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di Tommaso Minotti
Lo scorso 16 febbraio, a Milano, si è tenuto un seminario a invito dall’esemplificativo titolo: Chiesa cattolica e Massoneria. La sede di questo interessante incontro è stata scelta in una zona appartata del centro città. In via delle Ore, vicinissima a Piazza Fontana, c’è infatti un piccolo cancelletto oltre il quale si trova la dimora dell’associazione culturale Ambrosianeum, nata nel 1948 grazie alla collaborazione di uomini molto diversi tra loro: il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, Giuseppe Lazzati ed Enrico Falck. L’associazione ha la propria casa in una delle diverse stanze di cui è composto il palazzo dell’arcivescovado, precisamente quella dedicata a Falck. Proprio qui massoni e uomini di Chiesa hanno cercato di riattivare un dialogo interrotto. Il dicastero per la Dottrina della Fede, infatti, ha ribadito, ancora nel novembre 2023, l’impossibilità per i cattolici di iscriversi alla Massoneria. Una dichiarazione, fatta su richiesta di un vescovo filippino, che ha trovato in Papa Francesco un sostenitore convinto.
Tornando al seminario, dopo aver fatto spuntare il proprio nome dalla lista degli invitati, si poteva accedere nella sala vera e propria. Un tempietto circolare molto spoglio. All’interno, un centinaio di sedie, uno schermo, alcuni microfoni, molti uomini in giacca e cravatta e alcuni in abito talare. Tra i relatori del seminario, alcuni nomi di spicco della Chiesa cattolica e della Massoneria: Monsignor Mario Delpini, il presidente della Pontificia Accademia di Teologia Monsignor Antonio Staglianò, il Cardinale Francesco Coccopalmerio, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Stefano Bisi*, il Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli ALAM Luciano Romoli e Fabio Venzi, Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia.
A presiedere l’iniziativa e a fungere da coordinatore, Giuseppe Ferrari, direttore dell’Osservatorio sul Pluralismo Religioso e segretario nazionale del Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-Religiosa, il GRIS. Quest’ultimo ha dato vita all’evento con l’approvazione di Monsignor Delpini, conditio sine qua non per l’organizzazione stessa del seminario dal quale sono emersi spunti affascinanti e approfondimenti di grande qualità accademica.
Tuttavia, come si vedrà, in sottofondo resta la sensazione, suffragata anche dalle dichiarazioni dei relatori, che questi due mondi, da sempre molto influenti nella storia dell’Italia unita, siano tuttora inconciliabili e non soltanto per questioni di carattere filosofico o teologico.
Il GRIS è specializzato in questo tipo di incontri. Dopo aver iniziato la sua attività come osservatorio sulle sette e le religiosità alternative, l’associazione si è interessata negli anni anche al rapporto tra la Santa Romana Chiesa e la Massoneria. Alcuni convegni sono stati tenuti a Treviso, a Bologna e in varie città della Sicilia. Tuttavia questo seminario a invito rappresenta un unicum, come ha spiegato molto chiaramente Giuseppe Ferrari nel suo discorso introduttivo. A conferma di ciò, anche dal Grande Oriente d’Italia si è parlato di occasione storica di confronto, una delle prime a un livello così alto su un tema che interessa Chiesa, opinione pubblica e Massoneria.
Il primo intervento è stato quello di Stefano Bisi con una relazione caratterizzata da un titolo, La Massoneria tra Ratzinger e Bergoglio, che non ci è parso il migliore per descrivere le parole del Gran Maestro senese. Egli ha concentrato, infatti, il proprio discorso sulla necessità di avvicinare Chiesa e Massoneria. Bisi ha avuto rapporti con le gerarchie ecclesiastiche in vari contesti, ad Arezzo e a Matera, e ha raccontato un episodio personale, comune a molti abitanti della vastissima provincia italiana dove la parrocchia e il parroco erano elementi centrali in diversi momenti della vita delle persone. Una breve digressione utile ad affermare che non tutti i massoni sono anticlericali.
Bisi ha inoltre auspicato che di fronte ai sacerdoti o alle autorità ecclesiastiche i membri della Libera Muratoria non siano impauriti, sulla base di un rapporto che, però, dovrebbe migliorare anche dall’altra parte. Ha evidenziato la gogna mediatica che ha colpito diversi uomini religiosi nel momento in cui hanno provato a dialogare con la Massoneria. Il rispetto per la persona, ha sottolineato il Gran Maestro del GOI, deve quindi essere una condizione necessaria per parlarsi.
Bisi ha poi esposto una digressione storica, sottolineando come la Massoneria sia stata osteggiata per trecento anni dalla Chiesa, da dittatori e forze politiche — definite in maniera significativa «populiste» — spaventate dalla dimensione libertaria della Libera Muratoria. L’avversione del Vaticano, per esempio, è di antica data: il 1738 è l’anno in cui Clemente XII scomunicò per la prima volta la Massoneria. La condanna pende ancora su milioni di massoni e il Gran Maestro si è chiesto quando essa scomparirà. Anche perché dall’estero si domandano spesso come mai resista ancora, nonostante i quasi tre secoli trascorsi. La comunità massonica internazionale, non solo quella italiana, chiede quindi che si superi tale inconciliabilità.
Bisi si è poi concentrato sul tema del seminario in sé. Il confronto tra massoni e cattolici fa bene a entrambe le istituzioni. Sia la Libera Muratoria sia la Chiesa cattolica valorizzano l’amore fraterno e mettono al centro l’essere umano. Il dialogo può svilupparsi anche sulla parola «verità». Un termine su cui c’è confronto e attrito. Il Gran Maestro ha affermato che è necessario iniziare a parlarsi e ha citato, non a caso, l’articolo Cari fratelli massoni, scritto dal Cardinale Gianfranco Ravasi, pubblicato sul Sole 24 Ore nel 2016. Dopo aver letto il pezzo, Bisi scrisse all’alto prelato lombardo sottolineando il titolo dell’articolo. Tuttavia, Ravasi gli rispose che non l’aveva scelto lui. Un aneddoto che trasmette incompatibilità.
Il Gran Maestro del GOI ha poi portato l’esempio della Germania dove i vescovi hanno affermato l’esistenza di punti in comune e l’impossibilità di ignorarli. Se esiste conciliabilità, anche limitata, bisogna esplorarla e discuterne. Non c’è un divario totale: anzi è illusorio pensare che vi sia una sola verità.
Uno dei più gravi problemi, secondo Bisi, resta il fatto che il dialogo fatichi a proseguire. Il Gran Maestro ha citato episodi di attacchi a vescovi e arcivescovi, come Francesco Antonio Soddu a Terni e Riccardo Fontana ad Arezzo, che hanno partecipato a iniziative del GOI. Ricorda anche il processo di avvicinamento tra Chiesa e Massoneria che sembrò iniziare all’epoca di Paolo VI. Padre Giovanni Caprile e Padre Rosario Esposito si impegnarono ad annodare i fili con i Gran Maestri di quegli anni, ma i tentativi si infransero contro l’elezione al soglio pontificio di Giovanni Paolo II. I suoi successori, sia Benedetto XVI sia Papa Francesco, chiusero tutte le porte alla Libera Muratoria.
Bisi non nega la presenza di ostacoli difficili da superare, ma il papato di Bergoglio era iniziato con speranze maggiori. Usando le parole del Gran Maestro del GOI: «Francesco si è dimenticato dei massoni». Da qui anche il riferimento, durante il discorso, all’ultima dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede che ha ribadito le ragioni dell’inconciliabilità. La loggia, per il giornalista senese, è uno spazio di incontro e libertà. Il GOI è aperto a tutti, nella consapevolezza che sia necessario guardare oltre. Il punto fermo è credere a un Ente superiore.
La conclusione dell’intervento del Gran Maestro ha quindi riguardato la citazione di due date fondamentali per il rapporto tra Massoneria e Chiesa cattolica: il 20 settembre 1871, la breccia di Porta Pia, e il 17 febbraio 1600, il rogo di Giordano Bruno. L’auspicio è stato quello che un Papa vada a rendere omaggio a Bruno e che, un giorno, un Pontefice si possa incontrare con un leader della Libera Muratoria alla luce del sole.
Il seminario è proseguito con un collegamento audio-video che ha visto protagonista padre Zbigniew Suchecki, professore polacco della Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura-Seraphicum. Egli è un esperto del rapporto tra Massoneria e Chiesa cattolica, argomento di cui si occupa da anni. Le sue parole sono state una vera e propria lectio magistralis sul trattamento riservato alla Massoneria dalla Santa Sede. Tutta la normativa del diritto canonico contro la Massoneria è innestata sul canone 2335 del 1917 — modificato ripetutamente, prima nel 1983 e poi nel 2021 — che stabilisce la scomunica per i cattolici iscritti alla Libera Muratoria.
Suchecki ha affermato che per la Chiesa non c’è differenza tra Massoneria legittima e irregolare o deviata. Le seicento condanne da parte della gerarchia ecclesiastica contro la Libera Muratoria non fanno queste distinzioni. Suchecki individua l’origine della diffidenza cattolica nei confronti della Massoneria nella difficoltà a comprendere finalità e natura dei liberi muratori. Questi ultimi vengono accusati di fermenti sociali e religiosi da quando le quattro logge di Londra si unirono nella Gran Loggia d’Inghilterra, il 24 giugno 1717. Da subito, la Chiesa cattolica si è preoccupata per gli effetti negativi della Massoneria sulla comunità dei fedeli e sulla società civile in generale.
Con il passare del tempo, e le trasformazioni dentro e fuori la Chiesa, iniziò un dibattito sull’accettazione della Massoneria. Secondo Suchecki, nel Concilio Vaticano II c’erano sostenitori della conciliabilità tra liberi muratori e cattolici. Le domande sull’interpretazione del canone 2335 sono diventate numerose con il passare del tempo. Tuttavia la Santa Sede non ha mai cambiato il diritto canonico.
Padre Suchecki ha proseguito la sua lezione evidenziando come tra 1968 e 1983 il dialogo tra Chiesa e Massoneria abbia avuto un suo periodo di approfondimento. In Austria, Germania, Francia, Stati Uniti e Italia ci furono colloqui informali che ebbero l’epicentro in terra tedesca. La Conferenza episcopale teutonica rifletté molto sulla natura della Massoneria. Qualora quest’ultima avesse confermato la sua neutralità nei confronti del mondo cattolico, si sarebbe potuta paventare un’accettazione dei massoni. Il dialogo, tuttavia, non portò ad alcuna modifica del diritto canonico e della posizione della Chiesa nei confronti dei liberi muratori.
Suchecki ha concluso il suo intervento ribadendo le ragioni dell’incompatibilità: i massoni negano l’esistenza di una verità assoluta, lo stesso relativismo è contrastato dalle gerarchie ecclesiastiche. Inoltre, la concezione deistica dei massoni è problematica per tutti i credenti.
Dopo la lunga digressione storica di padre Suchecki, è intervenuto Luciano Romoli, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia degli ALAM. Anche il discorso di Romoli è stato tutto incentrato sulla necessità di dialogare e confrontarsi, partendo dall’esempio della sua obbedienza. Il Gran Maestro ha citato le otto logge degli ALAM presenti in Libano. In questo ambiente si incontrano uomini di convinzioni religiose diversissime, ma uniti dalla comune appartenenza massonica. La Massoneria, secondo Romoli, non può essere contraria alla Chiesa. La Libera Muratoria è un metodo, la fede un atto di coscienza. Il metodo massonico ha origini antichissime ed è connaturato nell’uomo.
Romoli ha citato poi la nascita della sua Loggia, datata 1910. Due anni prima, un gruppo di massoni del GOI si rifiutò di votare la mozione Bissolati che prevedeva l’abolizione dell’insegnamento della religione nelle scuole. Una prova, secondo Romoli, della libertà di scelta che veniva garantita ai parlamentari massoni.
Il Gran Maestro della GLDI-ALAM ha insistito ancora sull’importanza del dialogo. La Massoneria è un metodo senza dogmi e pretese di verità, con l’obiettivo della crescita personale dell’uomo. La Libera Muratoria, unita su principi comuni, dev’essere un baluardo contro la perdita dei valori. Per adempiere a questo arduo compito, la Massoneria offre due occasioni: la crescita personale e la formazione come uomini e in quanto cittadini. Le parole d’ordine sono: libertà, uguaglianza e fratellanza. La Massoneria, essendo un metodo al servizio dell’uomo, propone sia un percorso individuale sia collettivo. L’individuo, infatti, deve essere pronto a intervenire nella società per cambiarla.
Romoli ha affrontato poi la questione teologica. I liberi muratori credono nell’esistenza di un Ente Supremo, ma senza declinazioni religiose. Colui che vuole entrare nella Massoneria, non deve fare una professione di fede. Romoli ha riconosciuto chiaramente l’origine giudaico-cristiana dell’uomo occidentale ed esaltato il valore della laicità che riesce a superare la dicotomia credente-ateo.
Il Gran Maestro della GLDI-ALAM ha concluso il suo intervento affermando che la ragione e la scienza non permettono di comprendere ogni cosa. La Massoneria rispetta tutte le religioni, in primis proprio il cristianesimo. Il massone, infatti, concilia la conquista della realtà fenomenica con la consapevolezza della presenza del sacro. Perciò, il dialogo tra le due istituzioni può essere importante. Chiesa e Libera Muratoria hanno una relazione: il rapporto è delicato, ma si deve parlarne. I tempi sono complessi, la Loggia si apre al mondo. Romoli ha infine citato, come punti di riferimento all’interno della Chiesa cattolica, Padre Bartolomeo Sorge e il Cardinale Matteo Maria Zuppi.
A questo punto, con un po’ di ritardo rispetto alla tabella di marcia, è arrivato l’intervento di Monsignor Delpini. Definendo l’iniziativa «importante», l’Arcivescovo di Milano ha posto l’accento sulla necessità di conoscere obbedienze antiche, storiche, ma circondate da un alone di mistero e sospetto. Secondo Delpini, l’obiettivo del seminario è stato quello di favorire l’incontro tra persone e non tra bibliografie.
Dopodiché, l’Arcivescovo meneghino si è concentrato sulla dimensione mediatica dell’incontro. La notizia del seminario ha avuto una eco importante, ma per il bene di tutti, anche per il futuro, potrebbe essere necessario non ricercare inutili clamori. Il GRIS deve portare avanti queste iniziative e il dialogo con i massoni, ma senza giornalisti e rumore sui mass media. Il discorso di Delpini, accolto da scroscianti applausi, ha lasciato comunque la sensazione di voler ridurre la portata di un incontro che, da parte massonica, è stato più volte definito «storico».
Dopo una pausa, allietata da un ricco buffet e caratterizzata da una fitta conversazione tra monsignor Staglianò e vari esponenti della Massoneria tra cui il Gran Maestro Bisi, il seminario è ripreso con l’intervento del segretario nazionale del GRIS, nonché direttore dell’osservatorio sul pluralismo religioso, Giuseppe Ferrari. Dopo aver evidenziato l’utilità di una mappatura di tutte le logge massoniche italiane, Ferrari ha quantificato il numero di massoni italiani tra le 40 e 50 mila unità. Si arriverebbe a 100 mila contando anche i fratelli in sonno.
Ferrari ha ricordato il dialogo tra cattolici e massoni, iniziato nel 1969 in Italia grazie al lavoro di padre Caprile, padre Esposito e Vincenzo Piani. I massoni hanno ribadito più volte che la Libera Muratoria non ha finalità contrarie alla Chiesa. Tuttavia, Ferrari si è domandato come sia possibile conciliare il tentativo massonico di avvicinarsi alla verità come uomini del dubbio con la pretesa cattolica di possedere una parte della verità.
La domanda centrale dell’intervento di Ferrari è stato: si può sostenere l’appartenenza alla Chiesa e alla Massoneria? Un interrogativo capace di aprire diverse questioni. La Libera Muratoria è sfaccettata, ci sono obbedienze diverse, logge irregolari. Tutto ciò rende impossibile un bilancio complessivo. Inoltre, la Massoneria non accetta nessuna credenza. Quindi la risposta di Ferrari alla domanda che ha posto a sé stesso e alla platea è negativa. La Chiesa ha escluso la possibilità di appartenere alla comunità di fedeli e a società segrete in contemporanea. Anche perché, secondo Ferrari, solo la religione completa l’esistenza della persona. Da questa convinzione ne deriva il fatto che il massone e il cattolico non possono essere la stessa persona. Perché un cattolico si dovrebbe iscrivere alla Massoneria? E, soprattutto, perché un ecclesiastico dovrebbe essere un massone? Per fare carriera? Per il potere? L’impressione è stata che Ferrari avesse una risposta per tutte queste domande, pur senza esplicitarla in maniera chiara.
Il segretario nazionale del GRIS ha concluso facendo eco alle parole di Delpini. Il dialogo tra persone è possibile e doveroso. Per questa ragione si devono tracciare alcune direttrici: comportamento sociale e politico, protezione dei diritti umani, impegno su tematiche quali l’ordine internazionale, la sicurezza e la lotta alla povertà. L’unico modo per non sterilizzare il dialogo tra massoni e cattolici è parlare con la consapevolezza della propria identità.
Il Gran Maestro Fabio Venzi della Gran Loggia Regolare d’Italia è stato l’ultimo massone a parlare. Il punto fondamentale del suo discorso ha riguardato la comprensione su che cosa si basi l’incompatibilità tra Chiesa e Massoneria. Le condanne da parte delle gerarchie ecclesiastiche sono diverse e si fondano tutte su violazioni della dottrina. Per questa ragione, secondo Venzi, la questione è dottrinale. La Chiesa si è spesso affidata a ricostruzioni fantasiose e inventate, senza riferimento a ritualità diverse. L’errore dei cattolici, secondo il Gran Maestro della GLRI, è rappresentare la Massoneria come un fenomeno omogeneo e coerente. Ci sono, infatti, diversi riti per le diverse logge, nate in contesti sociali e storici differenti. Ogni riferimento alla Libera Muratoria, senza identificare una specifica ritualità, è dunque infondato.
Venzi ha portato così una serie molto lunga di esempi che hanno messo in risalto l’influenza del cristianesimo su varie ritualità massoniche, in primis quella inglese. Il Gran Maestro ha insistito anche sulla natura dottrinale del conflitto tra Chiesa e Massoneria: le ostilità della Santa Sede non sono dovute, almeno in origine, a questioni politiche o legate alla segretezza. Il leitmotiv di tutte le condanne cattoliche alla Libera Muratoria è l’accusa di eresia.
Venzi ha concluso sostenendo che la questione dottrinale, quella veramente importante, verrà risolta nel momento in cui i vertici della Chiesa cattolica terranno conto dell’esistenza di ritualità diverse. Solo così si potranno condannare le logge che davvero praticano deismo, relativismo ed eresia.
A questo punto è salito sul proscenio Antonio Staglianò. Monsignore e presidente della Pontificia Accademia di Teologia, Staglianò ha parlato rimanendo in piedi e utilizzando una gestualità da predicatore sempre più rara. Ed effettivamente la sua allocuzione cattura fin da subito l’attenzione di una platea silenziosa e concentrata. Il suo discorso è stato incentrato sulle ragioni dietro la completa incompatibilità tra Massoneria e Chiesa cattolica, affermata con chiarezza retorica. Staglianò, ovviamente, ha utilizzato argomenti teologici di alto livello. Il presidente della Pontificia Accademia di Teologia ha dichiarato con forza che essere membro della Chiesa cattolica significa appartenere a un popolo unito da Dio, presenza reale nella vita. Enorme è la contrapposizione con le dottrine iniziatiche o filosofiche e quindi anche con la Massoneria.
Staglianò ha concluso evidenziando di nuovo la possibilità del dialogo, sottolineando però, ancora una volta, la diversità tra esperienza religiosa ed esperienza massonica. La sensazione è che la posizione di uno dei massimi teologi cattolici sia di chiusura. Non si nega la possibilità di parlare o di approfondire contatti, ma la scomunica contro i liberi muratori rimane.
I saluti conclusivi sono stati fatti dal Cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Coccopalmerio ha proposto un tavolo permanente di confronto tra le due istituzioni.
Il seminario è stato accolto in maniera estremamente diversa da Massoneria e Chiesa cattolica. Come già detto, nella Libera Muratoria, e soprattutto all’interno del Grande Oriente d’Italia, l’incontro è stato definito «storico» e si è sottolineata l’importanza di aver riattivato il dialogo. Da parte cattolica, soprattutto da una certa stampa, la reazione all’incontro del 16 febbraio è stata leggermente scomposta, con il solito terrore per ogni tipo di cedimento dottrinale.
In realtà, dal seminario emerge la volontà della Massoneria di avvicinarsi a una Chiesa che, invece, sembra mantenere e rivendicare una certa distanza. Le oltre seicento condanne in quasi tre secoli sono una tradizione che non può essere tralasciata da un’istituzione plurimillenaria. Per questo non si comprende bene la tensione di una parte della comunità cattolica. L’apprensione è probabilmente dovuta alla fama della Massoneria in Italia. Un’associazione ammantata di mistero e coinvolta in diversi scandali oltreché baluardo dell’anticlericalismo. Anche per questa ragione, forse, sia Staglianò sia Suchecki hanno ribadito la distanza. Il dialogo è possibile, ma solo quello. La dottrina è estremamente chiara sul rapporto con la Massoneria.
Rimane il fatto che le due istituzioni abbiano perso influenza sulla società italiana rispetto ad alcuni decenni fa. Se il potere della Libera Muratoria è sempre difficile da decifrare, quello della Chiesa si fa sentire poco in un’Europa scristianizzata. Nonostante i moniti di Giovanni Paolo II sulla necessità di mantenere una forte presenza della Santa Sede in Europa, Francesco ha dato al suo pontificato un orizzonte globale. E comunque la presenza della Massoneria nella Chiesa è comprovata. Basti ricordare la lista dei prelati massoni pubblicata da Pecorelli sull’Osservatore Politico del 12 settembre 1978.
Connessioni e legami tra due istituzioni così diverse non sono una novità. Per questo, un seminario del genere, organizzato pubblicamente, seppur a invito, non può che aiutare a implementare un dialogo che faccia chiarezza anche e soprattutto dal punto di vista storico.
* Dal 6 aprile 2024, il nuovo Gran Maestro del GOI è Antonio Seminario