logo Spazio70

Benvenuto sul nuovo sito di Spazio 70

Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
Buona lettura e non dimenticare di iscriverti sulla «newsletter» posta alla base del sito. Lasciando un tuo recapito mail avrai la possibilità di essere costantemente informato sulle novità di questo sito e i progetti editoriali di Spazio 70.

Buona Navigazione!

Quando Paolo Gentiloni finì nell’elenco dei facinorosi del liceo Tasso

Redazione Spazio70

La scuola, tra le più antiche e rinomate della capitale, era un epicentro delle attività dei movimenti di estrema sinistra

Roma, 24 gennaio 1973. Ore 8.30. Al civico 168 di via Sicilia il Liceo Ginnasio «Torquato Tasso» si sta preparando all’ennesima giornata di disordini. La scuola, che rappresenta una delle più antiche, prestigiose e rinomate strutture della capitale, è da qualche anno scombussolata dalle attività dei movimenti di estrema sinistra, molto radicati tra gli studenti. Il 24 gennaio non è una mattina come le altre. Il giorno prima a Milano si è verificato un evento drammatico, un colpo di pistola delle forze di polizia ha colpito lo studente Roberto Franceschi. Il giovane sta per morire e in tutta Italia sono esplosi violenti cortei di protesta. Gli studenti vicini alle frange di sinistra si rifiutano di fare lezione e i più facinorosi si mostrano pronti ad occupare la struttura scolastica; tuttavia l’arrivo immediato delle forze dell’ordine riesce a dissuadere buona parte dei ragazzi. Un gruppo. composto da una ventina di militanti, opta per un’irruzione in segreteria. I giovani esigono immediatamente macchina da scrivere e ciclostile poiché hanno intenzione di realizzare volantini di protesta.

Quando una segretaria alza il telefono per chiamare la polizia si verificano attimi di tensione. Tra grida e scontri verbali l’apparecchio viene bruscamente strappato dalla mano della dipendente scolastica. Le proteste proseguono tra assemblee e cortei non autorizzati. La stessa situazione si ripresenterà anche nei giorni successivi. La mattina del 7 febbraio, prima delle lezioni, la presidenza rende note le punizioni inflitte agli studenti che si sono resi protagonisti delle proteste.

Tre i ragazzi sospesi fino a fine anno. Per altri sei è prevista una pena di 15 giorni. Tra questi figura il nome di Paolo Gentiloni che come gli altri studenti coinvolti milita nei gruppi di estrema sinistra

IL RINVIO A GIUDIZIO

Tali episodi vengono riportati da quotidiani nazionali come Il Messaggero e Il Corriere della Sera. Ma non è finita. Nel mese di luglio i ragazzi del liceo Tasso continuano ad apparire tra le pagine dei quotidiani. Questa volta si parla di rinvio a giudizio per fatti risalenti al febbraio e all’aprile del 1972. 

Il Messaggero di Roma scrive per esteso il nome «Paolo Gentiloni Silveri» tra le persone coinvolte.

Sul Corriere della Sera del 31 luglio 1973 leggiamo:

«Il rinvio a giudizio di ventisei studenti del Liceo Tasso è stato chiesto dal pubblico ministero Giorgio Santacroce al giudice istruttore Francesco Amato per i fatti verificatisi nel ’72 all’interno della scuola. Le accuse sono di interruzione di pubblico servizio e di violenza privata. Secondo l’accusa la mattina del 28 febbraio ’72 gli studenti, con altre persone rimaste sconosciute, facevano irruzione nell’aula quinta ginnasio sezione G del Tasso, interrompendo una lezione di greco tenuta dalla professoressa Rosalia Santangelo e costringendo lo studente Marco Lisi ad uscire dall’aula. Sempre secondo l’accusa il gruppo di studenti provocava danni all’interno dell’aula. (…) Il Pace, Cirese, Gentiloni, Romano, Albonetti, Ambrosini, Trevisani e Tecce devono rispondere anche di un secondo reato di violenza privata verificatosi il 17 aprile ’72 sempre all’interno del Tasso ai danni di altri studenti ai quali fu impedito l’ingresso nelle aule. Alcuni imputati devono rispondere anche di danneggiamento». 

LA CONDANNA E L’AMNISTIA

Sul Messaggero del 31 luglio 1973 leggiamo: 

«Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio per i seguenti reati: interruzione di pubblico servizio, violenza privata, oltraggio a pubblico ufficiale.

Nella requisitoria scritta, il dottor Santacroce ha così ricostruito i fatti: la mattina del 28 febbraio 1972, un gruppo di studenti dell’istituto “Tasso”, notoriamente appartenenti alla sinistra extraparlamentare, prendendo spunto da un episodio verificatosi il giorno prima (la lacerazione ad opera dello studente Marco Lisi di un manifesto affisso all’interno della scuola) inscenò una manifestazione di protesta formando un corteo ed irrompendo nell’aula della quinta ginnasio, sezione G, dove era in corso la prova scritta di greco.

Scopo della manifestazione, sempre secondo l’accusa, era ottenere dal Lisi, definito “fascista”, una spiegazione in ordine al suo atto provocatorio. A questo scopo venne chiesto alla professoressa Santangelo, che oppose un netto rifiuto, di far uscire lo studente dall’aula. Nel corso della manifestazione gli imputati scandirono slogans ritenuti offensivi dalla professoressa».

La redazione di «Spazio 70» ha contattato una delle persone coinvolte. Il signor Franco Lorenzoni, ex studente del Liceo Tasso con alle spalle una militanza in Lotta Continua, ricorda così quei giorni del 1972: «C’era stata un’aggressione fascista a scuola, la mattina precedente. E così manifestammo. Arrivò la Polizia e ci furono degli scontri. Chiesero il rinvio a giudizio per molti di noi ma solo in quattro finimmo in tribunale. Tra questi non ricordo Gentiloni. Lui faceva parte del Movimento Studentesco, ma già all’epoca era piuttosto moderato. Comunque ci condannarono a quattro mesi ma poi giunse l’amnistia».