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Il «Germans-to-Syria-Program» (1948-1955): Walther Rauff e il complesso BND-Siria

Redazione Spazio70

Molti nazisti reclutati come consiglieri militari da inviare in Siria furono selezionati da Rauff e dagli uomini di Gehlen fra gli internati del campo delle Fraschette, a sud di Roma. Erano perlopiù ufficiali delle Waffen-SS, della Wehrmacht e della Luftwaffe. Altri dovevano essere reclutati in Germania e introdotti in Italia via Innsbruck con l’aiuto di contatti del Vaticano e di un non meglio identificato prefetto italiano nell’Italia settentrionale

di Gianluca Falanga

Il colonnello delle SS Walther Rauff fu nel secondo dopoguerra uno dei criminali nazisti più ricercati al mondo. Sotto la sua responsabilità, nell’autunno 1941, furono sviluppati e approntati i famigerati Gaswagen, altrimenti detti «camion della morte», autocarri senza finestre, adoperati come camere a gas mobili per accelerare lo sterminio degli ebrei in Europa orientale. Entro la fine dello stesso anno, ne furono impiegati una trentina nelle retrovie del fronte orientale, in Polonia, Russia, Bielorussia e Ucraina, uccidendo almeno mezzo milione di persone. Grazie alla protezione garantitagli da vari soggetti, non ultimo dai presidenti succedutisi al potere in Cile, riuscì a sottrarsi alla giustizia fino alla sua morte nel maggio 1984.

Dossier recentemente desecretati del Bundesnachrichtendienst (BND), il Servizio d’intelligence della Repubblica federale tedesca, fanno emergere interessanti dettagli su un passaggio meno conosciuto dell’operare clandestino di Rauff nell’immediato dopoguerra: l’organizzazione di una rete di veterani SS con base a Roma che selezionò personale tedesco da inviare in Siria come consiglieri tecnico-militari per aiutare il regime siriano a potenziare le proprie forze armate nella guerra contro Israele. Questa organizzazione, costola delle reti di esfiltrazione (ratlines) che consentivano a criminali di guerra e collaborazionisti nazifascisti di fuggire dall’Europa verso il Sudamerica e il Medio Oriente, era direttamente collegata all’Organizzazione Gehlen (OG, dal 1956 BND), che negli anni Cinquanta e Sessanta ne fece anche un serbatoio di reclutamento di esperti, quasi tutti profili gravemente compromessi coi crimini del nazismo.

CATTURATO A MILANO IL 30 APRILE 1945 

Walther Rauff e un «Gaswagen», fotografato non lontano dal campo di sterminio di Chełmno, in Polonia

Walther Rauff e un «Gaswagen», fotografato non lontano dal campo di sterminio di Chełmno, in Polonia

Della carriera di Walther Rauff nel cosiddetto Terzo Reich si sa molto, forse quasi tutto. Taluni passaggi e dettagli nella biografia di uno dei maggior esecutori della Shoah vengono però ancora variamente interpretati. Le fonti a dire il vero non scarseggiano: fra il 2002 e il 2005 la CIA americana e il MI5 britannico declassificarono e misero a disposizione degli storici la documentazione su Rauff in loro possesso. A questa si sono aggiunte circa 900 pagine di file del BND desecretati nel settembre 2011, quando il Servizio segreto tedesco riconobbe ufficialmente di avere avuto Rauff come informatore dal Cile nel periodo 1958-1962. Anche negli archivi del Ministero per la Sicurezza dello Stato (Stasi) della Germania orientale, aperti dal 1992, sono conservati molti dossier sul personale degli apparati del Terrore nazista.

Nello specifico sul conto di Rauff fornì molte informazioni l’ex tenente delle SS Hans Sommer, nel dopoguerra spia doppia, agente dell’OG e informatore della Stasi. Walther Rauff si consegnò agli angloamericani il 30 aprile 1945 a Milano. Fu catturato presso l’Albergo Regina, dove si era barricato insieme ad altri ufficiali SS per scampare al linciaggio della folla. Dal Regina, quartier generale delle SS nel capoluogo lombardo, uno dei principali centri del terrore nazista in Italia, aveva comandato dal settembre 1943 le forze della Gestapo e degli organi di polizia e sicurezza nazista nell’Alta Italia occidentale. Per oltre sei mesi aveva diretto le operazioni di contrasto della resistenza partigiana e la repressione degli antifascisti in Piemonte, Liguria e Lombardia, organizzato la caccia agli ebrei e la loro deportazione nei campi di sterminio, partecipando personalmente ai rastrellamenti.

Trasferito al campo di internamento B-2 a Igea Marina, nei pressi di Rimini, Rauff fu sottoposto a interrogatori da americani e britannici. Vinta l’iniziale reticenza a rispondere, rilasciò dichiarazioni dettagliate sulle sue responsabilità e sul personale e la struttura degli organi di sicurezza nazisti in Italia. Nei verbali di interrogatorio dell’intelligence britannica e del Counter-Intelligence Corps statunitense è immortalato così: «Rauff ha portato la sua organizzazione di gangsterismo politico alla perfezione e ne va orgoglioso. Per natura cinico e sprezzante, più astuto e sfuggente che intelligente, considera ovvio tutto ciò che ha fatto».

L’estensore di questo passaggio, anche sulla base di documenti ufficiali tedeschi rinvenuti, che fornivano dettagli sul lavoro tecnico di Rauff e il vero carattere delle attività che aveva svolto in guerra, fu tanto impressionato e disgustato da raccomandare la pena di morte o quantomeno l’internamento a vita. Le prove allora raccolte costrinsero l’ex comandante SS ad ammettere il suo coinvolgimento nello sviluppo delle camere a gas mobili nell’ottobre 1945.

Benché il suo nome fosse stato citato più volte al primo processo di Norimberga contro i principali criminali di guerra, Rauff non fu mai accusato né interrogato come testimone dalla Corte militare internazionale. Alla fine di dicembre 1946, riuscì a fuggire dal campo d’internamento. Come confermò lui stesso in seguito, trascorse un anno e mezzo in clandestinità, nascosto in vari conventi vaticani, aiutato da Alois Hudal. Il vescovo cattolico, capo della congregazione austro-tedesca di Santa Maria dell’Anima a Roma, era la figura centrale di una delle principali ratline che, con la complicità del Comitato internazionale della Croce Rossa e l’ambivalente indulgenza degli apparati informativi militari americani, consentivano a criminali di guerra di sfuggire ai processi istruiti dalla Giustizia alleata e sottrarsi alla denazificazione.

IL «DELFINO» DI HEYDRICH

Originario di Köthen (Sassonia-Anhalt), Walther Rauff doveva la sua fulminea carriera negli organi di sicurezza del Terzo Reich a Reinhard Heydrich. Fu infatti il famigerato capo del Reichssicherheitshauptamt (RSHA), ovvero dell’autorità centrale che soprintendeva l’articolato apparato repressivo della dittatura hitleriana, a raccomandarne l’impiego nel Sicherheitsdienst (SD), il Servizio informativo delle SS, nel gennaio 1938. Rauff si era da poco iscritto al NSDAP dopo avere dovuto abbandonare la carriera di ufficiale in Marina a causa del divorzio dalla moglie. La protezione del suo potente mentore gli consentì di bruciare le tappe. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale partecipava già alle riunioni della direzione del RSHA con la funzione di segretario, responsabile per la stesura dei verbali, apprendendo dunque al dettaglio dei piani di liquidazione della classe dirigente polacca e degli ebrei.  

Nel 1941, rientrato da una missione nella Norvegia occupata, gli fu assegnata la direzione dell’Ufficio VI F, che si occupava di questioni tecniche, trasmissioni ed equipaggiamento. L’incarico lo catapultò nella cerchia ristrettissima di meno di dieci ufficiali SS abilitati a leggere i rapporti segreti inviati dai comandanti delle SS-Einsatzgruppen sulle operazioni di sterminio sistematico condotte nel fronte orientale. Nel novembre 1942, in seguito allo sbarco degli Alleati in Marocco e Algeria, fu inviato nella testa di ponte dell’Asse a Tunisi, dove si distinse per spietatezza e metodicità nella persecuzione della comunità ebraica locale, che venne brutalmente depredata e decimata. Da lì proseguì la sua feroce opera di terrore e sterminio in Italia, all’indomani della defezione dell’alleato fascista dall’Asse, applicando l’intera gamma dei metodi ormai largamente collaudati che aveva avuto modo non soltanto di apprendere, ma anche di contribuire attivamente a sviluppare nella sua prolungata esperienza di dirigente del RSHA.

Il suo coinvolgimento, seppure in posizione periferica, nel negoziato condotto dal generale delle SS Karl Wolf con il capo dell’OSS in Europa Allen Dulles, con la mediazione dell’arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster, che portò alla resa separata delle forze tedesche in Italia, assicurò a Walther Rauff le protezioni che gli consentirono di non lasciare subito l’Europa, bensì di restare a Roma, dove Hudal gli procurò un lavoro come insegnante in una scuola cattolica e lo aiutò a portare in Italia la sua famiglia, rimasta in Germania. A Roma, nell’immediato dopoguerra, Rauff collaborò all’organizzazione delle ratlines di Alois Hudal e Padre Draganovič. Quest’ultimo, teologo e segretario della Confraternita croata di San Girolamo, aiutava criminali di guerra tedeschi e croati a ottenere il visto per l’Argentina, in collaborazione col regime di Peron.

In quel periodo, Rauff potrebbe essere stato coinvolto anche in operazioni coperte americane volte a condizionare l’esito delle elezioni politiche in Italia nella primavera del 1948. Nell’ambito della politica di contenimento dell’influenza comunista, il Dipartimento di Stato e la CIA volevano a tutti i costi neutralizzare il pericolo di una vittoria comunista nella Penisola e, col massiccio sostegno della Santa Sede, intervennero nella campagna elettorale, finanziando i partiti del fronte anticomunista e dispiegando un’intensa attività di propaganda e intimidazione degli elettori. Non solo: la Democrazia Cristiana sarebbe stata incoraggiata a tenere pronte formazioni paramilitari bianche da opporre a quelle rosse, per una mobilitazione in caso di colpo di mano comunista. Al progetto avrebbe partecipato il monsignor Giuseppe Bicchierai, che Rauff aveva conosciuto in qualità di ex segretario del cardinale Schuster durante le trattative per la resa tedesca con gli americani.

L’ipotesi che Rauff, tramite Bicchierai, abbia riattivato la sua rete di informatore del SD e della Gestapo a Milano per conto degli americani non risulta solidamente provata, mai dai dossier della CIA su Rauff si evincono due cose interessanti: la prima, che fu il monsignore, nel novembre 1949, a pagare all’ex comandante SS il viaggio per mettersi al sicuro in Ecuador insieme alla moglie e ai figli. La seconda, quando la CIA si mise alla ricerca di persone che potessero sostenere la politica di Washington in Siria, già erano noti agli americani sia la persona e il calibro di Walther Rauff, comprese le sue specifiche responsabilità, sia il suo ruolo nella rete romana di assistenza ed esfiltrazione dei criminali nazisti.

CRIMINALI NAZISTI COME RISORSA PER LA GUERRA DEGLI ARABI CONTRO ISRAELE 

Muḥammad Amīn al-Ḥusaynī, Gran Muftì di Gerusalemme, e Heinrich Himmler

Prima di lasciare l’Italia, imbarcandosi da Genova verso l’America latina, Rauff fu impegnato in un’altra missione speciale, impresa documentata da file ormai disponibili agli studiosi della CIA e del BND. Accanto al Sudamerica, anche il Medio Oriente era una delle destinazioni predilette per i nazisti in fuga dall’Europa. In Siria come in Egitto e in Palestina, si guardava agli ufficiali tedeschi, reduci ex SS e della Wehrmacht nazista come una preziosa risorsa. La Germania non era stata potenza coloniale nel mondo arabo e, al di là dell’esperienza militare dei tedeschi, fra l’antisionismo delle élite arabe e l’antisemitismo dei nazisti esistevano forti affinità politiche, oltre che concreti rapporti risalenti alla collaborazione del Gran Muftì di Gerusalemme al-Husseini con il regime hitleriano e le SS.

Particolarmente interessante è il caso della Siria. Liberatasi dal controllo francese nell’aprile 1946, la prima ex colonia del mondo arabo a diventare Stato indipendente fu subito tormentata dall’instabilità politica, alimentata all’interno da un forte settarismo politico e dall’esterno dalle interferenze sia dei paesi vicini (Iraq e Giordania) sia dagli Stati Uniti, che percepivano la Siria come un banco di prova per testare le proprie capacità di esercitare influenza sull’evoluzione politica ed economica della regione.

Nel 1948, il giovane Stato siriano intervenne nella guerra arabo-israeliana. Il conflitto dimostrò l’inferiorità degli eserciti arabi, nonostante la loro superiorità numerica rispetto all’avversario. Nel luglio 1948, durante una prima fragile tregua concordata fra i contendenti, il governo siriano presieduto da Shukrī al-Quwwatlī inviò a Roma un suo emissario, il dottor Jean Homsi alias capitano Akram Tabarah, secondo la CIA assistente personale del capo del servizio segreto militare siriano, con l’incarico di reclutare nella comunità dei cosiddetti «uccelli migratori», com’erano chiamati i veterani nazisti e criminali di guerra che si trattenevano sotto falso nome in Italia, consiglieri militari per rafforzare il potenziale bellico del paese arabo nel conflitto con Israele.

A Roma Tabarah prese contatti direttamente con Walther Rauff, in quanto uomo di riferimento della rete di Hudal. Rauff divenne così rapidamente l’artefice e il coordinatore di un programma di reclutamento di ex ufficiali nazisti per l’esercito siriano. La ricerca degli elementi idonei e interessati fu affidata da Rauff a Wilhlem Friede, ex tenente delle SS con trascorsi di dirigente della Gioventù hitleriana, per la CIA un «fanatico nazista» di riconosciuto talento nell’indottrinamento ideologico dei giovani, che dal 1946 si nascondeva a Roma, in attesa di muovere verso il Sudamerica, dietro la facciata dell’anonimo e tranquillo bibliotecario Frank Pax presso il collegio gesuita Germanicum.

Dalla sua scheda personale compilata dal Servizio segreto americano risulta che il trentacinquenne Pax alias Friede frequentasse membri del Partito comunista italiano, fosse addirittura divenuto amico di Luigi Longo e amasse discorrere di politica nei caffè romani. Pare inoltre che, di tanto in tanto, venisse ricevuto anche all’ambasciata sovietica in via Gaeta, mentre non gli mancavano i contatti con agenti del controspionaggio italiano oltre che con fascisti e nazisti in esilio a Roma.

PERSONALE TECNICO E ARMI CONTRO ISRAELE: UN’OPERAZIONE DELL’ORGANIZZAZIONE GEHLEN 

Dietro Friede c’era l’OG, più precisamente la sua residentura romana, che aveva nel Collegio Germanico una sua importante base operativa, tanto per attività info-operative del Servizio segreto tedesco-occidentale nella capitale italiana, sia nell’organizzazione delle ratlines. Tale residentura romana, nome in codice ODEUM, era gestita da Johannes Gehlen, fratellastro del meglio noto Reinhard, il quale aveva fama di preferire la vita mondana agli impegni affidatigli da Pullach. La CIA riteneva che fosse proorio Friede il vero capo operativo dell’OG a Roma. Più probabilmente, era l’anello di collegamento fra Johannes e gli ambienti vaticani, canale informativo principale per gli 007 di Bonn a Roma.

La residentura romana dell’OG veniva giustificata dai tedeschi ai loro supervisori americani con l’intenzione di tenere sotto osservazione l’intero underworld di ex SS in fuga e in clandestinità, chi dava loro assistenza e chi li ingaggiava per attività di spionaggio. In verità, come dimostra la stessa vicenda Friede, era solo una copertura, dal momento che dei veterani nazisti in fuga da monitorare più d’uno collaborava contemporaneamente con le reti di esfiltrazione e con l’OG. Quest’ultima, dunque, della campagna di reclutamento per la Siria non ne era solo a conoscenza, bensì vi era evidentemente coinvolta.

Nel giro di soli tre mesi Walther Rauff riuscì a inviare in Medio Oriente un primo nucleo di dieci ex ufficiali nazisti, alcuni dei quali medici, selezionandoli fra i veterani che affluivano illegalmente a Roma assistiti dalla rete di Hudal. Il comando dei consiglieri militari fu affidato all’ex tenente colonnello delle SS Franz Röstel, noto negli ambienti ex nazisti per essere stato l’ultimo comandante della X divisione corazzata Frundsberg delle Waffen-SS. La struttura messa in piedi da Rauff (nei file CIA, nome in codice Roewe) era non solo attentamente monitorata dalla CIA, ma collegata direttamente al Servizio segreto di Gehlen attraverso due amici e collaboratori di Rauff: l’ex vicecapo della Gioventù hitleriana Hartmann Lauterbacher, anche Gauleiter responsabile della ghettizzazione e deportazione degli ebrei di Hannover, dal 1950 al 1963 agente V-6300 dell’OG/BND, e Peter Studer-Mayr, fino al 1943 ex capocentro del SD a Teheran e dal 1948 agente V-11740 dell’OG, per conto della quale amministrava la Terramar, una compagnia di facciata con sede ad Amburgo, usata dall’OG per esportare illegalmente armi, munizioni ed equipaggiamento militare.

Le armi esportate attraverso la Terramar in Siria dimostrano che la campagna acquisti dei siriani non si limitava al solo reclutamento di consiglieri militari, bensì abbracciava anche la richiesta di armamenti e know-how per la guerra contro Israele, richiesta che fu evidentemente accolta dall’OG. Fra i clienti della Terramar diretta da Studer-Mayr c’era la fabbrica svizzera di armi Oerlikon-Bührle. Negli archivi del BND sono documentate una serie di significative transazioni commerciali: nel 1948, un’impresa egiziana si rivolse a Studer-Mayr per ottenere macchinari e tecnici per la produzione di granate e munizioni. Nel febbraio 1949, la Terramar effettuò una prima consegna di attrezzature militari alla Siria. Nell’autunno dello stesso anno, l’addetto militare dell’Egitto a Berna ordinò a Studer-Mayr granate, munizioni per artiglieria e razzi. Nell’agosto 1951, l’ex SS fu riconosciuto ad Addis Abeba, dove stava negoziando un importante accordo di armi con il governo etiope insieme a un rappresentante della Oerlikon-Bührle.

I rapporti desecretati del BND, per esempio quelli del distaccamento di Tegernsee, che li riceveva da fonte anonima (identificabile probabilmente con lo stesso Studer-Mayr), possono suggerire l’idea che l’OG abbia osservato a distanza il reclutamento degli ex ufficiali nazisti per conto del Servizio segreto militare siriano, tuttavia il ruolo determinante nell’operazione di Friede e Studer-Mayr, coinvolti fin dal principio nel programma segreto, e il fatto che ne fossero informati i diretti superiori, compreso Gehlen, inducono a ritenere più che probabile la partecipazione diretta dell’OG all’operazione. Ulteriori indizi di ciò: dopo avere nominato Walther Rauff suo referente personale a Roma, Tabarah si spostò a Monaco nell’ottobre 1948, per definire il traffico di armi e camion militari verso la Siria nonché l’ingaggio di ingegneri per dare vita a un’industria bellica siriana. Studer-Mayr, a sua volta, girò le richieste siriane sia al capo dell’Ufficio approvvigionamenti dell’OG, Walter Schenk, sia a Gehlen direttamente.

1949: L’ANNO DEI TRE GOLPE IN SIRIA

Peter Studer-Mayr, ex SS, agente BND e trafficante di armi

La maggior parte dei nazisti reclutati come consiglieri militari da inviare in Siria furono selezionati da Walther Rauff e dagli uomini di Gehlen, Studer-Mayr e Friede, fra gli internati del campo delle Fraschette, a un centinaio di km a sud di Roma. Per lo più si trattava di elementi coinvolti in crimini di guerra, ufficiali delle Waffen-SS e comandanti della Wehrmacht e della Luftwaffe. Altri dovevano essere reclutati in Germania e introdotti in Italia via Innsbruck con l’aiuto di contatti della OG, del Vaticano e di un non meglio identificato prefetto italiano nell’Italia settentrionale. Una volta rilasciati dall’internamento, i veterani tedeschi raggiungevano la Siria in aereo via Cairo. Anche l’Egitto sosteneva il programma siriano di reclutamento provvedendo al rilascio dei visti e passaporti necessari attraverso la sua ambasciata a Roma, insieme al Collegio Germanico e alla Caritas dell’amministrazione apostolica di Innsbruck uno dei tre capisaldi della rete di reclutamento. Di fatto, la ratlines siriana era dunque una ramificazione deviata dalla rotta sudamericana, che dalla Germania via Austria fino a Roma sfruttava le medesime strutture di assistenza clandestina.

Arrestato in Austria nel novembre 1948, il dottor Homsi alias Tabarah preferì lasciare la Germania. Prima di rientrare a Damasco, organizzò a Roma con Rauff il passaggio di consegne per completare la prima tranche di reclutamenti, operazioni strettamente monitorate dalla CIA, i cui documenti ci consentono oggi di ricostruire con precisione tutti i passaggi. Walther Rauff si trasferì anche lui, con la sua famiglia, in Siria fra il novembre 1948 e il febbraio 1949, accompagnando personalmente il primo nucleo di consiglieri militari tedeschi. Giunse a Damasco in un momento assai critico, alla vigilia del colpo di Stato militare del 30 marzo 1949.

Molte questioni agitavano la politica siriana, scatenando duri conflitti fra le fazioni nazionaliste, panarabiche e socialiste: le condizioni ancora precarie delle forze armate siriane, la ripresa dei combattimenti contro le forze israeliane e non ultimo la richiesta americana di fare transitare in territorio siriano (Golan) l’oleodotto transarabico TAP dai giacimenti del Golfo Persico al porto di Sidone in Libano, un progetto saudita-americano avversato dal governo siriano. Il putsch del 30 marzo, sostenuto dall’ambasciata americana e dalla CIA, rovesciò il presidente al-Quwwatlī che andò in esilio in Egitto, alla guida della Repubblica siriana si insediò una giunta militare presieduto dall’ex capo di Stato maggiore dell’esercito nella guerra arabo-israeliana del 1948, Husni al-Zaim, il quale immediatamente soddisfò tutte le richieste americane: dura repressione dei partiti di sinistra, disponibilità a trattare l’armistizio con Israele, orientamento filoccidentale e sblocco delle concessioni necessarie alla costruzione dell’oleodotto, bloccate dal governo precedente.

LA FINE DELLA MISSIONE DEI CONSIGLIERI MILITARI TEDESCHI IN SIRIA

Walther Rauff era favorevole al golpe militare, al quale contribuì attivamente, venendo anche decorato con una medaglia al merito dello Stato siriano per il suo impegno. Approfittando del cambio di potere ai vertici della Repubblica, riuscì a diventare un dirigente degli apparati di sicurezza siriani, in via di completa riorganizzazione. Dai dossier della CIA, interessata a infiltrare gli organi informativi del governo siriano, leggiamo che Rauff si occupò soprattutto della riorganizzazione della polizia politica sul modello della Gestapo nazista.

Il regime di al-Zaim non durò molto. Il 14 agosto 1949 un secondo colpo di Stato militare portò al potere il colonnello Sami al-Hinnawi, a sua volta rovesciato dal colonnello Adīb al-Shīshaklī nel dicembre dello stesso anno. Al-Zaim fu immediatamente giustiziato; Rauff, anche lui arrestato, doveva essere invece processato, insieme ai vertici dei servizi segreti, per avere efficientato i metodi di tortura dei prigionieri politici. Il tedesco fu tuttavia rilasciato entro pochi giorni, le accuse lasciate cadere ed espulso dal paese. Si rifugiò a Beirut. Nel settembre 1949, la CIA pregò Gehlen di verificare se vi fossero le condizioni per acquisire Rauff come informatore. Pullach sconsigliò, spiegando che dopo il putsch contro al-Zaim l’ex comandante delle SS era bruciato. Gehlen fece proporre in alternativa altri «esperti tedeschi con esperienza nel deserto» (sic!). Studer-Mayr, invece, richiamato dal Cairo, caldeggiò l’impiego di Rauff come agente in Egitto.

Alla fine, la CIA preferì orientarsi verso altri profili. La cinquantina di consiglieri militari tedeschi in Siria finirono travolti dalle turbolenze politiche nel paese arabo, alcuni si lasciarono coinvolgere, altri cercarono di restarne fuori, altri ancora, delusi, abbandonarono la Siria, cercando riparo altrove, nei paesi vicini o, chi ci riuscì, in Sudamerica. Sul finire del 1949 ne erano rimasti appena una ventina. Il programma, che fu portato avanti anche dopo l’anno dei tre golpe con altre due tranche di reclutamenti, questi effettuati direttamente dall’OG col benestare della CIA, si esaurì fra il 1952 e il 1955, quando, per effetto dell’Accordo per le riparazioni concluso il 10 settembre 1952 fra la Repubblica federale e lo Stato d’Israele e poi con l’istituzione della Bundeswehr nel novembre 1955, fu disposto il ritiro completo da Damasco degli ultimi consiglieri militari tedeschi rimasti.

Di questi, i più proseguirono la loro carriera nel BND o furono ingaggiati come informatori dal BND, per esempio l’ex tenente colonnello delle Waffen-SS Rainer Kriebel, che nell’ottobre 1950 aveva sostituito Franz Röstel al comando del contingente dei consiglieri e in tal funzione partecipato attivamente nel dicembre 1951 all’ennesimo colpo di Stato a Damasco, oppure Wolfgang Otto, anche lui reduce delle Waffen-SS dal curriculum particolarmente pesante: dal 1941 al 1945 era stato segretario del comandante di Buchenwald e capo del Kommando 99, che nel famoso lager alle porte di Weimar eseguiva le esecuzioni.

DAL MOSSAD A PINOCHET, PASSANDO PER IL BND 

Una immagine di Walther Rauff in Cile

Una immagine di Walther Rauff in Cile

Walther Rauff, deluse le speranze di rimanere in Egitto con compiti simili a quelli avuti in Siria, il 20 settembre 1949 rientrò a Roma dal Libano, sempre sotto stretta osservazione dell’intelligence statunitense. La CIA era sicura che avesse collaborato con un Servizio segreto britannico e sospettava che anche il Mossad si fosse interessato a lui come potenziale agente in Egitto. Rauff fu effettivamente contattato dal Servizio israeliano, precisamente a Roma, nell’autunno 1949, da Shalhevet Freier, capo della rete clandestina del Mossad nella capitale d’Italia. Freier, che in seguito sarà membro dell’ambasciata d’Israele a Washington e presiederà la commissione per l’energia atomica d’Israele, dichiarerà di non essere stato a conoscenza, all’epoca, del ruolo di Rauff nello sviluppo delle camere a gas mobili.

Sapeva invece che si trattava di un criminale di guerra ricercato, ma agli occhi di Freier, l’obiettivo di ottenere informazioni sui nemici di Israele nel contesto di una guerra, nel quale era in gioco la sopravvivenza stessa del giovane Stato ebraico, giustificava tali mezzi. La collaborazione confidenziale, che proseguì fino al 1951, non andò tuttavia oltre la cessione di informazioni sulla situazione in Siria da parte di Rauff, il quale pare avrebbe rifiutato di lavorare in Egitto per il Mossad, ricevendo ugualmente in cambio protezione e il visto per l’Ecuador. Il 17 dicembre 1949, Rauff s’imbarcò con la famiglia sotto il falso nome di Hermann Bauermeister in direzione Sudamerica. Si stabilì a Quito, dove visse con la sua famiglia, con pass libanese e poi tedesco a nome Raliff, lavorando come rappresentante dell’impresa farmaceutica Bayer AG, fino all’ottobre 1958, quando si trasferì in Cile. All’ambasciata cilena in Ecuador conobbe l’allora maggiore Augusto Pinochet, che lo ingaggiò come consigliere militare per conto dello Stato maggiore dell’esercito cileno.

Nel 1958, Rauff fu acquisito dal BND come informatore, raccomandato da due ex colleghi del RSHA, gli ufficiali delle SS Wilhelm Beisner e Rudolf Oebsger-Röder, anche loro collaboratori del Servizio di Gehlen. Col nome in codice di Enrico Gomez, incassando compensi per un totale di circa 70.000 marchi, fornì informazioni sulla situazione politica a Cuba e l’instaurazione del regime castrista fino alla crisi dei missili del 1962 (il valore delle sue informative pare non fosse eccelso). Tra il 1960 e il 1962, soggiornò ripetutamente in Germania Ovest per ricevere istruzioni e addestramento, nonostante Bonn avesse presentato domanda di estradizione nei mesi del processo Eichmann nel 1961.

Nel dicembre 1962, Walther Rauff fu arrestato a Punta Arenas, nell’estremo sud del Cile. Durante la sua breve carcerazione, il BND preferì interrompere i contatti, dopo avergli pagato le spese legali. Nella primavera del 1963, la Corte suprema cilena respinse la domanda di estradizione tedesca e il criminale nazista tornò in libertà. Tutti i seguenti tentativi di ottenere l’estradizione o l’espulsione di Rauff fallirono, anche sotto il governo socialista di Allende. Come hanno recentemente dimostrato le approfondite indagini del giornalista investigativo Wilfried Huismann, nonostante fosse ormai quasi settantenne, Rauff fu membro della direzione della DINA, la polizia segreta della giunta militare. Operando sotto vari pseudonimi, lavorò a stretto contatto col capo della DINA Manuel Contreras, agendo nel 1974 come pianificatore e comandante. Alla vigilia del golpe organizzò la costruzione di un campo di concentramento nel deserto di Atacama e in seguito, come capo di un nucleo speciale interno alla DINA composto principalmente da “esuli” tedeschi, elaborò come far sparire i corpi dei prigionieri politici assassinati nel modo più discreto possibile, per esempio bruciando i cadaveri in forni crematori destinati ai cani randagi catturati in strada o trasformandoli in farina di pesce.

A parte un tentativo fallito di assassinarlo, intrapreso dal Mossad nel 1980, Rauff visse indisturbato a Punta Arenas e a Santiago del Cile, impunito e manifestamente fedele alle sue convinzioni, fino alla sua morte, avvenuta per infarto, il 14 maggio 1984.