logo Spazio70

Benvenuto sul nuovo sito di Spazio 70

Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
Buona lettura e non dimenticare di iscriverti sulla «newsletter» posta alla base del sito. Lasciando un tuo recapito mail avrai la possibilità di essere costantemente informato sulle novità di questo sito e i progetti editoriali di Spazio 70.

Buona Navigazione!

La leggenda della fonte ERIKA: il caso Angela Merkel

Redazione Spazio70

Pur rifiutando qualsiasi ruolo attivo all'interno del sistema di spionaggio della popolazione tedesco-orientale posto in essere dalla Stasi, Merkel non fu mai una dissidente né una voce critica in contrasto con la società plasmata dalla dittatura della SED

di Gianluca Falanga

In tempi di post-verità e complottismo senza freni, non ci vuole molto per attribuire ai politici qualsiasi cosa. Nei social media e in genere in rete, insinuazioni in libertà diventano certezze nel giro di qualche ora e si diffondono inarrestabili come fuoco di fila. Non importa se siano prive di alcun fondamento: se servono a cementare le “opinioni” di qualcuno, resistono a qualsiasi documentata smentita o fact-checking. Una di queste leggende elevate a fatto storico a furore di popolo è quella dell’ex cancelliera tedesca Angela Merkel e il suo presunto passato di spia della Stasi. Se ne conoscerebbe persino il nome in codice che ne copriva l’identità: ERIKA. Se si inserisce in un motore di ricerca “IM ERIKA” (dove IM sta per inoffizielle Mitarbeiter, termine in uso alla Stasi per indicare la categoria delle fonti fiduciarie), saltano fuori quasi centomila pagine web, alle quali si aggiungono innumerevoli tweet che quotidianamente fanno menzione dell’infamante collaborazione confidenziale della giovane Angela col tentacolare apparato repressivo del regime comunista della DDR, per lo più arricchite da livorose filippiche sullo stato di corruzione morale dei politici tedeschi dei nostri giorni (“traditori del popolo”) e del sistema democratico tout court che altro non sarebbe se non una più avanzata reincarnazione 2.0 dello Stato di polizia tedesco-orientale.

Peccato che di documenti della Stasi che sostanzino e confermino questa leggenda metropolitana non ve ne siano né esistono indizi che legittimino anche solo il più debole dei sospetti. Venendo ai fatti, per quanto questi possano poco interessare o scalfire le granitiche convinzioni degli accaniti assertori della cancelliera delatrice, occorre precisare subito come stanno le cose negli archivi della Stasi, dove sono conservati dal 1990 oltre 100 chilometri lineari di documenti prodotti dalla polizia segreta della DDR nella sua quarantennale esistenza e attività. La prima notizia è che fra quei documenti ci sono materiali, per lo più file cartacei, che riguardano Angela Merkel. Ci sono, ma nessuno ne conosce il contenuto, perché l’autorità che li custodisce, fino al 2020 l’ente statale BStU (Bundesbeauftragte für die Stasi-Unterlagen), dal 2021 il Bundesarchiv (Archivio federale di Stato della Repubblica federale), ha decretato che si tratta di documenti contenenti informazioni personali e che quindi, per legge, possono essere resi pubblici o accessibili agli studiosi solo previa autorizzazione scritta dell’interessato, in questo caso di Angela Merkel, la quale, avvalendosi di un suo diritto garantito dalle speciali norme che regolano l’accesso pubblico ai dossier della Stasi, ha scelto di non autorizzare l’accesso pubblico ai documenti che la riguardano.

I DOCUMENTI STASI SU ANGELA MERKEL NON SONO CONSULTABILI

Schedari Stasi coi nominativi in chiaro e i nomi in codice degli informatori

Fine della storia? Niente affatto: la legge StUG (Stasi-Unterlagen-Gesetz) del dicembre 1991 prevede anche altro. Qualora in quei documenti vi fosse evidenza di una collaborazione confidenziale di Angela Merkel con la Stasi (fino al primo matrimonio nel 1977 Angela Dorothea Kasner), l’ex cancelliera non potrebbe avvalersi del diritto di tenere riservati i fascicoli che la riguardano, dal momento che la legge assicura sì la protezione dei dati sensibili o riguardanti la sfera privata delle persone menzionate nei dossier, ma prescrive anche che il sostegno attivo della polizia segreta e quindi della dittatura comporti una responsabilità di fronte alle vittime. Insomma: chi ha collaborato attivamente e volontariamente col regime, danneggiando altre persone, contribuendo alla loro oppressione o persecuzione, non può pretendere che tale complicità resti segreta. Ciò riguarda non solo i funzionari della polizia segreta, ma anche gli informatori. Stando così le cose, se Angela Merkel può avvalersi del diritto di non autorizzare la lettura dei suoi fascicoli, questo vuol dire che, pur non conoscendo l’esatto contenuto di quei documenti, possiamo escludere che si tratti di documentazione attestante l’acquisizione come fonte confidenziale della ex cancelliera tedesca da parte della Stasi. Gli addetti alla registrazione delle fonti fiduciarie della polizia segreta erano molto precisi, la procedura regolata da una rigorosa normativa interna. Angela Merkel non ha un cosiddetto IM-Akte (il tipico dossier degli informatori, che raccoglie la documentazione relativa all’acquisizione confidenziale e alla collaborazione) né risulta registrata negli schedari operativi F16/F22 come confidente.

Lecito chiedersi: forse quel dossier è esistito e ora non si trova più, potrebbe essere stato distrutto? E che cosa potrebbe esserci in quei documenti che Angela Merkel non vuole farci vedere?

Angela Merkel nel 1990 assieme a Lothar de Maizière (fonte: Archivio federale tedesco)

In Germania, a oggi, non esiste alcuna legge che obblighi il capo del governo ovvero il cancelliere o altre figure istituzionali a rendere pubblici eventuali documenti della Stasi che li riguardano. Si potrebbe obiettare che la legge StUG contiene però anche una norma (StUG §32) che concede all’opinione pubblica la conoscenza di documenti su personalità di rilievo della storia, che hanno ricoperto incarichi politici e ruoli istituzionali, anche se non collaborarono con la Stasi e senza autorizzazione degli interessati. Questa norma fu introdotta nel 2002 in occasione delle cause legali intentate da Helmut Kohl, che per anni si oppose energicamente al rilascio alla stampa e alla ricerca dei file Stasi che lo riguardavano. Ma il caso di Angela Merkel è diverso da quello del suo padrino politico, perché è divenuta una personalità di rilievo solo dopo il 1990, quando non esistevano più né la Stasi né la DDR. All’epoca del regime della SED, era una semplice studentessa di Fisica alla Karl-Marx-Universität di Lipsia, dal 1978 ricercatrice all’Istituto centrale di Chimica fisica presso l’Accademia delle Scienze della DDR a Berlino Est. Anche gli esordi del suo impegno politico e della sua carriera risalgono al periodo successivo alla caduta del Muro di Berlino, nel dicembre 1989, quando cominciò a lavorare per l’organizzazione politica di opposizione Demokratischer Aufbruch (Risveglio democratico). Dopo le storiche elezioni parlamentari del 18 marzo 1990, le prime e uniche elezioni libere nella DDR, diventò la vice portavoce dell’ultimo gabinetto della moribonda Repubblica democratica, guidato dal democristiano Lothar de Maizière, ma allora le strutture della Stasi erano ormai smantellate. Ma, se non vi è nulla di compromettente in quei documenti, allora perché Merkel ha sempre rifiutato di concedere ai giornalisti l’autorizzazione alla lettura?

Proviamo a immaginare che cosa possano contenere i documenti conservati.

SOSPETTI PRIVI DI ALCUN FONDAMENTO

Scaffali dell’archivio centrale della Stasi a Berlino

Innanzitutto, bisogna sapere che Merkel ha dichiarato pubblicamente qualche anno fa di avere respinto nel 1978 un tentativo della Stasi di acquisirla come confidente. Stando al suo racconto, al termine di un colloquio per un posto di assistente alla Technische Universität di Ilmenau, era stata condotta in una stanza dove ad attenderla c’erano due uomini della Stasi. All’offerta di una collaborazione riservata, la giovane fisica aveva risposto di non essere capace a tenere alcun segreto e quindi di non ritenersi idonea all’incarico che volevano affidarle. La conversazione si era così rapidamente esaurita, la cosa era morta lì, ma il posto di assistente le era stato negato. È possibile che questo “contatto” con la Sicurezza di Stato abbia prodotto documentazione, di cui è oggi rimasta traccia in archivio? La risposta è sì, ma è altrettanto possibile che quella conversazione all’ateneo di Ilmenau fu solo un primo tentativo di avvicinamento, per testare disposizione e interesse della donna, il rifiuto della quale avrebbe drasticamente chiuso la questione. Situazioni del genere erano piuttosto frequenti nella DDR degli anni Settanta ed è assolutamente possibile che i funzionari non abbiano aperto alcun procedimento di potenziale ingaggio, il cosiddetto fascicolo IM-Vorlauf. Oppure quel fascicolo fu aperto e rapidamente chiuso senza successo e in seguito distrutto, data la chiara non disponibilità della potenziale fonte. Comunque sia, se Merkel, come sostiene, rifiutò la collaborazione, perché il rifiuto ostinato di mostrare quanto è conservato in archivio? Potendo escludere l’opzione che non voglia essere scoperta come spia, perché possiamo escludere che lo sia stata, la spiegazione che appare più convincente è il non volere esporre la propria persona, la propria famiglia e la propria biografia a un potenziale uso tendenzioso e scorretto dei documenti, trattandosi di materiali – i dossier della Stasi – in genere piuttosto delicati e sensibili perché contenenti in quantità informazioni concernenti la sfera privata delle persone, indiscrezioni e commenti anche piuttosto offensivi e lesivi della reputazione.

Da dove sorge l’idea o il sospetto che Angela Kasner/Merkel abbia potuto lavorare per la Stasi?

Robert Havemann (fonte: Archivio federale tedesco)

Nel 2005, per realizzare il documentario Im Auge der Macht (“Nell’occhio del potere”) sull’utilizzo della fotografia da parte della Stasi nelle operazioni di sorveglianza di massa della popolazione nella DDR, gli autori Karin Hartewig e Holger Kulick, consultando il lascito di circa 1,5 milioni di fotografie, negativi e diapositive archiviate, si imbatterono in una foto del 1980 che ritraeva una ventiseienne Angela Kasner in visita alla casa di Robert Havemann. Scienziato antifascista (Giusto fra le nazioni per il suo impegno nel salvataggio di ebrei dal genocidio nazista) e comunista antistalinista, Havemann era per il regime di Honecker il nemico pubblico numero uno. Dal novembre 1976, il noto dissidente si trovava costretto agli arresti domiciliari nella sua casa a Grünheide, piccolo paese del Brandeburgo, una ventina di chilometri a sudest di Berlino. Angela Merkel non autorizzò la pubblicazione di quella fotografia, venendo immediatamente accusata in rete di essere stata un’infiltrata fra i numerosi giovani appartenenti ai circoli della subcultura berlinese che, verso la fine degli anni Settanta, si recavano in pellegrinaggio da Havemann e ne frequentavano la casa. Gli arresti domiciliari erano stati revocati nel maggio 1979, ma le misure di sorveglianza erano rimaste in vigore fino ai funerali del professore, deceduto il 9 aprile 1982. Che Angela Merkel si trovasse lì per spiare è semplicemente assurdo, per varie ragioni. In primo luogo, l’impiego di confidenti nelle operazioni di osservazione e sorveglianza, cosiddetti Beobachtungs-IM, veniva sempre registrata e avrebbe dovuto lasciare traccia nei vari registri e schedari, tracce diffuse che non è possibile eliminare completamente. In secondo luogo, che senso aveva che la Stasi fotografasse i propri stessi informatori? L’osservazione fotografica mirava a individuare persone sospette, attenzionate o da attenzionare. È evidente che la giovane Angela sia stata immortalata come una delle persone che si recavano in visita dal dissidente e che la Stasi cercava di identificare. Chiunque si avvicinasse alla casa di Robert Havemann, era sospettato di solidarizzare con lui e quindi di essere un potenziale nemico da monitorare. La foto, allora, testimonia se mai il contrario: non che Merkel fosse lì per spiare, ma che trovandosi lì sia stata osservata dalla Stasi. Va precisato che Merkel, all’epoca, non frequentava gli ambienti della dissidenza berlinese. Alla domanda sul perché si trovasse lì ha voluto rispondere raccontando di esserci andata in compagnia di un collega di lavoro, parente della famiglia Havemann. La spiegazione è convincente: il collega in questione, Ulrich Havemann, era effettivamente figlio adottivo di Robert Havemann e con Angela erano molto amici, tanto che, occasionalmente, lei faceva da babysitter ai suoi bambini. Non era insolito, inoltre, che a frequentare la casa di Havemann in quegli anni fossero anche persone che non lo conoscevano personalmente e non appartenevano ai circoli dell’opposizione, ma che vi giungevano in comitiva o in compagnia di conoscenti.

IL PADRE DI ANGELA, IL «PASTORE ROSSO» HORST KASNER 

Horst Kasner in una foto del 2004

Un altro elemento che viene spesso tirato in ballo per insinuare che Merkel abbia collaborato con la Stasi è l’orientamento politico del padre, il pastore luterano Horst Kasner. Quest’ultimo si trasferì con la famiglia nel 1954, anno di nascita della figlia Angela, da Amburgo a Templin, un paesino nella campagna brandeburghese dell’Uckermark, circa 80 chilometri a nord di Berlino. In altre parole, Horst Kasner optò deliberatamente per una vita nella DDR e ricoprì un ruolo attivo, in posizione di responsabilità, nel processo di addomesticamento politico della Chiesa evangelica in Germania Est, costretta a trovare un modus vivendi con il partito-Stato SED per non essere soppressa. Kasner intratteneva infatti rapporti molto cordiali con le autorità comuniste, tanto cordiali da guadagnarsi il soprannome di “pastore rosso” o “Kasner il rosso”. Convinto assertore della conciliabilità del cristianesimo con il socialismo reale, nella superiorità del quale come sistema politico e di organizzazione sociale credeva, senza mai ricredersi fino alla crisi del regime nel 1989, fu uno dei promotori del Gruppo di lavoro di Weißensee, organizzazione pilotata dalla Stasi, che operò per realizzare il distacco della Chiesa evangelica della DDR da quella occidentale. La condotta lealista di Horst Kasner, gradita al regime tedesco-orientale e in un contesto politico-sociale che discriminava sistematicamente le famiglie di fede cristiana, fu certamente ricompensata con taluni significativi privilegi, per esempio la possibilità di disporre di due automobili o di viaggiare, muovendosi con una discreta libertà fra le due Germanie, compresa l’opportunità di fare studiare i figli. Appare infatti evidente che, a parte l’episodio del posto di ricercatrice all’università di Ilmenau, presumibilmente negatole per il rifiuto opposto a un tentativo di acquisirla come confidente, Angela Merkel abbia potuto approfittare della posizione privilegiata del padre, ottenendo l’accesso alle scuole superiori e poi agli studi universitari, facendo quindi carriera nella ricerca scientifica e ricevendo un posto di prestigio all’Accademia delle Scienze della DDR, ambito che non ammetteva la presenza di studiosi, fossero anche i più bravi e meritevoli, non in linea con i precetti ideologici del regime.

Merkel in uniforme della FDJ

La volitiva figura di Kasner, idealista di orientamento socialista ma al contempo un realista, che aveva compreso come cavarsela nel sistema politico entro il quale agiva, nell’interesse suo e della sua famiglia, ebbe sicuramente una forte influenza sui figli e in particolare sulla primogenita Angela, la quale ha dichiarato negli scorsi anni di avere ricevuto dai suoi genitori, in particolare dal padre, l’esempio di una personalità dal carattere forte ed equilibrato, di una misuratezza lucida e razionale che può riuscire fredda e distaccata, ma capace di incidere, caratteristiche che hanno poi contraddistinto la sua carriera politica, l’interpretazione di ruoli istituzionali apicali e la gestione del potere nei lunghi anni del suo cancellierato. L’acquiescenza al potere che si rimprovera a Horst Kasner non sembra avere indirizzato la figlia verso un’adesione acritica della società realsocialista nella quale cresceva, ma la giovane Angela non fu sicuramente una persona in contrasto con la società plasmata dalla dittatura della SED, le sue regole e le aspettative verso il singolo. Merkel non fu mai una dissidente né una voce critica e anticonformista, detto con le sue stesse lapidarie parole: «Non sono stata un eroe, mi sono adeguata». Come tanti suoi concittadini e coetanei, era iscritta alla Società di amicizia tedesco-sovietica e al sindacato unico di Stato FDGB. Inoltre, a dispetto della fede cristiana, ma in linea con gli indirizzi del padre, era inquadrata nella Freie Deutsche Jugend (FDJ), l’organizzazione giovanile della SED, nella quale militò anche volentieri, per sua pubblica ammissione ma precisando di essere stata consapevole che senza quell’adesione nel curriculum non avrebbe certo potuto studiare.

MERKEL NON FU MAI UNA DISSIDENTE

La futura cancelliera durante un’esercitazione obbligatoria (la formazione militare era nella DDR materia scolastica obbligatoria per tutte le ragazze e i ragazzi delle scuole superiori dall’età di 15 anni e per tutti gli studenti universitari)

Nei ranghi della FDJ, il cosiddetto vivaio della nomenclatura, ricoprì anche l’incarico di segretaria dell’organizzazione presso l’Accademia delle Scienze responsabile per l’agitazione e la propaganda, incarico sul quale si è speculato e polemizzato molto, prendendolo a indicatore di una conformità ideologica giovanile particolarmente convinta. In verità, si parla di titoli altisonanti dietro ai quali si celano incarichi organizzativi di rango piuttosto modesto: nel caso specifico di Merkel, la preparazione del programma culturale dell’organizzazione, la distribuzione di biglietti teatrali o per concerti ai membri FDJ e altre attività di questo genere. Angela Merkel non prese mai la tessera del partito SED, ma per completare il dottorato, dopo aver presentato una tesi di chimica quantistica accolta molto positivamente, fu costretta a presentare una tesina che attestasse le sue solide conoscenze acquisite e approfondite durante lo studio universitario della dottrina marxista-leninista, senza la quale non avrebbe potuto conseguire il titolo di dottore di ricerca. Merkel ne scrisse una intitolata Was ist sozialistische Lebensweise (“Cos’è lo stile di vita socialista”), elaborato valutato dalla commissione competente col giudizio rite, “sufficiente”, insomma il voto minimo per passare l’esame. Non proprio brillante, insomma.

Merkel e il suo padrino politico Helmut Kohl

Merkel era un prodotto piuttosto tipico della società tedesco-orientale, una persona disciplinata e pienamente integrata nel sistema di vita della DDR, con una riserva interiore conservata a fronte dell’invasività ideologica del regime, ma senza mai entrare in collisione con l’autorità, una figura sostanzialmente apolitica, tant’è che nell’autunno 1989, quando mossa dall’impressione delle manifestazioni di protesta di massa, all’indomani della caduta del Muro, si decise a prendere parte attiva alla trasformazione politica in corso avvicinandosi a uno dei nascenti partiti dell’opposizione democratica e pluralista, Merkel era inizialmente insicura se orientarsi verso sinistra o verso destra. Per motivi meramente pratici legati alle modalità di tesseramento, preferì all’adesione al risorto partito socialdemocratico nella DDR, sulle prime preso in considerazione, la collaborazione con la compagine Demokratischer Aufbruch (DA), piccola organizzazione politica fondata a Lipsia a metà dicembre 1989 dai pastori luterani Rainer Eppelmann e Friedrich Schorlemmer insieme ad altri noti esponenti del movimento per i diritti civili provenienti dalla Chiesa evangelica. DA era agli esordi un gruppo di orientamento vagamente socialista, come lo erano in fondo un po’ tutte le compagini formatesi nell’alveo dell’opposizione al regime della SED, ma si spostò presto su posizioni più nettamente conservatrici e liberaldemocratiche, cercando l’intesa con i cristiano-democratici occidentali a sostegno della linea politica portata avanti a Bonn dal cancelliere Helmut Kohl (DA si fonderà alla riunificazione nell’ottobre 1990 con la CDU occidentale). Anche qui le vecchie relazioni di famiglia le risultarono piuttosto utili, fu infatti l’avvocato Lothar de Maizière, figlio di un amico del padre, a lanciarla sulla scena pubblica, nominandola vice portavoce del suo governo. L’ultimo premier della DDR preparò la riunificazione tedesca di concerto con Kohl, ma fu poi costretto ad abbandonare la carriera politica per la scoperta della sua collaborazione con la Stasi. Angela Merkel, nel frattempo, entrava nelle grazie di Kohl e nel suo governo, prima come ministra per le Donne e la Gioventù, poi come ministra dell’Ambiente, cominciando la sua inarrestabile ascesa nel partito e nella scena politica nazionale della Germania riunificata.

MERKEL ERA CIRCONDATA DI SPIE DELLA STASI

Lothar de Maizière, ultimo presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Democratica Tedesca. Ministro del governo Kohl dall’autunno del 1990, lascerà presto l’incarico a causa dell’emergere del suo ruolo di informatore Stasi (fonte: Archivio federale tedesco)

Tornando alla Stasi, Horst Kasner, il padre di Angela, fu un aperto sostenitore del regime di Ulbricht e Honecker, ma non fu una spia della polizia segreta. Negli archivi è conservata documentazione del suo tentativo di acquisirlo come informatore, nome in codiceWALDHOF”, operazione interrotta perché il pastore non accettò. Se anche avesse accettato, la sua collaborazione confidenziale non vorrebbe certo dire che anche sua figlia debba essere stata una delatrice. Tra le motivazioni cui fanno ricorso gli accaniti detrattori dell’ex cancelliera per sostanziare il sospetto di un suo rapporto con la Stasi, vi è anche quella che Angela Merkel sarebbe stata letteralmente circondata da informatori della polizia segreta. Questo fatto è vero e trova riscontro nei documenti: almeno tre colleghi di lavoro di Angela presso l’Istituto di Chimica fisica a Berlino-Adlershof furono IM della Stasi, i loro nomi sono Hans-Jörg Osten (IM EINSTEIN), Frank Schneider (IM BACHMANN) e Michael Schindhelm (IM MANFRED WEIH). Con quest’ultimo Merkel condivise per un periodo anche il suo ufficio all’Accademia delle Scienze. E quando, nel 1989, entrò nell’organizzazione politica DA, il primo a scoprire il suo talento politico fu il giurista Wolfgang Schnur, primo presidente del partito e noto avvocato difensore di tanti dissidenti e prigionieri politici. Alla vigilia del voto del 18 marzo 1990, proprio Schnur, candidato premier di DA, già festeggiato dalla stampa come probabile prossimo capo del governo che avrebbe dovuto traghettare la Germania Est verso la riunificazione tedesca, dovette ritirare la propria candidatura e abbandonare l’impegno politico perché costretto ad ammettere di essere stato una spia della Stasi per oltre vent’anni, dal 1965 al 1989 (nomi in codice TORSTEN e Dr. RALF SCHIRMER). Lo scandalo causato da questa spettacolare rivelazione non danneggiò più di tanto il partito, che, inserito nella coalizione Allianz für Deutschland, vinse le storiche elezioni, ma palesò quanto massiccia era stata l’infiltrazione della Stasi nei gruppi dell’opposizione civile democratica, dalla quale doveva uscire ora una nuova classe dirigente tedesco-orientale. Anche dopo la liquidazione della DDR, la Stasi restava una pesante ipoteca sul futuro dei territori e della popolazione tedesco-orientali. Lo stesso premier De Maizière, eletto al posto di Schnur, risultò solo pochi mesi dopo registrato negli schedari della Stasi come informatore della XX Divisione (nella fattispecie della sezione responsabile per il monitoraggio dell’opposizione clandestina), nome in codice CZERNY.

Angela Merkel alla fine degli anni Ottanta tra i colleghi dell’Istituto Centrale di Chimica Fisica della DDR: (da sinistra a destra) dr. Erhard Gey, prof. Klaus Altenburg, dr. Lutz Zülicke. Fonte: prof. Klaus Thiessen – www.adlershof.de

È alquanto probabile che tutte queste fonti abbiano menzionato Angela Merkel nei loro rapporti informativi o nei loro colloqui con i funzionari che li gestivano come fonti fiduciarie. Ma ciò non autorizza affatto a sospettare di Angela Merkel come elemento di una rete di spie, tanto più che solo in casi estremamente rari gli informatori della Stasi sapevano l’uno dell’altro. Al contrario, chi era circondato da spie non era un informatore, bensì una vittima, uno spiato. Chi ebbe la sfortuna di essere parente, amico, collega di lavoro o conoscente anche alla lontana di un informatore, si è spesso ritrovato fra le persone menzionate da quell’informatore nei suoi rapporti. Il collega Frank Schneider alias IM BACHMANN sembra essere stato il più solerte nel trasmettere alla Stasi indiscrezioni sulla condotta e il carattere di Angela Merkel. Spesso, quando nei rapporti degli informatori venivano fatti dei nomi, il funzionario che li leggeva appuntava a mano a margine del testo l’indicazione erfasst (registrato), se si trattava di una persona già schedata, nicht erfasst, se non era ancora schedata, oppure positiv erfasst, qualora la persona menzionata fosse invece registrata come confidente al servizio di una qualche sezione operativa della Stasi. Nelle informative conosciute che trattano di Angela Merkel non vi è mai l’indicazione positiv erfasst, altra conferma che non vi fu alcuna registrazione della giovane donna come informatrice.

I VIAGGI DELLA GIOVANE MERKEL (ANCHE ALL’OVEST) 

Merkel (la terza da destra) a Praga, nel 1982

All’ex cancelliera tedesca è stato anche rimproverato di avere goduto di un’inusuale libertà di viaggiare all’estero, privilegio interpretato come indizio di una particolare vicinanza al regime, addirittura di una collaborazione con la Stasi. Si ha notizia di vari soggiorni di scambio, studio e lavoro a Leningrado e Mosca (dove, durante uno di questi, conobbe Ulrich Merkel, il suo primo marito), un corso di lingua russa frequentato a Donezk e una prolungata permanenza a Praga per partecipare a un programma di ricerca dell’Accademia delle Scienze cecoslovacca. Merkel visitò inoltre ripetutamente la Polonia, dove pare si trovasse nel novembre 1989 quando a Berlino cadde il Muro. Nel solo 1981, anno che si concluse drammaticamente con la proclamazione della legge marziale da parte del generale Jaruzelski nel tentativo di schiacciare l’opposizione politica guidata dal movimento Solidarność, Merkel fu in Polonia ben tre volte. Il 12 agosto 1981, rientrando da Danzica, le guardie di frontiera della DDR le confiscarono un giornale e un distintivo del sindacato autonomo polacco che portava nella borsa, l’episodio non ebbe ulteriori conseguenze negative, ma attesta insieme ai tre soggiorni polacchi del 1981 la curiosità e l’interesse della giovane Merkel per gli sviluppi della situazione in Polonia. Nel 1983, sappiamo anche di un tour semiclandestino di Angela nel sud dell’Unione sovietica, utilizzando una rotta nota a molti giovani tedeschi orientali, particolarmente affamati di avventure di viaggio, essendo loro quasi completamente preclusa la possibilità di lasciare il mondo sovietico: si prendeva un treno diretto per la Romania che attraversava l’Ucraina (con visto di ingresso per la Romania e di transito per l’Urss) e si scendeva prima di raggiungere il confine rumeno, ancora in territorio sovietico. Da lì si poteva proseguire, anche senza visto di ingresso per l’Urss, in tutte le direzioni, verso Kaliningrad, Murmansk e la penisola di Kola, alcuni si spingevano fino a Vladivostok, alla Kamčatka e alle località costiera sul Mar del Giappone, altri invece verso sud, verso il Caucaso, il Kirghizistan, le regioni montuose dell’Altaj e del Pamir. Al rientro, si pagava un’ammenda di pochi rubli alla frontiera sovietico-rumena e da lì si ripartiva per tornare nella DDR.

Un’altra immagine giovanile di Angela Merkel

Negli anni Ottanta, Merkel ottenne anche il permesso di recarsi nella Germania Ovest, due volte, nel 1986 e nel 1989. Tali viaggi all’Ovest dovevano essere autorizzati da uffici della Stasi preposti a questa funzione, i quali, oltre ad effettuare le verifiche del caso, controllando che non vi fossero motivi di ordine politico-ideologico o disciplinare per vietare l’espatrio o che la situazione di vita del richiedente desse sufficienti garanzie (figli, famiglia, un buon lavoro) che questo sarebbe rientrato nella DDR entro i termini stabiliti, spesso richiedevano alla persona rientrante dall’Ovest di presentare rapporti scritti su tutto ciò che avevano visto, fatto, le persone incontrate, i luoghi visitati. Tali relazioni redatte dai cosiddetti Reisekader (quadri autorizzati a viaggiare nei paesi dell’Estero non socialista) sono conservate in gran numero negli archivi della Stasi. Angela Merkel però non era registrata come Reisekader, entrambi i soggiorni all’Ovest non avvennero per ragioni di lavoro, erano di natura privata: Merkel era ancora in contatto con una parte della sua famiglia rimasta ad Amburgo (cosa che il regime non gradiva). È comunque probabile che la Stasi effettuò le verifiche del caso, ma non conosciamo i motivi che convinsero la Sicurezza di Stato a concedere a Merkel l’autorizzazione al breve soggiorno oltrecortina. Forse non c’erano motivi particolari, perché nella seconda metà degli anni Ottanta le autorità tedesco-orientali concedevano con molta più frequenza e facilità tali autorizzazioni rispetto al passato, sfruttando una politica più morbida come valvola di sfogo delle tensioni che montavano nel paese per via della difficile situazione economica e del malcontento crescente. I numeri ci dicono che, fra il 1985 e il 1986, i viaggi privati di cittadini della DDR nella Repubblica federale passarono da 139.000 a oltre 570.000. Merkel era allora una privilegiata? Non proprio: era giudicata dalle autorità come una persona affidabile in termini di integrazione nel sistema, con un background familiare conforme e leale al regime, non c’era ragione di sospettare che non facesse buon uso delle piccole “libertà” controllate che il sistema sapeva concedere.

LA FONTE ERIKA NON ESISTE, NON È NEANCHE LA FIGURA DI UN ROMANZO 

Angela Merkel alias IM ERIKA non esiste, è una leggenda. Ma quel nome da dove viene? Secondo Hubertus Knabe, ex direttore del Memoriale di Berlino-Hohenschönhausen, quel nome sarebbe stato ricavato da un romanzo, intitolato Roberts Reise, pubblicato nel 2000 da Michael Schindhelm, il chimico e spia della Stasi, col quale Merkel condivise l’ufficio all’Accademia delle Scienze a Berlino-Adlershof. Elaborando in chiave letteraria l’amicizia con la collega di un tempo, Schindhelm descrisse nel suo libro la figura di una donna di nome Erika con tratti che ricordano Angela Merkel. Essendo stato l’autore un confidente della Stasi, per una qualche incomprensibile ragione qualcuno ne ha dedotto che anche la Merkel dovesse esserlo stato, e con il nome che le attribuiva Schindhelm: Erika. Peccato che nel romanzo in questione, non ci sia nessuna Erika, la donna con caratteristiche associabili ad Angela Merkel (giovane ricercatrice, amante delle escursioni in bicicletta nelle campagne del Brandeburgo e interessata all’Urss di Gorbaciov) non si chiama Erika, bensì Renate. IM ERIKA non è allora nemmeno il personaggio di un romanzo. Anche così, partendo dal nulla più assoluto, si fabbricano le false notizie che diventano certezze.