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di Gianluca Falanga, Gian Paolo Pelizzaro e Gabriele Paradisi
Il messaggio telefonico da Budapest, datato 1 luglio, con il quale gli organi di sicurezza ungheresi segnalano alla Stasi l’imminente viaggio di Carlos (Ahmed Adil Fawaz) a Tripoli
Martedì 1° luglio 1980, con un telegramma inviato alle ore 12:15, il servizio di sicurezza del ministero dell’Interno ungherese informava la Divisione XXII (antiterrorismo) della Stasi della partenza da Budapest, con volo IF 311 destinazione Berlino Est, del terrorista internazionale Ilich Ramirez Sanchez, meglio noto come Carlos. Il venezuelano viaggiava in compagnia dei tedeschi Johannes Weinrich e Magdalena Kopp, i tre erano in possesso di passaporti diplomatici sudyemeniti intestati a Ahmed Adil Fawaz (Carlos), Jean Salibi (Weinrich) e Maryam Touma (Kopp). Con lo stesso telegramma, il servizio ungherese segnalava anche l’intenzione di Carlos di recarsi il giorno seguente a Tripoli, in Libia. La notizia dell’arrivo dei tre fece immediatamente scattare il collaudato dispositivo di sicurezza, consistente in un concerto di attività di controllo, sorveglianza e ascolto da parte delle articolazioni competenti dell’apparato di polizia segreta, nella fattispecie la sezione XXII/8, struttura operativa di competenza per il terrorismo internazionale, e le unità tecniche di servizio, la Divisione VIII (osservazione fotografica e pedinamenti) e la Sezione 26 (intercettazioni telefoniche e ambientali, videosorveglianza).
Come previsto, i tre capi dell’ORI presero alloggio presso l’imponente Hotel Stadt Berlin, sulla centralissima Alexanderplatz, alle camere 3501 (Carlos), 3502 (Weinrich) e 3507 (Kopp). Non era infatti la prima volta che gli ungheresi informavano i tedeschi degli spostamenti di Carlos e nemmeno la prima volta che Carlos e compagni soggiornavano a Berlino Est. Come da prassi, la Stasi teneva approntato un sistema di sorveglianza straordinariamente efficiente, avendo da tempo impiantato microspie quasi in ogni stanza e sottoposto a intercettazione tutte le linee telefoniche dell’albergo, interne ed esterne. A queste attività tecniche, si aggiungeva l’impiego di decine di agenti e informatori attivi dentro e fuori il grande hotel internazionale. È importante precisare che gli intercettati si esprimevano spesso con linguaggio cifrato, dal momento che sospettavano della marcatura stretta della Stasi.
Il trio osservato e ascoltato h24, sette giorni su sette, era la “cupola” dell’Ori (Organizzazione dei rivoluzionari internazionali): gruppo terroristico oggetto da oltre un anno delle attenzioni info-operative della Stasi (Operazione “Separat”). Tramite la collaborazione confidenziale con il dirigente dell’Olp Nabil Koulailat (fonte “Patriot”) e un secondo contatto interno alla galassia palestinese nella disponibilità della Divisione HV A/III (ricerca all’estero, sezione Medio Oriente), nome in codice “Salamander”, l’antiterrorismo della Stasi era venuto a conoscenza della natura dell’operazione che stava all’origine dell’Ori, quadro peraltro confermato dallo scambio informativo con i collegati ungheresi.
Per effetto di accordi presi con la dirigenza del Jihaz al-Rasd, il servizio segreto dell’Olp, in un convegno segreto tenutosi a Dubrovnik, in Jugoslavia, nel settembre 1978, Carlos era stato impiantato in Europa Orientale, mettendo in allarme tutti gli apparati di sicurezza del blocco sovietico. Dal gennaio 1979, insieme a Weinrich e Kopp, Carlos aveva installato la sua centrale operativa a Budapest, in una villetta messa a disposizione dal governo magiaro al numero 9 di Vend Utca, nell’esclusivo quartiere di Rózsadomb. Da lì, il capo di “Separat” si muoveva con frequenza (sempre sorvegliato) verso Praga, Sofia, Bucarest e Berlino Est, soggiornando nei migliori hotel per incontrare dirigenti palestinesi e uomini dei servizi segreti.
La capitale della Germania Est, a partire dal 26 marzo 1979, era l’avamposto più avanzato nella logistica dello spezzone europeo dell’organizzazione: la base per le operazioni sul fronte euro-occidentale. L’Ori operava infatti anche sul teatro mediorientale e disponeva di un’articolazione sudamericana, ancorata fra Cuba e il Venezuela. L’organigramma dell’Ori, ben noto ai vertici della Stasi, composto di terroristi palestinesi ed europei, militanti sudamericani e uomini dei servizi segreti dei regimi arabi “progressisti” (filosovietici) Siria, Iraq, Libia e Sud Yemen, rivelava il profilo transnazionale di un’organizzazione clandestina al di fuori delle strutture ufficiali e di sicurezza dell’Olp, secondo uno schema che sembrava ricalcare quello dell’organizzazione Settembre Nero. Almeno nelle intenzioni iniziali, infatti, l’Ori doveva fungere da braccio armato coperto per la realizzazione di operazioni terroristiche, evidentemente non rivendicabili dei servizi segreti palestinese, iracheno, libico e siriano, ovvero del consorzio di forze riunite nel cosiddetto Fronte della Fermezza e del Rifiuto contro gli Accordi di Camp David e il tradimento dell’Egitto di Sadat.
Già nell’estate 1979, però, sullo sfondo di montanti tensioni fra i regimi siriano e iracheno, la sinergia con Abu Ayad, capo del servizio palestinese e numero due di Fatah, si era andata modificando secondo la visione tattica e strategica elaborata dal capo di “Separat”. Carlos preferiva preservare la sua autonomia rispetto all’Olp. L’Ori – così registrava la Stasi – avrebbe piuttosto realizzato «azioni, su commissione e dietro pagamento, utili alla causa palestinese». Per l’antiterrorismo tedesco-orientale, al quale dall’inizio del 1979 non erano sfuggiti i primi segnali di ripresa delle attività terroristiche di gruppi palestinesi in Europa, con intensificato movimento di armi e commando, un motivo in più per incrementare l’attività di sorveglianza sul gruppo capeggiato dal terrorista venezuelano.
Una pagina della relazione sulla organizzazione Separat stilata dalla sezione XXII/8 della Stasi nel settembre 1980. Nel documento emerge la disponibilità del gruppo Carlos di supportare l’OLP con azioni terroristiche e la partecipazione al convegno segreto di Dubrovnik (settembre 1978) assieme all’ex gruppo Haddad, rappresentanti della Rote Armee Fraktion, delle Br italiane e dell’Armata rossa giapponese
Resta il fatto che, alla data del’8 settembre 1980, la sezione XXII/8 della Stasi predisponeva per i vertici del ministero una lunga relazione di 29 pagine sull’organizzazione “Separat” nella quale, fra l’altro, si riaffermava il legame tra Carlos e Abu Ayad: «Carlos progettò all’inizio del 1979 di sostenere l’OLP realizzando alcune azioni terroristiche. Su questo tema, nel maggio 1979, c’erano accordi con Abu Ayad (capo del servizio di sicurezza dell’OLP). In questi incontri, risulta che al gruppo Carlos siano state promesse ingenti risorse finanziarie e aiuto logistico per portare a termine le azioni». Quando il 1° luglio 1980 Budapest avvisò Berlino Est dell’imminente arrivo di Carlos, erano trascorse appena due settimane dalla riunione di Damasco del 17 giugno 1980, durante la quale il presidente siriano Hafiz al-Assad e una delegazione dei vertici della resistenza palestinese composta dal presidente dell’Olp Yasser Arafat e dai segretari generali del Fplp George Habbash e del Fdlp Nayef Hawatmeh avevano discusso degli esiti secondo loro deludenti del Consiglio europeo di Venezia del 12-13 giugno 1980, convenendo «sulla necessità di una revisione fondamentale della strategia di azione araba nei confronti della cospirazione sionista-americana-Sadat contro la nazione araba e la sua causa principale, la causa della Palestina».
La Dichiarazione dei Nove di Venezia sul Medio Oriente, approvata dal Consiglio europeo presieduto dal capo del governo italiano Francesco Cossiga, era stata giudicata a dir poco insufficiente dalla leadership palestinese, addirittura il tradimento delle aspettative di pieno riconoscimento internazionale dell’Olp come unico legittimo rappresentante del popolo palestinese e delle sue istanze di autodeterminazione da parte degli Stati europei occidentali, che avrebbero infine ceduto alle pressioni americane. Di conseguenza, nell’incontro di Damasco erano state stabilite, d’intesa con il regime siriano, le contromisure operative per [sic] «annullare l’accordo di Camp David». Nel loro comunicato congiunto – diffuso nella giornata del 18 giugno 1980 dall’agenzia di stampa palestinese Wafa – Assad, Arafat, Habbash e Hawatmeh affermavano, minacciosamente, che erano «stati anche studiati mezzi di forza e il ruolo delle masse arabe nella battaglia per la liberazione e il ritorno» e che «le due parti [presidenza siriana e vertici del movimento palestinese] hanno convenuto che la resistenza popolare dovrebbe essere intensificata in tutti i modi e mezzi e in tutti i campi».
Dopo Camp David, Venezia certificava la grave crisi politica dell’Olp.
Non solo nelle frange più radicali fuori e dentro l’organizzazione-tetto della resistenza palestinese, bensì anche all’interno dello stesso gruppo dirigente di Fatah si riteneva che la via diplomatica, scelta da Arafat nel 1973-1974, non avesse dato i frutti sperati e si premeva per rilanciare la lotta armata su scala internazionale. A Berlino, esattamente il giorno dopo la chiusura del summit di Venezia, Johannes Weinrich (nome di battaglia Steve) veniva richiamato d’urgenza a Budapest. Al suo rientro a Berlino Est il 19 giugno, si era subito attivato per organizzare all’Hotel Stadt Berlin un vertice segreto coi dirigenti di una nuova compagine terroristica sorta dallo sfaldamento della rete Haddad e legata al regime iracheno, l’Organizzazione Araba 15 maggio di Abu Ibrahim: un iracheno di 40 anni collegato con il connazionale Adnan Shatub (Abu Nadia), 47 anni, agente dei servizi segreti iracheni che aveva anch’egli militato nel gruppo di Wadi Haddad (Abu Hani).
Come anticipato nel telegramma degli ungheresi, mercoledì 2 luglio 1980 Carlos partiva per Tripoli con volo IF 860, decollato dall’aeroporto internazionale di Berlino-Schönefeld. All’Hotel Stadt Berlin restavano Weinrich e Kopp. Il periodo di permanenza di Carlos in Libia, un’intera settimana dal 2 all’8 luglio, costituisce la prima fase di un’articolata attività cospirativa del vertice dell’Ori. Dal numero degli incontri clandestini e dal tenore delle conversazioni intercettate dalla Stasi si percepisce nettamente una certa eccitazione mista a premura e tensione, evidentemente provocata da qualcosa da portare a termine entro poche settimane.
I contatti di Carlos con i regimi arabi filosovietici come quello libico erano pregressi, risalenti al periodo della sua militanza nella rete di Wadi Haddad, che nel 1975 lo aveva fatto capo delle operazioni del Fplp-External Operations in Europa Occidentale. Alla Stasi risultava che, già sul finire del 1978, subito dopo il convegno segreto di Dubrovnik, tramite il suo luogotenente a Damasco Ali alias Kamal al-Issawi, Carlos si fosse accordato con tale Haitham, maggiore della Direzione d’intelligence dell’Aeronautica siriana (il presidente Assad, ex comandante dell’Aviazione, ne aveva fatto il più efficace servizio di sicurezza del suo regime), per ricevere finanziamento, passaporti e armi. La sponda siriana rappresentava per Carlos anche l’opportunità di smarcarsi dalle insistenti pressioni del mukhabarat iracheno, che voleva averlo a tutti i costi al suo esclusivo servizio e del quale il venezuelano non si fidava.
Carlos ripeteva che gli iracheni erano dei «bugiardi». Il servizio di sicurezza del partito Baath, organizzato da Saddam Hussein sul modello delle polizie segrete comuniste, era sul finire degli anni Settanta il più moderno e aggressivo fra i servizi segreti dei Paesi arabi a orientamento baathista-socialista. Più promettente ancora per Carlos era la collaborazione con l’apparato di sicurezza della Jamahiriya, il servizio segreto del colonnello Gheddafi. Dalle intercettazioni effettuate dalla Stasi, si apprende che il 10 gennaio 1980 il regime libico aveva versato a diversi gruppi palestinesi 12 milioni di dollari per effettuare operazioni contro Sadat, Israele e Arabia Saudita. E ancora, il 21 febbraio 1980, il contatto libico del gruppo Carlos, Omar alias maggiore Abu Shreda Salem, aveva chiesto a Weinrich un incontro molto urgente per «discutere dei punti 4a, 4b, 4e e 7 del contratto». Era questo il primo di una serie di solleciti del servizio libico affinché Carlos mettesse a segno operazioni pattuite che tardavano a essere realizzate.
Le pressioni libiche sul gruppo Carlos si erano intensificate ulteriormente nell’aprile 1980, mentre sullo scenario del Mediterraneo si apriva la contesa Malta-Libia per i Banchi di Medina, con il coinvolgimento del governo italiano. Vi è ragione di ritenere che almeno qualcuno dei punti previsti dal “contratto” stipulato con l’emissario di Gheddafi riguardasse la mattanza della dissidenza libica in Europa scatenata dal regime di Tripoli proprio nella primavera 1980 (solo fra aprile e maggio, a Roma, Londra, Bonn e Malta, furono assassinati una mezza dozzina di fuoriusciti, altri riuscirono a scampare agli agguati tesi dai sicari del rais). A un contatto non meglio identificabile, che operava come fonte confidenziale di un servizio segreto est-europeo, probabilmente il StB cecoslovacco, Weinrich avrebbe in seguito raccontato di avere affidato ai suoi amici e compagni delle Cellule Rivoluzionarie Uwe Krombach e Thomas Kram compiti di raccolta informativa su esuli libici residenti nella zona del Reno, fra Bonn e Colonia, per conto del servizio libico.
Evidentemente, per Gheddafi non era abbastanza. Infatti, mentre l’autocrate libico faceva strage dei suoi oppositori, la Stasi ne registrava l’impazienza nei confronti di Carlos, che non aveva ancora compiuto nessuna operazione di rilievo fra quelle c
La nota di conversazione tra la Stasi e la fonte Patriot (18 aprile 1979). Tra i temi trattati: la pianificazione, da parte di Fatah, di una campagna di attentati contro l’Egitto e la persona di Sadat; l’appoggio dato dai servizi palestinesi a Carlos e l’esclusione della DDR dalla lista di possibili obiettivi
oncordate. Da fonte yemenita l’antiterrorismo della Germania Est aveva appreso, il 17 aprile, che Weinrich si era precipitato in Libia per chiedere tempo. Abu Shreda Salem era tornato a farsi sentire il 26 aprile e poi ancora, un mese dopo, il 26 maggio con un telex inviato direttamente a Carlos a Berlino Est. Nei documenti ungheresi vi è traccia anche di un rientro di Weinrich da Tripoli a Budapest l’11 giugno 1980, ovvero il giorno prima dell’inizio del Consiglio europeo a Venezia. Le lamentele di Gheddafi non sorprendevano la Stasi, che giudicava l’Ori una compagine ancora in via di consolidamento e bisognosa di assicurarsi risorse finanziarie adeguate a coprire i costi, sicuramente onerosi, dell’organizzazione e della vita in clandestinità.
La Stasi non trascurava di seguire la scia del denaro. Dalla fonte “Patriot”, i funzionari dell’antiterrorismo avevano appreso che nella primavera del 1979, precisamente nei giorni 20-24 aprile, Carlos, Weinrich e Kopp, accompagnati dal siriano Ahmed Abu Tamur alias Ahmed Salih al-Hamdani e dal diplomatico iracheno Dirgham al-Dbak, si erano recati a Beirut per presentare la lista di armi, detonatori ed esplosivi necessari a realizzare operazioni appaltategli da Abu Ayad per conto di Fatah. Carlos aveva inoltre richiesto un milione di dollari per essere messo in condizione di preparare l’operazione più importante, l’assassinio di Sadat.
Non conosciamo la risposta palestinese, ma è accertato che Abu Ayad gli aveva messo a disposizione una delle due società, con filiali presso l’Internationale Handelszentrum in pieno centro di Berlino Est, utilizzate da Fatah e Jihaz al-Rasd per finanziare le loro attività illecite e clandestine in Europa. La ridiscussione dei termini della collaborazione con Abu Ayad nel luglio 1979 aveva quindi modificato la situazione, l’operazione Sadat era stata congelata e l’apporto finanziario di Fatah all’Ori ridotto.
Dall’esperienza con Haddad, Carlos aveva tratto la lezione che era meglio evitare di legarsi a un solo committente, instaurando e curando rapporti di “affari” con una pluralità di “clienti”.
Giunto a Tripoli nella giornata del 2 luglio, Carlos (firmandosi Hamed) inviò a Weinrich (chiamato Saeed) alle ore 20:45 un telegramma per confermargli il suo arrivo a Tripoli:
«Arrived well. Best regards.»
Questo messaggio è il primo di una serie di telegrammi scambiati in codice in uscita-entrata e viceversa fra Weinrich e Carlos. Da Tripoli Carlos impartiva disposizioni, domandava informazioni e attendeva conferme. Questa è la sequenza dei telegrammi intercettati dalla Stasi:
Sabato 5 luglio 1980: da Tripoli (Libia) a Berlino Palasthotel (altro albergo internazionale al centro della capitale tedesco-orientale, dove Weinrich usava ricevere comunicazioni e incontrare i suoi contatti). Mittente: Hamed (Carlos). Destinatario: Saeed (Weinrich):
«Le trattative sono in corso. Sally [identificata in Marina Berta] e i suoi figli sono ancora lì? Tariq e sua moglie si stanno divertendo. Mandano i loro saluti a voi, Alì e Fayez. Mi aspetto di incontrarti presto. Distinti saluti. Firmato: Hamed».
Domenica 6 luglio 1980: da Berlino Palasthotel a Tripoli (Libia). Mittente: Saeed (Weinrich). Destinatario: Salem (Carlos):
«Ricevuto tuo telex oggi. La signorina Sally e i suoi figli sono già andati via. Trasmetteremo i saluti di mr. Tariq e moglie. Per favore informami dell’arrivo stimato, dovrebbe essere molto presto. In attesa di tua risposta. Distinti saluti. Firmato: Khaled [Weinrich]».
Martedì 8 luglio 1980: da Berlino Palasthotel a Tripoli (Libia). Mittente: Saeed (Weinrich). Destinatario: Salem (Carlos):
«Ricevuto tuo telex. Per favore informami – se possibile – se visita del sig. Abu Ahmed debba essere ritardata fino ad agosto. Le sue vacanze inizieranno domenica 14 luglio. Per favore rispondi immediatamente. Firmato: Khaled [Weinrich]».
Mercoledì 9 luglio 1980: da Tripoli a Berlino Palasthotel. Mittente: Hamed (Carlos). Destinatario: Saeed (Weinrich):
«Viaggerò direttamente per vedere Ali. Ti telefonerò da lì».
Intanto a Berlino, nei giorni della permanenza di Carlos a Tripoli, Weinrich portava avanti una frenetica attività organizzativa, sempre intercettato dalla Stasi. Nel pomeriggio del 2 luglio 1980 (ore 17:15) Steve alias Weinrich discorreva in camera con una donna facendo più volte il nome di “Roberto”. Fra i temi toccati vi erano i controlli alle frontiere in Italia, in particolare la timbratura dei passaporti italiani. Roberto è il nome di battaglia di Giorgio Bellini, insieme a Sally alias Marina Berta e Luca alias Bruno Breguet, uno dei principali referenti del ramo svizzero dell’Ori. Il giorno successivo (3 luglio) Weinrich incontrava a Berlino Est gli altri componenti del gruppo svizzero, Marina Berta, Enrico Furger e Lucia Sukketti, giunti a Berlino Est per effettuare un trasferimento di armi, poi saltato per problemi di sicurezza.
Secondo la Stasi, Giorgio Bellini e Marina Berta fungevano anche da collegamento con l’Italia e da contatto dell’Ori con le Brigate Rosse. Nel telegramma di sabato 5 luglio 1980, Carlos da Tripoli si accertava se «Sally e i suoi figli» (Berta, Furger e Sukketti) fossero a Berlino. Nella notte Weinrich e Kopp, intercettati, parlavano ancora di Roberto e Luca. E la notte successiva, di movimenti in Italia nel passato.
Informativa Stasi del 28 marzo 1980 riguardante le tre venezuelane che tenevano i contatti con l’articolazione sudamericana del gruppo Carlos
Martedì 8 luglio 1980, Weinrich incontrava, sempre nella sua camera all’Hotel Stadt Berlin, Doktor alias Meinholf Klehr, militante delle Cellule Rivoluzionarie (RZ), organizzazione terroristica di cui svariati membri appartenenti all’ala internazionalista erano inquadrati, da oltre un anno, nel gruppo Carlos. Della folta pattuglia tedesca nell’Ori facevano parte, oltre agli stessi Weinrich e Kopp, anche Gerd-Hinrich Schnepel (nome de guerre Max), Eva Wollrab (Olga), Gilbert Brockmann (Willy) e i già citati Krombach (Leo) e Thomas Kram (Lothar). A proposito di quest’ultimo, alla Stasi non erano sfuggiti la sua presenza, insieme a Roberto, a un vertice dello stato maggiore dell’ORI a Budapest in data 20-23 maggio 1979 e i ripetuti incontri a Berlino con Weinrich e Kopp ai primi di agosto 1979 e poi ancora il 7 gennaio 1980, di rientro da Budapest.
Oltre a contare sui compagni tedeschi e svizzeri, Carlos aveva richiamato in Europa alla fine di marzo 1980 tre venezuelane, identificate dalla Stasi in Ligia Millan-Rojas (Lucia), Maria Teresa Lara Santamaria (Ramona) e Nancy Soledad-Falcon (Sheila, Eva o Evita), che tenevano i contatti con l’articolazione sudamericana dell’organizzazione. In una serie di incontri a Budapest e Berlino Est nei giorni 22-29 marzo 1980 queste avevano discusso con Carlos, Weinrich e Ali le condizioni e le misure di sicurezza necessarie per il coinvolgimento di compagni sudamericani in operazioni in un paese dell’Europa occidentale.
Informativa Stasi del 25 aprile 1980 avente ad oggetto l’incontro di Carlos con Mohammed Taysir Qubaa
Sempre alla fine di marzo 1980, per la precisione venerdì 28 marzo ore 10:15, Carlos e Weinrich avevano ricevuto nella solita stanza 3501 all’Hotel Stadt Berlin (presente anche Weinrich) tale Mr. Gerald Rideknight, identificato dalla Stasi in Mohammed Taysir Qubaa, dirigente del FPLP e membro del Comitato esecutivo dell’Olp, responsabile per le reti e le operazioni internazionali dell’organizzazione. In cambio di protezione, armi e opportunità di addestramento dei suoi “soldati” in Libano, Carlos aveva assicurato «la sua disponibilità a sostenere il Fplp in qualsiasi momento entro i limiti delle sue capacità operative». Taysir Qubaa era lo stesso dirigente del Fplp che, nel quadro del contenzioso apertosi nel dicembre-gennaio 1979-80 con il governo italiano per il sequestro nei pressi del porto di Ortona di due lanciamissili SAM-7 Strela, l’arresto e la condanna di Abu Anzeh Saleh (caporete Fplp in Italia e nipote di Qubaa), minacciava una dura rappresaglia contro l’Italia per avere disatteso gli accordi segreti del cosiddetto Lodo Moro.
Il contatto Qubaa-Carlos corrisponde alla segnalazione cifrata inviata dal capocentro Sismi a Beirut Stefano Giovannone – resa nota nell’ottobre 1986 dal colonnello Silvio Di Napoli, numero due della Seconda Divisione del servizio segreto militare, nell’interrogatorio davanti al giudice istruttore di Venezia Carlo Mastelloni nell’ambito del processo per traffico d’armi Olp-Br – il quale nell’aprile 1980 informava come il Fplp si fosse rivolto a Carlos per appaltargli un’azione ritorsiva contro l’Italia. Segnalazione poi trasposta dal SISMI in un appunto segretissimo per il governo datato 14 aprile 1980 (coperto dal Segreto di Stato dal governo Craxi il 28 agosto 1984) in cui si riferiva, appunto, dei contatti presi tra il Fronte di Habbash e Carlos e di una possibile «iniziativa» contro l’Italia (un attentato come ritorsione per il mancato rispetto degli accordi del cosiddetto Lodo Moro), «affidata ad elementi “autonomi” o non palestinesi e probabilmente europei, allo scopo di non creare difficoltà all’azione politico diplomatica di Arafat per il riconoscimento dell’OLP».
Per la Stasi, Qubaa era nella rosa dei contatti arabi dell’Ori. Sia Carlos che Weinrich lo conoscevano bene dai tempi di Haddad. Anche Saleh non era sconosciuto a Carlos, come dimostra il numero della casella postale presso le Poste di Bologna attraverso la quale comunicavano, annotato in un’agenda di Carlos fotografata dai funzionari della Sicurezza di Stato ungherese durante una perquisizione del suo covo a Budapest. Tornando al luglio 1980, durante l’assenza di Carlos, Weinrich si occupò anche di organizzare il vertice con gli iracheni coinvolgendo nei preparativi il principale contatto di Carlos con il servizio segreto del regime di Saddam Hussein, l’iracheno Adnan Shatub (Abu Nadia).
Con l’annuncio del rientro di Carlos da Tripoli martedì 8 luglio 1980 terminava la prima fase delle attività preparatorie-organizzative a cui stavano lavorando i capi dell’Ori e cominciava una seconda fase di frenetici e convulsi preparativi portati avanti dal gruppo. Come anticipato nel telegramma del 9 luglio, Carlos fece tappa a Budapest, per fare subito ritorno a Berlino Est nella giornata di giovedì 10 luglio. Su invito di Carlos, Weinrich rimandò di un intero mese il suo appuntamento con André Nicescu, funzionario della Securitate rumena (col quale avrebbe successivamente concluso un altro “affare”, l’attentato alla sede di Radio Free Europe a Monaco del febbraio 1981), perché al momento c’era altro cui dare priorità. Fra il 10 e il 15 luglio la Stasi registrava una fitta serie di incontri, scambi, appuntamenti e conversazioni riservate di Carlos e Weinrich con vari personaggi, alcuni di estrema rilevanza, e la partecipazione a questi contatti di emissari e personale accreditato delle ambasciate siriana, irachena e sudyemenita a Berlino Est.
Le giornate più intense furono venerdì 11 e sabato 12 luglio 1980.
11 luglio 1980, Hotel Stadt Berlin, Berlino Est:
Ore 10:00 circa, Carlos dialoga con Ahmed Ali alias Awad Mohamed Ali Fahra, contatto dell’Ori presso l’Ambasciata sudyemenita a Berlino Est. Carlos lo informa dell’arrivo di Abu Nadia e Abu Ibrahim alias Hamid Nasir Dhirgham, anche questo iracheno e membro di spicco dell’Organizzazione 15 maggio.
Ore 10:25, Steve (Weinrich) cerca telefonicamente il consigliere Nabil Shritah, contatto Ori presso l’Ambasciata siriana a Berlino Est, il quale in quel momento non c’è. In una successiva nota informativa, la Stasi riporta che Weinrich è riuscito a parlare al telefono con Shritah.
Ore 14:53, Carlos e Weinrich incontrano Max alias Gerd-Hinrich Schnepel, elemento di spicco delle Cellule rivoluzionarie, in quelle giornate di luglio ospite frequente dei capi dell’Ori. Lascerà l’Europa per andare a vivere e lavorare in Sudamerica nell’autunno 1980. Durante il loro colloquio vengono fatti i nomi di Olga (Eva Wollrab) e Abul Hakkam alias Ali alias Kamal al-Issawi, palestinese, agente siriano e capo della rete mediorientale dell’Ori. Si parla di passaporti falsi e visto diplomatico. Carlos comunica a Max che ha scritto la “data di scadenza”. Max nomina il mese di agosto. Poi Carlos gli domanda se sarà in grado di farcela entro quella data, di scendere («viaggiare giù»). Max racconta qualcosa a voce molto bassa. Parla della polizia, di un’ambasciata e di un amico.
Ore 19:55, Ahmed Ali si mette in contatto con Weinrich, chiamandolo nella sua stanza.
Ore 20:00 circa, Carlos, Weinrich e Kopp ricevono Abu Nadia e Abu Ibrahim. Comincia il vertice preparato nelle settimane successive alla Dichiarazione di Venezia, si protrarrà per tre giorni, durante i quali Carlos si terrà costantemente in contatto con le ambasciate siriana (attraverso Shritah), irachena (attraverso Dbak) e sudyemenita. Quella sera si parla di Fatah, George Habbash e Abu Ayad e della convenienza di rimanere a operare in armonia con gli obiettivi dell’Olp, della problematica concorrenza fra siriani e iracheni e dell’opportunità di una maggiore intesa fra tutti questi soggetti. Gli ospiti siriani vengono seguiti per conto di Carlos da Abu Tamur alias Hamdani. Ali alias Abul Hakkam segue invece l’esito delle conversazioni da Praga.
12 luglio 1980, Hotel Stadt Berlin, Berlino Est:
Ore 8:54, Weinrich e Kopp parlano con Abu Ali alias Awad Fahra, giornalista iracheno in contatto con Abu Daud, capo militare palestinese e regista dell’attacco palestinese alle Olimpiadi di Monaco 1972. Di Abu Daud la Stasi registra tutti i movimenti e i frequenti incontri con Carlos, Weinrich e altri esponenti dell’Ori, perché «la sua presenza», come osservava il direttore della Divisione XXII Harry Dahl in una relazione del 3 maggio 1979 indirizzata ai vertici politici del regime tedesco-orientale, «è segno di imminenti attività terroristiche di grossa portata». Di Awad Fahra, invece, la Stasi aveva intercettato una telefonata il 24 gennaio 1980 con una persona a Varsavia, al quale aveva detto di avere da raccontargli alcune cose sull’Italia, dove era stato per una settimana nel dicembre precedente. L’interlocutore gli aveva risposto di avere già ricevuto notizie dall’Italia il giorno prima.
Ore 9:06, Weinrich parla al telefono con una giovane donna (il nome ipotizzato dalla Stasi è coperto da omissis) in transito all’aeroporto Berlin-Schönefeld.
(senza orario) Carlos e Weinrich parlano con Abu Nadia e Abu Ibrahim. Si fa riferimento al presidente egiziano Sadat, all’Olp e alla questione palestinese.
Ore 15:59, Weinrich parla ancora con Abu Nadia.
Ore 18:20, Carlos e Weinrich parlano con Abu Nadia e Abu Ibrahim. Si parla di Abu Nidal, Bassam Abu Sharif (dirigente Fplp), Abul Hakkam, Abu Hani (nome di battaglia di Wadi Haddad), Abu Mohamed (ex collaboratore di Haddad) e si fa riferimento all’Olp.
Ore 18:34, nuovo contatto di Weinrich con Ahmed Ali, diplomatico dell’Ambasciata dello Yemen del Sud a Berlino Est.
Dalle ore 19:45 alle ore 20:30, Carlos e Weinrich incontrano Abu Nadia e Abu Ibrahim. Si cita più volte il nome di Abu Hani (Haddad) e si fa riferimento alle passate operazioni di Mogadiscio ed Entebbe in Uganda.
Ore 21:30, Carlos e Weinrich rivedono Abu Ibrahim e Abu Nadia (viene citato il nome di George Habbash).
Ore 22:06, Carlos, Weinrich e Kopp incontrano Abu Ibrahim e Abu Nadia. Viene fatto più volte il nome di Abu Hani (Haddad) e, in alcuni passaggi, si parla di lui come se fosse ancora in vita.
Domenica 13 luglio 1980, il vertice proseguiva con un nuovo incontro (suddiviso in due momenti: tra le ore 13 e 14 e poi dalle 20:15 alle 22 circa) con Abu Nadia e Abu Ibrahim. In una lunghissima conversazione, il cui contenuto sarà poi riversato in un’ampia relazione della Stasi datata 13 agosto 1980 (un mese esatto per redigere il documento e trasmetterlo ai funzionari della XXII Divisione), si parlò ancora dell’opportunità di lavorare con Fatah e Abu Ayad, dei rapporti fra siriani e iracheni e delle discrete condizioni di lavoro nella Germania Est e in altri paesi socialisti. Nel complesso, i colloqui fra Carlos, Abu Nadia e Abu Ibrahim sembrano preparare il terreno e le condizioni per un’intesa operativa nel solco della nuova offensiva portata avanti dai vertici dell’Olp, in particolare dal suo apparato di sicurezza, di concerto con la (fragile, perché minata da diversi focolai di tensione al suo interno) coalizione anti-Sadat dei regimi arabi filosovietici.
Martedì 15 luglio 1980 cominciò la terza fase dei preparativi che occupavano il trio di vertice dell’Ori. Carlos, Weinrich e Kopp volarono a Budapest, dove rimasero fino a giovedì 24 luglio 1980, quando fecero ritorno d’urgenza a Berlino Est con volo MA 804. Terminati gli incontri e le conversazioni dell’11-13 luglio, i tre rientrarono a Budapest in previsione di quanto messo a punto e deciso nelle settimane precedenti nelle stanze del loro avamposto berlinese.
Gli spostamenti in rapida successione misero in allarme la Stasi e l’omologo servizio ungherese. Da questo momento, infatti, la Stasi iniziò a registrare una progressiva riduzione dei contatti e soprattutto delle comunicazioni interne ed esterne del gruppo Carlos. Questo fatto alimentò il preoccupante sospetto che il vertice dell’Ori fosse entrato nella fase più delicata della sua azione cospirativa, avendo adottato misure di sicurezza ancora più stringenti in vista di imminenti attività operative.
Giovedì 24 luglio 1980 si aprì la quarta ed ultima fase degli sforzi preparatori, che terminarono la mattina presto di venerdì 1° agosto 1980, quando Carlos e Kopp ripartirono da Berlino Est in treno e arrivarono a Budapest la sera dello stesso giorno. In questo arco temporale (24-31 luglio 1980), tutte le comunicazioni interne ed esterne del gruppo Carlos subiscono un ulteriore drastico e significativo calo quantitativo e qualitativo (confermato, e con analoga preoccupazione, anche dal tenente colonnello Jószef Varga, che dirigeva a Budapest l’Operazione “C79”, pendant ungherese di “Separat”). L’attività di ascolto da parte della Stasi subiva una forte diminuzione a causa dell’improvvisa diminuzione delle telefonate e degli incontri in albergo.
Lunedì 28 luglio 1980, si muovono i vertici della Stasi. Il capo dell’antiterrorismo, colonnello Harry Dahl, scriveva al viceministro per la Sicurezza di Stato, il general maggiore Gerhard Neiber, per informarlo dell’intenzione di Carlos e dei suoi complici di trasportare armi in Ungheria nel loro imminente viaggio di rientro a Budapest:
«Allego una nota circa l’intenzione del gruppo Carlos di trasportare armi in Ungheria, per vostra informazione e per la richiesta di ulteriori informazioni al Dipartimento X [struttura della Stasi di coordinamento e scambio informativo fra gli apparati di sicurezza collegati del Patto di Varsavia]. Lo stesso dovrebbe essere incaricato di informare telefonicamente i compagni ungheresi sui fatti. Firmato: compagno colonnello Brodrogi [vicecapo del controspionaggio ungherese]».
Questa la nota informativa allegata alla segnalazione del maggiore Dahl:
«Era ufficiosamente noto al Ministero per la Sicurezza di Stato che Carlos e Lilly [Kopp] intendevano il 28 o 29 luglio 1980 introdurre illegalmente armi da fuoco (pistole e fucili mitragliatori) e le relative munizioni in Ungheria, utilizzando il collegamento ferroviario Berlino-Budapest. Per eludere i corrispondenti controlli doganali, entrambe le persone viaggiano con passaporto diplomatico siriano. I dettagli del passaporto sono noti ai compagni ungheresi. Il trasporto di armi dovrebbe essere considerato in connessione con le informazioni che abbiamo fornito il 21 maggio 1980. Sono richieste informazioni».
Sempre il 28 luglio 1980, la Divisione XXII della Stasi chiariva che l’annunciato viaggio di Carlos in Ungheria con una valigia carica di armi e munizioni avrebbe avuto luogo il 29 luglio con il treno D75 delle ore 6:56 dalla stazione ferroviaria centrale di Berlino Est, con fermata a Praga Centro alle ore 13:07 e arrivo a Budapest alle ore 21:40. La Stasi informò anche gli organi politici apicali che i due avrebbero trasportato il loro carico di armi e relativo munizionamento in una grossa valigia di colore nero delle dimensioni di cm 80 x 60. Appare di tutta evidenza come Carlos e i suoi più intimi collaboratori – dopo il viaggio a Tripoli e la fitta serie di incontri dell’11-13 luglio 1980, nonché la successiva e relativa messa a punto delle alleanze, degli accordi, delle attività e delle operazioni da compiere – si preparassero a entrare in azione.
Martedì 29 luglio 1980, Weinrich riceveva il telex che stava aspettando e Hamdani si metteva in contatto con la rappresentanza Olp a Berlino Est. Il giorno dopo, 30 luglio, la Stasi intercettava una telefonata in casa di Hamdani, due donne parlavano dell’incidente stradale nel quale, qualche giorno prima (25 luglio) erano rimasti uccisi due terroristi tedeschi, Wolfgang Beer della RAF e Juliane Plambeck del Movimento 2 Giugno. Una delle due donne si domandava se l’incidente avesse a che fare con la «cosa in Italia», nella quale era coinvolto Hamdani. Giovedì 31 luglio, alle due del mattino, Magdalena Kopp informava Weinrich che lei e Carlos sarebbero arrivati da lui a Budapest venerdì pomeriggio (1° agosto), ma non in aereo, come da accordi presi in precedenza. Nella giornata del 31 luglio, ore 17:15, Weinrich chiamava ancora per accertarsi che la partenza prevista per l’indomani fosse confermata.
La partenza di Carlos e Kopp da Berlino Est (con bagaglio di armi e munizioni) con destinazione Budapest, la mattina presto di venerdì 1° agosto 1980, risulta contestuale all’arrivo del loro emissario Lothar alias Thomas Kram in Italia, attraverso il valico di Ponte Chiasso in Canton Ticino. Infatti, quando Kram giungeva al valico di frontiera elvetico-italiano, la mattina del 1° agosto 1980 con il treno 201 delle ore 10:30 proveniente dal Karlsruhe, Carlos e Kopp erano ancora in viaggio verso Budapest. Ad attenderli nella capitale magiara nel villino di Vend Utca c’era Weinrich, il quale risulta essere partito da Berlino Est con destinazione Budapest, via Praga, martedì 22 luglio 1980.
Il sincronismo degli spostamenti di Carlos, Kopp, Weinrich e Kram appare dunque rispondere a un piano perfettamente studiato e pianificato. Prima della partenza in treno da Berlino Est, confermando telefonicamente a Steve (Weinrich) l’arrivo per il giorno seguente, Carlos e Kopp pronunciarono queste parole (evidentemente in codice), intercettate dalla Stasi:
«I ragazzi stanno bene, tutto ok».
Appunto sul respingimento di Thomas Kram, Berlino 5 agosto 1980. In calce al documento si riporta la decisione di fare entrare Kram per intervento del funzionario dell’antitertorismo della Stasi Borostowski
Dopo aver superato i controlli di sicurezza al valico di frontiera svizzero-italiano di Chiasso la mattina di venerdì 1° agosto 1980 Thomas Kram giunse a Bologna nel tardo pomeriggio della stessa giornata. Prese alloggio nella stanza 21 dell’Albergo Centrale di via della Zecca 2 nel centro di Bologna, fornendo al titolare della struttura ricettiva un documento d’identità diverso (una patente di guida) rispetto a quello esibito quella mattina alla polizia di frontiera italiana. Il giorno dopo, sabato 2 agosto 1980, dopo aver lasciato l’albergo di via della Zecca, il tedesco fece perdere le proprie tracce.
Tre giorni dopo, e precisamente alle 20:03 di martedì 5 agosto 1980, Lothar alias Thomas Kram ricomparve al passaggio di frontiera presso la stazione ferroviaria di Friedrichstraße. Fermato e perquisito in quanto segnalato alle autorità come membro effettivo del gruppo Carlos, venne in un primo tempo respinto in virtù delle misure speciali poste in essere in concomitanza coi Giochi olimpici di Mosca. Alla guardia di frontiera tedesco-orientale Kram presentò come documento di riconoscimento il passaporto, che non aveva con sé quando venne perquisito alla frontiera italiana di Chiasso la mattina del 1° agosto. Nelle ore successive, l’Ufficio 8 della Divisione XXII della Stasi, competente sul gruppo Carlos, provvide allora ad autorizzare l’ingresso di Kram a Berlino Est.
Quella sera stessa, venticinque minuti dopo la mezzanotte, atterrò all’aeroporto di Schönefeld Johannes Weinrich: Steve viaggiava con un passaporto diplomatico yemenita intestato a Saeed Kamal Amer, mentre alla reception dell’hotel fornì un altro passaporto diplomatico, ma siriano, intestato a Jean Salibi. Entrambi lasceranno, per vie diverse, la Germania Est la mattina di domenica 10 agosto 1980. Kram farà ingresso nella Germania Ovest alle ore 6:03 dal Checkpoint Alpha di Marienborn (principale passaggio di frontiera fra le due Germanie, sull’autostrada Magdeburgo-Helmstedt). Weinrich, invece, rientrerà in Ungheria attraverso la Cecoslovacchia, così come aveva già fatto in precedenza, esattamente martedì 22 luglio 1980.