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La chitarra classica di Mara Cagol

Redazione Spazio70

Allieva di Cesare Lutzemberger, la futura brigatista rossa si diploma al conservatorio con il massimo dei voti per poi iscriversi alla facoltà di sociologia

Torino, 14 maggio 1975. Al civico 61 di via Foligno, nel quartiere Madonna di Campagna, gli agenti dell’Antiterrorismo fanno irruzione in un covo delle Brigate Rosse, il secondo scoperto nel giro di un mese. L’appartamento è ormai disabitato e ad un primo sguardo si direbbe che gli inquilini l’abbiano lasciato in fretta e furia, da pochissimo tempo.

Mara Cagol alla chitarra

Intestata ad un inesistente Mario Pellegrini, quella casa è stata acquistata dal brigatista Prospero Gallinari, il cui recente arresto ha spianato la strada agli uomini del dottor Criscuolo. Non vi sono armi in giro, in compenso, tra quelle mura viene rinvenuto tanto materiale che gli inquirenti definiscono interessante: documenti, agende, appunti, parrucche e radio ricetrasmittenti, ma anche libri ed effetti personali maschili e femminili.

Stipata in un’elegante custodia vi è una chitarra classica costruita da Enrico Piretti, uno dei più importanti liutai italiani della seconda metà del XX° secolo. Con quello strumento Margherita Cagol si è esibita nei concerti alla Filarmonica e in quelli per allietare la permanenza degli studenti durante le occupazioni dell’università.

Allieva del Maestro Cesare Lutzemberger, chitarrista e compositore, la futura brigatista rossa, classe 1945, dopo gli studi di ragioneria si diploma al conservatorio con il massimo dei voti per poi iscriversi alla facoltà di sociologia, scelta che determina l’abbandono della promettente carriera musicale e l’inizio della vita politica.

La registroteca RAI custodisce parte di un concerto di chitarra classica eseguito dalla Cagol presso gli studi di Trento in data 7 dicembre 1966.

CESARE LUTZEMBERGER: «LA CAGOL? NULLA DI STRANO NEL SUO COMPORTAMENTO»

Cattolica praticante, la giovane Margherita, nata a Trento da una famiglia borghese, frequenta il gruppo di un prete gesuita, gioca a tennis e pratica lo sci. Alla facoltà di sociologia di Trento fa la conoscenza di alcuni studenti politicamente impegnati, tra cui Mauro Rostagno e Renato Curcio, con quest’ultimo instaurerà presto un legame sentimentale. Si laurea nel luglio del 1969 con il massimo dei voti, discutendo una tesi sulla «Qualificazione della forza lavoro nelle fasi dello sviluppo capitalistico».

Sposa Curcio presso la Chiesa di San Romedio, nella val di Non. La coppia di coniugi è tra i fondatori del «Collettivo Politico Metropolitano», organizzazione di estrema sinistra che dopo l’esperienza di «Sinistra Proletaria» costituisce il nucleo che aderirà alla lotta armata dando vita all’organizzazione terroristica denominata «Brigate Rosse». La Cagol entra in clandestinità nel 1972, con un ruolo di primo piano nell’organizzazione. Nel 1974 è tra gli organizzatori del rapimento Sossi. Dopo l’arresto di Curcio, avvenuto l’8 settembre, studia un piano per l’evasione e il 18 febbraio 1975 guida il commando che assalta il carcere di Casale Monferrato liberando il marito.

Il 4 giugno partecipa al sequestro dell’industriale Vittorio Vallarino Gancia, figlio del titolare dell’omonima casa vinicola. Il giorno seguente, una pattuglia dei carabinieri fa irruzione nella cascina Spiotta d’Arzello, vicino Acqui Terme, dove è tenuto il prigioniero. Margherita Cagol muore il 5 giugno 1975 al termine di un drammatico scontro a fuoco che costa la vita anche al carabiniere Giovanni D’Alfonso e comporta il ferimento grave di due militari, uno dei quali perde un braccio e un occhio.

«Però, sono passati quindici anni — dirà Lutzemberger, il suo maestro di chitarra — il ricordo è alquanto sfumato. Mi pare che a quell’epoca non ci fosse niente di particolare nel suo comportamento. Da quando ha iniziato le scuole superiori, non ho più avuto notizie di lei. Chissà cosa è accaduto».