logo Spazio70

Benvenuto sul nuovo sito di Spazio 70

Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
Buona lettura e non dimenticare di iscriverti sulla «newsletter» posta alla base del sito. Lasciando un tuo recapito mail avrai la possibilità di essere costantemente informato sulle novità di questo sito e i progetti editoriali di Spazio 70.

Buona Navigazione!

L’iniziazione nel mondo occidentale. L’ultima intervista a Julius Evola

Redazione Spazio70

Roma, 27 dicembre 1973: di Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco.

Nel mondo contemporaneo, quale valore può avere l’iniziazione?

R: Purtroppo, nel mondo contemporaneo, è cosa, questa, di cui si può soltanto parlare. Quanto a realtà, bisogna cominciare col definire il concetto vero e proprio di «che cos’è» l’iniziazione. Testualmente, «iniziazione» vuol dire cominciare, iniziare qualcosa, o iniziare qualcuno a qualcosa.
Ora, vi sono due possibilità fondamentali rispetto a quello che credo sia il fine precipuo per cui è stata posta la domanda. Se per iniziazione s’intende apertura ad un piano diverso dalla coscienza puramente umana ed individuale, da questo punto di vista, ciò presupposto, vi sono come ho detto due possibilità: l’una brevissima con cui si illudono parecchi cerchi, parecchie menti, è la cosiddetta auto-iniziazione. Per esempio gli antroposofi, cioè gli steineriani, parlano continuamente dell’auto-iniziazione, anzi contrappongono le iniziazioni del passato che loro considerano scontate, all’iniziazione moderna, che avrebbe un carattere individuale, attivo, indipendente.

Ma questa è una semplice fisima, perché solo in casi eccezionali sì può pensare a questo: in genere un’iniziazione di carattere puramente individuale, ossia senza intervento di una forza superiore, assomiglierebbe al tentativo del barone di Münchausen quando per volare si tirò su da sé per i capelli. Perché l’iniziazione sia reale, occorre che intervenga un fattore in un certo modo trascendente l’individuo; questo, eccezionalmente, può verificarsi in forma spontanea: è quella che si potrebbe chiamare «iniziazione allo stato selvaggio», e di Rimbaud è stato detto che era un «mistico allo stato selvaggio». Può darsi che un trauma dell’esistenza porti da sé a questa apertura di orizzonti e può darsi persino che questa apertura di orizzonti si realizzi senza che colui al quale è accaduta si renda propriamente conto di quello che è successo. E questo può avvenire anche nel mondo moderno, solo che osservando la fisicizzazione crescente dell’individuo moderno, la possibilità è sempre più problematica: fisicizzazione e chiusura, diciamo. La seconda possibilità è quella dell’iniziazione ottenuta mediante l’azione di una determinata influenza. Ecco, qui si può parlare di «iniziazione nel mondo moderno», come lei mi ha chiesto.

INIZIAZIONE E MISTIFICAZIONE

D: Sì, l’iniziazione, oggi, attualmente, nell’aura che ci circonda, nell’atmosfera culturale nella quale viviamo.

R: E qui cominciano i pasticci. Perché un’iniziazione sia possibile in questi termini, occorre un centro con persone «capaci di iniziare». Ora, che ci siano mistificazioni di ogni genere, questo è chiaro: c’è perfino, credo a San Francisco, un’iniziazione per corrispondenza, roba da far ridere. L’handicap consiste in ciò: nell’esistenza o nella non esistenza di un individuo, di un gruppo, capace di effettuare questa operazione sull’iniziando. E qui sono necessarie due condizioni: vale a dire che l’iniziando sia «iniziabile», e poi che l’iniziatore sia effettivamente tale. Circa il fatto che l’iniziando sia iniziabile, a ciò si connette l’insieme delle prove che, specie nell’antichità, erano richieste. Specialmente nell’antichità era richiesto, per poter ottenere l’iniziazione, il superamento di alcune prove; prove che in gran parte sembra riguardassero il dominio delle reazioni istintive. C’era la prova del fuoco, quella dell’acqua, ed altre; prove di spaventi, e così via. Occorre poi che sull’individuo quest’influenza abbia presa, che ci sia in qualche modo una sua disposizione, che si potrebbe riassumere e designare col termine «uno slancio». A questo proposito voglio raccontarle un episodio riferitomi dalla persona che l’ha sperimentato: un mio amico, che era nell’Africa settentrionale, cercava appunto questa esperienza di carattere sovranormale. Entrò in contatto con una cerchia: allora lo misero davanti ad uno specchio e dopo pronunciate alcune formule, alcuni «dik», come li chiamano, gli dissero di fissarlo; fissando, a poco a poco il mio amico vide una luce bluastra che poi dette luogo a delle vampe, ebbe perfino l’impressione di un fuoco che sembrava lo avvampasse tutto quanto. Aveva ricevuto già una parola che avrebbe potuto pronunciare quando se la vedeva brutta. Si affrettò quindi a pronunciarla, e allora lo Sciaykh gli disse in tono calmo: «Peccato, peccato; dovevi fare il salto!». Non era stato capace di superare la prova. L’importante sembra dunque, in alcuni, una linea olimpica, tutto un processo di preparazione, nel senso di purificazione ascetica, di distacco interiore e così via, un po’ sulla linea del buddhismo autentico delle origini. Dall’altra parte, invece, quello che dicevo poco fa: la capacità di uno slancio interiore. A ciò si riferisce anche un curioso detto ermetico-alchemico: «Per sciogliere un metallo, occorre prima riscaldarlo». Traducendo, il metallo sarebbe l’individuo, e scioglierlo vuol dire liberarlo; riscaldarlo significa metterlo in uno stato di estrema «vibratività», di particolare eccitazione interiore.

«GRUPPI INIZIATICI IN OCCIDENTE? RARO TROVARNE»

D: Noi stavamo però cercando le possibilità di iniziazione in Occidente, e queste sono soltanto indicazioni generiche.

R: Quanto a gruppi che effettivamente siano capaci di iniziare, nel senso di creare nell’individuo queste condizioni, presupponendo o che le qualificazioni ci siano, o che questo sappia superare le prove, le cose stanno maluccio. Di mistificatori ce ne sono non so quanti, e ho accennato poco prima al caso americano specifico; ambienti molto chiusi ce ne possono essere, sembra in margine al cabalismo; poi c’è quel comune equivoco che anche Guénon ha contribuito a far nascere: vale a dire l’introdurre il concetto di iniziazione «virtuale», ossia iniziazione che non è attuale, non è effettiva, non si risolve, ma dà la virtuale facoltà ad un individuo, sforzandosi ed applicandosi, di arrivare anche lui a questa organizzazione. Ciò, naturalmente, fa nascere diversi equivoci. Ora, ancora una volta, gruppi effettivamente seri ed attivi nel campo dell’iniziazione è ben raro trovarne o indicarne in Occidente. Ci sono tuttavia delle vene sparse qua e là, le cui origini sono difficilmente rintracciabili: le rappresentano senza dubbio le organizzazioni di Giuliano Kremmerz, che pare avessero una dimensione iniziatica; ma non si sa bene quale sia il primo anello della catena.

D: Secondo lei, quale scuola iniziatica tradizionale sarebbe più adatta a fruttificare in un mondo come l’attuale?

R: Lei considera solo un fattore: un mondo come l’attuale. Ma in un mondo come questo ci sono una molteplicità di individui, quindi bisognerebbe fare piuttosto una casuologia secondo individui e conforme a un tipo adatto.

«GURDJEFF E CROWLEY? NON SI SA QUALE CURRICULUM ABBIANO AVUTO»

Georges Gurdjeff

D: Ma traendo origini da quale tipo di società iniziatica tradizionale, ispirandosi a quale? Se si può dire così … naturalmente…

R: Io credo che bisognerebbe iniziare ad indicare quali sono le organizzazioni disponibili «sul mercato» in Occidente. Ho detto prima che le cose non stanno bene; infatti ci sono questi gruppi più o meno nascosti. Per esempio, Guénon ha perfino parlato di gruppi di iniziati cristiani, gnostici, ma dice che sono estremamente chiusi; sarebbero gruppi di tredici persone e ammettono un nuovo adepto solo quando uno ne muore.

D: E personaggi contemporanei di cui lei ha anche trattato: Gurdjieff, per esempio, o Crowley, lei ritiene che fossero degli iniziati?

R: Lo ritengo senz’altro; ma lei sa che le cose non sono chiare…

D: Cioè, non si sa che fine abbiano fatto i discepoli e cose di questo genere?

R: Oltre a questo, non si sa quale è stato effettivamente il loro curriculum, da dove sono partiti, quali disposizioni innate avevano, che incontri «fatidici» abbiano avuto.

«LA MASSONERIA HA UNA QUANTITÀ DI ELEMENTI DI CARATTERE INIZIATICO»

D: Abbiamo parlato dell’Occidente; ora ci sono coloro che dicono, e uno di questi se non erro è Guénon, che l’unica organizzazione iniziatica attuale, bene o male, è la massoneria. Il suo parere in proposito?

R: Questo è fuori di dubbio. Anche un profano riconosce che nell’edificio organico, nel sistema della massoneria, nell’insieme dei suoi riti, dei suoi simboli, è stata raccolta una quantità di elementi di carattere iniziatico; ma da questo a dire che la massoneria sia un’organizzazione iniziatica operante, è un’altra cosa, la distanza è abbastanza grande. Specie, poi, se si guarda la massoneria di rito scozzese, che in una certa misura era più esoterica ed anche più pura, mentre il Grande Oriente è infettato da elementi politici e da elementi di sinistra. Ora, in questa massoneria di rito scozzese sembra che ci sia una corsa affannosa a raccogliere i simboli, le tradizioni più spurie e più varie; è tutto un sincretismo di gradi senza che si possa delineare una fase che volesse in tal modo rivendicare la priorità su tutte le altre, per possedere tutto questo in termini di inventario. Ora, in altri tempi sembra che abbia avuto valenze effettivamente iniziatiche; ma per i tempi moderni vale il detto che tutto è passato allo stato latente. Dire stato latente non vuol dire inesistente; esistono possibilità di rivivificazione, in date condizioni e date certe individualità; quindi non escludo. Tra i massoni che ho conosciuto e che avevano una qualificazione innegabile, c’è per esempio Arturo Reghini. Possedeva, oltre a una cultura, uno spirito critico.

«MASSONERIA SU DUE LIVELLI? NON HO ELEMENTI PER PRONUNCIARMI»

D: Si sente parlare di una massoneria su due livelli; cioè la massoneria che conosciamo sarebbe una specie di ordine esterno, volto semplicemente ad attirare degli adepti che poi possono, successivamente, una volta giunti negli alti gradi, passare in un ordine interno, nel quale effettivamente si raggiunge un’iniziazione; ma è un ordine segreto, un ordine separato dal mondo, per il quale l’ordine esterno funziona semplicemente da filtro: chi riesce al passare attraverso, può raggiungere l’iniziazione vera.

R: Su questo francamente non posso pronunciarmi, non ho elementi per poter dire una cosa del genere. C’è anche il mito dei cosiddetti «Superiori sconosciuti», elementi che sono i capi effettivi, ma non sono noti come tali.

D: Una seconda cosa che volevo dire, dedotta dalla sua iniziale risposta, era questa: abbiamo parlato dell’Occidente, ma dell’Oriente che si può dire? Si può dire che esistano delle possibilità sia come organizzazioni iniziatiche, sia come elemento umano, come singoli, per cui possano esserci queste situazioni favorevoli al sorgere di una iniziazione, oppure anche l’Oriente, come lei per esempio ha scritto nell’introduzione a «La crisi del mondo moderno» e in altre parti, sta decadendo insieme all’Occidente attuale?

R: Circa l’Oriente, nel suo complesso, è chiaro che sta scendendo la stessa china dell’Occidente, modernizzandosi e così via, ma…

«LA DECADENZA DELL’ORIENTE? NIENTE DI SIMILE ALLA LAICIZZAZIONE DELLA CULTURA IN OCCIDENTE»

Evola, 1973

D: Volevo sapere se nonostante questa situazione, lei pensa che in Oriente, oggi, rispetto all’Occidente c’è qualche circolo iniziatico. Lei ha fatto l’esempio dell’esperienza di quel suo amico in Africa settentrionale, poi ha accennato alla Cabala: c’è quindi qualche possibilità?

R: Senza dubbio ci sono delle catene sussistenti. C’è la teoria «ismailita» dei sirsila, che sarebbero le «catene», e degli imam, che sarebbero i sommi capi iniziatici, che sono visibili e invisibili, si manifestano in date circostanze e poi passano alla latenza. C’è poi tutta quella faccenda, forse lei l’ha sentita attraverso l’opera di Meyrink, il Golem credo, di El Kitr, che sarebbe un personaggio misterioso che sa quando uno è iniziabile, e allora gli si manifesta.

D: Quindi ci sarebbero più possibilità in Oriente, nonostante la decadenza generale?

R: La decadenza generale mi sembra riguardi un ambiente esterno, perché l’Oriente non è passato ad una cultura della crisi vera e propria: ci può essere stato un materializzarsi, un disperdersi di conoscenza, ma niente di simile alla laicizzazione della cultura che caratterizza l’Occidente.

 

SUFI ARABI E PERSIANI

D: Dei Sufi in particolare, vuol dirci qualcosa?

R: Nei Sufi bisogna distinguere i Sufi arabi dai Sufi persiani, che sarebbero gli Ismailiti, niente di meno che lontani discepoli di quel simpatico Vecchio della Montagna. I secondi soprattutto hanno una importanza: ne è venuto, da me, un maestro persiano. Non dico poi la persona che era, non tanto la statura, ma addirittura in uniforme, con quei vestiti mezzi a palandrana, con il colletto chiuso davanti…

D: Avrà conosciuto le sue opere in lingua francese, immagino.

R: Senza dubbio. Per tornare agli Ismailiti, lo Scià di Persia è un capo degli Ismailiti. In origine l’imam, la dignità di imam, è duplice, politica e spirituale

D: Bisognerebbe ora definire in maniera un pochino più precisa l’iniziazione; cioè in cosa l’iniziato si differisce dall’uomo comune, meglio, dalla persona di profonda cultura, dalla persona sensibile a questo genere di problemi. In che cosa si manifesta il «salto» tra la persona sensibile a queste cose e l’iniziato vero e proprio?

R: La differenza è di carattere ontologico: l’uno può avere tante nozioni quanto vuole circa cose iniziatiche e così via, ma esistenzialmente resta quello che è; mentre nell’iniziato nel senso vero è avvenuto un mutamento di natura che lo mette nello stesso rapporto con l’uomo comune, come l’uomo comune sta all’animale. Questo ha un’analogia con la dottrina cattolica: il sacerdote ordinato assume una qualità che lo differenzia essenzialmente da ogni uomo e che non si può più cancellare: carattere indelebilis, lo chiamano.

UNA PIÙ VASTA POSSIBILITÀ DI SGUARDO PER L’INIZIATO

D: E che non è solo il fatto di sapere più cose?

R: No. affatto. L’ordinazione in questo caso è l’equivalente dell’iniziazione.

D: È questo forse il motivo per cui attualmente, a causa dell’atmosfera culturale che ci circonda, è molto difficile raggiungere questo stato di iniziazione, proprio perché significa non solo sapere quantitativamente più cose di un altro, ma proprio mutare di natura.

R: Esatto.

D: Quali sono le possibilità che si aprono all’iniziato?

R: Una più vasta possibilità di sguardo, cioè di visione e di azione. In quanto ad azione, non è esclusa, al limite, la possibilità di azioni diciamo nel campo del conoscere, la percezione di certi rapporti sottili di causa ed effetto, per cui l’iniziato sa come certe cose opportunamente presentate producono un dato effetto direttamente o indirettamente. Insomma, un maggiore ampiezza del conoscere e dell’agire che non segue sempre la possibilità offerta all’uomo comune.

D: E nell’aldilà, nell’altro passo, nell’altro mondo? Qual è il destino dell’iniziato?

R: C’è il punto di vista radicale che mandò in bestia…

D: Se Alcibiade non fosse iniziato, l’assassino iniziale non sopravviverebbe …

R: Esattamente, ma lo stesso destino è una specie di ultrarealismo che manda al diavolo i valori umani, le valutazioni umane. Sempre, questo è chiaro, in riferimento ad un mutamento di carattere ontologico.

D: Secondo lei è possibile far rivivere oggi certe scuole iniziatiche tradizionali per le quali si sta manifestando al livello profano un certo risveglio di interesse, ad esempio l’alchimia, la stessa Cabala?

R: Per quanto riguarda l’alchìmia …

«L’INTERESSE PER L’ESOTERISMO? SPESSO È PURA EVASIONE»

D: Mi fa piacere sapere che lei pronunci «alchìmia» e non «alchimìa».

R: Dipende, dunque, da che cosa si mira: se una fa dell’alchìmia, o alchimìa, per fare l’oro, vale un detto noto che dice che «per fare l’oro bisogna avere l’oro», e in qualche caso non è escluso perfino il fenomeno materiale, ma ciò presuppone una raggiunta dimensione trascendente l’individuo. In quanto, quindi, l’alchìmia intesa in quel senso, i maestri alchemici … ce ne sono ermetici semmai, il che è un po’ diverso. In quanto alla Cabala, bisogna vedere se si trovano ancora certe vene per il cabalismo esoterico. Sembra che ce ne fossero a Praga, uno ne ha la sensazione se legge i libri di Meyrink: è da lì che trasse le idee principali.

D: Il sistema della Golden Dawn, che era di impianto cabalistico, arrivò in Inghilterra dopo essere passato attraverso tante trasformazioni, tante fasi, ma la radice è cabalistica.

R: Non saprei dirlo, perché eccetto quelle notizie di seconda o terza mano che ho visto nei libri sopra Crowley e altri, non so direttamente nulla di questa organizzazione. Sembra però che abbia avuto una serietà, lo ammette anche Guénon, pur facendo le corna …

D: Si, infatti lo ammetteva, si è visto anche nella lettere che le ha scritto e che sono state pubblicate. A proposito di quello che si diceva, da che cosa crede che derivi tutto l’interesse attuale per le questioni misteriose, esoteriche, magia, occulto, eccetera?

R: Per questo ho paura che sia necessario pronunciarsi in senso negativo: rientra il tutto nel desiderio dell’evasione…

D: Semplicemente un‘evasione?

R: Un’evasione dalla cultura attuale, dalla società attuale. Insomma, il desiderio dell’altro, di una realtà diversa. Bisogno in gran parte promiscuo, perché basta analizzare ciò a cui è finito lo «spicciolismo» contemporaneo: vede quanto è facile!

«LA MAGIA SENZA L’INIZIAZIONE È UNA FARSA »

D: Lei pubblicò, diversi anni fa, il libro «Maschera e volto», nel ’30-’32. Ora è stato ristampato. Ci sono, Cioè, dei «ritorni» per questi argomenti? E come mai questi cicli? Sono dei particolari momenti storici?

R: Può darsi che ci sia, e nemmeno si può dire tanto. Quaranta anni fa significa inizio Anni Trenta, e allora potrebbe essere l’atmosfera critica dei dopoguerra; ma no, era già troppo lontana, non si può dire dato un incrudimento dell’ambiente, dal momento che certe morse si sono più serrate allora come reazione naturale per l’impulso all’evasione.

D: Quindi, è una situazione che durerà parecchio?

R: Sì, questo sì.

D: Può dirci qualcosa dei rapporti tra le cosiddette scuole di alta magia e l’iniziazione?

R: Bisognerebbe indicare quali sono…

D: Ha citato quella di Kremmerz …

R: La magia senza un’iniziazione è una farsa. La magia implica in un modo o nell’altro la sospensione della barriera tra io e non-io, una rimozione del limite della comune individualità, il che equivale più o meno ad un’iniziazione.

D: Le scuole tantriche pensa possano essere attuali oggi? È possibile aspettarsi una rinascita di interesse verso la pratica del tantrismo della mano sinistra?

R: È evidente il motivo di attrazione di tanta brava gente…Siccome fattori essenziali sono l’elemento femminile e l’orgia, è chiaro che attiri molto. Comunque, è certo che la via tantrica sia praticabile, ma estremamente pericolosa: occorre che non sia presa come una scusa, soprattutto rispetto a sé stessi, per indulgere a se stessi; poi occorre – di nuovo – l’iniziazione, perché anche il tantrismo la conosce.

«L’USO ODIERNO DELLA DROGA? DEL TUTTO SUPERFICIALE»

D: Un altro fenomeno che adesso interessa soprattutto i giovani. Lei prima ha parlato della necessità di eliminare il contrasto tra io e non-io; molti giovani cercano questo nella droga, proprio per superare questa barriera tra io e non-io. La droga è molto diffusa, come lei ben sa, tra gli hippies e gruppi del genere, che hanno sviluppato una vera religione della droga, proprio con intenti più o meno di questo genere, molto confusi, espressi in maniera singolare.

R: Siamo allo stesso punto di prima: bisogna vedere sotto che condizioni questo avviene, perché la droga non fa che aprire certe porte, e poi bisogna vedere dove ci si trova, la goccia o due possa da sola far traboccare, ma perché e in che condizioni. Per esempio, nelle iniziazioni centroamericane, degli indigeni, dove si usa la droga, è presupposto tutto un tirocinio di chi deve usarla, in modo che le cose prendano la giusta dimensione.

D: Lei in pratica conclude dicendo che tutto ciò oggi è fatto superficialmente senza sapere che cosa fare e come farlo.

R: È evidente, perché la stessa formula «un uso ascetico della droga» farebbe ridere quasi tutti coloro che la usano.

D: Praticamente, tutto ciò è l’evasione spicciola fatta con incoscienza.

R: Poi c’è un’altra cosa: non so chi ha detto «guardati da ciò che può ottenere un mezzo esteriore! Con ciò stesso uccidi la possibilità di giungervi da solo».

D: Tutto questo sì collega anche ad un altro fatto, e cioè il grande interesse che sempre il giovane di oggi, il contestatore, l’hippy, soprattutto americano, ha per le dottrine orientali, a cominciare dallo Zen – Kerouac fu uno dei primi – sino ai viaggi che si fanno in India o in Nepal, per trovare non si sa bene cosa.

R: Sì, ma tutto ciò era cominciato già ai tempi della teosofia: come reazione al positivismo occidentale si sono rivolti tutti all’Oriente. E lì, poi, che è nata la teosofia vera e propria. In margine vi erano fenomeni mezzo medianici, occulti, per esempio il colonnello Olcott…

«LO ZEN?PROMETTE L’ILLUMINAZIONE DI COLPO, ANCHE MENTRE MANGI GLI SPAGHETTI»

D: Anche la Blavatsky…

R: La Blavatsky era una medium.

D: Un ritorno di situazioni verificatasi cento anni fa. La Società Teosofica è stata fondata nel 1875.

R: Sono nati equivoci perché, dato il completo irrazionalismo dello Zen, sembra che per questi anarcoidi occidentali esso sia il cibo più ghiotto, e si dimentica qual è il quadro culturale in cui lo Zen si è manifestato con questa forma.

D: Anche qui fanno le cose senza sapere effettivamente il loro significato, quindi?

R: C’è poi un’altra cosa, c’è un altro punto farsesco, il desiderio di fare cose facili, perché lo Zen dice che a un certo momento può venire il satori, un’illuminazione, così di colpo.

D: Un’illuminazione istantanea…

R: Sì, anche mangiando gli spaghetti: e quindi questo naturalmente eccita ed attira molto. Ora un altro punto è che in questi casi le iniziazioni che sembrano illuminazioni, essendo spontanee, sono da paragonarsi ad un bicchiere in cui è entrata l’acqua a poco a poco fino a essere al margine; ma basta una goccia o due perché trabocchi; non è che la goccia o due possa da sola far traboccare, ma perché c’è, a monte, tutta una preparazione interna. Infatti, c’è quell’episodio famoso dello schiaffo: del discepolo che chiede una iniziazione Zen, ed il maestro risponde dandogli uno schiaffo; e l’altro, di quello che gli rinchiuse il braccio dentro un portone tanto da romperglielo, e nel momento in cui provava quel dolore lui realizzò il satori. Poi c’è ancora quello, meno simpatico, del discepolo che va dal maestro e gli chiede qual è il significato dello Zen e si prende uno schiaffo; poi ritorna e richiede il significato dello Zen e si prende un altro ceffone. Questa storia si ripete, diciamo, un quattro volte; infine, si presenta al maestro, e senza dirgli una parola gli allunga lui uno schiaffone; allora quello sorridendo dice: finalmente hai capito. Questo per dire che l’illuminazione è un atto interno, e non una ricezione passiva.


L’intervista è tratta dal libro «Testimonianze su Evola», De Turris, Edizioni Mediterranee, 1985