Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
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«Non sono le Brigate Rosse ma siamo su un preciso filone, quello che per intenderci chiama le rapine “espropri proletari”. A nostro avviso ci troviamo di fronte a un paravento di comodo, un modo per dare giustificazione alla delinquenza. È però vero che siamo preoccupati, quando malviventi ed esaltati si mettono ad andare a braccetto è molto pericoloso». È con queste parole che un ufficiale dei carabinieri commenta l’identificazione di due rapinatori rimasti uccisi durante un conflitto a fuoco presso la Cassa di risparmio di Firenze. Si tratta di Luca Mantini e Giuseppe Romeo, militanti dei Nuclei Armati Proletari.
Questa vicenda si consuma nell’immediata periferia del capoluogo toscano.
È il 29 ottobre 1974. Sono le ore 11:50 e in piazza Leon Battista Alberti una Fiat 124 grigio-chiara sta parcheggiando in prossimità di un istituto di credito. La vettura è di proprietà di un medico di Campobasso che nel frattempo è impegnato a denunciare il furto della propria auto alle autorità. Dal veicolo rubato scendono tre giovani armati, mentre un complice resta in attesa con le mani sul volante ed un altro raggiunge il gruppo in Vespa.
Coprendosi il volto alle soglie della banca, i ragazzi vengono immediatamente notati da tre carabinieri in borghese che dalla piazza allertano la centrale via radio. La sfortuna perseguita i rapinatori anche all’interno dell’edificio: dopo aver esibito le pistole con le intimidazioni di rito, i malviventi appurano che la cassaforte dispone di un bottino magrissimo: poco meno di tre milioni di lire. A quel punto iniziano a derubare i clienti (ad una signora verranno sottratte ottomila lire dalla borsa).
Nel frattempo, il maresciallo Luciano Arrigucci, l’appuntato Domenico Romaniello e il carabiniere Mario Conti sono appostati in piazza con abiti borghesi e armi in pugno. La banca è sotto controllo dopo gli assalti che l’avevano vista protagonista in passato. Le disposizioni date agli agenti sono le seguenti: lasciar entrare i banditi, aspettare il termine della rapina ed affrontare i malviventi all’uscita.
Il carabiniere Conti ricorderà quel momento con queste parole:
Luca Mantini
«Sono usciti tranquilli poi li ho visti salire in macchina rapidamente e partire con gli sportelli ancora aperti. Io ero sull’angolo più vicino alla banca. Davanti a me, all’altro angolo, c’era il maresciallo Arrigucci. Tra noi due stava l’appuntato Romaniello. L’auto, muovendosi dalla banca, andava proprio incontro al maresciallo: l’ho sentito gridare: “Fermatevi, siete bloccati!”. I banditi hanno risposto con una scarica di colpi e il maresciallo è caduto sotto gli occhi della moglie che si era affacciata alla finestra della sua abitazione a pochi metri di distanza. A questo punto è cominciata la sparatoria. Un bandito è morto sul colpo, fulminato al posto di guida, mentre il Mantini è crollato, gravemente ferito. Gli altri due sono riusciti a fuggire approfittando del fatto che la pattuglia aveva finito tutti i proiettili. Con una motoretta si sono allontanati ma sono stati poi rintracciati in serata».
Due complici, Pasquale Abatangelo e Angelo De Rosa, vengono acciuffati dagli agenti alcune ore più tardi. Poco dopo, i NAP rivendicano «l’esproprio proletario per autofinanziamento» con dei manifesti a pennarello affissi sulle mura di Firenze. I terroristi definiscono l’uccisione di Mantini e Romeo «un’imboscata premeditata» e aggiungono:
«Luca Mantini e il suo compagno sono caduti da comunisti per il comunismo: sappiamo valutare i compagni per per che cosa si battessero. I compagni fucilati in piazza Alberti erano militanti dei Nuclei Armati Proletari e come tali li rivendichiamo. Due compagni sono morti. Le loro vite sono state stroncate a raffiche di mitra, due sono feriti, uno in modo grave. Quello fuggito è ora in un luogo sicuro».
Questo evento darà vita al «Nucleo Armato 29 ottobre». Tra i fondatori vi sarà la giovane nappista Anna Maria Mantini che cadrà sotto il fuoco delle forze dell’ordine in data 8 luglio 1975.