento di archiviazione della giudice Adele Rando; il rapimento perpetrato dalla Banda della Magliana per ragioni mai specificate; infine, un sequestro nel nome di una guerra tra fazioni ecclesiastiche all’ombra del Vaticano. Un elenco ultimamente allungato da un’altra ipotesi: la pista dei coetanei. Vale a dire: Mirella Gregori sarebbe rimasta vittima di un suo compagno di classe della scuola media e dei suoi amici.

UNA «CACCIA ALLE STREGHE»

Appunto degli inquirenti sulla scomparsa di Mirella Gregori, 7-5-1983

Secondo questa corrente di pensiero, l’individuo che le citofonò quel giorno infausto per invitarla al monumento del Bersagliere di Porta Pia — e che lei disse alla madre essere «Alessandro, un compagno delle medie» — sarebbe stato Alessandro De Luca, del quale Mirella si era infatuata quando i due erano tra i banchi della III^C dell’istituto Laura Mantegazza. Sennonché il diretto interessato trascorse quel pomeriggio in un’altra zona di Roma, il quartiere Trieste, assieme a quattro suoi amici: Raffaele Luongo, Elio Mazzacane, Francesco Napolitano e Giorgio Picci.

Siccome un rapporto della Squadra Mobile del 10 agosto 1983 evidenziò «versioni discordanti» nei resoconti ufficiali di quei ragazzi — come riportò un appunto finito sulle scrivanie degli inquirenti — ecco che ai giorni nostri quell’osservazione si è trasformata automaticamente in un atto di accusa: se si sono contraddetti, è perché nascondono qualcosa. «Sanno, ma non parlano», per cui bisogna richiamarli e interrogarli come si deve, perché è molto probabile che il colpevole sia uno di loro.

Al confronto, la caccia alle streghe nel Medioevo sarebbe stata una manifestazione progressista. Perché un’ipotesi del genere, fondata sul nulla tranne che le allusioni, è così surreale da non meritare nemmeno di essere presa in considerazione. E se la affrontiamo, ci rendiamo conto della sua infondatezza figlia di una superficiale conoscenza della vicenda mischiata a più burocrazia che psicologia e a una pavidità d’animo che induce a fare la voce grossa con i deboli per poi rimanere in silenzio davanti ai forti.

MIRELLA E ALESSANDRO? LE STRADE SI ERANO SEPARATE DOPO LE MEDIE

Partiamo proprio da colui che citofonò casa Gregori «verso le 14:45-14:50» di quel 7 maggio, come disse la mamma di Mirella la prima volta in Procura: Alessandro. Che non era, e mai avrebbe potuto essere, Alessandro De Luca. Dopo gli esami di terza media (giugno 1981), lui e Mirella avevano preso strade scolastiche differenti (uno al liceo scientifico Avogadro, l’altra all’IPCF Padre Reginaldo Giuliani) e si erano rivisti soltanto due volte. A una cena con alcuni compagni di classe delle medie e per caso a piazza Sempione «cinque o sei mesi prima», come riferì De Luca in Procura il 16 giugno 1983. Lui stava andando a giocare a pallacanestro e lei a un appuntamento col suo ragazzo di allora, Massimo C., che abitava a Tor Lupara.

Il 19 ottobre 2016 parlai al telefono con uno degli amici di De Luca coinvolti in questa storia, Raffaele Luongo, che mi disse come Alessandro non avesse mai nutrito una simpatia per Mirella. Per cui non si capisce perché mai, dopo un biennio nel quale si erano visti due volte e per ragioni ufficiali od occasionali, quel 7 maggio 1983 lui avrebbe dovuto sentire improvvisamente la necessità di andarle a suonare a casa. Non parliamo poi dell’idea di attirarla in una trappola con più che intuibili finalità sessuali sfociate in una tragedia completata almeno dall’occultamento del corpo. Alessandro aveva quindici anni, non aveva la patente per l’auto e nemmeno il motorino. Dove avrebbe mai potuto portare Mirella per realizzare l’aberrante scempio?

Tra l’altro, secondo quanto detto sempre da Mirella alla mamma dopo aver risposto al citofono, questo Alessandro l’avrebbe attesa alla statua del Bersagliere di Porta Pia in compagnia di altri compagni di classe delle medie. Furono sentiti dagli investigatori, che però non incamerarono riscontri. Inoltre, nella classe delle medie c’era anche Sonia De Vito, l’ultima persona che vide Mirella Gregori prima di sparire per sempre, che però quel giorno non incrociò Alessandro: «La De Vito ha dichiarato di non aver notato nei paraggi il succitato Alessandro» si legge nel rapporto di polizia del 27 maggio 1983. Se davvero ci fosse stata la rimpatriata, non si comprenderebbe come mai Alessandro, o qualche altro dei vecchi compagni, non si sia fermato a salutare anche solo per pochi minuti Sonia, al lavoro nel bar dei genitori situato sotto casa di Mirella.

LE «DISCORDANZE» NEI RACCONTI DEI RAGAZZI

Al tavolo di un’ipotesi investigativa, logica e buonsenso dovrebbero trovare subito posto. Invece spesso non vengono nemmeno invitati. La «pista dei coetanei» è uno di quei casi e la sua infondatezza è suggellata anche dai riscontri. Quel pomeriggio, tra le 15:30 e le 15:45, l’ultima fascia oraria nella quale si ebbero notizie di Mirella Gregori, De Luca stava andando a casa di Luongo, a viale Libia (distante 3,3 km da Porta Pia), come riferì quest’ultimo in Procura il 16 giugno 1983: «Avevamo appuntamento a casa mia come al solito per le 15:30 con Alessandro De Luca, Giorgio Picci e Francesco Napolitano. Ricordo che Alessandro arrivò con circa 5, 10 minuti di ritardo, ci siamo fermati per circa un’ora a casa mia e, quindi, ci siamo recati a casa di altro mio amico, Elio Mazzacane». Una versione confermata dall’amico sempre lo stesso giorno: «Ho studiato fino verso le 15:30, quindi sono uscito perché dovevo recarmi dal mio amico Raffaele Luongo e dato che avevo fatto tardi, rinunciai ad andare a tagliarmi i capelli. Sono arrivato a casa del Raffaele intorno alle 15:40». Per la verità, ci arrivò qualche minuto più tardi. Il pubblico ministero gli contestò come dieci minuti fossero pochi per quel tragitto, considerando che aveva preso l’autobus da piazza Conca d’Oro, raggiunta a piedi dalla sua abitazione che distava seicento metri. E lui accolse l’obiezione: «Faccio presente che è anche possibile che abbia impiegato di più, ma non posso ricordare bene dato il tempo trascorso».

Queste ultime parole sono la chiave per capire il rilievo della Squadra Mobile sulle discordanze di quei ragazzi nei resoconti di quella giornata: «De Luca dichiara di aver girovagato per il quartiere Trieste […] a bordo di tre motorini; Picci ha affermato che il motorino in loro possesso era uno solo ed era stato utilizzato da se stesso e dal Napolitano, mentre il De Luca e il Luongo si erano serviti dei mezzi pubblici. Quest’ultimo in proposito ha asserito di avere effettuato gli spostamenti a bordo di due motorini» […] «De Luca ha asserito di aver trascorso un certo periodo di tempo all’interno della sala giochi, confortato dal Mazzacane; il Luongo ha escluso tale circostanza. Tali persone hanno ricordato di aver consumato la pizza al taglio eccetto il De Luca che non fa parola dell’episodio».

IL «CLIMA» DEGLI INTERROGATORI? MOLTO PESANTE

Francesco Napolitano, Tribunale di Roma – Ufficio Istruzione, 12 giugno 1985

Ma perché tante differenze? Per la stessa ragione dei ricordi sfumati di De Luca sul suo arrivo a casa di Luongo: il troppo tempo trascorso dai fatti. Quelle testimonianze non furono raccolte nell’immediatezza della scomparsa di Mirella, ma dopo quaranta (De Luca e Luongo) e novanta giorni (Picci e Mazzacane). Addirittura, Napolitano fu chiamato per la prima volta dopo due anni, il 12 giugno 1985: «Non sono mai stato interrogato né dalla Polizia e né dall’Autorità Giudiziaria; ciò nonostante e tenuto conto che io non ho avuto modo di conoscere la minore scomparsa, Gregori Mirella, a distanza di due anni dal fatto, non sono in grado ovviamente di riferire i particolari che mi concernono, riguardanti il pomeriggio del 7/5/1983». Inevitabile quindi che l’enorme divario temporale confondesse particolari così marginali di quei racconti. Perché il 7 maggio 1983, per quei ragazzi tutti iscritti al liceo Avogadro, fu un sabato come tanti altri, nel quale non successe niente di significativo da rimanere impresso nella mente. E quale persona, a distanza di tanto tempo, è in grado di rammentare con precisione un giorno per lei del tutto ordinario? Soprattutto a quindici anni, età nota, oltre che per una perdurante instabilità caratteriale, anche per una ricorrente svagatezza mentale. Erano dunque prevedibili quelle discrepanze e il discorso sarebbe stato ben diverso se fossero emerse su una loro eventuale conoscenza di Mirella, per la cronaca ignota a tutti, o sul loro stare insieme quel pomeriggio. Ma non sul numero dei motorini o se entrarono o meno in sala giochi.

Da ultimo, c’è da sottolineare anche il clima degli interrogatori. Molto pesante. Elio Mazzacane, col quale parlai il 10 aprile 2015, mi disse che li andarono a prendere in piena estate, mentre erano in vacanza. De Luca a Sessa Aurunca, Luongo a Ovindoli, Picci in Sardegna. Lui era a Santa Marinella e fu portato a Civitavecchia: «Gli agenti chiesero una stanza a un ufficiale, dicendo che si trattava di una “cosa importante”. Rimanemmo dentro non so quante ore, mi fecero ripetere all’infinito la ricostruzione di quella giornata». Una pressione disagevole per un adulto, figuriamoci per un adolescente che, alla lunga, potrebbe convincersi anche di cose che non ricorda.

Rilette oggi, tutte queste informazioni sono un invito a essere più psicologi e meno burocrati nella loro interpretazione. Un documento non si approccia con la logica della caccia all’intruso, come fosse un gioco della Settimana Enigmistica, ma contestualizzandolo col periodo e con i soggetti coinvolti al momento della sua acquisizione.

PERCHÉ NON GUARDARE A S. GIUSEPPE AL NOMENTANO?

Fortunatamente, su quasi tutti quei ragazzi si spensero le attenzioni degli inquirenti. L’unico a rimanere sotto i riflettori è stato Alessandro De Luca, richiamato anche nell’ultima inchiesta giudiziaria, nella quale non poté che confermare le precedenti dichiarazioni. Incomprensibile tanta insistenza, ma ancor più indecifrabile è chiedere una sua ennesima audizione in una eventuale nuova indagine, come proposto dall’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia Gregori, alla trasmissione Giallo d’estate andata in onda su Cusano TV lo scorso 16 luglio: «Uno dei filoni importantissimi potrebbe essere quello di rimettere in discussione tutte quelle dichiarazioni che riguardano la giornata di Alessandro e di tutti gli amici».

Non parliamo poi della calunniosa campagna di questi anni, nei confronti di De Luca, a suon di allusioni e sospetti provenienti da più parti. Sostenere che fu l’adescatore di Mirella, equivale ad attribuirgli un concorso di colpa nella scomparsa ed è inaccettabile. Al pari delle illazioni nei confronti degli altri ragazzi, descritti di estrazione alto-borghese ed equiparati ai pariolini del massacro del Circeo. Affermazioni sinonimo di una ignoranza della vicenda e di certa pavidità d’animo che spinge a prendersela coi deboli per risparmiare i potenti. Come alcuni frequentatori di S. Giuseppe al Nomentano. Dove, diversamente da quei ragazzi, Mirella Gregori era conosciuta. E dove però non si è mai guardato.


Sul caso Gregori, consigliamo la lettura del seguente lavoro: Fabio Rossi, Mirella Gregori, la ragazza inghiottita dalla terra, Runa editrice, Padova, 2023