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«Me pareva Bud Spencer». Il riconoscimento e la cattura di Pierluigi Concutelli

Redazione Spazio70

Concutelli finirà nelle mani delle forze dell'ordine alle prime ore del 13 febbraio 1977, mentre dorme in mutande sulla brandina di un appartamento in via dei Foraggi

Nell’autunno del 1976, dopo l’omicidio del giudice Occorsio e l’eclatante rapina da mezzo miliardo al Ministero del Lavoro, il neofascista Pierluigi Concutelli è il terrorista più ricercato d’Italia. Il 28 ottobre il «Corriere d’informazione» pubblica una fotografia del comandante militare del Movimento Politico Ordine Nuovo accanto a quella di Bud Spencer, parlando di una vaga somiglianza tra i due uomini. Il paragone con il noto attore nasce durante le prime indagini sull’omicidio Occorsio, a seguito di una dichiarazione resa agli inquirenti da un testimone che nei giorni precedenti all’attentato aveva visto un uomo sospetto fare degli appostamenti in motocicletta proprio in via Mogadiscio: «Era un tizio grosso e con la barba, me pareva Bud Spencer». La descrizione della motocicletta si rivelerà l’elemento determinante per risalire a Concutelli: una moto Guzzi rossa. Vengono setacciati da cima fondo gli archivi di tutti i rivenditori della capitale. Un’impresa più che ambiziosa, a dir poco ardua, quasi assurda. Tuttavia, agli investigatori non manca la giusta dose di fortuna.

UNA GUZZI ROSSA CHE DIVENTA NERA

Un ritaglio del «Corriere d’Informazione» sulla «somiglianza» tra Concutelli e Bud Spencer

Durante un’operazione di pedinamento gli agenti scoprono che un certo Peppe Pugliese, già sospettato di aver assistito Mario Tuti durante la sua latitanza, si incontra spesso con un individuo, tale Damis, che possiede una Guzzi 750 ma di colore nero. Dopo alcune verifiche viene fuori il nome di un’officina romana che ha lavorato a quella motocicletta quindici giorni dopo l’omicidio Occorsio. Una persona aveva depositato una Guzzi rossa per poi ritirarla nera. Questa persona però non corrisponde al nome del proprietario del veicolo, ma a un tale di nome Gianfranco Ferro, ex paracadutista e braccio destro di Concutelli. Al momento quell’uomo è ancora incensurato e sconosciuto agli inquirenti, tuttavia, nella sua abitazione vengono rinvenute armi, munizioni e un volantino di rivendicazione dell’omicidio Occorsio.

«Il comandante», da poco rientrato a Roma dalla Francia, fiuta l’imminente pericolo e cambia più volte nascondiglio. Nel frattempo si susseguono altri arresti e i quotidiani nazionali iniziano a esibire a grandi lettere nome e cognome dell’assassino di Occorsio, mostrando anche fotografie e identikit del leader neofascista. Come avvenne per Mario Tuti, anche l’attuale «super latitante nero» sta per finire in manette grazie alle rivelazioni di un traditore.

IL PROGETTO DI UN ATTENTATO CONTRO IL GIUDICE VIGNA

Il giorno 11 febbraio 1977 in via XX Settembre a Roma, la Polizia ferma Paolo Bianchi, giovane rapinatore di Velletri legato alla banda Vallanzasca e recentemente avvicinatosi al gruppo armato di Ordine Nuovo. Assieme a Bianchi e al neofascista Giovanni Ferorelli, a bordo di quella Porsche targata Milano c’è anche Rossano Cochis, il braccio destro del «bel René» che riesce rapidamente a dileguarsi dopo aver disarmato un agente. La farà franca per qualche giorno. Finito in caserma, Bianchi cerca di trattare subito la propria liberazione avanzando un’offerta che nessun agente avrebbe mai avuto l’ardire di respingere.

Il rapinatore dispone di due informazioni preziosissime: la prima è la notizia che Concutelli sta per compiere un duro attentato ai danni del giudice Vigna. La seconda è il nuovo nascondiglio del ricercato.

Concutelli finisce nelle mani delle forze dell’ordine alle prime ore del 13 febbraio 1977, mentre dorme in mutande sulla brandina di un appartamento in via dei Foraggi, circondato da mitragliatrici, pistole, banconote di grosso taglio, documenti falsi e materiale esplosivo.