Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
Buona lettura e non dimenticare di iscriverti sulla «newsletter» posta alla base del sito. Lasciando un tuo recapito mail avrai la possibilità di essere costantemente informato sulle novità di questo sito e i progetti editoriali di Spazio 70.
Francesco, dicono che sei scorbutico, che non ti va mai di parlare, soprattutto con i giornalisti. Perché?
«Scorbutico io? Macché scorbutico. Timido, piuttosto. Come succede spesso ai timidi, un po’ aggressivo. Per via del solito timore di venire aggredito per primo. Quanto ai giornalisti, è vero, salvo rarissime eccezioni. Non parlo con loro, perché tanto ti fanno parlare e poi scrivono cose che tu non ti sei mai sognato di raccontare. Mi dispiace».
— Come sei arrivato alla canzone?
«Insolitamente. Fu la tragedia di Luigi Tenco, in un certo senso, a spingermi su questa strada. Tenco se ne andò da questo mondo perché nessuno lo aveva capito. Così, mi dissi che era giusto cercare di portare avanti il suo discorso e, di punto in bianco, decisi di “imbracciare” la chitarra e cantare».
— Prima di allora, avevi mai studiato musica?
«Assolutamente no. Digiuno completo. Ho studiato lettere e mi piacerebbe laurearmi in storia contemporanea. Strimpellavo la chitarra perché mio nonno, appassionatissimo di musica, me l’aveva lasciata in eredità. Tuttavia, prima di allora, non sapevo proprio cosa fosse esattamente una nota. Mi sono messo d’impegno, ho imparato a suonare la chitarra in modo decente, poi a comporre musica e , infine, a scrivermi anche le parole. Quando vuoi veramente qualcosa, riesci quasi sempre a farla, ad ottenerla».
— Il pubblico che ti segue e che compra i tuoi dischi, da chi è formato principalmente?
«Dai giovani. Io scrivo per loro».