Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
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Un pericoloso criminale (Joe Dallesandro) fugge dal carcere. Il suo primo problema è quello di trovare un mezzo di locomozione grazie al quale poter far perdere le proprie tracce nel più breve tempo possibile. A tale proposito nota un casolare nel quale due uomini compiono alcune mansioni agricole: li aggredisce, e li uccide, con l’unico scopo di prenderne la macchina parcheggiata sullo sterrato.
Con l’auto finalmente conquistata il fuggitivo si dirige, senza fretta, verso una seconda abitazione. Una volta raggiunto il luogo di destinazione, perlustra la zona. Ben presto nota una macchina che punta proprio verso di lui: si tratta di un singolare trio formato da marito, moglie e cognata.
L’evaso rimane nascosto e osserva i movimenti dei nuovi arrivati. Li vede preparare la cena, discutere, ha modo di considerarne le personalità. Nota anche una ben poco dissimulata tresca tra cognati.
Alla fine vanno tutti a letto: marito e moglie dormono nella stanza matrimoniale mentre Paula (Lorraine De Selle), la giovane cognata, si sistema (nuda) sul divano. La ragazza finisce poi per masturbarsi sugli amplessi provenienti dalla stanza affianco.
Nonostante le «fatiche» notturne, il cognato (Gianni Macchia) si alza presto per andare a caccia, incappando però nella sorella della moglie che reclama la sua «parte». La donna lo provoca, gli dice che è vecchio e che non ce la fa più: di conseguenza l’uomo deve dimostrare il contrario e la accontenta sotto gli occhi del fuggitivo che assiste, da fuori, a tutta la scena.
Ben presto le due sorelle si ritrovano sole in casa: la maggiore, Liliann, si prepara per andare a fare la spesa in paese mentre la più giovane ha in programma di prendere un po’ di sole sul prato vicino.
Lorraine De Selle
Quando Paula rimane sola, l’evaso decide finalmente di entrare in azione. Approfittando della musica a tutto volume sorprende la giovane alle spalle, tramortendola con un cazzotto. La prende in braccio e la porta dentro. Si procura un piccone, si dirige verso il caminetto, e inizia a scavare.
Che cosa l’uomo stia cercando è presto detto: nonostante i ripetuti tentativi della prigioniera di fuggire, appare subito chiaro che c’è nascosto del denaro frutto di un precedente colpo. Il rapporto tra l’evaso e la giovane donna è piuttosto conflittuale: ma i due, forse per la tensione e i rispettivi tentativi di fregarsi, finiscono ben presto l’uno sull’altra.
Quando Lillian, ignara di tutto, torna dal paese, viene ovviamente sorpresa dal malvivente. Le due donne finiscono legate nella stanza affianco. A questo punto l’ultimo problema è quello di neutralizzare il cacciatore e soprattutto il suo fucile: l’evaso riesce a farlo piuttosto agevolmente, sfruttando l’effetto sorpresa e una superiore esperienza nel corpo a corpo. La logica conseguenza è che ora siano i sequestrati a scavare. Ovviamente sotto la minaccia del fucile. I quattro hanno anche occasione di scambiare qualche parola: in particolare il galetotto informa la tradita della relazione tra suo marito e la sorella.
L’evaso (Joe Dallesandro)
Una volta recuperato il denaro, l’evaso ordina ai fedifraghi di compiere un amplesso di fronte a lui e alla tradita. L’inizio è difficile, ma poi la cosa riesce grazie anche alla naturale predisposizione dei due.
Concluso il rapporto sessuale i cognati vengono immobilizzati nel letto. L’uomo, considerata la lunga astinenza, non ha di certo problemi a consumare un nuovo rapporto con la tradita che dal canto suo sembra tutto sommato gradire.
I cognati, rimasti nella stanza affianco, riescono però a liberarsi e progettano di intervenire contro il bandito, sperando che un probabile colpo non colpisca nessuno dei due. Una questione di destrezza e probabilità, insomma.
Quando entrano in azione compiono però un piccolo errore di coordinazione che dà all’evaso la possibilità di saltare giù dal divano e far fuori entrambi con due perfette fucilate.
A questo punto la superstite Lillian, moglie e sorella delle vittime, è posta di fronte a una scelta: seguire l’uomo che forse comincia già ad amare oppure reagire. La soluzione scelta sarà particolarmente cruenta e tale da chiudere il cerchio.
Paula e l’evaso
Film «minore» di Fernando Di Leo, Vacanze per un massacro è anche uno degli ultimi del regista pugliese prima del prematuro ritiro. Girato praticamente tutto all’interno di una isolata casa di campagna è di certo il risultato di un budget ridotto all’osso e della non più ispiratissima vena creativa di un cineasta che – occorre ricordarlo – è stato anche un eccellente sceneggiatore.
La pellicola, però, presenta degli spunti interessanti. Innanzitutto è particolarmente violenta: le scene di sesso sono ardite ed esplicite almeno quanto la spregiudicatezza e il cinismo dei personaggi che fa da contrasto con una insospettabile dignità ed eticità dell’evaso. La demarcazione tra lecito e illecito è chiara, ma la morale del criminale, pur essendo dura e spietata, è certamente più coerente rispetto a quella che invece contraddistingue i personaggi vittime dello stesso bandito.
Joe Dallessandro aveva il Phisique Du Role, la determinazione necessaria, per un simile ruolo (quello del malvivente) anche se alcune sue mimiche facciali possono apparire allo spettatore odierno piuttosto bizzarre se non ridicole. Gianni Macchia, attore «feticcio» di Di Leo, è qui in uno dei suoi ultimi ruoli: senza infamia e senza lode. Interessante invece il personaggio interpretato da Lorraine De Selle, spregiudicata studentessa universitaria pronta a far suo il pericoloso criminale – anche in ambito sessuale – salvo poi lasciarci miseramente la pelle.
Le musiche sono le stesse del celeberrimo Milano calibro 9 (riciclate) così come qualche aspetto della trama ricorda certamente il vero capolavoro di Di Leo (il galeotto che nasconde il bottino per poi andarselo a riprendere a qualunque costo una volta uscito di galera).
Insomma, Vacanze per un massacro è contemporaneamente il simbolo della fine di un genere e di un’epoca. Tuttavia appare godibile ed apprezzabile per gli appassionati di Fernando Di Leo.