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Corsica: l’occasione della svolta? Un’isola davanti all’autonomia

Redazione Spazio70

La questione corsa è tornata di una certa attualità con il processo d’autonomia, aspirazione storica dei nazionalisti isolani, che ha ripreso il proprio cammino dopo moltissimi anni

di Tommaso Minotti

Parlare di Corsica può sembrare un semplice esercizio retorico. L’Ilé de Beautè non riscuote grande interesse dal momento che viene ritenuta una terra di mare e turismo. Il massimo di livello d’analisi si concentra su una presunta italianità della Corsica, sentimento inesistente. Ciò nonostante, l’isola rimane una delle faglie di frattura più profonde in Francia. Assieme al narco-banditismo, alle proteste sociali e al separatismo islamico, la Corsica rappresenta una crepa importante dell’edificio istituzionale transalpino come dimostrato dalle violente proteste accadute dopo la morte di Yvan Colonna. Quest’ultimo era uno dei tre uomini incarcerati per l’omicidio del prefetto Claude Erignac nel 1998. Colonna è stato ucciso nel carcere di Arles da un estremista islamico. L’ondata di sdegno, espresso tramite proteste anche violente, ha travolto Ajaccio, Bastia, Corte, Calvi e molte altre cittadine. La questione corsa è tornata prepotentemente d’attualità. E il processo d’autonomia, aspirazione storica dei nazionalisti isolani, ha ripreso il proprio cammino.

TRA ALLEANZE DIFFICILI E LA TENTAZIONE DI TORNARE ALLA CLANDESTINITÀ

Corsica. Gilles Simeoni e Jean-Guy Talamoni

Gilles Simeoni e Jean-Guy Talamoni (fonte: Corsicaoggi.com)

Una prima accelerata c’è stata grazie a Gilles Simeoni, figlio di Edmond, che nel 2014 è diventato il primo sindaco nazionalista di Bastia. L’anno dopo, alle elezioni per il Consiglio esecutivo della Corsica, varò l’alleanza con Corsica Libera di Jean-Guy Talamoni. Il nome della coalizione era: Pé a Corsica. L’unione tra Talamoni e Simeoni si rafforzò alle elezioni per l’Assemblea di Corsica del 2017, con il primo confermato alla presidenza dell’assise e il secondo a capo del consiglio esecutivo. L’alleanza, nell’idea dei suoi sostenitori, andava a scardinare quel blocco di potere, composto dal notabilato locale con connessioni sul continente, che dominava la Corsica da decenni.

Ma alle regionali del 2021 Corsica Libera di Talamoni e Femu a Corsica di Simeoni si sono divisi, con il secondo che ha mantenuto la presidenza dell’esecutivo isolano grazie alla lista Fa populu Inseme. Simeoni ha dovuto affrontare le turbolenze economiche della pandemia e quelle politiche dell’autonomia, aspirazione pluridecennale. Ma nel contesto nazionalista si muovono molteplici attori e non sempre in accordo tra loro. Se abbiamo già parlato dell’alleanza finita tra Corsica Libera e Femu a Corsica, divise nelle aspirazioni, visto che il primo movimento vuole l’isola indipendente mentre il secondo punta all’autonomia, c’è un capitolo da dedicare brevemente ai movimenti clandestini.

La violenza politica è un dato di fatto in Corsica. Solo nel 2014 il Fronte di Liberazione Nazionale Corso, dopo una serie di divisioni interne e armistizi con lo Stato centrale, ha abbandonato la lotta armata. Tuttavia, per ben due volte negli ultimi tre anni, il FLNC ha minacciato di tornare alla clandestinità. Un altro movimento, la Ghjuventù Clandestina Corsa, ha fatto il suo esordio con una serie di attentati dinamitardi a cantieri e seconde case. Quanto siano serie le intenzioni del FLNC e quale sia consistenza della GCC è difficile dirlo, ma la loro presenza è un dato di fatto, anche politico, da non sottovalutare.

L’OFFERTA DI MACRON E GLI ATTENTATI DELLA «NUIT BLUE»

Il Presidente francese Emmanuel Macron fotografato in occasione della inaugurazione, con il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, della mostra "Napoli a Parigi - Il Louvre invita il Museo di Capodimonte"

Il Presidente francese Emmanuel Macron all’inaugurazione, con il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, della mostra «Napoli a Parigi – Il Louvre invita il Museo di Capodimonte» (2023, foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Un altro grande tema della Corsica è la presenza dei clan mafiosi. Anche su di loro si sa pochissimo, ma periodiche ondate di sangue colpiscono sia le grandi città sia l’entroterra. I gruppi criminali non sono più all’apice della piramide mondiale, per quanto riguarda volume di affari e importanza, ma rimangono un elemento di disturbo notevole per il progresso della democrazia isolana. Anche perché, per anni, Parigi ha chiuso più di un occhio vedendo nei clan un fattore di stabilità, per quanto criminosa.

Il 7 luglio l’Assemblea di Corsica ha approvato il progetto d’autonomia. Un passo storico per un’isola che ha combattuto molto per ottenere l’autodeterminazione. Un paio di mesi dopo, a fine settembre, Emmanuel Macron ha aperto all’autonomia parlando di un testo concordato da presentare entro sei mesi. Una promessa di consistenza indefinita. Non è la prima volta che il presidente francese mostra apertura e poi assegna a Gérald  Darmanin, ministro degli Interni, il compito di dilatare i tempi con i politici isolani. Resta il fatto che l’annuncio di Macron ha smosso qualcosa nelle profondità del movimento nazionalista corso. Nella notte tra 8 e 9 ottobre ci sono state una ventina di esplosioni che hanno coinvolto cantieri e seconde case. Gli attacchi della cosiddetta nuit blue sono stati rivendicati dal FLNC. A dimostrazione, dopo la sequela di attentati dinamitardi di questa estate, che l’ala militare del nazionalismo corso ha ancora il potenziale per esercitare una pressione non pacifica sullo Stato centrale. Ma per comprendere meglio di cosa si tratti l’autonomia e quali siano le aspettative dei corsi, occorre sentire la viva voce degli isolani.

«L’AUTONOMIA? FARÀ CAMBIARE LA VITA DI TUTTI I GIORNI»

Corsica. Il partito autonomista «Femu a Corsica»Intervista a Mathieu Pompa, militante di Femu a Corsica.

In che cosa consiste il progetto di autonomia approvato dall’Assemblea di Corsica?

Durante l’ultima riunione, avvenuta a Parigi tra la delegazione corsa e il ministro Darmanin, c’è stata anche la visita a sorpresa di Macron. Lui ha chiesto che il progetto di autonomia venisse presentato entro il 14 luglio, festa nazionale della Francia. Simeoni (presidente dell’Assemblea di Corsica, ndr) ha fatto una proposta che è stata discussa durante due giorni di dibattito. Il progetto è stato successivamente mandato a Macron ed è diviso in tre parti. Nella prima si spiega in che consista l’autonomia, la seconda parte è dedicata all’inserimento della Corsica all’interno della Costituzione francese, passo necessario per l’approvazione ufficiale dell’autonomia mentre la terza e ultima sezione è riservata alla normativa vera e propria che permetterà il trasferimento di poteri, tra cui la facoltà di approvare le leggi all’Assemblea di Corsica. È stato un evento storico, era da quasi venticinque anni che non avveniva una discussione del genere. Il progetto guarda lontano perché concepisce il trasferimento di poteri importanti. In un Paese centralizzato come la Francia è un grosso passo in avanti. Il progetto d’autonomia prevede anche l’organizzazione di un referendum sull’autonomia per capire se i corsi sono favorevoli.

Qual è stata la reazione di Parigi?

Per adesso non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta. Aspettiamo.

I dialoghi con l’esecutivo francese andranno avanti?

Durante l’ultima riunione con i rappresentanti del governo, risalente a due o tre mesi fa, c’erano state diverse tergiversazioni. Ma il presidente Simeoni ha affermato che l’Assemblea di Corsica rappresenta tutta l’isola e tutte le sue scelte e decisioni sono pienamente legittime.

Un altro partito nazionalista, Corsica Libera, si è astenuto dal voto. Perché?

Non abbiamo compreso pienamente le ragioni per cui il loro membro eletto si è astenuto. Le rivendicazioni sono molto importanti e hanno una base che rientra pienamente nella storia del nazionalismo corso. È un peccato perché noi cerchiamo l’appoggio di tutto il mondo nazionalista.

I “Giri citadini è paisani”, momento di incontro tra gli eletti e i corsi, proseguono. Come stanno andando e che ruolo hanno nel processo per ottenere l’autonomia? 

Stanno andando bene. Con il caldo e i turisti non è facile, ma andiamo avanti. Gli eletti sono molto contenti di incontrare i cittadini. Si parla con la gente e si spiega cos’è l’autonomia. Così è possibile far radicare questa idea.

Le autorità francesi continuano ad arrestare attivisti corsi che hanno partecipato alle proteste successive all’omicidio di Yvan Colonna. Come giudicate questo atteggiamento?

Noi abbiamo sempre detto che siamo contrari a questi metodi di repressione. Ogni volta che c’è una riunione a Parigi, due giorni prima ci sono degli arresti. La cosa si è anche ripetuta prima dell’approvazione del progetto di autonomia. Non è la strada giusta per trovare una soluzione politica globale. È un qualcosa che viene fatto appositamente, per mettere pressione.

Ancora oggi, in Corsica, esistono delle organizzazioni clandestine che non disdegnano l’uso di mezzi illegali, soprattutto bombe nei cantieri e nelle seconde case, per far sentire la loro voce. Che ruolo hanno? Possono essere un ostacolo per il processo d’autonomia?

La violenza clandestina c’è sempre stata, viene usata per far capire che si vuole una trasformazione politica. Nel 2014 la lotta clandestina è stata sospesa con l’obiettivo di abbracciare la democrazia. C’è stata una rinascita con la morte di Yvan Colonna. Si voleva far capire allo Stato francese che i corsi ci sono ancora.

I giovani sono stati in prima linea nelle ultime rivendicazioni. Qual è il grado di politicizzazione della gioventù corsa?

La Corsica è una terra di politica, se ne parla dappertutto. Alcuni giovani sono politicizzati, altri no. Non bisogna generalizzare né in un senso né nell’altro. Uno degli obiettivi dei «Giri citadini è paisani» è proprio far capire anche ai ragazzi che l’autonomia farà cambiare la vita di tutti i giorni. Per avvicinarci di più ai vari settori della popolazione abbiamo utilizzato molto i social, spiegando la nostra linea politica con video brevi e diretti al punto.

Un tema molto sentito è quello della perdita d’identità del popolo corso. Come si può mettere un freno a questa condizione?

In trent’anni la popolazione corsa è aumentata di 100 mila unità, un aumento dovuto esclusivamente all’immigrazione in un contesto di sfruttamento edilizio e fondiario. I corsi sono sempre di meno perché i morti sono più dei nati. Il rischio è lo spopolamento e la sparizione del popolo corso. Con l’autonomia, l’Assemblea di Corsica può correggere la situazione agendo a livello amministrativo e scolastico. Così la Corsica può resistere e tutelarsi.

La crisi economica ha colpito l’isola mediterranea. Il rincaro dei prezzi si è fatto sentire anche in Corsica. 

Siamo stati colpiti duramente dalla crisi economica ed essendo un’isola è ancora tutto più caro. In un periodo normale i prezzi di generi alimentari, benzina e altri prodotti di base sono già più alti, ma in queste condizioni siamo messi ancora peggio.

Come si spiega l’assenza di proteste sull’isola dopo l’omicidio, da parte della polizia, di Nahel Merzouk?

Non ci sono state le proteste che ci sono state in Francia perché non siamo interessati a cosa accade sul continente. E i francesi non sono interessati a cosa succede sull’isola visto che non c’è stata alcuna manifestazione dopo la morte di Yvan Colonna.

«I GILET GIALLI? I CORSI SI SONO MOBILITATI SUGLI STESSI TEMI, DA MOLTISSIMI ANNI»

Corsica. Il logo del movimento politico «Ghjuventù di manca»Intervista a Lea Ferrandi, membro fondatore e militante del gruppo Ghjuventù di Manca di cui è responsabile per il tavolo di lavoro Tematiche sociali.

Come giudicate il progetto di autonomia approvato dall’Assemblea di Corsica?

Il progetto di autonomia approvato dall’Assemblea della Corsica è stato oggetto di critiche da parte nostra, in particolare sulla notevole assenza della salvaguardia delle conquiste sociali e della tutela esplicita dell’ambiente. Abbiamo lanciato queste critiche e pensiamo siano state ascoltate, perché queste nozioni sono state poi aggiunte durante l’ultima sessione dell’Assemblea della Corsica. Tuttavia, questo progetto di autonomia deve essere considerato come provvisorio e soprattutto perfettibile. Desideriamo impegnarci per contribuire al meglio ad esso.

Siete favorevoli all’autonomia pensata dall’esecutivo di Simeoni e ritenete che il futuro stia in una Corsica autonoma?

Il progetto di autonomia è necessariamente uno sconvolgimento istituzionale di cui si temono le conseguenze. All’interno della Ghjuventù di Manca, la questione dell’autonomia è un argomento di discussione. In effetti, all’interno del nostro gruppo, vi sono dissensi ideologici intorno a questa nozione; tuttavia, siamo tutti d’accordo sul fatto che si tratta di uno scenario da considerare molto seriamente alla luce dei recenti avvenimenti e delle discussioni in corso con Parigi.

Quale rapporto avete con i partiti corsi e quelli francesi?

Riteniamo di essere parte di un movimento locale che deve confrontarsi con i movimenti attualmente in vigore. Per quanto riguarda la Corsica, cerchiamo di agire in sintonia con i principali movimenti. La Corsica è un territorio molto specifico, dove tutti si conoscono, e la situazione attuale richiede dialogo. Tanto più che, se il nostro movimento è pubblicamente di sinistra, come movimento locale, abbiamo necessariamente dei punti che ci accomunano agli altri movimenti, come la tutela dell’ambiente, che è un valore caro a tanti movimenti.

Ci potete fare un quadro della situazione economica corsa?

La Corsica è notoriamente la regione metropolitana più povera, con un basso potere d’acquisto e un costo della vita molto elevato (immobili, trasporti, consumi). In quanto territorio insulare, inevitabilmente soffriamo il prezzo dell’importazione di materiali e beni di consumo, ma non solo. Per quanto riguarda il settore immobiliare, l’elevata inflazione impedisce in particolare ai più precari di accedere agli immobili, da un lato, e dall’altro di poter affittare l’immobile per l’anno. In effetti, molte proprietà, in particolare situate nelle zone turistiche, non sono disponibili per l’affitto a lungo termine e hanno prezzi ben oltre i budget della popolazione che vive in Corsica. Per quanto riguarda l’occupazione, la Corsica ha un tasso di disoccupazione giovanile più elevato rispetto alla Francia continentale. Il turismo in Corsica riempie una parte molto importante dell’economia che induce lavori precari perché stagionali; l’estate è la stagione chiave per questo tipo di lavoro e rende vuote le altre stagioni per quanto riguarda la vita professionale. A titolo informativo, l’occupazione in Corsica è sostanzialmente suddivisa in tre categorie: 40 per cento occupazione pubblica, 40 per cento occupazione turistica e solo 13 per cento legata al settore industriale. Per quanto riguarda i trasporti pubblici, l’offerta in Corsica è molto limitata, ciò costringe gli abitanti a farsi trasportare, quindi ad accollarsi i costi di un’auto individuale oltre al costo della benzina.

Quali sono i principali problemi da affrontare? 

Diversi problemi devono essere risolti; innanzitutto, la precarietà della popolazione, in relazione al costo della vita, l’offerta di trasporti pressoché inesistente fuori città (e che rimane limitata nelle città), l’occupazione troppo dipendente dal turismo… Siccome la Corsica si trova in un’area mediterranea molto interessata dall’inquinamento, la protezione del mare e dell’ambiente sono questioni molto importanti. La Corsica ha un problema particolare per quanto riguarda la gestione dei suoi rifiuti, nonostante il fatto che la Corsica sia stata una delle regioni pioniere in termini di ecologia. Un altro problema è il potere della mafia in Corsica, una questione che è stata ignorata dalle autorità pubbliche, in particolare dallo Stato francese. I gruppi mafiosi in Corsica sono stati sostenuti dallo Stato francese negli anni Ottanta con l’obiettivo di destabilizzare i movimenti nazionalisti. Oggi ne paghiamo le conseguenze: i conti sono ancora in fase di regolamento e settori come l’edilizia e la gestione dei rifiuti sono sotto il controllo delle mafie. Infine, anche il settore sanitario è oggetto di sfide in Corsica: con una popolazione che invecchia e un’offerta sanitaria inadeguata (non esiste un ospedale universitario in Corsica) e obbliga gli abitanti a dipendere da Marsiglia, Parigi o Nizza per avere accesso alle cure per le malattie più gravi.

In Corsica continuano a esistere movimenti clandestini: che natura hanno? Pensate possano ostacolare il processo democratico?

I movimenti clandestini in Corsica sono molto diversi da quelli vissuti negli anni Ottanta, ma c’è una ripresa di movimenti simili a questi. Tuttavia, come quelli degli anni Ottanta, sono la conseguenza di una scarsa attenzione da parte delle istituzioni statali ai problemi specifici della Corsica. Non sono un ostacolo alla democrazia, sono un segnale di protesta di una parte del popolo corso che si sente offeso e incomprensibile. All’interno del Ghjuventù di Manca condanniamo la violenza, va da sé, perché per noi l’espressione di protesta deve essere fatta pubblicamente e nelle urne. Ma il processo democratico non è minacciato da questi movimenti che sono solo un’ulteriore espressione della stanchezza della popolazione, la vera minaccia sta nello stesso sistema istituzionale.

Perché in Corsica non ci sono state le manifestazioni che sono avvenute nella Francia continentale dopo la morte di Nahel Merzouk?

Questa è una domanda la cui risposta è molto complessa da dare oggi, con il poco senno di poi che abbiamo oggi e con la recentissima stabilizzazione degli eventi in Francia. L’analisi che sto per fare è quindi selvaggia e profana, va notato. Direi che l’assenza di una manifestazione sulla morte di Nahel Merzouk non è un’indifferenza all’evento o un’approvazione, tutt’altro. Se dovessi fare un’ipotesi, è la stessa spiegazione che prevale per la maggior parte dei grandi movimenti in Francia che hanno avuto echi molto deboli o addirittura nulli in Corsica, come il movimento dei gilet gialli: la Corsica è stata a lungo soggetta a problemi che denunciano questi movimenti, il costo della vita dei gilet gialli e la sproporzionata repressione poliziesca che ha portato alla morte di questo giovane. Non c’è stato quasi nessun movimento di gilet gialli in Corsica, perché? Perché i corsi si mobilitano già da anni sui temi legati al costo della vita, attraverso manifestazioni e proteste. Quando è arrivato il movimento dei gilet gialli, una frase che è saltata fuori spesso è stata: «Ne parliamo da tanto tempo, nessuno ci ha mai ascoltati».

L’anno scorso, la Corsica ha vissuto diversi mesi di grandi proteste popolari dopo la morte di Yvan Colonna. Recentemente sono stati effettuati diversi arresti, compresi manifestanti molto giovani, in relazione a queste manifestazioni. Possiamo vedere un paragone con la crisi dei gilet gialli: quanto sta accadendo nel continente è già stato visto e rivisto dai corsi da anni. La Corsica ha vissuto un periodo molto difficile tra febbraio e maggio dello scorso anno in seguito alla morte di Yvan Colonna, con manifestazioni che sono state criticate molto negativamente in Francia. Penso anche che ci sia un forte distacco dall’attualità in Francia, un allontanamento volontario per sottolineare la singolarità della situazione in Corsica, e le varie problematiche che devono essere prima risolte qui prima di poter dare tempo ad altre cause.

Quale ruolo hanno le rivendicazioni sociali ed economiche nell’attuale panorama politico della Corsica? 

Penso che siano centrali, ma in Corsica non includiamo il vocabolario dei movimenti sociali tradizionali. La volontà di lottare contro la precarietà legata al lavoro, la tutela dell’ambiente, di lottare contro l’alto costo della vita e di avere migliori offerte sanitarie, per citare solo alcuni temi chiave, sono comunque centrali. E purtroppo, il fatto di non usare parole già usate dai movimenti sociali tradizionali in Francia e a livello internazionale mette in luce un pericolo: il ritiro identitario e populista, che coglie molto superficialmente queste cause attaccando loro una patina di identità artificiale, come ciò che può essere trovato in Francia o sulla scala di Paesi come l’Italia in Europa. Le prossime sfide in Corsica saranno quelle di riportare al centro dell’argomento le vere cause della sofferenza dei Corsi, la precarietà economica, la confisca dei beni da parte di una minoranza.