Qui potrai trovare una vasta rassegna di materiali aventi ad oggetto uno dei periodi più interessanti della recente storia repubblicana, quello compreso tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso.
Il sito comprende sei aree tematiche e ben ventidue sottocategorie con centinaia di pezzi su anni di piombo, strategia della tensione, vicende e personaggi più o meno misconosciuti di un’epoca soltanto apparentemente lontana. Per rinfrescare la memoria di chi c’era e far capire a chi era troppo giovane o non era ancora nato.
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Roma, 22 febbraio 1980. Ore 12:45. Al civico 114 di Via Monte Bianco suona il citofono di casa Verbano. «Signora, siamo amici di suo figlio Valerio, possiamo salire?». Valerio ha quasi diciannove anni ed è un giovane militante di Autonomia Operaia. Al momento il ragazzo non è in casa ma quella voce chiede di entrare ugualmente per poter aspettare. La signora Carla è convinta che quel giovane stia dicendo la verità e così apre il portone. Nell’appartamento si introducono tre uomini armati che si coprono immediatamente il volto con i passamontagna. La madre di Valerio riesce a guardarne uno in faccia ma solo per un istante. Successivamente i tre conducono la donna verso la camera da letto dove si trova il marito. I coniugi sono immobilizzati. Inizia per loro un’angosciante attesa.
Ore 13:40. I malviventi sentono il rumore della porta d’ingresso che si apre. È Valerio. Nasce subito una violenta colluttazione. Il giovane Verbano è pratico di arti marziali e inizialmente riesce a difendersi bene, avendo anche la meglio su uno degli assalitori, tuttavia, tre uomini armati sono difficili da fronteggiare e il ragazzo decide quindi di scappare dalla finestra.
Nella camera da letto i genitori legati odono due spari. La prima pallottola colpisce il muro dell’ingresso. La seconda penetra nella schiena di Valerio. Il giovane muore sul pavimento, riverso nel proprio sangue, mentre gli assassini si danno alla fuga dimenticando nell’appartamento alcuni oggetti tra i quali una pistola con silenziatore, un passamontagna e un paio di occhiali.
Giungono alle redazioni dei giornali diverse rivendicazioni dell’omicidio da parte di vari gruppi armati o sedicenti tali. Una di esse porta la firma dei «Nuclei Armati Rivoluzionari», movimento eversivo di estrema destra sul quale Verbano stava indagando con un proprio dossier personale che comprende tutto il mondo del neofascismo romano (in foto uno stralcio scritto a mano). Alla rivendicazione dei NAR segue anche una smentita ma gli inquirenti nutrono alcuni dubbi sull’autenticità di quest’ultima. Le indagini, tuttavia, si riveleranno inconcludenti.
La signora Carla non si dà per vinta e continua a cercare gli assassini di suo figlio. Nel 2007, all’età di 83 anni, prende lezioni di informatica per poter effettuare ricerche su internet. Nel 2009 contatta via email Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, invitandoli in casa propria per un confronto. La coppia di ex terroristi accetta. Dall’incontro, durato circa mezz’ora, non emergono particolari utili alla ricerca. Secondo Fioravanti l’omicidio Verbano potrebbe essere opera di persone gravitanti nell’orbita della Banda della Magliana. La signora Carla prova anche a scrivere una lettera a Pasquale Belsito, ex militante dei NAR detenuto nel carcere di Secondigliano, ma non riceve alcuna risposta. La donna muore nel 2012.
Attualmente, per la legge, l’omicidio Verbano è ancora senza colpevoli.